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Autore: Vale11    27/10/2014    1 recensioni
Una chiazza di blu scuro su una panchina, un cappello calato sulla testa, capelli più lunghi che mai che ormai hanno passato le spalle. Non vede le gambe, ma immagina siano rannicchiate contro il petto per ripararsi dal freddo. Gli da le spalle. Steve vede che ha addosso la solita felpa blu, i soliti jeans e Dio, si congela e quell'uomo non ha nemmeno una giacca addosso.
p.s. anche Steve Rogers è uno dei personaggi principali, ma il mio computer ha deciso che non sono degna di selezionare due voci nemmeno con il ctrl. E sia.
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: James 'Bucky' Barnes
Note: Movieverse | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Illustrare a Bucky i miracoli del cinema moderno è più divertente del previsto: quando gli fa vedere Snowpiercer (Steve, Dio santo, quel tizio ti somiglia tantissimo!), Buck non gli da pace finchè non gli spiega come accidenti hanno fatto a far venire giù una valanga proprio al momento giusto: la spiegazione "sono effetti speciali, Buck" non lo lascia molto convinto. Quando è il turno di Jurassic Park, Steve si gode le espressioni di Bucky ogni volta che appare un dinosauro: si ricordava di quanto gli piacessero, c'erano stati un paio di film dedicati a quei lucertoloni negli anni '40, ma non erano niente in confronto a questi. Sembravano veri, erano fatti benissimo, e Bucky strabuzzava gli occhi ogni cinque minuti. Steve era sicuro di averlo visto saltare sul divano quando il t-rex iniziò a rincorrere la jeep dei protagonisti, e quando i velociraptor si misero a rincorrere i sue ragazzini in giro per la cucina avrebbe giurato di averlo sentito trattenere il fiato più di una volta. Si ricordava di quanto a Bucky piacesse il cinema, ma non che vi partecipasse così. Non che ci tenesse a farglielo notare: avrebbe negato tutto, ed era troppo divertente da guardare per interrompere uno spettacolo simile. Pacific Rim ha un effetto simile (Steve, giuro che so tutto quello che c'è da sapere sulle armi. Giuro. Ma quei robot esistono sul serio?) e Willy Wonka e la fabbrica di cioccolato lo lascia talmente perplesso (Steve…Steve. Umpa Lumpa? Sul serio?) che Steve non può fare a meno di scoppiargli a ridere in faccia. Non è colpa sua, è che gli occhi di Bucky sono talmente sconvolti che gli sembra di leggerci dentro: Hai la possibilità di creare qualsiasi cosa e crei gli Umpa Lumpa? Scherzi?
Non si metterà certo a discutere di Umpa Lumpa con Buck, anche se deve ammettere che quegli ometti tascabili sono tanto inquietanti quanto divertenti.


Bucky ha di nuovo qualche linea di febbre quando Steve lo obbliga a stendersi sul divano appallottolato in una coperta, pronto per scoprire l'immensa meraviglia che è Star Wars. Steve preferisce la trilogia più vecchia, e inizia da quella anche se il pensiero di confondere le idee a Bucky con sbalzi cronologici fuori fase gli attraversa il cervello. Mentre il lettore dvd gli ruba di mano Una nuova speranza, Steve lancia un'occhiata a Bucky.
Sembra stare un po' meglio, anche se ha ancora gli occhi lucidi di febbre, le mani decisamente troppo fredde e il respiro affannoso; segue i suoi movimenti con una curiosità quasi infantile, e Steve si rende conto per la prima volta che, probabilmente, tutto ciò che il suo migliore amico conosce del mondo moderno sono le armi. L'idea non gli piace. Non gli piace per niente.
Si lancia sul divano, atterrando accanto a Bucky e scuotendolo anche più del dovuto. Si stava addormentando. Non ci si addormenta durante Star Wars.


Bucky deve ammettere che questo Star Wars non è male. Luke gli pare un po' troppo all'acqua di rose, ma Han Solo è un personaggio decisamente interessante. Potrebbe eleggerlo a suo personaggio preferito se anche nel secondo film continuerà a tenere così alto il suo standard. E il terzo? E' una trilogia? Perchè c'è anche un terzo film, giusto?
Può darsi.
Seguire la storia con attenzione si dimostra una sfida, col mal di testa martellante che si ritrova, e spesso si deve costringere a tenere gli occhi aperti. Certo, vuole vedere questi film perchè Steve sembra un loro fan accanito, ma anche perchè ormai la trama l'ha definitivamente risucchiato. Le spade laser lo lasciano un po' basito
spade laser, spade laser…esistono le spade laser? Ne ho mai usate, di spade laser? Mi pare di no.
ma l'idea generale non è male, ed è sempre più curioso di sapere che faccia abbia Darth Vader. E di capire per quale motivo si ostini ad andare in giro con un paralume nero in testa, ma ha l'impressione che chiedere una cosa del genere sia blasfemia, e ci rinuncia: Steve guarda quel film come fosse una Bibbia. Ci dev'essere qualcosa che non sa, ma che spera di scoprire. Che il suo migliore amico fosse decisamente nerd non lo stupiva, ma il fatto che avesse accolto così velocemente le fittonate del ventunesimo secolo oltre a quelle del ventesimo lo lasciava di stucco. Non voleva provocarlo, però: una volta aveva fatto l'errore di fare una domanda su un libro, e Steve gli aveva attaccato una pezza di due ore su un racconto che aveva letto su Astounding Science Fiction. Non voleva rischiare di nuovo una cosa del genere.
Boia, però. Quel tizio respirava peggio di lui. Cos'aveva nella maschera, ciottoli?  


