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Autore: Astrea9993    24/10/2014    1 recensioni
Non c'era altra spiegazione: ero finita all'interno della mia stessa fanfiction ed ora non sapevo come uscirne e, a dirla tutta, non sapevo neppure se volessi farlo!
C'era solo un piccolo problema: prima di essere trasportata all'interno del mondo di Harry Potter non avevo avuto il tempo di concludere la mia storia ed ora questa era fuori controllo ed io non sapevo più cosa mi riservasse il futuro...
Ero appena giunta ad Hogwarts, non era ancora trascorso il primo giorno ed io ero già quasi riuscita a rompermi l'osso del collo e a portare James Potter all'altro mondo assieme a me...
Se questi erano i presupposti qualcosa mi diceva che d'ora in poi le mie giornate sarebbero state piuttosto movimentate...
Genere: Commedia, Mistero, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Albus Severus Potter, Dominique Weasley, James Sirius Potter, Nuovo personaggio, Scorpius Malfoy
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
Capitoli:
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Capitolo 6
 
Questioni di famiglia, questioni di sangue
 
 
Disteso a terra e pietrificato giaceva un nuovo corpo e, questa volta, non si trattava di un animale.
 
Per un momento restai immobile incapace di fare qualunque cosa, le parole della McGranitt che mi risuonavano prepotentemente nella testa
 
"Al momento la pietrificazione è solo esterna ma si sta lentamente espandendo fino agli organi interni che lentamente smetteranno di funzionare uno ad uno"
 
Avrei voluto urlare, lasciarmi andare ad una sana crisi di panico eppure la voce non voleva saperne di uscire, era come se anche io fossi pietrificata, poi, improvvisamente ed inaspettatamente mi ridestai da quello stato di shock. Inizialmente non capii cosa fosse stato a farmi tornare in me, lo compresi solo un attimo dopo.
Non so come non avessi potuto rendermene conto subito, forse era il mio cervello che istintivamente stava censurando la scena per preservare la mia già labile salute mentale ad ogni modo ciò di cui non mi ero resa conto era che quel ragazzino non era pietrificato, per lo meno non completamente ed ora si stava trascinando verso di me in una muta richiesta d'aiuto mentre le membra si facevano sempre più rigide ed immobili...
"finite incantatem" esclamai inutilmente mentre puntavo la bacchetta contro il ragazzino dai capelli biondi ed arruffati che giaceva a terra
"finite incantatem!" esclamai di nuovo disperatamente per poi, nel constatare la mia impotenza, gettarmi a terra per afferrare quella mano che si tendeva disperatamente verso di me, per cercare di dare conforto a quell'anima ormai perduta ma, prima che potessi raggiungere lo sventurato ragazzino delle forti braccia mi afferrarono
"lasciami!" esclamai dimenandomi nella stretta di Potter
"mollami dannazione!" intimai quasi disperatamente, non potevo lasciarlo da solo, non in quel momento, non potevo negargli il calore umano che magari avrebbe potuto alleviare parzialmente le sue sofferenze!
"non puoi toccarlo!" esclamò James scuotendomi rudemente e costringendomi a guardarlo in volto "potrebbe essere pericoloso anche per te, non conosciamo questa magia oscura!"
"non posso lasciarlo da solo" mormorai mentre la forza mi abbandonava e cessavo di dimenarmi, ormai la luce aveva abbandonato quegli occhi chiari.
La rabbia aveva lasciato il posto al dolore e la necessità di agire era stata sostituita dalla nausea.
"mollami, Potter" dissi questa volta con più calma e qualcosa nella mia voce o nel mio innaturale pallore riuscì a convincere James che si affrettò ad eseguire l'ordine ed io riuscii a spostarmi giusto in tempo prima di vomitare a terra tutto ciò che avevo nello stomaco, era come se il mio corpo cercasse di rigettare tutta quella situazione, come se svuotando il mio stomaco cercassi contemporaneamente di svuotare anche la mia mente da quei ricordi e da quelle emozioni confuse e dolorose che mi stavano lentamente uccidendo.
Non so quanto tempo trascorse, so solo che quando mi ripresi James era di nuovo accanto a me, con delicatezza mi aveva cinto le spalle ed allontanato i capelli dal volto.
In un altro momento lo avrei allontanato bruscamente, avrei celato questo mio attimo di debolezza ma in quel momento erano crollate anche le difese che avevo costruito attorno a me con tanta perizia.
"ora puoi lasciarmi" mormorai quando fui finalmente certa di poter parlare senza rischiare di vomitare di nuovo
"dobbiamo chiamare la McGranitt" dissi poi nonostante non avessi alcuna voglia di ottemperare a questo mio dovere, avrei voluto andarmene in camera mia, dormire e sperare di non svegliarmi più.
Dannazione! Questo era il mio mondo, il mondo che io avevo creato! Ok, non lo avevo creato proprio io, lo aveva creato la Rowling ma questa era la mia fanfiction. Ero io che decidevo cosa accadeva, quindi perché stava accadendo tutto questo?! Io non volevo questa morte, questo dolore, io volevo una vita tranquilla, una tranquilla routine.
Improvvisamente sentii la rabbia montare dentro me. Ero arrabbiata con me stessa, col mondo reale e con questo mondo fittizio, con i miei genitori e con Daphne Greengrass e con la sventura che sembrava seguirmi ovunque andassi.
"ho inviato un patronus alla preside poco fa, dovrebbe raggiungerci" mi disse James mentre io non potevo far altro che continuare a camminare in circolo, incapace di stare ferma. Avrei preferito sbraitare, prendermela con qualcuno e, non potendolo fare, avevo iniziato a camminare, la mente affollata da mille pensieri.
Tutto questo era troppo.
Avrei voluto andarmene.
Ma se me ne fossi andata dove sarei potuta tornare? Non volevo tornare ad essere Melania Rossellini. Non potevo tornare a casa.
"Potter, Starlight!" esclamò la McGranitt mentre ci correva incontro, l'espressione stanca e tirata "state bene?" domandò tralasciando il fatto che io mi trovassi dinanzi alla sala comune di Grifondoro dopo il coprifuoco e che fossi vestita come una squillo...
 
