Anime & Manga > Captain Tsubasa
Segui la storia  |       
Autore: Ai_1978    22/10/2014    10 recensioni
…Dreams are my reality…
Chi non ricorda almeno il ritornello della famosa canzone “Reality” di Richard Sanderson che fu colonna sonora del film del 1980 “Il tempo delle Mele”?
Bene, la citazione è voluta perché è proprio di questo che parla questa storia: l’amore tra adolescenti.
Inutile dire che si colloca temporalmente come prequel di “The Eye of the Tiger”
Vista l’età dei protagonisti, anche il rating è cambiato… da “Rosso” ad un più tenue “Arancione”. Tutto molto più soft… ma non per questo meno intenso.
Grazie fin da ora a tutti coloro che mi daranno di nuovo fiducia, leggendo ciò che scrivo.
Genere: Commedia, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Genzo Wakabayashi/Benji, Nuovo personaggio, Taro Misaki/Tom, Tsubasa Ozora/Holly
Note: Lime, OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<  
- Questa storia fa parte della serie 'Il mito delle Metà'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
CAPITOLO 33: TUTTO DALL’INIZIO…      

NOTA:
HO POSTATO DOPPIO!! Prima c'è anche il capitolo 32! Buona lettura... e siamo all'ultimo capitolo.
 
Fujisawa, Villa Price: domenica 27 agosto 2006
 
Benjamin sedeva in giardino, sotto il grande gazebo.
La cameriera comparve alle sue spalle, facendolo trasalire.
Silenziosamente la donna appoggiò sul tavolo una brocca contenente tè freddo con ghiaccio e un bicchiere.
Successivamente si scostò lievemente e chiese con garbo: – Serve altro, Signor Price?-.
Il ragazzo, sollevando per un momento lo sguardo dal quotidiano sportivo che stava leggendo, le rispose: - No, grazie… Anzi sì: un altro bicchiere. Aspetto un ospite.-
La donna annuì e sparì dalla sua vista talmente rapidamente che Benji si chiese se fosse mai realmente stata lì.
Entro pochi minuti sarebbe arrivato Holly: dovevano parlare di molte cose.
Innanzi tutto del nuovo assetto della squadra. Il suo ritorno in Patria contemplava automaticamente il suo rientro a pieno titolo come portiere titolare della New Team.
Gli dispiaceva un po’ per Alan: durante i due anni precedenti aveva fatto un buon lavoro, sostituendolo egregiamente.
D’altronde però era inevitabile: ubi maior, minor cessat.
Sorrise beffardo.
Non doveva essere piacevole per Crocker essere un eterno secondo.
Anzi: un eterno terzo.
Tecnicamente “l’eterno secondo” per eccellenza era Warner.
Pensò all’anno che lo attendeva: sarebbe stato fantastico.
Non solo calcisticamente parlando.
Il SGGK sapeva perfettamente che nel giro di qualche giorno sarebbe rientrata la persona che più di tutti aveva voglia di vedere: Vivien.
Le avrebbe fatto una bella sorpresa nel farsi trovare lì. Infatti si erano sentiti un paio di settimane prima e lui le aveva volutamente mentito dicendo che non sarebbe tornato a casa prima del 10 di settembre.
Chissà come avrebbe reagito trovandolo invece già lì!
Il suo Splendore.
Finalmente si sarebbero riuniti. Doveva riconquistarla, ad ogni costo.
Vivien doveva tornare ad essere la sua ragazza.
Era giusto.
Era naturale.
Sarebbero tornati insieme e stavolta niente e nessuno gliela avrebbe portata via.
MAI PIÙ.
Da sotto il berretto fece capolino il suo caratteristico sorrisetto sghembo, mentre, da in fondo all’enorme giardino, Oliver Hutton si stava lentamente avvicinando.
 
 
°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°
 
Spiaggia di Nantame, h. 15.00: domenica 3 settembre 2006.
 
