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Autore: Serpentina    27/10/2014    7 recensioni
Dopo quattro anni Faith Irving e Franz Weil hanno preso strade diverse, professionalmente. Il loro amore, al contrario, è più solido che mai, tanto che, sulla scia degli amici che hanno già messo su famiglia, o ci stanno provando, decidono di compiere un grande passo: sperimentare la convivenza. I due piccioncini sono convinti che l'esperienza rafforzerà ulteriormente il rapporto, che, invece, verrà messo a dura prova da un "terremoto" che rischierà di farlo naufragare definitivamente.
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'United Kingdom of Faith'
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Punto di svolta, ragazzuole! Faith troverà il coraggio di dare la grande notizia a Franz? Come la prenderà l’anti-romantico Weil? Ci saranno progressi nel rapporto delle due “coppie complicate” (Keith/Connie e Adam/Monica)?
Non ringrazio i lettori silenziosi ogni capitolo, ma sappiate che siete sempre nel mio cuore. Grazie anche ad abracadabra, Bijouttina, Calliope Austen, DarkViolet92 e fiordicampo, che hanno recensito, e a babbuccia, dachedas, four, Ganbatte Kudasai, Laragazzaacuipiaceleggere, luisabarly, Rara_chan, sunburn1985 e tizianohugme, che seguono la storia. <3 <3
Enjoy!

 
Kiss 'n tell

Una donna sincera è quella che non dice bugie inutili.
Anatole France

E' inutile: non farò che desiderare qualcosa che tu non vorrai mai.
Perché sei così egoista? Non puoi fingere che non sia successo?- gli chiese, sforzandosi di parlare con voce ferma, rendendosi improvvisamente conto del baratro nel quale quella discussione li avrebbe fatti precipitare.
No, non posso. Non sono come te, non riesco a modificare i miei sentimenti schioccando di dita!- rispose lui mentre si rivestiva, dopodiché, dando sfogo al proprio orgoglio ferito, aggiunse –Non ti chiederò di non compatirmi, non ne saresti capace. Sei senza cuore.
Monica gli diede uno schiaffo e strillò –Come osi giudicarmi? Il fatto che tu sia accidentalmente entrato nelle mie mutandine una volta...
Due- la corresse Adam, ma lei lo ignorò.
Non ti autorizza a pretendere che il nostro rapporto cambi! Per me resterai sempre… il mio migliore amico.
Sistemata alla men peggio la sciarpa, Adam disse, a mo’ di addio Hai ragione. Ti chiedo perdono. Mi sono illuso. Vivi la tua vita come meglio credi, io farò lo stesso.

–Nicky!- la voce squillante della piccola Kaori distolse Monica Hawthorne dalla triste reminiscenza dell’epica litigata che aveva portato alla rottura tra lei e Adam.
–Ciao, Kaori. Plumpy! Sei bellissimo, cucciolone!- trillò, chinandosi per salutare la bambina e il cane, che le leccò la mano in segno di affetto.
–E io? Non merito un salutino?
Quando vide Adam sorriderle, a Monica mancò un battito, e lo abbracciò con tale slancio da farlo barcollar: era abituata da che ne aveva memoria a esprimere i propri sentimenti con i fatti, più che con le parole, senza contare che avvertire il corpo dell’altro così vicino le donava un piacevole senso di benessere; con lui si sentiva tranquilla, al sicuro.
Non si capacitava di aver resistito due anni senza il suo Adam (anche se l’uso dell’aggettivo possessivo avrebbe dovuto indurla a porsi due domande), né della velocità con la quale l’aveva sostituita con quell’odioso stuzzicadenti: aveva sempre creduto che il loro legame fosse indissolubile - ragione che l’aveva spinta a reprimere i suoi sentimenti: le fidanzate vanno e vengono, gli amici restano - invece era bastata una Monica qualunque per spezzarlo.
–E’ bello vederti, Adamino. Ti fermi per la lezione? Potrebbe essere la volta buona che ti convinco a prendere un cane!
–Mi piacerebbe, amo i cani, ma la cinofobia di Momo me lo impedisce. Però, se ti accontenti, ho la serata libera: potrei fermarmi e, dopo aver riportato a casa Kaori, potremmo cenare insieme.
Monica, incredula di cotanta fortuna, si pizzicò un braccio, quindi rispose –Non sto sognando! Mi hai davvero invitata a cena!
–Non c’è ragione di sconvolgersi, sono cose che i migliori amici fanno, no?- replicò Adam, per poi aggiungere –Se hai un angolino libero, potrei mettermi tranquillo a studiare, la prossima settimana ho un esame.
Monica annuì, lo fece accomodare in uno studiolo ingombro di carte, dove Adam poté godere di silenzio e solitudine fino alla fine della lezione.
–Zio! Zio! Abbiamo fatto gli esercizi della fiducia, e indovina un po’? Plumpy si fida ciecamente di me! Non è meraviglioso?- gridò Kaori, fiondandosi da lui col cane alle calcagna.
“Se non altro, quel bestione è un ottimo deterrente per chiunque voglia importunarla.”
–E’ fantastico, piccola… ops, ex piccola. Vai alle elementari, adesso, sei una signorina.
–Ben detto. Ora portami a casa, ho fame e tu devi farti bello per uscire con Nicky. Lei non ne ha bisogno, è già bellissima. Vero che è bellissima, zio?- squittì la biondina, indicando un’imbarazzatissima e altrettanto paonazza Monica.
Adam non riuscì a guardarla negli occhi. Emise uno sbuffo divertito ed esclamò –Mai quanto te, principessa. Sei tu la più bella del reame!
–Stavo pensando- intervenne la rossa –Visto che devi scarrozzare Kaori, potremmo trovarci direttamente al… ‘Rose&Crow’? Tra… un’ora? Così avrei anch’io il tempo di farmi bella.
–Ehm, senza offesa, Nicky, ma... credo sia meglio che mi aspetti qui e ti ci porti io al locale- disse Adam.
Monica corrugò la fronte e chiese –Perché? Ho patente e automobile, posso muovermi benissimo da sola!
Adam emise uno sospiro di esasperazione e rispose –Sul "benissimo" mi permetto di dissentire. Per obbligo civile verso gli altri automobilisti non posso farti mettere al volante, soprattutto a tarda sera, col buio.
–Adam Cartridge!- ruggì Monica, inferocita. –Sei un becero maschilista! Non tollererò altre critiche al mio stile di guida!
Adam ammise –Non è maschilismo, Nicky: conosco molte ottime guidatrici - Connie, per dirne una, mia madre, Abby - tu, però... sei un completo disastro!
–Ripetilo e ti farò rimangiare ogni singola parola insieme a tutti i tuoi denti!- tuonò minacciosa Monica agitandogli un pugno sotto il naso.
Adam rise e ribatté –Spaccarmi la faccia non ti renderà più abile al volante. Sai, mi sono spesso chiesto come abbia fatto a prendere la patente, e non ho ancora trovato una risposta, a meno che... eri mezza nuda, alla prova pratica?
–Adam Cartridge! Hai superato ogni limite! Pretendo le tue scuse. Subito!
–Non posso chiederti scusa per aver detto la verità, Nicky. Su, da brava, aspettami qui- replicò Adam, e Monica, emesso uno sbuffo irato, acconsentì.
 
