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Autore: passiflora    22/10/2014    2 recensioni
(In revisione)
Ognuno di noi custodisce dei segreti, ma quelli di qualcuno sono più grandi e pericolosi di altri.
Custodire tali segreti è un atto coraggioso e vanesio, colmo d'orgoglio: riesce a farci sentire potenti, quasi che il nostro valore si misurasse sulla capacità di resistere alla tentazione di rivelare quello che sappiamo; ci fa sentire parte di una oscura élite, ci fa sentire selezionati dal destino per portare con piacere un silenzioso ma fatale fardello. Custodire un segreto è un atto capace di far sentire qualcuno vivo e morto allo stesso tempo, ed è anche capace di corrodere l'animo di un uomo e condurlo alla rovina.
Genere: Angst, Dark, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash
Note: Lime | Avvertimenti: Violenza
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-Chiudi quella porta!- La voce irritata che urtò le sensibili orecchie di Pool non appena fu ebbe messo piede in casa lo avvertì che sua sorella era rincasata e stava creando. Maddalena, che gli amici chiamavano Kiwi, trascorreva la maggior parte dell’anno nei panni della studentessa in trasferta (il che equivaleva a dire che spendeva troppi soldi in alcol, sigarette e feste in maschera), ma quando decideva di onorare la famiglia della propria presenza, allora assumeva anche il ruolo di sovrana indiscussa dello spazio domestico. 
Spandeva ovunque i propri averi, indipendentemente dalla categoria a cui essi appartenevano, e lo faceva soprattutto nei luoghi meno adeguati. Era stato così che la loro timorata madre, donna anonima e stimata catechista, si era ritrovata ad offrire biscotti e preservativi ad una collega altrettanto modesta e suscettibile. Oltre che nell'impegnativa attività di regina di casa, Kiwi impiegava il proprio tempo a dormire, mangiare e “creare”, ovvero dipingere croste surrealiste tristemente brutte mentre sedeva semi nuda su uno sgabello nel bel mezzo della veranda. In quei momenti, nulla doveva essere spostato, aperto o acceso e Pool aveva appena violato la regola, distruggendo irrimediabilmente l'atmosfera. 
    -Ciao Madda- la salutò Pool. 
    -Zitto, mi distrai- rispose lei.
    Pool si spogliò del cappotto e raggiunse la ragazza nella veranda. Quello che Maddalena stava dipingendo poteva sembrare un paesaggio notturno scarabocchiato da uno scimpanzé, o da un bambino di cinque anni al massimo, ma sicuramente si trattava della trasposizione metafisica di un orgasmo, oppure la rappresentazione della turba psichica di una vergine dopo il primo rapporto sessuale consumato con un uomo molto più vecchio di lei. Kiwi aveva una fissazione per questo genere di soggetti, ma i suoi lavori non rendevano a questi la dignità che gli spettava.
    Pool trascinò uno sgabello accanto a quello della sorella e vi si sedette.
    -Non dovevi farlo- lo rimproverò lei. -Mi rovini tutta l’atmosfera.-
    Pool non rispose e lei si accorse che quel silenzio aveva una consistenza diversa, che non si trattava di una semplice protesta co tro le sue strane convinzioni da genio creativo. Pool voleva dirle qualcosa (e lei sapeva anche cosa), così gli domandò: -Allora, come va? Come procede?-
    -Male, molto male- rispose lui, soffiando fuori le parole in uno sbuffo amaro.
    -Non è la risposta giusta, caro mio. Ma quanti anni hai? Non sei più un ragazzino, il tempo dei segreti è passato. Tu ti devi liberare. Sei chiuso dentro la gabbia di te stesso, dentro il bravo bambino che studia da classicista e va in chiesa tutte le domeniche. Paolo, credimi, così finirai per impazzire.-
Detto ciò, Kiwi passò a suo fratello la canna liberatrice che andava consumandosi nel posacenere. Pool l'afferrò e se la ficcò tra le labbra, aspirando a fondo il fumo dall’odore dolciastro che gli bruciò la gola: buon segno.
    -Devi decidere da che parte stare- continuò lei, spennellando di blu un angolo della tela.
    -Non ci riesco- rispose lui, mesto, tirando un’altra boccata.
    -Allora non scegliere. Forse vuoi tutti e due, va bene anche così. Sai quanti ne conosco, di indecisi come te?-
    Se su una cosa non c’erano dubbi, questa era il fatto che Maddalena avesse moltissimi amici e che la maggior parte di questi fossero individui singolari, dai gusti decisamente inconsueti in qualunque campo in cui un essere umano possa avere dei gusti. Questo rassicurava Pool almeno un po’: lo faceva sentire meno strano.
