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Autore: Shine_    24/10/2014    10 recensioni
Liam Payne ha ventisei anni, uno studio da dentista nel centro di Brooklyn e una vita molto più complicata di quel che sembrerebbe. Le cose sembrano andare sempre peggio quando, volendo fare un favore ad un amico di vecchia data, assume come stagista un ragazzino arrogante e pieno di sé, con amici altrettanto particolari.
Dal testo:
Si era vestito lentamente, allacciandosi con cura la camicia, mentre pensava all’identità di questo strano ragazzino di quasi diciotto anni che avrebbe passato con lui tutti quei mesi estivi. Sperava solamente di non finire in casini più grandi di lui.
[Ziam; una leggera sfumatura di Lirry in qualche capitolo e punk!Louis che non ci abbandona mai]
Genere: Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harry Styles, Liam Payne, Louis Tomlinson, Zayn Malik
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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You're my end and my beginning

 

« Cause all of me
Loves all of you
Love your curves and all your edges
All your perfect imperfections
Give your all to me
I'll give my all to you.
»

 

Dodicesimo capitolo:

 

Quella notte si era svegliato solamente una volta, non per via degli incubi ma del peso che gli impediva di respirare normalmente, sdraiandosi su un lato e sentendo il ragazzino stringersi a lui, avvolgere una gamba attorno al proprio bacino e tornare a dormire in quella nuova posizione. Non era riuscito nemmeno ad aprire gli occhi, perché il suo calore e il suo respiro contro la pelle gli avevano conciliato nuovamente il sonno, e ricordava solamente di aver tenuto il palmo premuto sulla sua schiena per non farlo allontanare.

Si era svegliato nuovamente parecchie ore dopo, le coperte aggrovigliate tra le gambe e il viso immerso tra i cuscini, quando aveva sentito un venticello leggero sulla schiena, voltandosi e stropicciandosi gli occhi fino ad inquadrare il ragazzino seduto sul davanzale. Teneva una gamba piegata e stretta al petto, il mento poggiato sul ginocchio e una sigaretta stretta tra le dita, la cenere che faceva cadere sul davanzale e lo sguardo perso fuori dalla finestra e sulla strada, sui passanti e sul chiasso della città.

Liam distolse a fatica gli occhi dalla sua figura, controllando la radio sveglia sul comodino, e si coprì lo sbadiglio con la mano, notando come fosse ormai ora di pranzo, erano le undici passate, ed iniziando a stiracchiarsi, allungando le gambe e le braccia con dei grugniti che attirarono l’attenzione del ragazzino.

Tenne la guancia contro il cuscino, le dita a stringere le federa, e gli occhi fissi nei suoi e sul suo corpo, non sapendo come uscire da quel primo momento imbarazzante e vedendolo spegnere il mozzicone della sigaretta e raggiungerlo, sedendosi sui talloni nello spazio libero del materasso. Non sapeva cos’erano diventati, perché anche qualche settimana prima si erano masturbati assieme ma forse questa volta era diversa; o forse era solamente lui a dare troppo valore ad ogni piccolo gesto di quel ragazzo. Era così preso da quel ragionamento da accorgersi solo dopo qualche minuto del sorriso dolce sulle sue labbra e delle sue dita tra i capelli, tutti quei tocchi delicati che dovevano avere un qualche significato per lui, per entrambi o per capire in cosa stessero finendo.

- Ho..- si schiarì la voce quando, ai tentativi di parlare, sentì la voce risuonare in modo roco, e riprese subito dopo con: - Ho detto qualcosa? Mentre dormivo?- vedendolo scuotere la testa e ridacchiare qualcosa sul suo aver dormito come un sasso e averlo quasi trattenuto nel momento in cui si era alzato per fumare una sigaretta.

- Io? Io non volevo farti allontanare?- chiese conferma, indicandosi con l’indice e restando con gli occhi fissi sul profilo del suo viso, cercando di non pensare al calore delle sue mani sull’addome e al suo sdraiarsi sopra di lui e lasciargli piccoli baci lungo la mandibola. - Era solo perché mi tenevi al caldo.- farfugliò una scusa più o meno credibile, allungando il collo e deglutendo nel sentire la sua lingua passare più volte contro la voglia scura.

