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Autore: effe_95    23/10/2014    4 recensioni
[ STORIA IN FARE DI REVISIONE ]
Claudia Rossi è una ragazza di sedici anni, frequenta il terzo anno del liceo Classico insieme a Francesco, il suo migliore amico dall'infanzia, ha una madre non troppo presente, un fratello cresciuto troppo in fretta e un padre che sembra sparito.
Yulian Ivanov ha diciotto anni, un carattere ribelle e spensierato, un passato che non vuole essere ricordato, e un'altra nazione nel cuore, la Russia.
Le vite di questi due ragazzi si incontreranno quasi per caso, per raccontare una storia passata di due persone che hanno solo bisogno di essere salvati.
Genere: Generale, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Contesto generale/vago, Scolastico
Capitoli:
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Salvami, ti salverò.

89. Io ti volevo vincere e ti ho saputo perdere - 3 Parte
 
Proverò a non affidarti alle foto in cui
Ridiamo
Senza avere niente al mondo
Infondo il mondo lo avevamo
Resto ancora sveglio ad aspettarti
Che son quasi a casa
Ho nuove storie da ascoltare
 
Michele Bravi – La vita e la felicità.
 
<< Restare con te, voglio solo restare con te >>
Luna si rese improvvisamente conto che quelle erano esattamente le parole che avrebbe sempre voluto sentire, per tutti quegli anni, nonostante l’avesse negato con tutta se stessa, era quello che aveva sempre desiderato ma che non avrebbe mai accettato. << E perché adesso? Perché solo adesso? >>
Andrea si alzò senza chiedere il permesso e si mise seduto accanto a lei ad un centimetro dai suoi piedi ancora nascosti dalle calze e dalla coperta di Claudia stretta al corpo, Luna non spostò lo sguardo da quegli occhi verdi che aveva conosciuto a memoria, non avrebbe avuto più senso.
<< Ma non solo adesso, ho desiderato restare con te ogni giorno Luna, ogni giorno da quando sono andato via. Solo che tu non lo sapevi >>
Luna si ritrovò a pensare che probabilmente, se Andrea gli avesse detto quelle cose anni prima, forse il giorno dopo essersene andato, lei non lo avrebbe perdonato ugualmente, si ritrovò a pensare che forse invece, l’avrebbe fatto, che la sua vita sarebbe stata diversa. Laura era morta da tredici anni ormai, e per tredici anni, Andrea non aveva voluto più nessun’altra, forse perché voleva lei.
<< Sei sempre stato un codardo Andrea, sempre. Trent’anni! Sono passati trent’anni dal giorno in cui ti ho conosciuto, avevo ventidue anni ed ero una bambina un po’ troppo brava in medicina! E se tu avessi avuto un po’ più di coraggio … avremmo passato più tempo insieme! >> Luna era partita in quarto, aveva alzato la voce e ad un certo punto si era inclinata, era pronta a scoppiare quando Andrea le aveva preso una mano e lei si era lasciata andare con quell’ultima frase.
<< Ho avuto paura Luna, quando sono venuto a trovarti in ospedale dieci anni fa. Ero stato trascinato dalle parole di quel benedetto ragazzo, Yulian! Mi aveva scosso, mi aveva destato, ma quando ti ho vista, ho avuto paura, ho avuto vergogna >>
Luna annuì e non aggiunse altro per un po’, era giusto che avesse provato vergogna, era giusto che avesse sofferto così tanto per le sue scelte sbagliate, ma ormai erano vecchi e stanchi, più vicini alla fine di quanto volessero ammettere, sarebbero rimasti altri dieci, vent’anni, forse solo uno, valeva la pena di passarli insieme.
Luna avrebbe cercato di dimenticare, Andrea avrebbe cercato di perdonarsi.
Non l’avrebbero fatto mai.
Così rimasero in silenzio per un po’, e mentre Andrea continuava a tenergli la mano, Luna poggiò l’altra libera su quella di lui, guardando quella pelle tirata da tempo e così diversa che un tempo era stata così a contatto, giovane e bella.
<< Va bene Andrea, resta con me >>
Non dissero altro.
 