***
 
Si dice che tra due litiganti, il terzo gode. Nel caso di Robert, tra le due litiganti il terzo, cioè lui, rischiava il manicomio. Chi aveva detto che essere conteso da due donne è il sogno di ogni uomo, non si era mai trovato tra due fuochi del calibro di Harper James e Vanessa Meigs. Era sull’orlo della pazzia: adorava Harper e la sua esuberanza, ma non voleva rinunciare al fascino felino di Vanessa… quando si dice “l’imbarazzo della scelta”!
Dopo tanto pensare, venne colto da un’illuminazione. Pigiò il tasto di chiamata rapida col sorriso sulle labbra, e attese che Vanessa rispondesse.
–Dottor Patterson- rispose, segno che Brenner era con lei –E’ lei di turno, non io, se ci sono problemi se la sbrighi da solo, si tratta di resistere fino a domattina.
–Dottoressa Meigs- replicò, sforzandosi di mantenere un tono professionale –Le assicuro che il reparto è in buone mani… e anche lei. Ho mollato Harper, tesoro, sono tutto tuo!
Udì un urletto strozzato all’altro capo del telefono, seguito dall’estatico –Eccellente, Patterson, sono molto soddisfatta di come ha risolto il… problema.
–Ne sono lieto, e so che mi ricompenserai adeguatamente… questo week-end? Brenner è fuori città per un convegno, se non erro.
–A Weymouth. Invidioso, eh? Sapessi io!- Vanessa si interruppe di colpo, quindi bisbigliò –Inaugurerò un nuovo babydoll molto sexy… Devo andare. A domani.
Ridacchiando, orgoglioso del proprio ingegno, Robert si assicurò che la linea fosse libera, prima di fare un’altra telefonata.
–Robi! Amore mio!
–Ehi, Harp. Disturbo?
–Ovviamente no!- squittì lei, per poi assumere un tono più prosaico e domandargli –Hai scaricato la gallina ?
–Ti avrei chiamata se non l’avessi fatto, secondo te?- mentì, incrociando le dita nella speranza che ci cascasse. In questo consisteva il suo piano: assicurarsi che almeno una delle due fosse disponibile. Se, per caso, Vanessa non avesse digerito il ritorno di Harper e lo avesse mollato, avrebbe potuto comunque contare su qualcuno per non dormire da solo.
–Oh, Robi, sapevo che quella era soltanto una tappabuchi. Perdonami per averti lasciato, è stato un grossissimo errore, se potessi tornare indietro mi tirerei i capelli e mi direi: “Scema, stai gettando via l’uomo della tua vita”!
–Non nego di aver sofferto, Harp, sarebbe ipocrita da parte mia: ti amavo, o meglio, ti amo, e il tuo tradimento è stato un duro colpo per me, ma sarei un vero idiota a lasciarti scappare di nuovo per orgoglio- asserì Robert con abilità da attore consumato. –Tutti sbagliamo, l’importante è rendersene conto e rimediare, e tu l’hai fatto.
–Da dove l’hai tirata fuori tutta questa profondità?
–Si cresce, si cambia… non mi dirai che sei la stessa Harper che è fuggita col fidanzato della sua amica, lasciando me e lei come due fessi!
–Oh, ehm, io… no, certo che no!
–Bene. Allora, se vuoi - e, a giudicare dalla scenata a casa mia, lo vuoi - possiamo ricominciare da capo. Io e te, Harp. Solo noi due.
–Oh, Robi, se fossi stato tanto romantico un anno fa, forse non ti avrei lasciato per Noah!
Patterson si sforzò di reprimere il torrente di imprecazioni che gli aveva ispirato quell’ultima affermazione di Harper, e sospirò –Abituatici, dolcezza, perché d’ora in avanti il tuo Robi sarà sempre così.
Tempo altre smancerie e riattaccò, gongolando: due donne sono meglio di una, senza contare che avrebbe appagato la sua sete di vendetta!
–Sei veramente stronzo.
La voce familiare lo indusse a voltarsi.
–Ti ringrazio del complimento, Bell. Non abbondare, potrei montarmi la testa!- ironizzò lui.
–Ad essere sincera, mi era venuto in mente prima “figlio di puttana”, poi ho pensato che non è colpa di tua madre se sei così, perciò… Mi dispiace per queste poverette, passeranno quello che ho passato io: due anni a rincorrerti, per niente! E osavi persino sfruttarmi e ridere di me alle mie spalle!
–Non mi pare ti sia andata male: hai trovato il tuo principe azzurro, alla fine- osservò Robert, fingendosi interessato alle penne nel taschino del camice. –Sei maturata, sei cambiata in meglio grazie a lui. Io non sarei stato capace di darti tanto amore: sto troppo bene sul mio piedistallo per dividerlo con qualcuno.
–Parli di crescere, cambiare… parole che non appartengono al tuo vocabolario- asserì Maggie, e i suoi lineamenti, di solito dolci, si indurirono quando lo sentì ridere. –Ridi pure, però ricorda: chi semina vento, raccoglie tempesta. Il karma non perdona. Può colpire a scoppio ritardato, ma non fa sconti a nessuno.
Robert deglutì a vuoto, e per un attimo perse la consueta baldanza.
–E’ una minaccia?
–Un dato di fatto. Buonanotte, Robi.