Arrossì completamente al suo descrivere la scena con frasi come “Ho dovuto darti un pizzicotto per potermi liberare” o “Non volevi farmi allontanare e mi tenevi stretto”, per poi restare immobile mentre lui passava i palmi sull’addome e li faceva scivolare sempre più giù, fermandosi con le punta delle dita oltre l’elastico dei boxer.

Si tirò su con uno scatto, appoggiandosi con la schiena ai cuscini e alla testata del letto, nel vederlo sedersi a cavalcioni su di lui, le dita che aveva spostato sulle cosce, strofinando la pelle ed arricciando il tessuto per risalire sempre più su.

Non stava facendo nulla per bloccarlo, non sapendo nemmeno come uscirne senza rendere quella situazione ulteriormente imbarazzante, ma appoggiò solamente le mani sulle sue, vedendolo pronto a ripetere gli stessi gesti della sera precedente. Aveva una strana teoria su quei generi di cose, vedeva quei momenti in modo diverso a seconda del momento della giornata in cui erano compiuti; era spiegabile quel che era successo la sera prima, quel contatto tra loro due, ma la mattina non poteva permetterlo. Una volta compiuto l’atto cosa sarebbe successo? Avrebbero fatto finta di niente o spiegato quel gesto come un semplice aiuto tra amici?

- Credo sia ora di mangiare qualcosa.- sussurrò, stringendogli le mani e facendogliele sollevare, per poter ottenere un attimo di salvezza. - Io sto morendo di fame, possiamo vedere che è rimasto in frigorifero.- tentennò poi con un sorriso convincente, rafforzando la presa sulle sue mani nel sentirlo strofinarsi contro di lui e sporgersi verso il suo orecchio, gemendo ripetutamente il suo nome ed ottenendo una risposta immediata dal membro del maggiore.

Gli stava lasciando sicuramente dei lividi sui polsi, da come li stava stringendo in quella morsa, ma Zayn non sembrava badarci troppo, si muoveva sopra di lui, faceva strofinare i loro membri assieme, e gli succhiava il lobo dell’orecchio, alternando dei morsi e dei sussurri su quanto fosse piacevole sentirlo così grande. E Liam poteva solamente arrossire, sollevarsi appena con il bacino e seguire quel piacere senza opporsi fin troppo. Perché quel ragazzino, tutti i suoi gesti e le sue attenzioni, erano piacevoli ed era la tentazione a volere di più su cui si stava concentrando e che tentava di bloccare.

Lo sentì staccarsi da lui, dal collo e dal segno che doveva avergli lasciato, e incrociò i suoi occhi scuri, vedendo le sue labbra schiudersi per pronunciare quel che lo lasciò con le guance in fiamme e gli occhi sbarrati.

- Ho pensato a quel che ti ho detto ieri sera, su Louis e sul fatto che dovresti riprenderlo.- gli aveva detto infatti, fermando quei movimenti e arricciando gli angoli delle labbra in un sorrisino malizioso. - Se non prendi lui, avrai bisogno di qualcuno. Posso accettare io, ma non lamentarti se non mi troverai alla scrivania. Perché sarò sempre sotto la tua, con la bocca impegnata a lavorare questa delizia.- finendo quel discorso con la mano che, dopo aver liberato dalla presa del maggiore, aveva appoggiato sul fronte dei boxer e premuto fino a ricevere il gemito roco di risposta.

Non riuscì ad impedire nient’altro, non con quell’improvviso desiderio che gli scorreva sotto le vene, con Zayn che gli abbassava il tessuto e lasciava il membro libero di svettare contro il proprio addome, con quei suoi occhi famelici e fissi sulla cappella bagnata, con la sua mano che si era stretta alla base e quell’improvviso calore che l’aveva avvolto, costringendolo a chiudere gli occhi e afferrare le ciocche di capelli neri, come se fossero l’unica cosa capace di salvarlo dal precipizio.