Luna si passò distrattamente una mano sul collo.
Era stanchissima, quella vita da tirocinante non le piaceva assolutamente, era stancante correre avanti e indietro, affaticarsi e non ricavare altro che rimproveri.
Poggiò distrattamente le mani lungo il bordo di una sedia in attesa che la macchina del caffè finisse di versare quella pessima bevanda nel bicchiere, ma la porta della saletta venne bruscamente aperta. << Muoviti Luna, non c’è tempo per il caffè! È arrivato un tizio con frattura alla tibia e al perone >>
La donna la guardò malissimo e poi abbandonò la stanza lasciando la porta aperta, Luna guardò distrattamente il caffè ormai pronto, provò uno strano fastidio per quel tizio che le aveva rovinato la pausa, e abbandonando la bevanda ancora nella macchinetta, lasciò la stanza. Raggiunse frettolosamente la dottoressa incaricata di lei e si accostò ad una barella che veniva trascinata velocemente lungo il corridoio.
Il ragazzo steso si lamentava terribilmente, aveva i capelli castani attaccati sulla fronte sudata, il viso giovane contratto dal dolore e gli occhi verdi dagli angoli spigolosi puntati proprio su di lei che gli correva accanto.
<< Sono in Paradiso? Qui c’è un angelo >> Mormorò con la voce tirata dal dolore, roca e calda che provocò alla nuca di Luna un tepore strano, il ragazzo le sorrise debolmente, ma subito dopo fu invaso da un dolore insopportabile e tornò a lamentarsi.
Luna ricordava vagamente tutto quello che capitò dopo, la sua memoria era come impastata, ma nitida nella sua mente, era l’immagine di lei con quel caffè mai bevuto tra le mani, accostata alla porta della stanza di quello strano ragazzo.
Avrebbe dovuto controllare che andasse tutto bene, ma era stata sveglia tutta la notte, il caffè tra le mani era freddo e l’avrebbe buttato, e poi lui stava dormendo tranquillamente, aveva un’espressione felice sul viso affilato e piacevole da guardare.
Luna sospirò profondamente, gettò via il bicchierino ed entrò nella stanza, nonostante gli occhi rossi dal sonno e il corpo dolorante per le corse, non avrebbe tollerato altri rimproveri, avrebbe fatto il suo lavoro.
<< Ah, ma allora non eri un angelo >> Sobbalzò quando sentì quelle parole, era così concentrata nel controllare le macchine che non si era accorta di quegli occhi verdi che la fissavano ostinatamente, Luna si girò per scrutare quel ragazzo.
 Aveva un’espressione sofferente tra le sopracciglia sottili e chiare, gli occhi erano leggermente calati a causa dello stordimento, un leggero strato di barba faceva capolinea sulla pelle sotto la luce delle lampade.
Era il ragazzo più bello che Luna avesse mai visto.
<< Visto? Gli angeli si trovano solo nel cielo, e tu sei sulla terra, te l’assicuro! >>
Replicò acida lei spostando lo sguardo, era così stanca che non avrebbe permesso ad un malato di pizzicarla con commenti poco felici.
<< Meno male no? Non mi sarebbe piaciuto morire a ventiquattro anni! Soprattutto quando devo dare solo due esami prima di laurearmi! >> La voce del ragazzo era ancora impastata, tuttavia sembrava già più vigile e troppo pieno di se.
<< Devi dormire! Chiudi un po’ quella bocca! >> Sbottò Luna, infastidita da tutte quelle informazioni che non aveva affatto chiesto, voleva solo andare a casa.
<< Sembri essere stanca sai? Potresti sederti qui accanto a me e riposarti un po’ >> Commentò lui indicando la poltrona vuota accanto al suo letto, Luna incrociò le braccia al petto e lo guardò con gli occhi arrossati.
<< E i tuoi genitori? I tuoi parenti? >> Il ragazzo la guardò a lungo con quei suoi occhi dal taglio spigoloso.
<< I miei genitori arrivano domani mattina, ho detto ad un mio amico che mi ha accompagnato qui di avvisarli per tranquillizzarli >> Luna resse per un po’ il suo sguardo e soppesò la veridicità di quelle parole, poi pensò che infondo a lei non importava affatto se avesse detto una bugia o la verità, aveva fatto quello che doveva fare, voltò le spalle a quel fastidioso ragazzo e fece per lasciare la stanza.
<< Potresti farmi compagnia tu fino a domani? Non mi piace dormire da solo in un posto che non conosco >>
Luna si fermò sulla soglia, era prontissima a negargli quel favore, avrebbe smesso di fare il sagace, si girò con la faccia più cattiva che le riusciva ma il sadico sorriso le morì sulle labbra non appena vide quegli occhi verdi velati dalle lacrime, spostati altrove e non più su di lei.
<< Non è vero che un mio amico mi ha portato qui, ero sulla moto, stavo correndo e ho avuto un incidente proprio qui davanti. Mi hanno portato dentro dei medici suppongo, non ho avvisato nessuno, perché non ho i genitori, vivo con mia sorella. Lei ha  vent’anni più di me, mia mamma mi ha avuto quasi a cinquant’anni. Puoi avvisarla tu? Mi sgriderà >> Luna non riusciva a recepire bene tutte quelle parole, non capiva perché lui stesse parlando, ma per la prima volta non gli sembrò più così strafottente, probabilmente stava soffrendo. << E perché correvi con la moto a quest’ora della notte? Non eri ubriaco >>
<< Perché lei mi ha abbandonato >> E non aggiunse nient’altro, Luna sospirò profondamente ed andò a sedersi accanto a lui su quella poltrona incrociando le braccia al petto.
<< Chiamerò io tua sorella. Io sono Luna >> Gli occhi verdi tornarono a fissarla curiosi.
<< Andrea >> E senza chiederle il permesso, le prese una mano.
 