 
***
 
Monica si sentiva tesa come una corda di violino, e ringraziò la smania di sua zia Holly di renderla meno maschiaccio - aveva l’abitudine di infilare a tradimento nella sua borsa specchietto, pettine e una mini-trousse - mentre si pettinava e stendeva un velo di ombretto sugli occhi e di rossetto sulle labbra, lei, che normalmente si guardava allo specchio una volta al giorno, solamente per sincerarsi di non uscire di casa con un strani aggeggi sulla testa o sul viso (crescere con due fratelli minori scalmanati crea simili paranoie). Sebbene non sapesse spiegarne il motivo, desiderava apparire al meglio: il suo incubo peggiore era che Adam potesse vergognarsi di lei.
Al suo arrivo, il giovane Cartridge la vide intenta a mangiucchiarsi le unghie, dondolando una gamba. Il suo primo pensiero fu che Kaori aveva ragione: Nicky era bellissima. Non il genere di bellezza appariscente che faceva girare le teste e uscire gli occhi dalle orbite - sebbene passasse di rado inosservata, a causa del suo metro e ottantaquattro di altezza - una più discreta, da ragazza della porta accanto. Non aveva bisogno di lustrini, brillava di luce propria.
–Scusa se ti ho fatto aspettare: Abby aveva dei dolori e, col termine sempre più prossimo, stiamo tutti sul chi vive.
–Non ti preoccupare, non aspetto da tanto- rispose lei, intrecciando una mano con la sua.
Adam si sentì andare a fuoco, e si affrettò a schiarirsi la voce e allontanarsi.
–Ho una sorpresa per te- disse, estraendo dalla borsa un taccuino azzurro, che porse alla rossa con delicatezza, quasi fosse un manoscritto di valore. –L’ha trovato AJ rovistando nella mia camera.
–Adorabile piccolo ficcanaso- trillò Nicky. –L’ho cercato per anni! Non ricordavo l’avessi tu.
 
Si stava addormentando in biblioteca, quando un ciclone rosso piombò nella sua quiete.
–Adamino! Proprio te cercavo! Ho seguito il tuo consiglio e sistemato tutti i miei appunti supersegreti qui dentro.
–Che, ehm, genere di appunti?- chiese Adam, titubante; con la Hawthorne, non si poteva mai dire.
–Nulla di illegale, malpensante. Questo è il mio… progetto nuziale- ridacchiò lei a voce un po’ troppo alta, attirando l’ira della bibliotecaria, che la redarguì pesantemente.
–Pro… cosa?
–So cosa stai pensando: non è possibile che Nicky sia una romanticona che sogna il giorno delle nozze da quando era bambina, è troppo tosta! Beh, romanticismo e carattere non sono inconciliabili: Nicky Hawthorne ha una scorza dura che racchiude un cuore di irresistibile scioglievolezza… come un cioccolatino Lindt. So già cosa voglio, e l’ho schematizzato in questo taccuino. Lo affido a te perché non hai fratelli impiccioni che potrebbero distruggerlo o usarlo per ricattarti e perché il giorno del mio matrimonio - non ho dubbi che mi sposerò, prima o poi - mi farai da damigello!
–Semmai, testimone- la corresse Adam, talmente avvezzo alle stramberie di Monica da non stupirsi più di niente.
–No, no, damigello!- ripeté lei con assoluta serietà. –Tra i maschi di mia conoscenza sei quello col lato femminile più spiccato, per cui, nel mio grande giorno, dividerai la scena con il biondo dolce da forno.
–Cosa?
–La Ciambellina.
–Chi?
–Connie.
–Oh, lei!- esclamò Adam, stordito dalla parlantina dell’amica. –Ok… credo. Mi sono, uhm, un tantino perso.
–Tu e Connie sarete le mie damigelle d’onore!- trillò Monica, estatica. –Ecco, prendi, dacci un’occhiata.
Adam sfogliò le pagine con crescente incredulità; la rossa, quando voleva, mostrava uno spirito organizzativo degno di un wedding planner professionista: aveva pianificato tutto, dal bouquet al viaggio di nozze.
–Cavolo!- esalò, impressionato. –Manca solo il sant’uomo che dovrà pronunciare il fatidico sì!
Lo stupì la bruciante rabbia che lo dilaniò al pensiero della Rossa che convolava a nozze, ma scosse il capo e attribuì quel momento di profonda gelosia all’affetto fraterno che provava nei suoi confronti.
–Credimi: il vero santo sarai tu, che sopporterai le mie paturnie! Prometto di contenermi al minimo sindacale di isteria nuziale, tu, però, prometti che mi vorrai bene comunque- scherzò Monica, per poi dargli un bacio sulla guancia e posare la testa nell’incavo del suo collo.
–Sempre e comunque, Rossa. Sempre e comunque.
 
