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Autore: violaserena    28/10/2014    1 recensioni
La vita di quattro ragazzi sta per cambiare radicalmente. Improvvisamente verranno catapultati in un mondo diverso dal loro, un mondo che credevano esistesse solo nei libri o nei film. Un'oscura e terribile minaccia incombe in quel luogo. Riusciranno a sventarla prima che sia troppo tardi? Ma, soprattutto, riusciranno a tornare a casa?
Tratto dal capitolo 2: "...qualcosa di oscuro, nell’ombra, si sta muovendo. Molti uomini, elfi, nani… sono improvvisamente scomparsi. Le Terre dell’Est si stanno inaridendo, gli alberi appassiscono, la gente muore per mancanza di cibo. L’oscurità avanza velocemente e, temo, che presto arriverà anche qui".
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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CAPITOLO 6

 

Il sole era alto nel cielo e una leggera brezza rendeva più fresca una giornata piuttosto calda.
Il gruppo aveva oltrepassato la foresta non meno di due giorni prima e ora si dirigeva verso il Passo di Pratonevoso che li avrebbe portati alle Colline Nebbiose, una zona estremamente pericolosa per la presenza di numerosi acquitrini e paludi infestate da strane creature. Una volta superatele sarebbero giunti nella città di Biancofiore e da lì avrebbero raggiunto il Monte Cherubino e recuperato il pugnale di Caio il Grande.
Da quando erano partiti non avevano incontrato pericoli lungo il cammino e ciò era considerato strano dai quattro ragazzi dal momento che era stato loro raccontato che il Sovrano delle Tenebre avanzava sempre di più e che aveva causato morte e distruzione.
Giovanni non aveva più visto quei due puntini luminosi che lo avevano tanto inquietato e pensò di esserseli solo immaginati.
Il gruppo procedeva tranquillamente, quando, all’improvviso, comparve una piccola squadra di ricognizione di orchi. Evidentemente nessuno dei presenti si aspettava di trovarsi di fronte i propri nemici. Dopo qualche secondo di sgomento, gli orchi partirono all’attacco. Prontamente Brandir, Bossolo, Alessandro, Asdrubaleo e Coco si misero davanti ai quattro ragazzi per poterli proteggere. L’elfo, con le sue frecce, riuscì ad abbatterne un certo numero. I sopravvissuti si trovarono a fare i conti con gli altri: Bossolo agitava freneticamente la sua ascia, Coco e Asdrubaleo menavano fendenti. Solo Alessandro non colpiva i suoi avversari. Si limitava a schivarne i colpi e, Federico, ebbe l’impressione che, ogni qualvolta un orco cadeva trafitto, l’uomo provasse tristezza.
Prima che si potesse inneggiare alla vittoria, dietro le spalle dei quattro ragazzi, sbucarono sei mezz’orchi. I giovani riuscirono ad evitare di essere colpiti, indietreggiando. Poi si fecero avanti, un po’ intimoriti, ed incominciarono lo scontro. Il cuore batteva loro all’impazzata per tutta la tensione e l’adrenalina.
Giulio, abilmente, riuscì ad abbattere due mezz’orchi. Ferì un terzo al braccio e, prima di subire la sua ira, lo colpì alla testa facendogli perdere momentaneamente i sensi. Federico e Giovanni, dopo aver sistemato i loro due avversari, andarono ad aiutare Sonia, il cui avversario, nonostante le ferite riportate, continuava ad avanzare minacciosamente. I due ragazzi lo colpirono all’unisono alle gambe e, a quel punto, Sonia gli tirò un calcio poderoso allo stomaco.
La battaglia era terminata. I cinque abitanti della Terra dell’Infinito si complimentarono con i giovani per la loro prontezza di riflessi.
Tutti gli orchi erano stati uccisi, mentre i mezz’orchi erano ancora vivi perché Giovanni, Giulio, Federico e Sonia non avevano combattuto per uccidere, ma per difendersi.
«Bene, a voi il compito di finirli» disse il nano guardando i ragazzi.
Questi ultimi si guardarono sconvolti l’un l’altro e poi osservarono i loro compagni di missione.
«Noi non finiamo proprio nessuno» controbatté Giovanni.
«Invece lo farete. Essi appartengono all’esercito di Enoren e, se non verranno subito eliminati, gli riferiranno di voi e sarà per tutti la fine. In una battaglia o in una guerra la pietà non esiste. Il vostro nemico deve essere annientato. Prima lo imparate, meglio è».
«Se proprio ci tenete tanto a sbarazzarvi di loro, fatelo voi!» esclamò, stizzita, Sonia.
«Per tutte le fucine! Mai visto ragazzi così come voi che non hanno la forza di finire quello che hanno iniziato».
