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Autore: Destyno    24/10/2014    1 recensioni
Come avrete sicuramente intuito, questo è un remake de "La Caduta di Aetheria".
Perché? Semplice.
Mi sono accorto che i miei personaggi facevano schifo, il titolo non aveva senso e i capitoli mi hanno provocato il vomito dopo averli riletti.
Spero che questa sia un po' meglio XD
La trama è più o meno la stessa di prima: Michael è un ragazzo più o meno normale, che vive ad Aetheria, mondo magico dove due forze, il Creatore e la Tenebra, si combattono da millenni.
La Tenebra venne sigillata molti anni prima della nascita del nostro protagonista, ma il sigillo sembra stia per cedere.
Michael si scoprirà Custode del Tempo, uno dei Sette Elementi che sigillarono la Tenebra dentro l' Accademia che Michael frequenta, dove i giovani cittadini di Ten'nazil, la capitale, imparano la magia degli Elementi.
Assieme agli altri Custodi, dovrà lottare duramente per non farsi sottomettere dalla Tenebra.
Spero che sia meglio della prima versione ;)
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo I: L’ Accademia
 
Inutile.
È fottutamente inutile tentare di dormire.
 
Se non fosse perché domani è il giorno, sarei da chissà quanto tempo nel regno dei sogni.
Sospiro, e mi alzo dal letto, scacciando le coperte con un gesto stizzito.
 
Esco dalla mia camera e gironzolo un po’ per casa, nel pieno della notte - il più silenziosamente possibile, altrimenti non ci arrivo a domani -, per poi uscire fuori, in giardino, sotto il chiarore delle stelle.
 
Ho sempre amato la notte, fin da quando ho memoria.
Di notte è tutto così calmo, così silenzioso … Mi sembra di essere in un altro mondo.
 
Solamente una delle quattro Lune che solcano i cieli di Aetheria è visibile. È Nevya.
 
Un momento.
 
Se è visibile solo Nevya, vuol dire che Shei, Maven e Toriga sono già tramontate …
E se sono già tramontate, vuol dire che l’alba è vicina …
 
E mia madre si alza sempre prima dell’alba, per andare al lavoro, dall’altra parte del fiume Àndoria …
 
E se mia madre non mi trova nel mio letto quando è alzata …
 
«MICHAAAAEEEEEEL!!!!»
 
Sono fottuto.
 
 
 
«Michael, sei un irresponsabile! Uscire di notte in quel modo, ma ti rendi conto? E se ti avessero rapito? E se …»
«Ehm, mamma …»
«NON VOGLIO SENTIRE SCUSE!» urla mia madre, interrompendomi.
In quel momento, un rumore di passi strascicati arriva dal corridoio - ovviamente mi sta sgridando in cucina, mica fuori in giardino …
«Tesoro …» mio padre appare come un miraggio di salvezza.
«NEMMENO DA TE!» grida mamma, voltandosi verso di lui.
«Anch’ io ti amo tanto, cara …» ironizza lui, abbracciandola da dietro e baciandola sul collo, facendola arrossire.
Sbuffo.
I miei sono sposati da quasi quindici anni e ancora si comportano come dei ragazzini alle prese con la prima cotta …
Certo, da un lato è scocciante (per non dire imbarazzante), ma dall’ altro mi sento fortunato ad avere dei genitori che si amano così tanto anche dopo molti anni …
«Ehm, scusate, ma non ci tengo molto a vedere la parte vietata ai minori …» dico sarcastico, facendoli arrossire entrambi.
«Uhm, sì, giusto. Vabbe’, a questo punto andiamo a fare colazione …» propone mio padre, con il volto purpureo che fa a pugni con il bianco dei suoi capelli.
 
Già, bianchi.
 
Mio padre è un Sem’par, una specie di mutazione della razza umana, che non possiede il dono della magia, propria di tutta la popolazione di Aetheria, sostituita da una spiccata intelligenza e una memoria fotografica, che ha spinto mio padre ad essere uno dei tanti Bibliotecari, che si occupano della manutenzione della Biblioteca, la più grande concentrazione del sapere della Regione Occidentale di Aetheria, probabilmente la più grande di tutto il nostro mondo.
 
Mia madre è invece un’Umana, come testimonia Calypso, la Yer che la segue, suo Famiglio.
Cos’è uno Yer? È … insomma, una specie di lucertola gigante con le scaglie, in parole povere. Il colore delle squame varia da esemplare a esemplare, ma il colore più comune è il verde.
Ogni Umano ha un proprio Famiglio, che è parte integrante dell’ anima dell’Umano stesso.
Secondo una leggenda, questo dono non fu una decisione del Creatore, ma più di questo non si sa …
 
«A che pensi, Michael?» mi chiede mia madre, preparandomi un toast.
«Mh, nulla … pensavo a Calypso …»
Lei mi fa un sorriso dolce e al tempo stesso triste, dandomi un bacio sui capelli.
«Tranquillo, tesoro. Arriverà il Momento anche per te.» mi sussurra, e io capisco che ci crede sul serio, a quello che dice.
Peccato che io ho perso la speranza molto tempo fa.
 