Steve era ormai letteralmente dentro Star Wars, gli succedeva ogni volta che infilava quei dvd nel lettore. Non ci poteva fare niente: da quando Bruce glieli aveva regalati, un paio di natali prima, erano diventati il suo tesoro personale. La prima trilogia era in assoluto la sua preferita, anche se doveva ammettere che la seconda non era poi così male: troppo infantile, forse. Anche se Darth Maul faceva il suo effetto, certo. Gettò l'occhiata numero N a Bucky, appallottolato nella coperta e seduto con le ginocchia vicino al petto nell'angolo del divano. Sembrava la posizione migliore per mantenere quel po' di calore corporeo che gli rimaneva. Di calore ne produceva anche troppo, con la febbre e tutto, ma a vederlo sembrava uno che stava morendo di freddo. Lasciò scivolare via l'inizio de L'impero colpisce ancora
Tanto lo so a memoria, no?
e sparì in cucina, tornando con una tazza di te per se e una tazza di latte caldo col miele per Buck. Era diventato un rito quotidiano: Bucky non sta bene? Latte e miele. Bucky sembra triste? Latte e miele. Quando glielo mise fra le mani, fu ricompensato da un sorriso tanto stanco quanto sincero. Si risedette soddisfatto. Il film continuò tranquillo dalle lande ghiacciate di Hoth alla fuga dei ribelli dal pianeta, strappando a Bucky un paio di risate soffocate da colpi di tosse ogni volta che Yoda appariva sullo schermo. Non era colpa sua, lo metteva di buon umore l'idea che quel piccoletto riuscisse a suonarle così bene a un tizio biondo altro tre volte lui. Gli ricordava Steve. Ficcò il naso nella tazza per non scoppiare a ridere di nuovo. L'enorme lumaca dentata che stava per mangiarsi Han, Leila e Chewbacca lo lasciò stupito e anche un po' schifato, e non è che la palude di Yoda gli sembrasse poi tanto più carina. E' quando Luke venne spinto da Yoda a combattere contro se stesso che la nausea iniziò a salire. Colpiva un po' troppo vicino casa, gli ricordava un po' troppo se stesso, e la cosa non lo lasciava indifferente. Nemmeno il fatto che Luke si fosse ammazzato letteralmente da solo lo lasciò indifferente, e ancor meno l'idea che l'aspirante jedi avesse fallito la prova. Se non ci era riuscito Luke Skywalker, che speranza aveva lui di uscire vittorioso da un confronto armato con la propria testa? L'ansia che iniziò a salire gli fece sorvolare il fatto che i jedi non esistessero, gli fece persino dimenticare di essere umano, soggetto a paura e fallimento. Quando era il Soldato D'Inverno non poteva fallire. Non aveva diritto di aver paura. Si strinse un po' di più nella coperta, grato di avere qualcosa da stringere fra le mani. Lo aiutava sempre, quando la sua testa iniziava a rivoltarglisi contro. Se Steve se ne rese conto, non diede prova di essersene accorto.


Steve teneva d'occhio Bucky da qualche minuto, cercando di non farsi notare. Si era accorto dell'aumentare dell'inquietudine, di quanto i suoi occhi fossero improvvisamente diventati più scuri, quasi completamente occupati dalle pupille, di come Bucky non riuscisse a staccare gli occhi dallo schermo. Decise di lasciarlo in pace, di non stargli addosso, ma da qual momento in poi si trovò a fissare Bucky più di quanto fissasse lo schermo. Si rese conto di quanto stesse irrigidendo la schiena, si accorse quando smise definitivamente di appoggiarsi allo schienale del divano. 