«Sai com’è, non è una cosa che facciamo tutti i giorni!» disse arrabbiato Giovanni.
Prima che qualcun altro potesse proferire altre parole, Giulio prese la spada e tagliò la testa ad un mezz’orco.
I suoi amici lo guardarono stupiti e sconvolti.
«Fatto» affermò il ragazzo dai biondi capelli.
«Tu, come hai potuto… Loro sono… Tu, hai appena…» farfugliò Federico guardando l’amico.
Giulio rimase in silenzio con la testa china.
Comprendendo la situazione, Alessandro prese la parola e disse: «È molto difficile togliere la vita a qualcuno, siano nemici o semplicemente persone che ostacolano il vostro cammino. Io combatto da molti anni e, tuttora, per me è molto complesso fare ciò. Tuttavia, in guerra, purtroppo è necessario che uno dei due avversari perisca. Questa non sarà la prima né l’ultima volta che incontrerete mezz’orchi o altre creature. Sappiate che esse non avranno pietà di voi. Combattono per uccidere e se voi non sarete più veloci di loro nel fare ciò, soccomberete».
Brandir continuò: «Non vogliamo obbligarvi a fare qualcosa che non volete, vogliamo solo che siate pronti ad affrontare il peggio».
Giovanni, Federico e Sonia, dopo essersi scambiati una breve occhiata, seppur riluttanti all’idea, impugnarono la spada e posero fine alla vita dei mezz’orchi.
Dopo essersi allontanati sufficientemente dal luogo in cui era avvenuto lo scontro, l’elfo, conscio della sofferenza dei quattro giovani, decise di fare una breve sosta.
I ragazzi non avevano più parlato ed il loro sguardo era avvilito.
«Su con la vita amici! Dopo l’oscurità ci sarà sempre la luce» affermò Asdrubaleo cercando di tirarli su di morale.
«Sorgerà un nuovo giorno e sarà molto più luminoso che il precedente. Tutte le cose brutte spariranno e rimarranno soltanto quelle belle, soltanto quelle che portano la felicità» concluse Coco.
Giovanni, Giulio, Federico e Sonia apprezzarono lo sforzo dei loro compagni di alleviare la loro tristezza. Decisero che avrebbero dovuto pensare a quella giornata il meno possibile, decisero cioè di dimenticarla. Perché nessuno vuole ricordare le cose brutte. Soltanto le cose belle ci appaiono degne di memoria o forse sono soltanto quelle che vogliamo ricordare per dimenticare un triste passato.
Se rimossero quanto avvenuto dalla loro mente, non lo rimossero, però, dal cuore.
«Che ne dite di dare un nome al nostro gruppo?» propose lo gnomo, cercando di distogliere ulteriormente l’attenzione dei quattro giovani rispetto a quanto era avvenuto poco tempo prima.
«Bella idea! Che ne dite di “Asdrubaleo ed i suoi alleati”?».
«La modestia non è proprio il tuo forte» lo punzecchiò Sonia.
«Se non ti piace, trova tu un nome migliore! Anche se non credo che riuscirà mai a colpire il mio cuore».
«Penso ci siano cose più importanti che dare un nome alla nostra compagnia» affermò scocciato Federico.
«Sono d’accordo» concluse Alessandro ponendo fine a quella inutile discussione.
La sera era calata rapidamente avvolgendo tutto quanto nelle tenebre.
Il gruppo aveva proseguito fino a notte inoltrata in modo da potersi avvicinare ulteriormente alla loro meta. Avevano deciso, infatti, che da quel momento in poi avrebbero viaggiato anche durante il calar delle ombre, sperando in questo modo di passare inosservati alle eventuali pattuglie del Sovrano delle Tenebre, tutt’altro che da escludere visto quanto era accaduto proprio quel giorno.
Mentre tutti dormivano, Brandir faceva la guardia.
Sonia, che a dispetto di quanto l’elfo pensasse non riusciva proprio a prendere sonno, si voltò nella sua direzione, senza che egli se ne accorgesse.
La ragazza notò il suo strano sguardo, c’era qualcosa di cupo in lui, qualcosa che metteva i brividi solo a guardarlo. In quel momento si accorse che gli occhi di Brandir non erano azzurri come al solito, ma neri, neri come quando aveva trattenuto la collera contro il capo guerriero delle fate. L’unica differenza era costituita dalla mancanza delle strisce nere sotto gli occhi.
Sonia ripensò ai libri che aveva letto in cui i personaggi principali o secondari erano elfi e si rese conto che Brandir era profondamente diverso da loro. Nelle storie essi erano presentati come esseri gentili e schivi, ostili ai nani, amanti della bellezza e della luce. Il loro bel volto infondeva fiducia, tranquillità e serenità. L’elfo di Bosco Verde invece era sì gentile, ma emanava un’aurea cupa di mistero e di…
«Devi continuare a fissarmi ancora a lungo?» chiese Brandir osservando la ragazza con una punta di fastidio.