–Nemmeno io. Voglio restituirtelo perché, sai, adesso c’è Momo, potrebbe trovarlo e…
–Farsi strane idee- concluse al suo posto la Hawthorne, esibendo una smorfia delusa. –Certo, è… naturale. Dopotutto, questo non è altro che un ricettacolo di follia adolescenziale.
–Non è affatto folle- obiettò Adam. –E, per tua informazione, posso ridartelo perché ho tutto qui, in memoria: chiesetta raccolta o location all’aperto, purché sul mare, abito bianco candido a prescindere dal tuo, ehm, candore, bouquet di rose Bourbon, damigelle in abito corto azzurro o blu… devo continuare?
Monica proruppe in un gridolino giubilante e si avvinghiò al suo migliore amico, ricoprendolo di baci (fortuna che Momo non poteva vederli) finché non arrivò la cameriera a prendere gli ordini. Adam scelse un Cuba Libre, Monica un Negroni.
–Negroni? Non credevo ti piacesse.
–Mai assaggiato, non so nemmeno che c’è dentro… mi piaceva il nome!
–Perché non riesco a sconvolgermi?
–Perché sai che sono strana.
–Non sei strana- asserì Adam, sistemandole dietro l’orecchio una ciocca ribelle –Sei fantastica.
 
***
 
–Grazie mille per il tè e i biscotti, Ab. Sono deliziosi- cinguettò Faith, rivolgendo un sorriso luminoso all’amica storica, Abigail Venter in Cartridge. Erano reduci da un’intensa sessione di shopping pre-Halloween, se li erano guadagnati. –Non dovevi disturbarti.
–Gno, gno, dishtubbati! Sogno oshimi!- biascicò Bridget con la bocca piena.
–Se li gradisci, Bridget, te ne preparo un piatto da portar via- si offrì gentilmente Abigail, prima di sedersi massaggiandosi il ventre prominente. –Un piattino, così ne rimarrà qualcuno per Kaori.
–Una bambina non dice mai di no ai dolci… a qualunque età- intervenne Faith, scoccando un’occhiata di rimprovero a Bridget, che aveva iniziato a ingollarne due alla volta.
–Bene. Mi scuso per avervi sottratto del tempo, ma mi muovo con difficoltà, non posso portare pesi e Ben insiste a che non sia mai sola, nel caso il piccolo dovesse decidersi. Senza contare la difficoltà di trovare un costume che non mi faccia somigliare a una mongolfiera!
–E’ stato un piacere, Ab. Saremo splendide nei nostri costumi… a Ben e Franz verrà un infarto!
–Oh, a Franz verrà di sicuro!- sbuffò Bridget senza pensare, pentendosene un istante dopo.
–Grazie, B! Perché non affiggi manifesti, già che ci sei?
–Non prendertela con lei, F, è evidente che qualcosa ti turba. Si è acceso l’amica-radar e vorrei capire se il mio intuito è corretto o no: voi due mi nascondete qualcosa. Sputate il rospo, o… niente biscottini!
Faith e Bridget boccheggiarono, scambiandosi il medesimo sguardo atterrito. Dopo vari, patetici, infruttuosi tentativi di negare stoicamente l’evidenza, la Irving chinò il capo e confessò –Aspetto un bambino.
La reazione di Abigail fu prevedibile: impallidì, annaspò, spalancò gli occhi e si aggrappò al bracciolo della poltrona per non cadere.
–Tutto ok, Ab?
–Io… credo di sì. Una fitta, ma è passata. Tu, piuttosto! Non si fanno certi scherzi! Perché è uno scherzo, vero?
–Magari lo fosse!- esclamò Faith.
–Sei davvero incinta? Oh, F, è meraviglioso! Conosci già il sesso? No, immagino di no, è ancora presto… hai già fatto l’ecografia e gli esami del sangue? Sì’? E’ tutto a posto? Stai seguendo una dieta apposita? Oh, ma che te lo chiedo a fare: sei un medico, sai meglio di me come comportarti!- chiocciò Abigail, incurante dell’evidente imbarazzo dell’amica. –Come hanno accolto la notizia i tuoi? Immagino che scoppino di gioia, tua madre desiderava da tempo un nipotino. E Franz? E’ contento?
–Franz non lo sa. Nessuno lo sa!- rivelò Bridget, suscitando l’ira di Faith e lo sgomento di Abigail.
–Non lo sa? F, devi dirglielo al più presto!
–Ab, non è così semplice…
–Lo so, lo so, non l’avevate programmato, ma non è la cosa migliore? Vedrai che ne sarà felice: Ben alla notizia è svenuto, poi, però, ha cominciato a saltellare per casa, mi ha abbracciata e… ehm… insomma..
–Hai fatto cosacce in gravidanza? Mammina cattiva!- scherzò la pluridivorziata, dimenticando per un momento i biscotti.
In quel preciso istante, Mrs. Cartridge si piegò in due, gemendo dal dolore. In risposta alle offerte di aiuto di Faith e Bridget, pigolò –Non preoccupatevi, il dottore ha detto che ogni tanto è normale: il bambino scalpita per vedere il mondo!
–Subirà una cocente delusione- asserì Bridget, entrando in modalità fatalista. –Il mondo fa schifo.
–Può darsi, ma non posso farci nulla- esalò Abigail. –Mi imbarazza molto chiedervelo: mi aiutereste ad arrivare al letto? Ho bisogno di stendermi.
Le altre due annuirono e le diedero una mano a salire le scale e raggiungere il letto, dove Abigail si accasciò.
Tre fitte dolorose più tardi, Faith prese da parte Bridget e sussurrò –Mantieni il sangue freddo, ci servirà. Ho preso la sufficienza stentata in Ginecologia, però ricordo perfettamente che un dolore simil-mestruale ritmico, di intensità e durata crescenti, è il primo segno del… travaglio!
–C-Cioè s-sta p-per… Oh, cielo! Oh, cazzo! Oh, porca…
–Ho detto sangue freddo, B!- sibilò la Irving. –Aspettiamo, potrebbe trattarsi di un falso allarme. Se dovesse avere altre contrazioni, più lunghe e dolorose, allora la porteremo in ospedale.
 