"state bene?"
 
Poteva esserci una domanda più stupida?! Era ovvio che non stessimo bene!
"di certo stiamo meglio di lui" replicai freddamente mentre, per la prima volta, tornavo a posare lo sguardo sul ragazzino a terra e, per la prima volta, scorgevo nuovi dettagli di quell'agghiacciante spettacolo:
A terra, proprio accanto al ragazzo, giaceva una macchina fotografica di stampo Babbano ma dubitavo che, a giudicare dallo sgargiante colore rosa, fosse davvero appartenuta alla vittima, era come se qualcuno avesse cercato di ricostruire quanto era avvenuto anni prima a Colin Canon... Ma quella non era la parte peggiore, ora una strana patina grigia stava iniziando a ricoprire le gambe del ragazzo. Mi ci volle un attimo per comprendere cosa stesse succedendo ma alla fine capii, lentamente, un po' alla volta, quel ragazzino stava diventando letteralmente una statua di pietra.
Improvvisamente sentii di nuovo l'esigenza di vomitare...
"chiariremo cosa ci faceste qui e sopratutto il motivo del vostro strano vestiario più tardi, ora ditemi che cosa è successo" disse la McGranitt in modo piuttosto autoritario mentre ci osservava piuttosto accigliata
"le sembra che ci sia qualcosa da spiegare?!" sbottai invece io senza più riuscire a controllare la mia rabbia "non sappiamo cosa sia successo!"
"quando siamo arrivati non doveva essere trascorso molto tempo dall'aggressione" intervenne James che al contrario di me era dotato di una cosa chiamata calma, o forse aveva semplicemente dei nervi più saldi. "la pietrificazione non era ancora completa e Mel ha provato ad invertire l'incantesimo seppur senza successo"
"avete visto qualcuno allontanarsi da qui? Avete sentito dei rumori?"
"se così fosse stato avremmo agito diversamente, non le pare?!" sbottai in modo molto poco educato prima di avviarmi verso il mio dormitorio
"signorina Starlight!" mi richiamò la McGranitt
"sono stanca di farmi interrogare e sono stanca di rispondere a stupide domande che non porteranno a nulla! Sono stanca di brancolare nel buio e di questo orrore! Voglio solo andare nella mia stanza e provare a dormire, ammesso che ci riesca, e se lei vorrà punirmi o perché no, espellermi, potrà sempre farlo domattina" conclusi con foga mentre lasciavo James e la preside alle mie spalle e con loro speravo di lasciarmi alle spalle anche quelle immagini ricche di orrori che continuavano a lampeggiarmi nella mente.
 
 
 
*****
 
 
 