I momenti successivi erano solo un insieme di gemiti, imprecazioni, Zayn, le pareti della sua gola che si stringevano e la sua bocca che scorreva facilmente sul membro bagnato dalla saliva e dal liquido preseminale. Furono tutto un insieme di fattori che lo portarono a raggiungere l’orgasmo dopo nemmeno dieci minuti, il respiro affannato e la fronte imperlata di sudore, mentre il ragazzino si preoccupava di non perdere nemmeno una goccia di sperma.

Non riuscì ad esprimere un pensiero coerente per altrettanto tempo, Zayn stava risalendo lentamente con quei piccoli baci e lui cercava di recuperare il respiro e la sanità mentale, mentre teneva ancora una mano tra i suoi capelli e l’altra sulla sua schiena. Lo lasciò premere le labbra contro le proprie, annuendo al suo invito ad alzarsi dal letto e andare a mangiare qualcosa, per poi arrossire a quel chiedergli di mostrargli la lingua e “Son sicuro di non averla mangiata”.

Si erano quindi spostati in cucina, Liam aveva insistito per ordinare qualcosa ma Zayn era stato irremovibile, decidendo di preparare due sandwich e mostrargli ancora una volta quanto fosse bravo ad ottenere del cibo commestibile da quel che restava nel frigorifero. Non era riuscito ad obbiettare il maggiore, la testa era rimasta ancora a quel che era appena successo e riusciva solamente ad annuire e farfugliare qualche risposta confusa.

Solo alle tre di pomeriggio, dopo aver perso più di una partita alla Fifa, riuscì a rilassarsi ed ignorare tutti quei pensieri ad ogni movimento del più piccolo; aveva imparato quasi a memoria ogni suo tic nervoso, ogni minimo scatto del suo corpo ad ogni tiro andato male o ogni esultazione ad ogni goal. Nonostante certe volte non riuscisse ad etichettare quel suo ricercare il proprio sguardo, come se cercasse una qualche approvazione o molto altro, cose che Liam ancora non riusciva a capire.

C’era una domanda che gli vorticava nella testa dalla sera precedente - o forse da molto prima -, ma non sapeva se l’avesse poi scambiato per un ficcanaso ed un curioso, quella era l’ultima delle sue intenzioni. Era sempre preso in quello strano combattimento, muovendo le dita sul joystick senza impegnarsi, e Zayn stava vincendo con così tanto vantaggio da non esultare più ad ogni punto; sembrava avesse capito anche lui come il maggiore non fosse più presente, la testa persa chissà dove, ma non faceva domande e continuava a far muovere il suo giocatore su e giù lungo il campo, senza una vera meta.

- Zayn?- sussurrò il suo nome dopo qualche minuto, un tono di voce sottile per non rompere quella strana atmosfera. Strinse le dita attorno al joystick, quando percepì il suo sguardo interrogativo, e prese tutto il tempo per continuare e chiedere: - Tua madre.. vuoi parlarne?-

Quando sentì calare il silenzio, il solo rumore del respiro che il diciassettenne aveva trattenuto per qualche secondo, iniziò a mordere la pelle dell’interno delle guance, cercando di scaricare il nervosismo e non pensare troppo a quel che poteva aver rovinato ogni cosa.

Fu con grande sorpresa che lo sentì chiedere: - Cosa vuoi sapere di lei?-, voltandosi con il busto e tenendo il joystick in grembo, stringendosi nelle spalle e farfugliando un veloce: - Tutto quello che vuoi, io ti ho parlato di quel che è successo a me.. non sei obbligato, ma posso ricambiare il favore e..-

Venne preso in contropiede dal suo borbottare che non si trattava di alcun favore, che non era obbligato ad ascoltare e non aveva alcun debito con lui, che l’avrebbe ascoltato altre mille volte e che gli aveva fatto solo piacere ascoltare la sua storia e vederlo aprirsi.

Bisbigliò solamente il suo nome, riuscendo ad attirare nuovamente la sua attenzione e il suo sguardo, cercando di rivolgergli un sorriso incoraggiante e sussurrare: - Non era quello che intendevo, ma se vuoi parlarne.. o sfogarti, io sono qui.-, riprendendo in mano il joystick e concentrandosi sul gioco, riuscendo a recuperare alcuni punti mentre percepiva il ragazzo immobile accanto a lui.