Sonia, che non si era resa conto di essere stata scoperta talmente era concentrata nelle sue riflessioni, balbettò qualcosa di incomprensibile.
«Dovresti dormire, il viaggio è ancora lungo e domani dovremo muoverci molto più rapidamente».
«Si, hai ragione. Però non riesco a prendere sonno. Quindi potrei fare io la guardia al posto tuo».
«No, tu devi riposare».
«Anche tu. Credi che non l’abbia notato? Tu fai sempre il turno di guardia più lungo di tutti, perciò sei tu quello che dovrebbe andare a dormire ora».
«Tu vuoi sempre avere l’ultima parola, vero?».
La giovane corrugò il viso e, dopo un po’, rispose: «Io credo che si debba sempre dire quello che si pensa. Per cui, se tu mi dici una qualsiasi cosa, io devo esprimere la mia opinione. E, se questo la chiami avere “l’ultima parola”, allora è un problema tuo».
Brandir sorrise ed i suoi occhi tornarono ad essere di un profondo azzurro.
«I tuoi occhi cambiano colore come i camaleonti!».
A quell’affermazione il viso dell’elfo si rabbuiò e l’iride azzurra assunse una colorazione più scura.
Sonia fu invasa da una sensazione di paura e, per un attimo, pensò che l’elfo l’avrebbe attaccata.
Ma non fu così: pian piano gli occhi di Brandir tornarono alla loro solita colorazione ed il suo volto si distese.
«Non credevo ti fossi accorta di questo particolare».
La ragazza, ancora tesa, era incerta se dire qualcosa. Ma alla fine affermò: «Io osservo molto. Soprattutto ora che mi trovo in un mondo diverso dal mio. Un mondo che non conosco».
«E che cosa hai scoperto?».
«Non molto ancora. Ho visto così poco».
«Allora cosa hai notato di me e degli altri?».
«Che siete degli ottimi combattenti. Bossolo è impulsivo e feroce con la sua ascia, Alessandro è più cauto e riflessivo, Coco è un esserino che ha un notevole coraggio nonostante si trovi a dover combattere creature il doppio di lui, Asdrubaleo… Beh, è insopportabile, saccente, ma è anche gentile qualche volta e, mi sembra, sincero. Tu, invece, sei…».
«Non continuare. Un giorno, forse anche prima di quanto ci si possa aspettare, potrai dirmi cosa pensi di me. Ma non ora, non ora».
Brandir aveva un’espressione seria e Sonia capì che quelle parole avevano un peso molto più profondo di quanto si potesse pensare. La ragazza si alzò e si avvicinò all’elfo.
«Aspetterò quel giorno…» gli sorrise.
Brandir le sorrise a sua volta.
Si ritrovò a pensare, dopo che la ragazza si fu addormentata, che era da molto tempo che non si sentiva sereno. Era una bella sensazione, sensazione che avrebbe voluto provare per l’eternità. Forse, dopo aver svolto il suo compito, avrebbe trovato un po’ di tranquillità e avrebbe potuto finalmente vivere in pace.
Mentre pensava a queste cose due puntini gialli emersero dall’oscurità.

*

Dopo altri tre giorni di cammino, la compagnia giunse a Pratonevoso. Dinnanzi a loro si estendeva una piccola radura ricoperta di neve e circondata da bianche montagne. Raggiunsero rapidamente il Passo che avrebbe permesso loro di oltrepassare le montagne e arrivare alle Colline Nebbiose.
Dovettero procedere molto lentamente in quanto, come aveva spiegato Bossolo, i cunicoli erano abitati dai mezzo troll e dai giganti. Il minimo rumore avrebbe rivelato la loro posizione. Vi era, poi, il rischio di provocare una valanga nel caso in cui il rimbombo fosse stato relativamente forte, e lo sarebbe stato se gruppi di giganti e mezzo troll si fossero accorti di loro e avessero proceduto al loro inseguimento.
Il cammino era proseguito senza intoppi. Sonia, nonostante i continui scherzi di Asdrubaleo, aveva mantenuto la calma e si era ripromessa che avrebbe sistemato il folletto una volta usciti dal Passo di Pratonevoso. Federico, invece, conversava con Coco chiedendogli informazioni sul suo popolo e, in generale, sulla Terra dell’Infinito. Giulio e Giovanni non si rivolgevano la parola e stavano a debita distanza l’uno dall’altro. Il giovane dai capelli castano chiaro non riusciva a perdonare l’amico per aver stroncato la vita del mezz’orco tanto facilmente, anche se, in cuor suo, sapeva che il suo gesto non era dovuto a cattiveria o ad un istinto omicida. Tuttavia, a causa sua, anche lui era stato costretto a togliere la vita di un altro essere vivente e questo proprio non riusciva a sopportarlo.