Quando rientrai in dormitorio mi sentivo spossata, era come se tutto ciò a cui avevo assistito mi avesse totalmente privata delle mie energie e destabilizzata.
"credevo che il migliore a cacciarsi nei guai fosse Harry Potter ma neanche tu scherzi, ragazzina" mi accolse la voce di Piton "per lo meno questa volta il mio compito non è quello di proteggerti"
"però sei stato incaricato di sorvegliarmi" replicai io
"complimenti per le capacità di deduzione"
"be' dato che sei qui per spiarmi puoi tranquillamente dire alla McGranitt che sto dando di matto!" Sbottai adirata "tutto questo fa schifo! Era solo un ragazzino! E questo... Tutto questo..." esclamai incurante del fatto che stessi ormai urlando e che ben presto avrei svegliato l'intero dormitorio di Serpeverde "tutto questo è frutto della mia immaginazione e io non voglio questa sofferenza!" esclamai mentre lottavo per trattenere le lacrime, sembravo quasi una bambina troppo cresciuta intenta a fare i capricci
"smettila di fare la Babbana presuntuosa" esclamò Piton freddamente "tu non puoi decidere un bel niente, hai a malapena il controllo di te stessa quindi piantala di montarti la testa. Certo la tua venuta ha modificato la nostra realtà ma di certo non puoi cambiare gli avvenimenti a tuo piacimento. Ciò che vedi non ti piace?! Vattene finché sei in tempo per farlo. Ed ora smettila di urlare prima di svegliare gli altri studenti"  concluse l'insegnante.
Andarmene? Probabilmente se fossi stata intelligente lo avrei fatto ma io non potevo, non volevo tornare a casa.
"oh per me può tranquillamente svegliarsi tutta Hogwarts! Non me ne potrebbe importare di meno!" continuai decisa a non darla vinta a Piton "e poi ormai Serpeverde è praticamente deserta! Piuttosto di essere assegnati a questa casa gli studenti preferirebbero dormire nella foresta proibita! La guerra ha distrutto Serpeverde. Per le persone non c'è alcuna distinzione tra Serpeverde e Mangiamorte e dimenticano che senza la collaborazione dei Serpeverde Voldemort non sarebbe mai caduto! Regulus Black è stato il primo a cercare di distruggere un Horcrux, tu hai protetto Hogwarts e consegnato la spada di Godric Grifondoro a Harry Potter, è stata Narcissa Malfoy a mentire a Voldemort dicendo che Harry era morto ed è stato mio zio a fingere di non riconoscerlo! La mia famiglia ha commesso molti errori ma Serpeverde non merita di essere eccessivamente colpevolizzata! E io non merito di essere accusata solo perché un membro di questa casa!"
"il mondo è un posto ingiusto, Starlight e prima lo scoprirai meglio sarà per te. Vuoi dimostrare il valore di Serpeverde?! Rimboccati le maniche e datti da fare anche se forse è chiederti troppo, tu non sei una che agisce sei una che si lamenta e attende che gli eventi mutino da soli, sei una che rifugge le difficoltà."
"non sono una codarda"
"ma davvero?! E allora perché hai chiesto al Cappello Parlante di non assegnarti a Grifondoro se non per codardia?!"
"l'ho fatto unicamente perché Grifondoro non era il posto giusto per me e il fatto che io sia una Serpeverde non fa di me una codarda e questo tu dovresti saperlo meglio di tutti." sentenziai furiosa "ti dimostrerò quanto valgo, dimostrerò a tutti il valore di Serpeverde. Stai a guardare" conclusi mentre mi incamminavo a passo di marcia verso il mio dormitorio
"e voi che cavolo avete da guardare!" esclamai in direzione di uno sparuto gruppo di primini prima di richiudermi nel mio dormitorio.
 
 
 
*****
 
 
 