Mise in pausa il gioco nel sentirlo muoversi sul divano per essere più comodo, annuì al suo “Posso parlarti di tutto? e bisbigliò di rimando qualcosa sul fatto che potesse fidarsi di lui e che l’avrebbe ascoltato ed aiutato, nel caso in cui ce ne sarebbe stato bisogno.

- Son già passati quattro o cinque anni.- lo ascoltò dire con un filo di voce, allungando un braccio per appoggiare una mano sulla sua, riuscendo a liberare le sue dita dalla presa sui jeans. - Morta di parto, c’è stata un’emorragia.. e dicevano che era una cosa piuttosto comune, l’ho sentito mentre lo dicevano a papà.-

- E quanti anni avevi?- cercò di cambiare in un certo senso la traiettoria del suo pensiero, stringendogli appena la mano nel vedere i suoi occhi inumidirsi. - Dieci o undici, giusto?- continuò, rispondendosi da solo e guardandolo mentre annuiva solamente, schiarendosi la voce per poi aggiungere: - Ho odiato mia sorella per tutta quella mattina, perché mi aveva portato via la mamma ed era colpa sua.-

Spostò un braccio attorno alle sue spalle, non riuscendo a sopportare il tremolio del suo corpo, e passò le dita tra il suo ciuffo di capelli neri, che sembrava aver perso vitalità con lui e stava contro la sua fronte, premendo poi le labbra contro la sua tempia e sentendolo continuare la storia con voce un poco più sicura.

- Non ho mai visto papà così arrabbiato, è stata la prima volta che ha perso davvero la pazienza con me. Non ha mai alzato le mani, mai nemmeno una volta. Ma quel giorno gli ho gridato che quel mostro non lo volevo e lui mi ha tirato uno schiaffo, mi ha detto che non dovevo più permettermi di pensare certe cose di mia sorella.- Annuì, non sapendo come o cosa dire per cercarlo di farlo stare meglio o non rendere fin troppo doloroso quel tuffo nel passato, e poi restò sorpreso nel vederlo sorridere con gli occhi lucidi e sussurrare: - Quando me l’hanno data tra le braccia.. era la creatura più fragile che avessi mai visto. Ho deciso che l’avrei protetta da tutto e tutti, che non le sarebbe successo nulla di grave.-

Lo lasciò andare, vedendolo allontanarsi dal proprio fianco e frugare nelle tasche dei pantaloni, sorridendo nel vedere lo schermo del cellulare del ragazzino, sullo sfondo una foto raffigurante lui e una bambina con i suoi stessi lineamenti, per poi annuire al suo: - Si chiama Safaa ed è la mia sorellina.-

- Ti somiglia tanto.- bisbigliò dopo qualche minuto, perdendosi ad osservare i loro sorrisi felici e trovandosi a sorridere a sua volta. - Siete molto carini, una bella famiglia.- farfugliò, sentendo un improvviso groppo in gola al suo “Come te ed Aileen”, groppo che cercò di deglutire ma si trovò a fissare i suoi occhi nocciola, delle sfumature quasi verdastre per via della luce, e grugnì appena nel sentirsi chiamare per nome.

Si arrese dopo pochi minuti, non riuscendo più a combattere il suo sguardo, e lo ascoltò in silenzio mentre sussurrava: - Quel che volevo dirti la volta scorsa.. in tutto questo schifo, tra tutte queste cose brutte ed orrende, c’è sempre qualcosa per cui vale la pena, qualcuno per cui valga la pena lottare o essere forti. Io mi sveglio ogni mattina, porto Safaa a scuola e prego Allah perché protegga me e la mia famiglia. Tu.. hai Aileen, Liam. E lei ti dà forza ogni giorno, con ogni sorriso.. non è così?-

Mosse velocemente la testa in un cenno, non fidandosi delle parole, e incise i denti sul labbro inferiore per trattenere le lacrime, cercando di calmarsi con quelle leggere carezze contro la guancia.