 
***
 
–Una sterlina per i tuoi pensieri- ridacchiò Adam per rompere il silenzio che si era creato una volta lasciato il pub.
–Buffo, mi stavo proprio chiedendo se mi avresti fatto questa domanda. Fuori la sterlina, su!- replicò Monica con un sorrisetto furbo, allungando la mano per riscuotere. Dopo altri cinque interminabili minuti di silenzio, rigirandosi la moneta tra le dita, aggiunse, in tono lugubre –Tu e Momo siete una coppia pessimamente assortita.
–Lieto che approvi- ribatté lui con ironia, per poi puntualizzare –Lo hai detto di tutte quelle con cui sono stato.
–Non tutte- obiettò Monica. –Non mi sono inclusa nella lista, in fondo abbiamo solo scopato una volta.
–Due- la corresse stancamente Adam, per poi sbuffare quando lei rispose, sarcastica –Due? Questo sì che cambia le cose! Perché non me l'hai detto prima? Avrei ordinato partecipazioni e abito da sposa!- e soffiare –Non c'è bisogno di essere cinici.
–Scusa se ho urtato la tua sensibilità, Adamino.
–Non chiamarmi così!
Non riuscì, però, a scalfire l’apparente menefreghismo dell'altra, che rispose –Perché non dovrei? E' l'unico modo per farti cacciare le palle!
–Ho più palle io di tutti i casi umani che ti sei fatta messi insieme!- sbraitò, cancellando il sorriso dalla faccia dell'amica. Non l'aveva mai visto tanto arrabbiato, con gli occhi ridotti a fessure e i muscoli facciali contratti, ma non volle dargli la soddisfazione di fargli vincere quella guerra verbale.
Replicò, apparentemente impassibile –Cosa ti dà fastidio? Che riesco a godermi la vita senza pensieri e tu no? Che, a differenza tua, dopo che sei scomparso non ho sentito il bisogno di consolarmi con la tua brutta copia?
–Momo non è la tua brutta copia!- ringhiò Adam.
–Ah, no? Senza offesa, le prove sono a tuo sfavore: è rossa e si chiama Monica, è chiaro che te la sei scelta apposta per poter urlare senza rischi il mio nome quando fai sesso!- sputò lei, congelandosi sul sedile quando vide Adam alzarsi e alzare un braccio come a volerla colpire, per poi ritrarre la mano dicendo –Non posso.
–Cavolo, Adamino, fai veramente schifo, non hai neanche le palle di mollare un ceffone a una donna!- esclamò Monica, certa che non avrebbe ricevuto alcuno schiaffo.
Adam serrò le mascelle e i pugni, dopodiché ribatté –Al contrario: proprio perché ho le palle non ho alzato, né alzerò mai le mani su una donna.
–In questo caso le alzeresti su un uomo; la donnetta della situazione sei tu, lo sei sempre stato: chi ha scambiato una semplice scopata tra amici per l’amore della sua vita? Tu. Chi è stato talmente egoista da pretendere che mandassi a puttane la nostra amicizia, il mio porto sicuro, per un’avventura dall’esito incerto? Di nuovo tu!- sbraitò Monica.
Adam emise un ringhio sommesso, e le chiese –Cos'è che ti dà fastidio? Che non mi vergogno di ammettere che i miei sentimenti sono cambiati e tu no, o esserne l'oggetto?
Monica avvertì un doloroso peso al torace che le rese difficoltoso respirare, ma si fece forza e rispose a tono –Mi dà fastidio il tuo egoismo! Non vuoi ficcare in quella testa dura che ho rinunciato a un “noi” per averti sempre al mio fianco!
–Ehm… sai che quello che hai appena detto non ha senso, vero?- le fece notare Adam.
–Ecco, vedi? Non capisci, neanche ti sforzi!- ululò Monica. –Se dovessimo metterci insieme e non funzionasse, avremmo perso tutto! Restando amici…
–Perdiamo tutto comunque!- asserì Adam, prendendole le mani. –Se qui c’è qualcuno che non fa uno sforzo, sei tu. Comprendo il tuo punto di vista: accontentiamoci di una bella amicizia, in modo da esserci l’uno per l’altra qualunque cosa accada. Non ha funzionato, o sbaglio?
–Non ha funzionato perché sei sparito!
–Sono sparito perché è impossibile recitare una parte che mi sta stretta. Non pos.. potevo esserti amico, vogl.. volevo di più. Vogl… volevo mostrarti che stare insieme non significa per forza isolarsi in una bolla di melensaggini, che potevamo divertirci come prima, più di prima, guardando lo stesso mondo con occhi nuovi, a forma di cuoricino. Vogl… volevo te, Rossa, perché...
Monica gli impedì di terminare la frase, lo tirò a sé per il bavero della giacca e gli tappò la bocca con la sua. Baciarlo risvegliò in lei sensazioni a lungo sopite, prima tra tutte, una potente brama di averne ancora, e ancora, e ancora. Infatti, quando Adam interruppe il contatto, Monica, inspiegabilmente riluttante a lasciare la presa sulla sua giacca, non fu capace di celare la delusione.
Esclamò –Che c'è? Credevo di stare andando bene!
–A-Andando bene?- esalò Adam, quasi violaceo. –Non era una gara, era… perché l’hai fatto?
–Non lo so- ammise lei, strusciando nervosamente un piede sul tappetino dell’automobile. –Sentirmi chiamare di nuovo Rossa ha fatto scattare qualcosa dentro di me. Per te è stato diverso: era solo lingua, nient’altro.
–Rammaricato di disilluderti, Nicky, ma un bacio dato per assecondare un istinto momentaneo è solo lingua- replicò Adam con insolita ferocia. –Baciare la persona che ami è tutta un’altra cosa.
La rossa pigolò –Certo. Sì. Hai perfettamente ragione, d-di s-sicuro con Momo è diverso. Grazie del passaggio e dello scambio di saliva, spero non ti sia stato di troppo disturbo. Buonanotte.
Se si fosse voltata mentre si allontanava con un fastidioso bruciore agli occhi, Monica avrebbe visto Adam, l’impassibile e freddo Adam, sfiorarsi delicatamente le labbra e arrossire come un ragazzino. Purtroppo, Monica non si voltò.
 