Il mattino giunse richiamandomi con prepotenza alla realtà e, quella mattina, la sveglia si presentò sotto le sembianze di un patronus inviatomi da Minerva McGranitt in persona e che mi intimava di raggiungere il suo ufficio il prima possibile. Sbadigliando mi alzai dal letto. Non ero riuscita a chiudere occhio. Non sapevo perché ciò che avevo visto mi avesse turbata poi così tanto. Io non ero una persona dal cuore tenero inoltre fin da quando ero piccola, come Melania Rossellini, avevo spesso girato per gli ospedali a causa di mia madre. Ambra Rossellini era infatti una delle donne più belle che avessi mai visto, un' ex attrice affascinante e conturbante quanto volubile che si era innamorata di un illustre e serio avvocato. Ambra era una sognatrice irresponsabile ed infantile che si comportava da madre solo a sprazzi, quando si ricordava di avere una figlia. Marco Rossellini era una creatura razionale che valutava
il mondo tenendo unicamente conto delle possibili componenti di guadagno economico. Un uomo distratto che dava per scontata la famiglia e che pensava solo alla carriera, un uomo che si ricordava della nostra esistenza solo quando aveva bisogno di sfoggiare a un ricevimento la sua bella mogliettina e la sua figliola amorevole. In questo scenario, non so bene se consciamente o inconsciamente, il modo che Ambra aveva trovato per attrarre l'attenzione su di se era la policondria. Ero solo una bambina la prima volta che mi ero trovata ad attendere spaventata gli esiti degli esami perché, secondo Ambra, il suo mal di testa era senza alcun dubbio un tumore al cervello. Conoscevo gli ospedali e avevo visto da vicino la sofferenza ma nulla mi aveva ma turbata così tanto. Mi dissi mentre mi alzavo dal letto ed iniziavo a prepararmi. Forse avevo sbagliato nel definire la mia vita come Melania Rossellini noiosa, quella vita mi era apparsa noiosa perché avevo lasciato che mi scivolate accanto  limitandomi a rispondere alle aspettative altrui, forse la definizione migliore per quella vita era la definizione di Schopenhauer: "un pendolo tra la noia e il dolore".
"A quanto pare, Starlight, sei proprio una calamita per i guai" commentò fin troppo divertita Amelia Zabini, doveva essere sveglia ormai da un po' ed ora era intenta a leggere un libro
"Non sono affari che ti riguardano" replicai lapidaria pur sapendo che questi erano in verità affari che riguardavano l'intera Hogwarts...
"Mel!" Esclamò Cordelia mentre varca di fretta la soglia del dormitorio, Era strano vedere Cordelia che era sempre così calma e composta affannarsi in quella maniera
"I gemelli mi hanno raccontato ciò che è accaduto, perché non mi hai detto niente?!"
"Ieri, quando sono rientrata in dormitorio, era piuttosto tardi" spiegai io anche se, in tutta sincerità, la sera prima non avrei ugualmente avuto voglia di parlare dell'accaduto...
"Quel povero ragazzo! Per te deve essere stato terribile!"
"Di certo è stato molto più terribile per lui" risposi io, era quel ragazzino di cui non conoscevo neppure il nome a combattere tra la vita e la morte e i miei possibili traumi emotivi erano irrilevanti.
"Andiamo!" Intervenne Amelia ridacchiando "siete davvero ridicole! Era solo un Grifondoro, che ve ne importa?! Tutte le volte in cui ad Hogwarts si sono verificati strani attacchi i Serpeverde ne sono sempre usciti indenni, quindi perché preoccuparsene tanto?!"
Amelia aveva parlato distrattamente, il libero ancora aperto stretto tra le mani. Fu casualmente che scorsi la copertina del libro, era una raccolta di racconti di Lovecraft. Ad Hogwarts gli studenti venivano aggrediti e condotti ad una lenta ed inevitabile morte e lei non aveva niente di meglio da fare che leggere dei racconti dell'orrore. In tutto questo poi c'era anche di peggio! Quel libero era mio e lei lo aveva preso senza permesso...
"Prima di essere un Grifondoro quel ragazzo è una persona e ogni persona è  importante. Sono le persone come te che macchiano il buon nome di Serpeverde!" Sbottai adirata
"Risparmia i moralismi per qualcuno a cui importino" replicò lei prima di riprendere la lettura
"E tu impara a non prendere le cose altrui senza permesso" dissi io, decisa a non dargliela vinta, mentre le strappavo di mano il libro
"Davvero interessante detto da te, mi pare che tu e tua madre non vi facciate molti problemi a prendere ciò che non è vostro"
"Senti Zabini, sono stanca dei tuoi giochetti. Se hai qualcosa contro di me dillo forte e chiaro ma non osare paragonarmi a quella donna!"
"Non sono io quella che fa strani giochetti"
"Lascia che ti spieghi come stanno le cose: io sono arrivata dall'America e non sapevo neanche chi tu fossi, non sapevo della tua esistenza e questa mi era del tutto indifferente. Tu invece mi hai odiata dal primo istante in cui mi hai vista quando non ho mai fatto nulla per provocare tutto questo odio da parte tua"
"Non hai fatto nulla?! Tu e tua madre mi avete rovinato la vita!"
"Io non ho niente a che fare con quella donna, io ho lasciato l'America per non avere a che fare con lei quindi non osare metterci sullo stesso piano!" Sbottai mentre, con la divisa ancora in disordine, uscivo dal mio dormitorio.
 
 
 
 
*****
 
 
 