- So che è difficile e che ci son giorni in cui vorresti buttarti a terra, dire a tutti di lasciarti in pace e pensare solo a come stai male. E in quei momenti devi guardare Aileen e pensare a come cazzo la stai crescendo bene, al fatto che stai facendo tutto da solo e..-

- Ci son giorni in cui..- bisbigliò, interrompendolo ed ottenendo tutta la sua attenzione. -.. mi sembra di soffocare o affogare, non riesco a respirare. Ed è orrendo, quello è orrendo. Perché più sto male e più penso a cosa potrebbe succedere se Aileen mi vedesse. Cosa dovrei dirle? Che sono il motivo per cui sua madre non..- Si portò una mano alla guancia, tenendo gli occhi fissi in quelli del moro che sibilò: - Non dirlo mai più.-

- E non pensarlo mai più.- lo sentì aggiungere con foga, massaggiandosi la parte colpita ed osservandolo mentre continuava a dire: - Devi toglierti quella parola dalla testa e dalla bocca, devi smetterla di pensare al passato con quest’idea. Non guardare a quello che è successo, ma a quello che stai facendo. Guarda quanto amore stai dando a quella bambina, guarda come la stai crescendo bene e come ti stai impegnando per non farle mancare nulla. Tu sei meraviglioso, Lee. Riesci ad illuminare tutta una stanza con un sorriso e vogliono averti tutti attorno.-

Sentì il calore salire sempre più sulle guance, trovandosi a fissare il tavolino pur di non mostrare l’imbarazzo, e si lasciò sfuggire in un sussurro: - Quello sei tu.-, per poi andare a fuoco al suo ripetere: - Io? Pensi quelle cose di me? Che illumino una stanza?- ed insistere con un malizioso: - Vuoi avermi attorno? Ti piace avermi attorno?- a cui rispose con un’alzata di spalle e un flebile: - Solo qualche volta, non sempre.-

Restarono in silenzio per qualche altro minuto, entrambi concentrati nei loro pensieri, e poi Liam si lasciò attirare tra le braccia del più piccolo e contro il suo petto, chiudendo gli occhi e ascoltandolo sussurrare: - Vedrai che andrà meglio, ma tu devi impegnarti.. ed aprirti, non tenere tutto dentro.-, una voce fin troppo dolce e le sue dita tra i capelli.

- Mi sembra ridicolo.- borbottò dopo cinque minuti, sentendo la sua voce confusa mentre gli chiedeva il motivo di quell’affermazione. - Mi lascio dare lezioni di vita da un bambino.- spiegò con fare ovvio, restando stretto a lui e appoggiando un braccio sul suo stomaco, le dita che stringeva sulla maglia e sul suo fianco.

Grugnì al suo ribattere: - Non sempre l’età è sinonimo di saggezza, ma l’esperienza lo è.-, trattenendo la risata per non dargli alcuna soddisfazione, ma gli lasciò un bacio a fior di labbra, quando si sollevò appena con il viso da quella posizione sicura.

E gli sembrò, per la prima volta in vita sua - dopo certi momenti con Kaylyn, ovviamente -, di non aver bisogno di ulteriori parole, Zayn gli sorrideva, come se fosse stato in grado di leggergli dentro e aver capito i suoi ringraziamenti.

Non riuscì a trattenere la risata allegra, vedendolo spingere il joystick contro il proprio stomaco e borbottare: - E ora impegnati, voglio farti il culo.-, per poi dargli una gomitata al suo bisbigliare: - Magari poi ci spostiamo nel letto e mi faccio davvero il tuo culo.-

 

 

- Non era valido, Lee.- continuava a borbottare il moretto, seguendolo come un cagnolino mentre si dirigeva verso la cucina. - Mi hai distratto, non è giusto!- lo sentì esclamare per cercare di attirare l’attenzione, sbattendo persino i piedi e tenendo le braccia incrociate, il joystick stretto in una mano e il broncio sulle labbra.

Liam si strinse solamente nelle spalle con un sorrisino, prendendo una birra fresca dal frigorifero ed aprendola, vedendolo rifiutare una bevanda con quel suo cipiglio offeso, per poi ribattere: - Tutto è valido nel wrestling, mio caro.- e berne un sorso con gli occhi fissi su di lui.