***
 
Nel frattempo, Franz era alle prese con il suo incubo peggiore, ossia quattro pesti di età compresa tra i due e i dieci anni: Hans, Wilhelm ed Ernst, figli di Alexander, e Aidan James Cartridge, figlio di Brian.
–Non posso credere che i vostri genitori vi abbiano lasciati digiuni fino a quest’ora. Senza offesa, è da pazzi!- asserì mentre le piccole idrovore divoravano la cena. “E non posso credere di aver accettato di fare da baby-sitter!”, pensò, inveendo mentalmente contro Faith - che non si decideva a tornare e non era raggiungibile telefonicamente - contro suo fratello - che aveva scelto la serata del bridge di Gertrud per regalare a sua moglie una cena romantica - e contro Brian, che si era presentato senza preavviso, propinandogli la scusa di un importante incontro d’affari.
“Affari, come no! Scommetto che hanno un gran bel davanzale, questi affari!”
–Glielo abbiamo chiesto noi- rispose Aidan, che aveva legato con i fratelli Weil a tempo da record. –Tu cucini strabene! Ci sono altre patatine?
–Adulatore!- si schermì Franz, sforzandosi di non sembrare troppo compiaciuto, e gli servì un’altra porzione di succulente patate fritte.
–Dov'è la zia Faith?- domandò Hans, dieci anni, che stravedeva per lei.
Franz rispose che era uscita, fallendo nel suo intento: invece di placare la curiosità dei bambini, la acuì.
–Perché è uscita?
–Dov’è andata?
–Quando torna?
–Tu e la zia state insieme, perché non sei con lei?- si intromise Wilhelm, cinque anni.
Appellandosi a tutta la pazienza di cui disponeva, Franz sospirò e spiegò ai pargoli –Scoprirete che due persone possono amarsi da impazzire, ma desiderano comunque degli spazi liberi. Datemi retta: non volere la propria donna tra i piedi per qualche ora alla settimana non significa non amarla. Anzi, rafforza la coppia!
–Ho capito: è uscita con le sue amiche!- trillò Hans.
–Come mio papà- disse Aidan. –Pure lui ha tante amiche!
Franz scompigliò affettuosamente la chioma bionda del piccolo Cartridge - era un bambino estremamente intelligente per la sua età e, a differenza di Brian, gli ispirava simpatia - quindi si profuse in un inchino semiserio.
–Mi inchino alla tua perspicacia, nipote.
–Non è perspicacia, è esperienza: adoro la mia amica Zoe, giochiamo un sacco insieme, però non sopporto quelle babbuine delle sue amiche; se ci sono loro, io mi eclisso!
–Mi inchino alla tua saggezza, nipote. Prendete esempio, giovincelli!
 