 
Ero di pessimo umore. Mentre mi dirigevo verso l'ufficio della McGranitt il mio umore era davvero pessimo.
Ma non ero adirata al pensiero di essere interrogata nuovamente. Non ero spaventata al pensiero di essere espulsa, ciò che mi faceva impazzire era essere paragonata a Daphne Greengrass.
Infastidita mi passai una mano tra i capelli prima di varcare la soglia dell'ufficio. Per fortuna prima di precipitarmi a parlare con la preside avevo avuto la decenza di invadere il dormitorio di Albus e Scorpius così, ignorando un ragazzo ancora in mutande che sembrava essere piuttosto imbarazzato, avevo finito di truccarmi e di sistemare meglio la divisa ed ora, a dispetto del malumore, mi sentivo pronta ad affrontare l'ignoto. Quel giorno l'ufficio della professoressa McGranitt era piuttosto affollato e tutti i presenti sembravano essere turbati almeno quanto me. C'erano Harry Potter e Ron Weasley e questa volta, assieme a loro, riconobbi anche Ginny Weasley, lo sguardo preoccupato puntato sul figlio che era ancora in piedi e tra tutti era quello più vicino alla porta da cui ero appena entrata. Istintivamente James puntò lo sguardo su di me ed io improvvisamente mi ricordai di quel dettaglio che, in seguito alla tragedia, avevo rimosso: il bacio. Mi affrettai a distogliere lo sguardo e fu con gioia che, accanto ai Potter scorsi zio Draco e zia Astoria. Mia zia indossava un completo molto elegante e i capelli erano raccolti in un serio chignon ma il suo volto era il volto dolce e preoccupato di una madre. Fu solo dopo che in un angolo della stanza, lontani dai Potter e dai Malfoy che si erano già accomodati dinanzi alla scrivania della McGranitt, scorsi quella donna, Daphne Greengrass, accanto a lei un uomo affascinante ed elegante che immediatamente identificai come Blaise Zabini. Per un momento rimasi immobile a scrutare quella che era la madre di Melanie, quella che ora era mia madre. Era così diversa dalla sorella e in lei non vi era nulla di materno. Con fastidio mi trovai a constatare che fisicamente eravamo molto simili, possedevamo entrambe lo stesso tipo di bellezza eterea eppure, in quegli occhi chiari si leggeva una determinazione quasi feroce. Tutto il lei emanava un senso di egoismo infantile e vanità. Tutto in lei partendo dai capelli finemente elaborati in un piega costituita da morbide onde fino agli abiti costosi mi provocava un moto di disgusto. Fu con fastidio che constatai che entrambe portavamo  un rossetto scarlatto.
"Vedo che ti sei cacciata nei guai, Melanie" disse infastidita ed il suo non era il rimprovero accorato di una madre, era il fastidio di una donna che aveva dovuto modificare i propri piani a causa mia.
"Sarebbe stato meglio se non fossi venuta" replicai io senza poter fare a meno di pensare che quella donna era molto diversa anche da Ambra. Certo, anche Ambra era spesso egoista ed infantile ma il suo animo non era crudele e, quando aveva una buona giornata sapeva mostrarmi, seppur a modo suo, affetto. Ogni volta che ci dovevamo presentare per qualche evento Ambra, che era sempre così bella, prendeva me, la sua scialba figlia per mano e mi faceva accomodare dinanzi allo specchio. Poi operava la sua magia ed io con il giusto trucco e la giusta acconciatura iniziavo a sembrare per davvero sua figlia
"Sei bella, Mel" diceva "e hai il cervello di tuo padre. Realizzerai cose grandi nella tua vita, non come me" diceva con un po' di tristezza in quei rari momenti madre e figlia. Daphne Greengrass non sarebbe mai stata capace di tanto, lei era una donna crudele e consapevole della propria bellezza che non voleva essere seconda a nessuno, lei pensava solo a se stessa e neppure sua figlia era degna di troppe attenzioni.
"Hanno richiesto la presenza dei tuoi genitori" spiegò lei irritata
"E allora puoi anche andartene visto che ormai non sei più mia madre!" Esclamai io incapace di trattenermi
"Signorina Starlight!" Mi richiamò la preside
"Sapevo che sarebbe finita in questa maniera" mormorò sconsolata Astoria mentre scuoteva il capo e Draco le cingeva le spalle in un tenero abbraccio ma, nonostante quel gesto protettivo, leggevo nei suoi occhi che comprendeva i miei sentimenti.  Dal canto loro i Potter sembravano spiazzati dalla scena a cui stavano loro malgrado assistendo.
"Ho già 17 anni, per il mondo magico sono maggiorenne, se vuole può anche espellermi ma la prego, mandi questa donna e il suo amante fuori da questa stanza" dissi io rivolta alla preside, le mie parole apparivano ora una disperata supplica.
 
Fu un istante.
 
Avevo appena pronunciato quelle parole, avevo appena pronunciato quella rivelazione e subito i ricordi iniziarono a scorrermi nella mente, quei ricordi che non mi appartenevano mi invasero con una tale prepotenza da causarmi una fitta di dolore alla testa. Rividi Philips Starlight, mio padre, il sorriso gentile e quell'amore, quell'affetto profondo ed inestinguibile, quella tenerezza che dimostrava nei miei confronti e l'amore che lo legava a Daphne Greengrass e poi era giunto il giorno in cui era tutto finito. Quel giorno mio padre aveva promesso di portarmi a vedere la partita delle Holyhead Harpies ed io, nonostante stessi poco bene, avevo infantilmente insistito per andare a vedere la partita. Morale della fiaba a metà della partita eravamo dovuti tornare a casa ed era stato allora che avevamo scoperto Daphne assieme ad un altro uomo. Molti altri uomini al posto di Philips Starlight avrebbero ripudiato la moglie ma non lui. Lui amava troppo Daphne Greengrass per lasciarla. Certo, c'erano stati urli, pianti ed insulti ma alla fine lui l'aveva perdonata.
O almeno ci aveva provato.
Aveva provato inutilmente a dimenticare l'accaduto, aveva provato a fingere che quella relazione extraconiugale che andava avanti da anni non fosse mai esistita ma, alla fine, neanche lui era più riuscito a sopportare quella vita coniugale costellata di menzogne e tradimenti.
"Mi dispiace" mi aveva detto mentre, prima di andarsene per sempre, mi stringeva a sé e mi baciava il capo "ma non posso continuare a vivere vedendoti e stringendoti a me senza neppure sapere se sei davvero mia figlia o se tuo padre è quell'uomo, non posso averti sotto agli occhi ogni giorno senza sapere se sei anche tu un ennesimo inganno all'interno di quella che un tempo era la mia vita. Ormai, Melanie, non mi resta più alcuna certezza" queste erano state le sue ultime parole prima di lasciarmi per sempre.
Era stato solo allora che avevo compreso la vera natura di Daphne Greengrass, quella donna che aveva tradito Philips Starlight fin dal primo giorno e che non sapeva neppure chi fosse mio padre. Era stato allora che avevo deciso di lasciare l'America e di permettere a Daphne di vivere la sua squallida vita assieme all'amante.
 