Scendendo dal taxi Vivien fu investita da un’ondata di calore.
Era veramente un pomeriggio torrido e il sole a picco non aiutava di certo.
Recuperò la propria valigia dal bagagliaio aiutata dal tassista, pagò e salutò.
Si voltò verso il mare: quella spiaggia!
Quanti ricordi…
Anzi: un unico ricordo.
La sua prima volta.
Lì.
Con Benji.
Si avvicinò alla recinzione e mise il trolley al di là di essa, sulla sabbia.
Per fortuna aveva un’unica valigia con lo stretto indispensabile. Il resto dei suoi bagagli sarebbe arrivato direttamente nel suo nuovo appartamento situato nei pressi della Toho High School.
Un nuovo anno scolastico stava per cominciare: una nuova vita, dei nuovi amici.
Era elettrizzata.
Ma prima c’era ancora una cosa che doveva fare.
Era venuta fin lì per quello.
Tentò di scavalcare la recinzione, ma la stretta minigonna in jeans le impediva di divaricare le gambe a sufficienza.
Si guardò intorno: non c’era anima viva.
Bene, allora poteva farlo.
Sollevò la gonna oltre il livello dei fianchi e ci riprovò.
Molto meglio.
Riabbassò il tutto per coprirsi decentemente.
La valigia poteva anche lasciarla lì, tanto nessuno gliela avrebbe portata via.
Si chinò per slacciarsi i sandali: camminare sulla sabbia con i tacchi a spillo era improponibile.
A piedi nudi si incamminò sulla rena.
Arrivò sul bagnasciuga ed estrasse qualcosa dalla borsa.
Era una vecchia fotografia: risaliva ormai a quattro anni prima.
La guardò, con una punta di nostalgia, osservando il bel ragazzino quindicenne la fissava spavaldo raffigurato lì sopra.
Indossava un cappello rosso con visiera.
Vivien sorrise.
Non riuscì a resistere e baciò quel viso adolescenziale… per l’ultima volta.
Quindi, con movimenti rapidi e decisi, ridusse in brandelli grandi come un francobollo la fotografia.
Aprì le mani, in direzione del mare. Una folata improvvisa di vento disperse i pezzi di carta nell’acqua, come coriandoli colorati.
Una lacrima scese dagli occhi della ragazza.
Era triste ma era giusto così.
Mai legarsi ai ricordi.
Tra qualche giorno avrebbe rivisto Benji, quello vero.
E allora tutto si sarebbe chiarito.
Per un momento aveva valutato di liberarsi anche del diamante che lui le aveva regalato due anni prima, poi ci aveva ripensato.
Era un oggetto troppo prezioso per essere gettato.
Sarebbe stato uno schiaffo alla miseria.
Si sarebbe semplicemente limitata a non indossarlo.
Mamma mia che caldo… per fortuna il vento marino e le placide onde che le lambivano i piedi scalzi portavano un po’di refrigerio.
Era ancora piuttosto presto: Holly non l’ aspettava prima delle 17:30.
Magari poteva farsi una passeggiata sulla spiaggia. Guardò a destra e decise di dirigersi verso la scogliera che vedeva in lontananza.
Mancava qualcosa.
Ma certo!
Un po’ di musica.
Estrasse il lettore mp3 dalla borsa e selezionò una raccolta di canzoni anni 80.
Amava quel genere di musica: era parecchio lontana dalla sua generazione, ma la trovava coinvolgente e divertente.
Mentre camminava fece partire la prima canzone della compilation:
 
Survivor – EYE OF THE TIGER (1982)
Rising up back on the street
Did my time, took my chances
Went the distance now I'm back on my feet
just a man and his will to survive
so many times it happens too fast
You trade your passion for glory
Don't lose your grip on the dreams of the past
You must fight just to keep them alive
 
(Chorus)
It's the Eye of the Tiger
It's the thrill of the fight
Rising up to the challenge of our rival
And the last known survivor
Stalks his prey in the night
And he's watching us all
with the Eye of the Tiger
 
La musica pompava nelle orecchie.
La scogliera ormai era vicina.
Ad un tratto Vivien vide qualcosa.
Meglio: qualcuno.
C’era una persona sotto la scogliera: sembrava un ragazzo a torso nudo.
Tirava calci ad un pallone, con violenza.
Ma che scemo!
Non aveva niente di meglio da fare?
Gli ricordava quell’invasato di suo cugino…
Si avvicinò un po’ di più e aguzzò lo sguardo.
Per poco non cadde a terra per lo shock.
 