***

Brian represse faticosamente una risata mentre usciva dall’ascensore: la sua scusa, doveva ammetterlo, era stata a dir poco stiracchiata, e Franz, che stupido non era, aveva senza dubbio intuito che gli aveva mentito e, di conseguenza, aveva immaginato avesse appuntamento con una donna.
In effetti, non sbagliava. Quello che sicuramente non poteva immaginare chi fosse la donna in questione.
Bussò alla porta della suite e, non appena si aprì, entrò velocemente nella stanza, per paura di essere visto.
–Non si usa più salutare, Brian?- lo rimbeccò lei, splendida nella succinta camicia da notte in raso, coordinata alla vestaglia.
–Ciao, Crystal. E’ un vero dispiacere vederti.
–Uhm… mi aspettavo di meglio, ma ti capisco: è difficile separarsi dal proprio denaro.
–Tenerti lontana da mio figlio non ha prezzo- ringhiò lui, rifiutando l’offerta di un bicchiere di champagne. Si trovava, controvoglia, nella tana della lupa, gli conveniva restare sobrio.
–Sì, certo, capisco anche questo… in fondo, non c’è niente da festeggiare, per te: in ogni caso, ti è andata male. Vedi, dopo averci riflettuto… ho cambiato idea.
–Cambiato idea? Rinunci ai miei soldi e te ne torni alle Mauritius o da dove diavolo sei venuta?
–Non proprio- ridacchiò Crystal, assisa sulla poltrona come una regina sul trono. –Sono più furba di quanto immagini: perché accontentarmi dell’uovo, se posso avere la gallina? Se accettassi l’accordo, non potrei aspirare ad ulteriori finanziamenti in futuro e, se dovessi trascinarti in tribunale, tra spese legali e scarse probabilità di vittoria, andrei in perdita. No, ho deciso che sarà lo stesso Aidan a dividere con me la sua eredità… spontaneamente.
–Tu vaneggi!- esclamò Brian, esterrefatto. –Aidan, sempre che se ne ricordi, ti conosce come l’acida signora del negozio di giocattoli, non come sua madre. Non ti perdonerà per averlo abbandonato.
–Non mi interessa il suo perdono, mi interessano i suoi soldi, e per averli farò leva sulla sua ingenuità infantile.
–Hai intenzione di comprare il suo affetto? Non accadrà mai! AJ non è in vendita!- ruggì Brian.
–Non puoi vietare a una madre di vedere suo figlio, né tantomeno di viziarlo- obiettò Crystal. –Scoprirai che tutto ha un prezzo… e quello del cuore del tuo caro Aidan potrebbe rivelarsi più basso di quanto credi.
Inaspettatamente, Brian sorrise.
–Ah, è così? Vuoi allontanarlo da me? Auguri! Non sai cosa ti aspetta: crescere un figlio è un’impresa titanica, specialmente un osso duro come AJ. Forse riuscirai a circuirlo, ma non resisterai a lungo: al primo capriccio, al primo piatto di verdure scagliato sul tuo bel vestito griffato cederai e me lo rispedirai come un pacco postale. Poverino, gli si spezzerà il cuore!
–I bambini superano in fretta i traumi- sbuffò in tono spiccio Crystal.
–Dipende dal trauma- osservò Brian.
–Sciocchezze!- celiò lei. –Compragli l’ultimo modello di Play Station e tornerà a sorridere in un baleno!
Brian si massaggiò le tempie: pochi minuti in sua compagnia e già gli stava scoppiando la testa… come faceva a sopportarla Carter Ryan, buonanima?
–Sai, Crystal, non ti ho mai ringraziata per avermi dato il mio tesoro più prezioso. L’unico mio rimpianto è di averlo concepito con te!
 