Tutte queste informazioni attraversarono la mia mente con una rapidità sconvolgenti e, quando mi ripresi, ero seduta su di una sedia, Draco e Astoria chini su di me.
"sto bene" mi affrettai a rassicurarli
"quindi ora che hai finito di farci perdere tempo con le tue sceneggiate possiamo iniziare a parlare" intervenne Daphne impassibile
"dannazione quella di cui stai parlando è tua figlia..." iniziò James indignato ma venne interrotto dalla preside
"noi possiamo parlare, lei, signora Greengrass, è libera di andarsene" intervenne la professoressa McGranitt, lo sguardo severo
"non intendo andarmene, sono venuta fin qui per mia figlia"
"ciò che la professoressa McGranitt è troppo cortese per dire è che tutti noi esigiamo che lei se ne vada. La sua presenza qui è sgradita" intervenne Ginny Weasley duramente. Per un attimo Daphne si guardò attorno spiazzata, come ricercando un qual forma di appoggio, magari da parte della sorella, ma in risposta ottenne solo il silenzio.
"andiamo" sentenziò a quel punto mia madre mentre abbandonava la stanza seguita a ruota da Zabini. Per un attimo mi fermai a scrutare negli occhi Blaise e nel suo sguardo lessi qualcosa di ciò che avevo scorto negli occhi di mio padre e fu a quel punto che compresi che Daphne Greengrass lo aveva in pugno. Quella donna era un demone sputato fuori direttamente dalla bocca dell'inferno eppure grazie al suo fascino sembrava essere in grado di ottenere qualsiasi cosa. Quanti uomini aveva già manipolato? Quante vite aveva distrutto?
Per un attimo scrutai Blaise Zabini e nel suo sguardo lessi la stessa confusa incertezza che avevo letto negli occhi di Philips Starlight e subito nella mia mente si riaffacciò quell'ultimo doloroso ricordo.
 
Una Melanie Artemis Starlight in lacrime che si precipitava nella camera della madre, Daphne Greengrass era intenta a pettinare i lunghi capelli biondi mentre si rimirava in una specchiera di foggia antica, il suo volto privo di emozioni non aveva fatto una piega neppure quando aveva avvertito lo stato di agitazione in cui verteva la figlia e aveva continuato a spazzolare i capelli senza neppure voltarsi, il bel volto d'alabastro privo di emozioni.
"dimmelo! Dimmi chi è mio padre! Tu lo devi sapere!" aveva esclamato Melanie incapace di controllarsi, il corpo scosso dai singhiozzi
"mi pare evidente che tuo padre sia Philips Starlight, la somiglianza tra voi è enorme, chiunque se ne renderebbe conto" aveva risposto lei, la spazzola che continuava a muoversi imperterrita, la voce atona.
"se è così perché hai mentito?! Perché non glie lo hai detto?"
"perché lui ti amava più di quando non amasse me" rispose tranquillamente Daphne, neanche ora nella sua voce riuscivo a cogliere alcuna emozione. 
 
Era stato a quel punto che avevo compreso.
Daphne Greengrass non avrebbe mai potuto provare affetto nei confronti di un altra donna. Le altre donne, per lei, non erano altro che nemiche ed io, che ero sua figlia e a lei ero così simile ero forse la minaccia più grande di tutte.
 
