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Autore: Mave    23/10/2014    1 recensioni
Sono personaggi "secondari" ma senza di loro non avremmo avuto i grandi talenti del Giappone d'oro. Una raccolta di one-shot incentrata sul rapporto tra i nostri campioni e i loro genitori.
Genere: Malinconico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Un po' tutti
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Non si stancano di applaudire i tifosi teutonici: quasi che stessero festeggiando un trionfo.

Karl deve appoggiarsi alla spessa parete dello spogliatoio per impedire che le sue mani tremino di rabbia. Che sfiorino il braccio a strappare quella fascia di capitano che, in questo momento, si sente poco degno di indossare o che salgano ancora più su a tappargli le orecchie.

Lui quegli applausi che arrivano, scroscianti e implacabili, fin negli spogliatoi non li vuole proprio.

Sono l'onore delle armi che si tributa ai vinti.

Perché Karl, l'orgoglioso e inflessibile kaiser, ha appena perso la partita più importante della sua carriera.

Una partita bellissima, combattuta, epica. E lui ha giocato divinamente incantando tutti...

Solo un maledettissimo secondo, una disattenzione che ha rovinato la partita perfetta. Un maledettissimo secondo che lo condanna ad essere secondo. Lui e la sua Germania.

Un gradino più in basso rispetto ai giapponesi. Sì perché sono stati Genzo, Tsubasa e compagni a trionfare.

Con quanto merito è, in questo momento, una questione di poco conto.

La mente di Karl è rimasta a quel secondo. A quell'azione di gioco che ha cambiato le sorti della partita...Lo spartiacque tra la gloria e il fallimento.

Lo stesso insuccesso che ha segnato la carriera da allenatore di suo padre, che ha rovinato la loro famiglia.

Era anche per questo che Karl voleva vincere a tutti i costi oggi. Per far riappacificare mamma e papà, per convincerli a strappare le carte del divorzio e a ricominciare insieme.

E, finalmente, Hilde e Rudi avevano preso un volo per Parigi e sfruttato i biglietti che Karl aveva loro inviato. È ancora più umiliante pensare che papà ha assistito alla sua disfatta, dalla tribuna, rimuginando magari sull'assonanza della loro débâcle.

Il Kaiser non ce la fa più a nascondere la delusione dietro il suo imperiale cinismo: si è complimentato con gli avversari stampandosi un sorriso convincente sul volto, ha addirittura fatto una battuta a Genzo, ha consolato i compagni con il piglio di vero leader...Ma, ora, è troppo anche per lui.

Sicuro di essere rimasto da solo, si lascia cadere ginocchioni in mezzo alla sala e prende a singhiozzare come un bambino, la maschera di fair play ormai lacera.

"Karl che stai facendo?"

La voce lo coglie di sorpresa e ha quasi timore di voltarsi, di scoprirsi così vulnerabile, di leggere in quegli occhi azzurri, identici ai suoi, delusione e indegnità.

Rudi Schneider fa, convinto, quei due passi che lo separano dal figlio e gli tende la mano.

"Karl Heinz Schneider alzati immediatamente!"

Il suo tono è talmente autoritario che Karl obbedisce quasi per inerzia. I due si studiano per qualche secondo, gli occhi del ragazzo che ancora pizzicano per le lacrime che, ostinatamente, ricaccia indietro.

"Mi dispiace, papà. Ho perso!"

Articola Karl, il capo chino quasi che se ne vergognasse.

"E allora?"

Il ragazzo ingoia a vuoto e poi, finalmente, trova il coraggio di levare gli occhi su quel volto da uomo stranamente rilassato.

"Ho perso l'occasione più importante della mia vita. Volevo vincere per me, per te, per la mamma e per Marie. Volevo vincere per la nostra famiglia, perché fossimo ancora famiglia. Ho combinato un casino e basta!"

Karl vince ogni reticenza e, finalmente, riesce a confessare i desideri, gli sconforti e le amarezze che si tiene dentro da anni.

"Che sciocco che sono stato a pretendere di poter cambiare il mondo, il mio mondo, con una stupida partita!"

Sbotta infine voltandosi per raggiungere l'angolino di spogliatoio che custodisce le sue cose. Rudi lo ferma, mettendogli una mano sulla spalla.

"Gli Schneider non si piangono mai addosso. Gli Schneider sanno sempre rialzarsi, anche dopo la batosta peggiore."

"Papà!"

"Non importa quello che ha deciso il campo poco fa. Io ti ho visto giocare, lottare, spenderti senza sosta per novanta minuti Karl: hai dato tutto. Sono orgoglioso di te, ragazzo mio!"

Le lacrime fanno di nuovo capolino sulle palpebre umide di Karl. Questa volta, però, sono quasi volute, attese.

Da quando aveva sette anni Karl ha sempre lavorato duramente per sentirsi, un giorno, dire queste parole.

"Noi Schneider siamo anche degli antipatici orgogliosi!"

Sorride Karl mettendo la sua mano su quella del padre.

"Nessuno è perfetto. Ma è anche per il nostro esagerato orgoglio se riusciamo ad ottenere ciò che più vogliamo..."

La frase sibillina porta il ragazzo a guardarlo interrogativo. In quel momento una bimbetta corre, allegra, a saltellare intorno al calciatore.

"Bravo Karl. Siamo tutti fieri di te, fratellone!"

La piccola Marie lo tira per la maglietta sudaticcia e slabbrata per farlo chinare alla sua altezza e farsi spupazzare. Hilde Schneider rimprovera la bimba, poco convinta, fa una carezza a Karl e poi la sua mano si intreccia in quella di Rudi.

"Non tutte le partite si vincono sul campo da calcio, Karl!"

E quel gol all'ultimo secondo viene spazzato via dalla calorosa sicurezza di una famiglia ritrovata.

******* ***********

Grazie infinite a chi non ha perso la pazienza di aspettare, di continuare a leggere e soprattutto di recensire^^

Grazie davvero!

   
 
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