- Non è vero, Lee!- lo sentì insistere nuovamente, intravedendo la sua figura avvicinarsi sempre di più ed arrestarsi di colpo a qualche metro da lui, seguendo i suoi occhi e iniziando a tossire nel ricordarsi di aver dimenticato di nascondere quella piccola cosa.

Sentì le guance diventare bollenti, concentrando le proprie attenzioni sulla bottiglia di birra e sulla sua etichetta, tenendo un orecchio teso per ascoltare tutti i suoi movimenti e possibili commenti, dal versetto sorpreso alla realizzazione e: - Hai comprato uno skateboard per Aileen?-

Negò immediatamente, vedendolo voltarsi ed indicargliela per ripetere con fare ovvio: - Quello è uno skate, Liam.-, costringendolo a sussurrare: - So cos’è, ma non è per lei. Non salirà mai più su quella roba, non fin quando non sarà maggiorenne e..-

Restò in silenzio al suo chiedere ulteriori spiegazioni - “Per chi l’hai comprata, se non è per lei?” - e sentì il fiato mozzarsi nel trovarsi quel ragazzino addosso, le braccia attorno al proprio collo e tutto il peso del suo corpo che doveva sostenere, se non voleva trovarsi a terra.

L’aveva sentito esclamare parole strane, forse nemmeno nella loro lingua, ed era riuscito a captare solamente il solito “Sei il migliore, Payne!”, per poi arrendersi ed appoggiare la birra sul bancone, avvolgendo le braccia attorno alla sua vita snella e tenendolo stretto a sé.

Era assurdo, incredibile e spaventoso come, in quel preciso istante, si stesse sentendo così felice; la risata di quel ragazzino nelle orecchie, il suo calore contro e tutta quella luce che penetrava dai pezzi del muro decadente, mostrandogli un’uscita da tutto quel buio.

Non ci pensò troppo, quando propose: - Perché non andiamo a provarlo?-, e tutti quei baci e quei gridolini euforici furono la conferma del suo aver scelto in modo giusto, insistendo con: - Certo che sono serio, siamo rimasti in casa per troppo tempo.-

E dopo un’oretta si trovavano di fronte a quella strana struttura dentro a Central park, c’erano rampe e quella che assomigliava ad una forma di un lago - quelle curvature strane e quell’aria fin troppo pericolosa -, mentre lui aveva deciso di star seduto sul bordo, le gambe a penzoloni e lo sguardo fisso sulle strane acrobazie del più piccolo.

Lo osservò quando, con una mossa fin troppo strana e pericolosa, riuscì a mettersi con lo skate al proprio fianco, restando in silenzio mentre si sedeva e appoggiava la guancia contro la propria spalla, sospirando e dandogli delle pacche contro la coscia.

- La mia prima tavola me l’ha regalata mamma.- lo sentì dire all’improvviso, lanciandogli una veloce occhiata e vedendolo con gli occhi chiusi e il viso sollevato per prendere l’ultima luce della giornata. - Avevo quasi l’età di Aileen, son caduto così tante volte e lei era sempre lì a tirarmi in piedi e dirmi che, se era la cosa che amavo davvero, dovevo lottare.- Avvolse un braccio attorno alle sue spalle, appoggiando il mento sul suo capo e restò in silenzio mentre lui continuava a parlare di quello sport, di come fosse scomparso e poi ritornato, di quanto fosse bravo e avesse ricevuto più di un complimento e di una promessa.

- Sono stato quasi arrestato, sai? Stavo partecipando ad una gara in mezzo alla strada, forse facevamo fin troppi casini e ci siamo trovati davanti la polizia. Son riuscito a sgusciare via all’ultimo, ma papà l’ha scoperto e mi ha messo in punizione. Almeno non gli ho fatto pagare nulla e ho la fedina penale pulita.-

Scoppiò a ridere, scuotendo velocemente il capo, e borbottò: - Spero Aileen non mi faccia mai spaventare in quel modo. Non voglio vederla seguire le tue orme e trasformarsi in una teppistella. Non me la corrompere.-, vedendolo arrossire appena e farfugliare di non essere un teppista, difendendosi con qualcosa di molto simile a “Però son intelligente, potrebbe diventare una ragazza intelligente come me.”