"vuole bere qualcosa, signorina Starlight?" domandò dolcemente la preside
"no grazie" risposi io cercando di ricompormi, non volevo la pietà di quelle persone "se non sbaglio c'è un motivo se siamo stati convocati qui"
"Come desidera, signorina Starlight" esordì la preside "per il momento tralascerò il vostro abbigliamento poco consono e la violazione del coprifuoco"
"Fuori dall'orario delle lezioni possiamo vestirci come vogliamo senza essere tenuti ad indossare la divisa" ci tenni a precisare io
"Bene, allora dato che ne è consapevole la prego di ricordare al signor Potter che invece, durante le lezioni, deve vestirsi in modo più appropriato" disse la professoressa McGranitt mentre rivolgeva un occhiata torva a Potter che, me ne resi conto solo in quell'istante, stava indossando la divisa di Serpeverde, istintivamente mi venne da ridere. Sapevo che i membri maschili della squadra di Serpeverde erano riusciti a ricostruire una perfetta divisa per James così da permettergli di mantenere la parola data. Sapevo anche che Albus gli aveva recapitato la suddetta divisa questa mattina ma non credevo che Potter si sarebbe davvero conciato in quella maniera per incontrare la McGranitt!
"James è Caposcuola, di certo conosce il regolamento meglio di me"
"Esatto, Angela, ed è proprio perché conosco bene il regolamento che so che questo prescrive che durante l'orario delle lezioni gli studenti debbano indossare la divisa scolastica ed io sto indossando la divisa scolastica" intervenne James ma, a quanto pareva Ginny non sembrava gradire molto l'arguzia del figlio...
"James Sirius Potter! Smettila di fare il buffone!" Esclamò infatti la donna contrariata
"Ma mamma! Ho perso una scommessa!" Si lamentò lui
"Tutto questo per una stupida scommessa?!"
"Suo figlio aveva scommesso che, durante una partita di Quidditch, essendo io una donna, non sarei mai riuscita a colpirlo con un bolide. Si sbagliava" intervenni io
"James Sirius Potter!" Tuonò Ginny con ancora più foga di prima "non credevo di aver allevato un figlio così idiota e sessista!"
"Dato che non mi pare si tratti di nulla di contrario al regolamento scolastico trovo che sia terapeutico per il signor Potter rispettare quanto pattuito nella scommessa" intervenne pacatamente la preside. Qualcosa nello sguardo di quella donna mi diceva che doveva essere una fervente femminista...
"Non vi è assolutamente nulla di contrario al regolamento, deve solo sfoggiare i colori di Serpeverde per due mesi" dissi io soddisfatta
"Bene, ora sappiamo per quale ragione indosso la divisa di Serpeverde ma non le sembra, professoressa McGranitt, che Melanie abbia dei seri problemi con il decoro?" Intervenne James deciso a mettere nei guai anche me mentre continuava a scrutare di sottecchi mio zio che si stava visibilmente irrigidendo sulla sedia mentre Ron Weasley, a quanto pareva, trovava lo spettacolo piuttosto divertente. Era bello sapere che il destino del mondo magico era nelle mani di Auror capaci come lui.
"Il mio unico problema, Potter, è il fatto che tu sia un porco" dissi io cacciandolo nuovamente nei guai
"Questa volta sono innocente" replicò lui alzando le braccia in alto in segno di resa
"Non fare tanto l'innocentino, sei stato tu a dire a Dominique che dovevo indossare qualcosa di sexy!"
"Io non le ho detto proprio nulla" rispose James ridendo "conoscendola probabilmente voleva solo vedere se sarebbe riuscita a farti indossare quel vestito e, in quel caso, quale sarebbe stata la mia reazione. Ad ogni modo mi devo ricordare di ringraziarla"
"Io l'ammazzo" mormorai tra me me
"Potter, Starlight!" Ci richiamò all'ordine la McGranitt "le vostre infrazioni al regolamento scolastico al momento non sono rilevanti ma se non la pianterete immediatamente sarò costretta a farvi pulire a mani nude i vasi da notte dell'infermeria per un mese, siamo intesi?!"
"Cristallina" dissi io decisa ad evitare la punizione. Sapevo che avevamo cose più importanti di cui discutere ma, allo stesso tempo, il solo pensare a quanto accaduto la sera prima mi atterriva e spaventava profondamente, nonostante ciò feci un respiro profondo e iniziai a raccontare:
"Grazie alla fortuna sfacciata di James ieri Grifondoro è riuscito a battere Serpeverde ed  è per questa ragione che mi sono recata alla Torre di Grifondoro. Avevo fatto una scommessa con James e, confidando nella vittoria della mia casa, avevo perso. Dopo aver pagato pegno ho abbandonato la festa e James mi ha inseguita. È stato allora che abbiamo scorto il ragazzo. Questa volta dovevamo aver mancato l'aggressore di poco perché la pietrificazione non era completa quindi ho provato a sovvertire l'incantesimo ma è stato inutile"
"Avete visto o udito qualcuno allontanarsi dal luogo dell'aggressione?" Domandò Harry Potter ma, a giudicare dal tono con cui aveva posto quella domanda sapeva già quale sarebbe stata la risposta
"Non abbiamo visto nulla inoltre,  dato che Mel sembrava piuttosto scossa ho preferito non lasciarla sola" intervenne James
"Non ero scossa" minimizzai io "l'accaduto mi ha solo colpita un po'"
"Starlight" mi richiamò la preside per invitarmi ad evitare le inutili divagazioni
"Che formula hai usato per cercare di arrestare la pietrificazione?" Chiese ancora il signor Potter
"Finite incantatem, l'ho utilizzata due volte ma non ha prodotto alcun risultato" risposi io
"Potrei sapere il nome della vittima?" Domandai a mia volta dopo un momento di esitazione. Evitare di associare un nome a quel volto sarebbe stato per me molto più semplice ma, allo stesso tempo, sentivo che dovevo sapere.
"Colin Canon" rispose Harry Potter dopo aver a propria volta esitato un attimo
"come?!" esclami confusa prima di riuscire a collegare gli eventi "il figlio di Dennis Canon" dissi poi, la consapevolezza che si faceva lentamente strada dentro di me "stanno attaccando i discendenti di coloro che un tempo erano stati pietrificati?" domandai io, avevo bisogno di risposte, risposte che molto probabilmente neanche gli Auror che mi stavano di fronte erano in grado di darmi "no, è più giusto dire che stanno ricostruendo quanto accaduto nel 1992 dato che, in assenza di un gatto come prima vittima è stato scelto il cane del custode... E poi... La macchina fotografica che era a terra, non apparteneva a Canon, giusto?" domandai ponendo improvvisamente fine alle mie lunghe elucubrazioni mentali.
Ricordavo nitidamente la macchina fotografica abbandonata a terra, era di foggia Babbana ma la cosa davvero strana era il colore: la macchina fotografica era rosa, era come se qualcuno l'avesse posata li unicamente per ricostruire un'immagine, per seguire un copione.
"la macchina fotografica appartiene ad una Nata Babbana di Tassorosso, le era stata trafugata qualche giorno fa" intervenne Ronald Weasley "sei piuttosto in gamba, ragazzina" soggiunse poi
"chiunque documentandosi un po' potrebbe giungere alle mie stesse conclusioni. Ma perché? E perché adesso?" domandai piuttosto perplessa
"i motivi purtroppo crediamo che siano sempre gli stessi in quanto alla scelta del tempo non siamo riusciti a giungere a conclusioni plausibili. Gli unici comuni denominatori che siamo riusciti a trovare oltre i riferimenti a quanto accaduto nel 1992 siete tu e James ed è per questo che ho bisogno che ci aiutiate a capire" rispose il signor Potter, le sue parole erano quelle di un uomo che, memore del proprio passato, non sottovalutava l'intelligenza dei più giovani.
"be' forse anche in questo caso lo scopo era ricostruire quanto accaduto nel '92. In fin dei conti, se non erro, siete stati voi a scoprire Mrs. Purr" ipotizzai io "e poi, in fin dei conti, io sono il perfetto capro espiatorio"
"Melanie..." intervenne Draco ed io lessi il dolore nei suoi occhi, mio zio era ben conscio del fatto che uno dei motivi per cui ero un facile sospetto era il nostro legame di sangue, nel mondo magico infatti i Malfoy erano ben visti.
"È da quando io sono ad Hogwarts che sono iniziati questi attacchi" lo interruppi io, volevo che capisse che, questa volta, non era colpa sua.
"non sappiamo se tra la vostra presenza sui luoghi in cui sono stati rinvenute le vittime e gli attacchi vi sia un vero legame ma d'ora in poi cercate di fare molta attenzione" concluse  Minerva McGranitt.
Non ci fu bisogno di dire altro, era ormai chiaro che la conversazione era giunta al termine e, mentre per la seconda volta nell'arco di poche settimane abbandonavamo l'ufficio della preside, un proposito si faceva già strada nella mia mente: avevo bisogno di consultare dei libri, libri che si trovavano nella sezione proibita...
"tu stai tramando qualcosa" mi sussurrò James all'orecchio
"non so di che cosa tu stia parlando, Potter"
"non sei una brava bugiarda, Starlight e, qualsiasi cosa tu abbia in mente, sappi che ci sto. In questa storia siamo dentro in due"
Per un momento soppesai le parole di Potter, indecisa sul da farsi.
"lo terrò presente" risposi alla fine, non sapevo ancora se fosse il caso di coinvolgere James nei miei piani "ora però devo andare" conclusi mentre mia avviavo in tutta fretta verso il dormitorio di Serpeverde, James e la biblioteca potevano aspettare, ora dovevo fare qualcosa di più importante: dovevo parlare con Amelia Zabini.
 