°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°
 
Muscoli, sudore, pelle abbronzata, capelli neri…
Forza bruta.
Bello.
Rozzo.
Selvaggio.
L’avrebbe riconosciuto ovunque, anche se l’aveva visto una volta sola.
Quello era Mark Lenders.
Non era possibile! Cosa ci faceva lì?
PROPRIO LÌ?
Assurdo.
Spense la musica e ripose il lettore, avvicinandosi ulteriormente. Lui non l’aveva nemmeno notata. Adesso poteva sentire il rumore sordo del pallone che colpiva gli scogli e i gemiti  di fatica di lui nel calciare la sfera.
Ma quanta forza ci stava mettendo?
E soprattutto: dove lo prendeva tutto quel vigore?
Lo spettacolo era da mozzare il fiato. Ogni singola fibra muscolare del corpo di Vivien cominciò a tremare. Il sangue pulsò violento nelle tempie, le gambe si fecero di gelatina.
E poi quella strana sensazione di calore liquido che dal ventre le lambiva l’inguine e la zona tra le cosce.
L’eccitazione.
Il desiderio.
SESSO.
Voltati e guardami, ti prego. VOLTATI!” gli comandò mentalmente.
Ma lui niente.
Imperterrito continuava a calciare il pallone e non si accorgeva di nulla.
Va bene.
Avrebbe fatto tutto lei.
Si avvicinò ancora di più, col cuore in gola e con voce più naturale possibile esclamò: -Non credo che tu riuscirai ad abbatterla quella scogliera, sai? Suppongo che stia in piedi da qualche milione di anni o giù di lì-.
Mark Lenders la udì e si voltò di scatto.
La vide, per la prima volta.
Il ragazzo pensò una sola cosa:
SESSO.
 
°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°
 
Si possedevano sulla spiaggia, quasi sbranandosi a vicenda.
I corpi sudati si toccavano e si mordevano.
La smania.
Il piacere.
…Il destino.
C’erano soltanto loro due, i gabbiani e il mare con le sue placide onde che restituivano sul bagnasciuga poco distante dei brandelli di carta, gettati poco prima.
Su uno di questi si intravedeva un’immagine:
UN CAPPELLINO ROSSO CON VISIERA.
 
It's the Eye of the Tiger
It's the thrill of the fight
Rising up to the challenge of our rival
And the last known survivor
Stalks his prey in the night
And he's watching us all
with the Eye of the Tiger
 
 
***FINE***
 
N.B.: I personaggi non originali di questa fan-fiction non mi appartengono ma sono proprietà esclusiva della fantasia e della maestria di Yoichi Takahashi.
Tutto quello che ho scritto è stato fatto senza alcun scopo di lucro, ma per puro divertimento.


NOTA FINALE DELL’AUTORE:
Ed eccoci qua.
FINITA.
Finalmente!
Penserà qualcuno.
Avete ragione: sono due mesi che intasi questo fandom  postando almeno un capitolo al giorno.
Quindi adesso pausa, per qualche giorno.
Poi riparto… con una cosa MOOOLTO particolare che spero gradirete.
Ho talmente tanta roba da pubblicare che temo mi avrete tra i piedi fino al 2050 (Se sopravvivo!)
Va bene… ed ora i ringraziamenti:
 
A CHI HA SEGUITO (in rigoroso ordine alfabetico per non far torto a nessuno)  
A CHI HA AGGIUNTO LA STORIA TRA LE PREFERITE (qualcuno in fiducia, dal primo capitolo… esagerate!!!)  
E come al solito a chi ha letto in silenzio.
GRAZIE.
MILLE VOLTE GRAZIE.
 
CURIOSITA’: magari qualcuno si chiederà perché io uso i nomi della versione italiana dell’anime e non gli originali del manga. Rispondo subito: per economia. Nella mia testa io li chiamo coi nomi giapponesi, ma volete mettere l’immediatezza di scrivere Price al posto di Wakabayashi? O Warner invece che Wakashimazu? E poi la resa in certe espressioni..-
 Ammetterete che è molto più bello : “Vaffanculo Price!” che “Vaffanculo Wakabayashi”.
Solo Lenders renderebbe, perché si chiama Hyuga ed è corto. “Fanculo Hyuga” ci sta bene.
A titolo informativo esiste anche una versione delle mie due storie coi nomi originali. Volete sapere come si chiama Vivien in quel caso? Si chiama Minami Ozora, detta Nami.
Minami significa “onda del mare”…
Mi sembrava adatto.
A presto e grazie ancora a tutti di avermi sopportato.

Image and video hosting by TinyPic
   
 
Leggi le 10 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Captain Tsubasa / Vai alla pagina dell'autore: Ai_1978