<< Come sta tua sorella Andrea? >>
A Luna quella domanda era venuta spontanea, e Andrea non se ne stupì affatto perché avevano ricordato esattamente la stessa cosa, la prima volta che si erano presi per mano. << È morta due anni fa. >> Luna aveva conosciuto Maria Andreotti molto bene, erano state come sorelle per tutti gli anni in cui lei e Andrea si erano amati, poi lui era andato via e Luna non aveva più saputo nulla di lei, non avrebbe voluto saperne più nulla anche se Maria non aveva alcuna colpa.
<< Davvero? Avrei voluto vederla anche solo un’ultima volta >>
Andrea strinse più forte le due dita, Luna non lo guardò negli occhi, ma guardò le loro falangi intrecciate, il suo smalto rosso un po’ consumato, quell’anello avuto in regalo da Claudia e Nicola per i suoi cinquant’anni, le vene sulla superficie della pelle.
<< Sono sicura che l’avrebbe voluto anche lei, anche se non poteva ricordarsi di te. Soffriva di una forma violenta di Alzheimer, non riconosceva me, né suo marito, né suo figlio, ma tuttavia credo che adesso stia meglio >>
Luna si era nemmeno resa conto che per Andrea quegli anni probabilmente erano stati difficili, ma la verità era che lei non sapeva più nulla di quell’uomo, era un po’ come se non l’avesse mai conosciuto, nella sua ostinazione a non voler sapere più nemmeno della sua esistenza.
<< Se c’è una cosa che non vorrei mai nella vita Luna, è che tu muoia prima di me, se potessi esprimere un desiderio, vorrei che fosse questo, quello di morire prima io. >>
Luna continuò a tenere lo sguardo puntato su quelle mani, che come mossa da fili invisibili ricambiarono la stretta.
Non l’avrebbe mai perdonato, non l’avrebbe fatto mai.
Ma gli anni dei rimproveri, delle grida, dell’odio erano passati, era arrivo il momento degli anni del rimpianto.
Luna e Andrea ne avevano le tasche piene di rimpianti.
E dopo trent’anni il tempo si sarebbe finalmente fermato.
<< Ma se tu muori prima di me, io che cosa faccio dopo? >>
Gli occhi di Luna erano velati di lacrime.
Non sarebbero tornati insieme dopo tutto quel tempo, ma passare il resto della vita uno accanto all’altro, semplicemente in quel modo, sarebbe andato bene.
<< Moriresti con me allora? >>
Gli occhi verdi di Luna incrociarono quelli dello stesso colore di Andrea, esattamente come avevano fatto anni prima una ragazza di ventidue anni e un ragazzo di ventiquattro.
<< Si, potrei anche farlo >>
 



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Effe_95

Buonasera a tutti :)
Sono veramente molto stanca, quindi questa volta non vi affliggerò troppo con queste note finali ;)
Questa è la terza e ultima parte del capitolo dedicato ad Andrea e Luna.
Spero che la soluzione che vi ho fornito possa piacervi, fatemi sapere se avevate immaginato qualcosa di diverso.
Grazie mille come sempre.
All prossima.
 
 
  
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