"mia madre è una sgualdrina" tuonai mentre varcavo la soglia della stanza come una furia,  Amelia era esattamente come l'avevo lasciata: intenta a leggere e, al suono delle mie parole, sollevò a malapena lo sguardo dal libro "quale sublime verità" commentò Amelia
"e io odio quella donna con ogni fibra del mio corpo, pertanto non accomunarmi mai più a Daphne Greengrass" continuai il mio discorso "quella donna è una manipolatrice senza cuore ma è stato tuo padre a decidere di abbandonare la propria famiglia per lei. Io non approvo la loro unione e questo è uno dei motivi per cui ho lasciato l'America" continuai mentre, stanca di essere ignorata, estraevo la bacchetta e la puntavo al petto di Amelia "quindi se vuoi odiarmi per ciò che sono fai pure ma piantala di incolparmi delle decisioni altrui. Siamo intesi?" conclusi il mio discorso
"d'accordo" sibilò Amelia.
Nei suoi occhi leggevo un odio, un odio vero che non era indirizzato al fantasma di mia madre, questa volta era tutto per me.
Che mi odiasse pure se voleva, ora che avevo esorcizzato il fantasma di Daphne Greengrass ero pronta a tutto.  
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Angolo dell'autrice
Salve a tutti! Forse, come avranno notato alcuni di voi, questa settimana sono riuscita a postare ben due capitoli quindi rimando le chiacchiere al secondo capitolo che mi appresto a postare ora!
P.S questa settimana ho aggiornato in anticipo ma non abituatevici troppo
Astrea
  
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