Fu Zayn a rompere il silenzio, ritornando sull’argomento precedente e sussurrando: - Il mio sogno è andare in California e vincere la Maloof, poi partecipare anche ai mondiali e diventare il più forte.-, diventando successivamente serio mentre bisbigliava: - In fin dei conti non c’è nulla che mi trattiene qui. Papà e Safaa mi seguirebbero, non ho amici veri.. solo Louis, ma me lo porterei dietro.. non ho altro, giusto?-

Aggrottò la fronte nel sentire quell’ultima frase, quel suo cercare quasi una conferma o una smentita in lui, e gli chiese in un sussurro: - Quello è il tuo sogno?-, vedendolo annuire e farfugliare: - Da quando mamma è morta, mi son promesso che avrei vinto per lei e per tutto quello che mi ha insegnato.-

Non aggiunse altro, preferendo restare in silenzio e tenere stretto il ragazzino al proprio fianco, come se volesse godere ancora un poco della sua presenza, per poi staccarsi e poggiare le mani sulle sue spalle, vedendolo strofinare le maniche della giacca di pelle contro le palpebre.

- Zayn.- sussurrò il suo nome con un sorriso dolce, facendogli sollevare il viso con l’indice sotto il suo mento, e affermò con sicurezza e serietà: - Quella coppa sta aspettando solo te, è tua e devi andare a prendertela. Non smettere mai di seguire il tuo sogno.-

Non riuscì a resistere a quel suo continuo annuire, come se stesse ripetendo quelle parole come un mantra, ed allargò le braccia, sussurrando: - Vieni qui, piccolo.-, premendo le labbra tra i suoi capelli e aggiungendo con un filo di voce: - Non aver paura, ci riuscirai. E diventerai quel che hai sempre sognato, perché ci son tante persone che credono in te e ti sostengono.-

Continuò a tenerlo stretto, sentendo le sue ciglia bagnate a contatto con il proprio collo, e si dondolò appena con il busto nel sentire i rumori di un pianto più o meno silenzioso, ricordandosi di come si fosse sempre nascosto nelle precedenti occasioni, di come non gli piacesse farsi vedere in quel momento di debolezza.

Solo dopo dieci minuti lo sentì parlare di nuovo, la voce roca per via del pianto e così intrisa di emozioni mentre bisbigliava: - Mi piace.. il tramonto. Mi piace tanto guardarlo con te.-, facendolo arrossire e sorridere assieme, tenendo le dita tra i suoi capelli e premendo le labbra contro le sue.

Possiamo farlo diventare una cosa solo nostra.

Lo tenne per sé quell’ultimo pensiero, ma, da come Zayn gli stava sorridendo e stringendo la mano, sapeva di essere stato fin troppo chiaro con un semplice sguardo.

 

 

 

Avevano deciso di fermarsi da Domino’s, prima di rientrare all’appartamento, e avevano ordinato una pizza enorme per ciascuno - al salame piccante per Zayn e ai peperoni per Liam -, tutto quel formaggio che strabordava ovunque e loro fin troppo affamati per notare le occhiate curiose degli altri clienti, a causa delle loro risatine euforiche e delle battutine maliziose del più piccolo.

Non riusciva a capire come, in una giornata o poco più, fossero riusciti a legare in quel modo, arrivando persino a scherzare su argomenti delicati riguardanti l’ambito del sesso, ma non voleva rovinare quella piccola bolla in cui si erano chiusi, preferendo continuare a punzecchiare il più piccolo fino a farlo arrossire.

Al contrario di quel che pensava, Zayn, era una persona con una certa cultura e una buona dose d’intelligenza, con quel pizzico di malizia a renderlo speciale, diverso da tutti gli altri ragazzi con cui aveva avuto a che fare; oltre ad essere di una bellezza rara, che rendeva ancora più difficile il cercare di opporsi al suo fascino.

Stavano passeggiando per le vie di Manhattan, le loro mani si sfioravano per quel camminare fianco a fianco, e si stavano dirigendo verso la metropolitana, allungando la strada per godere di quell’atmosfera di inizio estate: il venticello fresco, tutte quelle luci della città, i viali alberati.