    In quel momento i genitori dei due rientrarono dall’incontro parrocchiano settimanale. Kiwi sfilò la canna dalle labbra del fratello e la schiacciò contro la tela umida di colore, dopo di che impiastricciò il tutto con una corposa passata di rosso. “Ciclo mestruale” pensò Pool dopo essersi domandato quale potesse essere il significato recondito di quella pennellata vermiglia. 
    Salutò la ragazza, che si accingeva ad intraprendere una lunga e animata discussione con i loro padre in proposito ai vergognosi significati che usava attribuire ai quadri che dipingeva, e veleggiò rapidamente verso la propria camera. Aveva una pagina da scrivere e l’ispirazione certo non gli mancava.
    Quei due fratelli… I loro nomi erano allo stesso tempo affascinanti e ridicoli, altisonanti e snob, ma certamente difficili da dimenticare; come del resto lo erano loro stessi. Non che avessero un aspetto particolare, o almeno tanto gli era parso. Certo, aveva avuto poco tempo per farsi un’idea precisa, ma avrebbe rimediato di lì a un paio di giorni. Iago, che bella voce aveva…
    Da dietro un mucchio di libri Pool estrasse un sottile quaderno: il suo “diario”, il decimo dall’inizio dell’anno. Da quando gli era stato detto che mettere i propri pensieri per iscritto non era una cosa da femmine e nemmeno da persone dalla psiche turbata, e che anzi era piuttosto utile per mettere in ordine le idee e per, addirittura, migliorare nella produzione di testi, Pool aveva fatto ampio uso di quei quaderni. Ogni volta che ne terminava uno si trovava immancabilmente di fronte all’arduo compito di trovare un nascondiglio adeguato per quei forzieri zeppi di parole pericolose (sì, la sua devota e pia madre era anche una impudente impicciona e amava curiosare tra gli averi del figlio), ma un inconveniente tanto piccolo non gli aveva mai impedito di concedersi il piacere di crogiolarsi nel proprio talento autobiografico.
    Il brano di quella sera riguardava l’incursione nel cimitero e l’incontro con i due fratelli. Pool si perse nella descrizione dell’atmosfera cristallizzata che aleggiava in quel luogo abbandonato, delle sfumature del marmo, degli sguardi languidi delle statue d’angelo che decoravano i mausolei; dedicò particolare cura alla composizione del paragrafo riguardante la tomba degli Aleksandros, sottolineando l'odore acre della polvere, la finezza dei bassorilievi che decoravano i sarcofagi e l’appassita bellezza dei fiori deposti su di essi; infine, passò a descrivere l’incontro con Iago e Georgiana. 
    Si sorprese nel descrivere i due ragazzi con più particolari di quanti ricordasse di aver notato, indugiando sulla piega delle loro labbra, sul movimento delle dita delle loro mani, sulle note della loro voce. Ma perché? Non notava mai una simile quantità di piccolezze ad una prima, frettolosa occhiata. Per quanto si vantasse di essere un osservatore attento ed esperto, mai si era lasciato impressionare fino a quel punto da un paio di sconosciuti.
    Tanta fu la cura che impiegò nel narrare i fatti di quel giorno che quella pagina di diaro finì con l’essere uno dei suoi capolavori, se non l’unico. Quando rilesse le proprie parole, una calda ondata d’eccitazione gli salì dalle viscere, offuscandogli la vista e mandandogli a fuoco il viso. Se sua sorella aveva bisogno dell’erba per riuscire a dipingere quei quadri orrendi a lui bastava affondare nella propria mente e immagini inquietanti e provocanti salivano alla superficie come sabbia dal fondo smosso di uno stagno. 
    Ora che aveva messo per iscritto i suoi pensieri poteva anche concedersi di dormire. Si mise a letto mentre ancora le immagini dell’incontro con i due ragazzi, dalle sue stesse parole rese sfolgoranti di poetica bellezza , gli occupavano la mente. Sepolto sotto le coperte ripensò alla ragazza, Georgiana, e al suo corpo minuto, a quell’aria da brava ragazza tradita dal tono di voce imperioso e dallo sguardo (sebbene Pool ne avesse avuto solo un assaggio in penombra), che rivelava una natura tutt’altro che docile. Si divertì per un po’ a pensare a lei, ma dopo qualche tempo, quando in casa le voci umane lasciarono il posto ai sussurri della notte, in quel momento i pensieri di Pool vagarono verso lidi meno leciti. Le sue mani scivolarono verso il basso mentre con la voce di Iago sussurrava a sé stesso che non c’era niente di male in quello che voleva...
 

    

   
 
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