***

Non appena entrò in casa intuì che c’era qualcosa di strano: regnava un silenzio di tomba. Niente televisione accesa, niente musica, porte chiuse. Si diresse in cucina, dove trovò Franz assorto nella lettura e nello sbocconcellare dei salatini.
–Volevo aspettarti per cenare insieme, poi mi è venuta fame… vuoi?
Faith, che aveva lo stomaco sottosopra per l’ansia e il disgusto - era rimasta in sala parto ad assistere Abigail fino all’arrivo di Ben… un vero incubo, per lei! - accettò per pura cortesia e gli chiese –Come mai in questa casa non vola neanche una mosca?
Franz le strizzò l’occhio con fare complice, dopodiché le mostrò i quattro angioletti che dormivano profondamente nella sala svago improvvisata stanza da letto, e le spiegò che Alexander e Brian li avevano sbolognati a loro per occuparsi di certi… affari.
–Che, tradotto nel linguaggio di Brian, significa sicuramente una modella di biancheria intima. Certo che, per fargli mollare suo figlio a me… devono essere proprio irresistibili queste tizie. Forse dovrei provare a uscirci anche io!- ridacchiò Franz, ma si fermò alla vista della reazione di Faith, che scoppiò in lacrime, gli sferrò una miriade di calci e pugni e si rinchiuse in camera da letto.
Sconcertato, bussò insistentemente alla porta, pregandola di aprire, ottenendo come risposta un colorito invito a lasciarla in pace. Avvezzo alla testardaggine della sua donna, insistette; dopo un po', vedendo che non accennava a calmarsi, provò a persuaderla con le buone.
–Non capisco cosa, ma so di aver sbagliato. Apri, meine liebe, così posso scusarmi. Non lo farò guardando una tavola di legno dipinto.
–Non voglio le tue stupide scuse, non voglio niente da te!
–Perché piangi?
–Perché sì!
–Non è una risposta- latrò. –Guarda che la camera è anche mia, ci devo dormire, non posso passare la notte nella vasca da bagno!
–Perché no?- mugolò lei da dietro la porta.
–Perché non l'abbiamo!- ululò esasperato Franz. –Ti supplico, ti imploro, apri!
Faith, finalmente, aprì e pigolò, tormentandosi una ciocca di capelli –Domani stesso andrò a comprare una vasca da bagno, sappilo.
–Come vuoi. Adesso mi spieghi perché ti sei trasformata nella versione inglese di Michelle McCool?- non avendo ricevuto risposta, ritentò, sperando di avere più fortuna. –Mi spieghi perché hai trasformato un innocuo scambio di battute in un incontro di wrestling?
Faith, senza voltarsi per non farsi vedere con gli occhi gonfi e arrossati, piagnucolò –Perché te lo meriti! Non hai rispetto per me, per come mi sento! Io diventerò enorme e orrenda, e tu minacci di andare con delle strafighe. Ti aspetti che applauda?
Franz, allibito, le mise un braccio intorno alle spalle e tentò di rassicurarla.
–Stavo scherzando, sai che scherzo sempre. Non volevo ferirti… non lo credevo possibile: ci prendiamo in giro di continuo e non avevi mai pianto. Ah, cos’è questa assurdità che dovresti diventare enorme e orrenda?
–Non è un’assurdità, è il mio futuro! Lasciami stare, voglio avvilirmi in pace!
–Dopo aver dato i baci della buonanotte ai miei tesori. Siete stupende, bambine- rispose lui, le baciò il collo, le tolse la maglia e dedicò all’ottava e la nona meraviglia del mondo, come le chiamava, le attenzioni che meritavano. Messa a tacere la vocine che le ripeteva di scostarsi, di continuare a litigare, Faith si abbandonò al puro piacere di scambiare baci e carezze spinte con l’uomo che amava.
–F-Franz, d-dobbiamo…
–Sì. Giusto. Ce l’hai ancora con me. Devo allontanarmi, o non risponderò delle mie azioni, sei troppo sexy quando ti arrabbi! E’ un peccato che degli stronzi abbiano affossato la tua autostima, altrimenti mi crederesti quando dico che sei bellissima. Senti che effetto mi fai?- aggiunse, facendole toccare con mano la sua palpabile eccitazione. –Comunque, se proprio ci tieni, ci metteremo a dieta dopo la cena da mia madre.
–Non hai bisogno di diete, tu!
–Neppure tu, però, visto che sei determinata ad assumere solo cibi deprimenti e altrettanto insipidi, voglio sostenerti. L’amore è anche questo. Ti dirò di più: se finora non ti ho messa a dieta… è stato per evitare che diventassi troppo bella per me!
Faith sorrise, gli diede un pugno sul braccio, ordinandogli di non sparare scemenze, e si mise a letto. Faticò ad addormentarsi ed ebbe un sonno agitato, costellato di incubi in cui il patologo del suo cuore la lasciava perché non voleva un figlio e non voleva più nemmeno lei, così grassa e sciatta. Soffocata dal peso del suo segreto, non riuscì più a trattenersi: animata da uno spirito combattivo tutto nuovo, spintonò Franz - che mugugnò parole incomprensibili con voce da morto di sonno - e sganciò la bomba senza preamboli.
–Sono incinta.
Attese pazientemente che lui elaborasse l’informazione e una degna risposta, ma tutto quello che ottenne fu uno scocciato –Hai ragione tu, meine liebe- seguito da silenzio.
–Perché gli uomini non ascoltano?- sibilò, sfogando la frustrazione sul cuscino. –Oh, beh, riproverò a colazione. Dopotutto, domani è un altro giorno!
 
Note dell’autrice:
Sono l’unica ad aver immaginato Faith che pronuncia l’ultima frase come Rossella di ‘Via col vento’, con tanto di voce lacrimevole, crinolina e cappello a tesa larga? Ditemi di no, vi prego! *occhioni cucciolosi*
A proposito di cucciolosità (neologismo protetto da copyright)… non è stato dolcissimo Franz? Forse aveva mangiato troppi zuccheri a cena! XD Certo che solo lui poteva tenere testa a Faith in uno dei suoi momenti peggiori. La nostra doc ha dato di matto, era quasi irriconoscibile! C’è da capirla, però: nel suo stato, immaginare Franz in compagnia di donne favolose per lavoro non dev’essere facile, se poi ci si mette pure la tempesta di progesterone (un ormone femminile, che aumenta in gravidanza)…
Chissà se andrà di traverso la colazione all’algido Weil, quando apprenderà la lieta novella! Di sicuro avrà uno shock. Fortuna che Faith potrà farlo rivenire con la respirazione bocca a bocca!
Chi invece si è dimostrato meschino come pochi è Robert: vi sareste mai aspettate da lui una simile perfidia? 

Brian va incontro a tempi duri, durissimi! Aidan si lascerà circuire da Crystal? E lei si affezionerà a suo figlio, oppure, alla prima noia, lo “rispedirà come un pacco postale” dal padre?
E Adam e Nicky? Una coppia decisamente complicata. Scherzano, litigano, si baciano, ri-litigano... una telenovela! XD
La rossa Hawthorne, se non vuole perderlo, farà meglio ad ammettere cosa prova davvero per lui… sempre che ci riesca! Parla tanto di coraggio a Keith, perché non gli dà il buon esempio?
Chiudo informandovi che Michelle McCool è davvero una wrestler professionista, e anticipandovi che nel prossimo capitolo F&F faranno scintille e scoprirete il sesso del bambino di Abigail.
Au revoir!
Serpentina
 
   
 
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