Restò in silenzio, quando il cellulare di Zayn iniziò a suonare, e ascoltò attentamente la conversazione con quello che doveva essere il padre, come si stava arrampicando sugli specchi nel cercare di convincerlo di aver dormito da Louis e di poter chiedere a quello che avrebbe confermato. Fu la prima cosa che gli chiese, nel momento in cui riagganciò la chiamata, quel “Vuoi fermarti anche stanotte?” che non era riuscito a trattenere, nonostante si fosse morso la lingua per non far scappare quelle parole. Gli sembrò di aver trattenuto il fiato per troppo tempo, rilasciandolo solo quando vide il suo cenno d’assenso, la testa che teneva bassa per non mostrargli il sorriso felice e le guance rosate.

Rientrarono nell’appartamento quasi due ore dopo, avevano preso un giro fin troppo largo e avevano quasi percorso tutto il perimetro del parco, e rivolse un cenno veloce alla vicina di casa, la signora Hall era stata sicuramente attirata dalla risata fragorosa del moretto, stringendo una mano attorno al braccio del minore per trascinarlo il più velocemente possibile al riparo da ulteriori occhiate indiscrete.

Non ci pensò molto quella sera, quando si spogliò di fronte ad uno Zayn improvvisamente intimidito, e non lo fece nemmeno quando, dopo essersi spogliato a sua volta, se lo trovò tra le braccia con il viso nascosto tra il collo e la spalla, le gambe tra le proprie e il respiro regolare dopo pochi minuti.

Si stava abituando a tutto quello: ad averlo nel letto, a sentire il suo calore contro la propria pelle e alle sue dita che sembravano stringerlo sempre di più. Ad incidere quasi nella pelle, a chiedergli di restare o a farsi trattenere.

 

Promettiamoci questa cosa, Leeyum. Qualunque cosa accada, ovunque noi saremo, non ci dimenticheremo e continueremo a volerci bene. Promettilo.”

Cosa vuoi che accada, Lyn? Essere mamma ti rende paranoica.”

Prometti, Liam.”

E va bene! Prometto, contenta? In ogni caso voglio troppo bene a te e a tua figlia per dimenticarmi di voi.”

Poi lei aveva spostato appena il viso, aveva distolto l’attenzione dalla strada e gli aveva rivolto quel solito sorrisino felice, erano scoppiati a ridere assieme e lui era troppo - fin troppo - ubriaco. Ma ricordava benissimo quella luce improvvisa, il rumore di un clacson e le sirene di un’ambulanza. Una stanza di ospedale bianca, il corpo della sua migliore amica di fronte e poi solo.. - Liam!-

Spalancò gli occhi di colpo, sentendosi scuotere per un braccio, e si mise velocemente seduto, lasciandosi attirare contro il corpo del più piccolo e accorgendosi solo in quel momento di star tremando per via del solito incubo. Era sempre così reale e spaventoso, odiava tutto quello e restava sempre senza forze dopo averlo sognato.

Solo dopo altri cinque minuti riuscì a sentire il contatto della pelle di Zayn, il suo calore e il suo continuo ripetere: - Ci sono io ora, Lee. Ti tengo io, non avere paura.-

 

 

 

 

Angolo Shine:

Chiedo infinitamente scusa per il ritardo nell’aggiornamento, ma non sono stata bene e non ho proprio avuto tempo/voglia di accendere il computer. (Dopodiché son stata super impegnata in questi giorni che assomigliavano tanto ad un incubo.)

Però son tornata con questo capitolo, tantissimo Ziam e tantissime scuse.

Se tutto va per il meglio ad Halloween (venerdì 31 ottobre) avrete il nuovo capitolo, se va male avrete una one - shot di più di 33k. Sarete soddisfatte/i in entrambi i casi, spero.

Io cerco sempre di scrivere, nei momenti liberi, ma questa settimana è stata un’impresa assurda e faticosa. Quindi perdonatemi per i possibili ritardi.

Grazie infinite a tutti e alle bellissime recensioni,

a venerdì, si spera.

   
 
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