Han Solo, sullo schermo, era finito congelato nella grafite. Non sapeva se congelato e grafite fossero termini che andavano d'accordo. Non sapeva nemmeno se fosse effettivamente possibile rinchiudere qualcuno in un guscio di grafite, ma era successo, e ora Bucky sentiva freddo, così freddo. Non sapeva se la febbre c'entrasse qualcosa, anche se il poco di razionalità che riusciva a conservare in quel preludio di attacco di panico gli suggeriva che si, forse qualcosina povera entrarci, ma non poi così tanto. Gli sembrò di vedere attorno a se la sua bara di metallo, tanto che fu tentato di allargare le braccia per dimostrare a se stesso che no, non era nella trappola di ghiaccio in cui l'avevano tenuto per tutto quel tempo. Non c'era. Non c'era.
Nonc'eranonc'eranonc'era
Poi, tutto quello che sentì furono un paio di braccia strette intorno alle spalle, una mano fra i capelli e una voce che gli ripeteva cose in inglese. Ma lui non parlava inglese, parlava russo. E quindi come mai capiva l'inglese così bene? Questo, sommato a un momentaneo ohmiodiononcapiscodovesono non fece altro che aumentare la confusione che già provava. Strinse gli occhi. Strinse le dita sulla coperta. Strinse le labbra così forte da trasformare la bocca in una linea bianca. Poi iniziò a capire.
Scusa, Buck, non ci avevo pensato. Perdonami. Mi dispiace. Va tutto bene, sei a casa. 
"не ваша вина"
Cercò di rassicurare Steve, senza riuscire a tirare fuori la testa dal viluppo protettivo che lo circondava. Si rese conto di aver parlato in russo. Si ficcò il pugno in bocca per non urlare, perchè poteva credere di star bene quanto voleva, il Soldato D'Inverno era sempre pronto a dimostrargli che aveva torto. Non si era nemmeno accorto di Darth Vader che diceva a Luke di essere suo padre.


Sentire Bucky parlare in russo fu come un pugno nello stomaco. Steve allentò la presa delle braccia per una manciata di secondi, per poi stringere di nuovo a se il suo migliore amico quando si rese conto che lasciarlo sarebbe stato un errore. L'aveva ritrovato dopo decenni. Avrebbero dovuto strapparglielo via con la forza. Iniziò di nuovo a salmodiare rassicurazioni.
"Va tutto bene, Buck. Sei a casa. Sei seduto sul divano, e il profumo che senti è quello del latte caldo col miele. Stiamo guardando Star Wars, e io sono un cretino di dimensioni elefantiache. Scusami Buck, non ci avevo pensato. Scusami. Mi dispiace."
Non lo lasciò andare nemmeno quando, dal quel groviglio di braccia e capelli castani, gli arrivò una risposta quasi strozzata.
"Devo avere un attacco di panico per farti ammettere di essere un cretino?"
Steve non rise, si limitò a stringere Bucky senza lasciarlo andare finchè non ebbe la certezza che avesse smesso di respirare troppo veloce, e che il cuore non gli battesse più a velocità olimpioniche. Continuò a tenerlo stretto fino alla fine del film, e lo lasciò andare solo per telefonare a un ristorante cinese per farsi spedire a casa un paio di spaghetti di soia con verdure e gamberetti e pollo alla cantonese. Gli sembrava stanco il triplo, dopo ogni attacco di panico. Certo, dovevano essere stancanti, lo sfibravano, ma non si sarebbe mai abituato a vedere Buck con gli occhi così distratti, quasi che concentrarsi su qualcosa fosse una fatica che non era in grado di sostenere. Si sedette di nuovo accanto a lui, sistemandogli la coperta e appoggiandogli una mano sulla fronte, obbligandolo ad appoggiare la testa sulla sua spalla. Non sapeva se parlarne, se non parlarne. Era una frana, in un certo senso. Buck lo tolse d'impiccio schiarendosi la gola.
"Steve, ma poi lo scongelano?"
Steve si trovò suo malgrado a sorridere.
"Vuoi vedere il terzo film?"


Bucky annuì, spostando la testa dalla spalla di Steve per permettergli di alzarsi dal divano. Dovette ammettere che vedere Han Solo uscire da quel mattone di grafite fu un bel sollievo, e anche che gli autori erano stato piuttosto precisi nel descrivere quello che succedeva una volta fuori. Gli occhi funzionano male, all'inizio. Non ha coordinazione. Hai voglia di vomitare, a volte è la prima cosa che fai. Non riesci a mangiare. Non riesci nemmeno a bere. Strinse gli occhi di nuovo. Steve lo obbligò di nuovo ad usarlo come schienale. Fortunatamente il siero di Erskine aveva avuto effetto, altrimenti non avrebbe saputo dove trovare lo spazio per appoggiare la testa. 


Bucky era diventato taciturno tutto d'un tratto, forse stroppo stanco per parlare. Sembrava contento di starsene mezzo sdraiato sul divano e mezzo sdraiato su Steve, guardando l'ultimo capitolo della prima trilogia. Finchè, alla fine, non gli scappò di bocca un Cristo, Steve. Ho capito perchè Darth Vader va in giro conciato in quel modo. E' davvero brutto.
Si accorse dell'errore troppo tardi, ormai Steve era lanciato in una spiegazione del perchè Darth Vader fosse così brutto. Ma il film era finito, a quel punto. Se avesse chiuso gli occhi non si sarebbe perso niente. E poi, Steve gli stava raccontando il finale di un film che doveva ancora vedere?


Steve si bloccò a metà racconto, rendendosi conto che si, Bucky era un bravo ascoltatore, ma non fino a quel punto. Non emetteva suono da cinque minuti, nemmeno l'occasionale a-ha di circostanza. Non lo svegliò, rassegnandosi al torcicollo che avrebbe avuto la mattina dopo, dopo una notte passata a dormire sul divano.

  
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