Il gruppo, ormai prossimo all’uscita, si trovò la strada sbarrata da un gigante. Quest’ultimo era seduto dinnanzi all’apertura che conduceva al di là del Passo. Aveva gli occhi chiusi e vicino alla mano destra vi era una bottiglia vuota.
«E adesso cosa facciamo?» chiese turbato Coco.
«Lasciate fare a me, lo trafiggerò con la mia ascia» disse con una scintilla negli occhi Bossolo.
«Non essere sciocco. Per quanto tu possa essere forte, non lo sei abbastanza per abbattere un gigante» sentenziò Alessandro.
«Stai dicendo che sono debole?».
«Sai bene che non intendevo dire questo».
«No, non lo so. Non leggo nel pensiero».
«Finitela! Altrimenti sveglieremo il gigante!» affermò Giovanni.
«Cos’è, hai paura?» domandò Giulio con un sorriso di scherno.
«Perdonami se non sono impavido e coraggioso come te. Affrontalo pure, tanto non ti fai problemi ad uccidere le persone».
«Sei uno stronzo!».
«No, sei tu che lo sei».
Prima che i due giovani venissero alle mani, Federico e Sonia si misero in mezzo per fermarli.
«Si può sapere che vi prende? Vi state comportando come due bambini!» sbuffò Sonia.
«Non è colpa mia se Giovanni ha deciso di comportarsi da…»
«Certo, la colpa è mia! Sei un gran…».
«Finitela! Non risolverete nulla insultandovi a vicenda. Tu, Gigia, smettila di considerarlo come un assassino perché sai benissimo che non lo è. E tu, smettila di fare il guerriero senza macchia e senza paura perché proprio non lo sei. Noi non siamo combattenti, non abbiamo mai affrontato una battaglia o una guerra. Non dobbiamo, per forza, dare l’impressione del contrario. Siamo qui, non per nostro volere, ma per caso. Non lasciate che un episodio rovini la vostra amicizia… Siamo amici, siete amici» disse Federico.
Giulio e Giovanni si guardarono, poi si avvicinarono sorridendo e sbatterono le mani a pugno l’uno con l’altro.
«Maschi…» sospirò Sonia.
«Ehi, non per interrompervi, ma abbiamo ancora un grosso problema in sospeso» esclamò Bossolo indicando il gigante.
«Io ho un’idea: Brandir perché non provi ad usare il tuo flauto per svegliarlo?» propose Giovanni.
«Questo mi ricorda tanto una parte di un videogioco» affermò Giulio, guardando sorridente l’amico che gli rispose in maniera affermativa portando il pollice della mano in su.
«Cos’è un videogioco?» chiese Asdrubaleo.
«Sei proprio ignorante» rispose Sonia guardando beffarda il folletto.
Prima che quest’ultimo potesse ribattere, Brandir si fece avanti e riferì di conoscere una melodia che era particolarmente gradevole ai giganti.
Dopo aver concordato il piano d’azione, l’elfo incominciò a suonare. Si diffuse nell’aria un suono al tempo stesso armonico e stridulo che destò il gigante. Quest’ultimo, come in trans, si alzò e si avvicino all’elfo che incominciò ad indietreggiare, continuando sempre a suonare, insieme al nano. Intanto, liberatosi il passaggio, i sette membri restanti del gruppo oltrepassarono la soglia. Poco dopo li raggiunsero anche Brandir e Bossolo che, con abile maestria, erano riusciti a sopraffare il gigante. L’elfo lo avevo ipnotizzato con la sua melodia ed il nano ne aveva approfittato per colpirlo alle gambe per farlo cadere. A quel punto erano schizzati verso l’uscita.
«Occorre procedere rapidamente prima che si riprenda» affermò Alessandro.
Poco dopo avevano finalmente oltrepassato il Passo di Pratonevoso. Si stagliavano ora, dinnanzi a loro, le Colline Nebbiose.
 


Angolo Autrice.
Ciao a tutti!
Innanzitutto, grazie a tutti coloro che hanno letto questa storia! 
Finalmente, anche se breve, c’è stata una prima battaglia che ha sconvolto i nostri quattro amici. Non sono proprio dei combattenti nati senza macchia e senza paura! xD
Ora si accingono ad oltrepassare le Colline Nebbiose e, potete starne certi, non sarà certo una passeggiata: oscure creature si annidano in quel luogo!
Che altro dire?
Al prossimo capitolo!
Violaserena.

  
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