 
 
Dire che sono agitato è un eufemismo bello e buono.
Tra poco meno di un’ ora le porte dell’ Accademia degli Elementi di Ten’nazil, la capitale del nostro mondo, si apriranno, e io dovrò dire addio ai miei genitori per ben otto mesi.
Dubito fortemente di potercela fare, ma devo.
Il mio sguardo vaga, quasi per caso, sull’ enorme edificio che è l’ Accademia.
 
Grazie alle informazioni che mi ha passato mia madre, so che è divisa in tre sezioni: Sapienza, Combattimento e Guarigione.
 
Ogni Elemento ha infatti questi tre diversi usi: ad esempio, un Sapiente della Luce può usare la Luce per scrivere nell’ aria … è l’unico esempio che mi viene in mente, dato che i Sapienti di questo elemento sono rari ad Aetheria, visto che la Luce è più orientata verso la Guarigione.
 
Si dice che si viene assegnati ad una data sezione in base all’indole, ma tra le chiacchiere di corridoio c’ è anche la prova contro un drago, e dubito fortemente che ci faranno combattere contro una creatura quasi estinta solo per decidere se devi fare il guaritore, il soldato o il ricercatore.
 
Poi, oltre alla sezione, viene scelto anche l’ Elemento, tra i Sette che esistono in natura: Aria, Acqua, Fuoco, Terra, Luce, Ombra e Tempo.
Io, in realtà, spero solamente di non essere assegnato alla sezione Combattimento, così come i miei genitori. Per il resto, va bene tutto.
Tutti e tre speriamo che io non sia costretto a fare il soldato, a combattere oltre il Confine.
Ebbene sì, siamo in guerra.
 
Una guerra che non tocca tutte le città, è vero.
È una guerra relegata alla parte nord - est del regno, poco oltre la catena dell’Azdur, ma è comunque una guerra, e sempre più spesso si vedono genitori in lacrime, che devono lasciare che i ragazzi vadano a combattere i Demoni.
E la scena è ancora più dolorosa quando sono i Demoni a dover combattere la loro stessa razza.
 
Non riesco a comprendere la politica dell’ Imperatore Etereo. Perché combattere contro membri di una razza che non ha voluto sottomettersi?
Cosa più importante, perché dovrei combatterli io?
Cosa hanno fatto i Demoni a me?
Sono così perso nei miei pensieri che non mi accorgo del corvo che mi sta beccando la spalla.
«Linnaeus! Linnaeus, smettila di dare fastidio alla gente!» grida una ragazza alta - troppo  alta, per essere del primo anno - vestita completamente di nero, così come i suoi capelli.
Ma il particolare che mi colpisce di più sono gli occhi.
La ragazza - la giovane donna, mi correggo - è indubbiamente umana, ma allora perché …?
Ha gli occhi dorati, truccati solo leggermente di nero, occhi che sono prerogativa dei Sem’par.
Che sia … come me?
Sono così scioccato che a malapena mi accorgo che lei mi sta parlando.
«Devi scusarlo, Linnaeus è un idiota che non ascolta mai quando parlo.» dice la ragazza, per poi accorgersi dei miei capelli.
«Sei un Sem’par?» chiede, con una leggera nota di astio nella voce.
«Solo per metà.» biascico a fatica.
E a quelle parole si rilassa.
«Oh! Scusa, credevo … nulla. Io sono Vyola, tu?»
«Michael. Sei anche tu …?» lascio in sospeso la domanda, ma Vyola sembra capire.
«Già. Metà Sem’par, metà umana. Sono contenta di aver trovato un mezzosangue come me.»
A quella parola sussulto.
 
"Mezzo sangue! Mezzo sangue!"
 
Scuoto forte la testa, per scacciare i ricordi.
«Ho detto qualcosa che non va?» chiede Vyola, confusa.
«No … nulla d’importante. Come mai sei qui?» chiedo, tentando di cambiare argomento.
Vyola alza un sopracciglio, divertita.
«Che c’ è, non posso andare a scuola?» ride.
Rido anch’ io.
«Riformulo. Come mai sei qui, a parlare con un primino? Sei più grande di me, a quanto vedo.»
«Non dovrei? Stare qui a parlare con te, intendo.»
«Non dico questo, solo che raramente mi è capitato di incontrare ragazzi più grandi che non mi prendessero in giro per come sono.»
«Non sono mai stata come gli altri, sai? E non ho mai voluto esserlo.»
L’apertura dei cancelli mi toglie l’opportunità di replicare. Vyola si gira verso di essi, poi tira fuori un foglietto, e schiocca le dita, sussurrando qualcosa nella lingua della magia.
Dopodiché me lo porge.
Al mio sguardo confuso, Vyola ride e Linnaeus gracchia, entrambi divertiti.
«È il numero della mia stanza. Bussa due volte in rapida successione, se ti va di fare una chiacchierata!» mi spiega, per poi girarsi e dirigersi verso l’ Accademia.
«Ciao, Michael!» dice, facendo “ciao” con la mano.
Linnaeus gracchia, poi si leva dalla mia spalla - c’è stato per tutto questo tempo e io non me ne sono accorto? - e si libra in volo verso Vyola.
«Ciao …»
Butto un’ occhiata al foglietto.
 
Con inchiostro nero - come diavolo ha fatto senza una penna?!? - , sul foglio ci sono scritte sei parole:
 
3° Piano
Camera 463
Sezione C.
 
 Poi, a passo lento, mi unisco alla fiumana di gente che si dirige verso le porte dell’ Accademia.
   
 
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