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Autore: Nykyo    29/10/2014    2 recensioni
Talia e il piccolo Derek si godono il fresco sotto l’ombra di un ancora foltissimo Nemeton, in un placido pomeriggio primaverile, quando uno Stiles adulto, zuppo come un pulcino e parecchio spaesato, sbuca all’improvviso dal nulla. Derek gli gattona incontro, evitandogli di finire immediatamente sbranato, ma Talia, una volta rinfoderati zanne e artigli, ha comunque da porgli parecchie domande. La prima delle quali è senz’altro: perché Stiles odora come se un Derek ormai adulto passasse il tempo a rotolarglisi addosso?
Genere: Romantico, Science-fiction | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Derek Hale, Stiles Stilinski, Talia Hale
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'L'odore della luna.'
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There's a drumming noise inside my head
That starts when you're around
I swear that you could hear it
It makes such an all mighty sound
(Drumming Song – Florence + The Machine)
 
 
«È insopportabile» pensò Derek, e non si riferiva solo al fatto che Stiles gli faceva venire una gran voglia di prenderlo a pugni.
La verità era che Stiles lo irritava, aveva un modo di fare che lo spiazzava. Si agitava troppo e parlava, parlava, parlava, non faceva altro che blaterare, il più del tempo dicendo sciocchezze che magari avevano anche un senso ma… ah! No, Stiles poteva essere fastidioso come una mosca, ma non era solo per quello che a Derek rischiavano di saltare i nervi. E non c’era nulla di bello e di piacevole in un licantropo infastidito fino al punto di perdere il controllo sui propri istinti. Perciò Derek ce la stava mettendo tutta per restare calmo e razionale, ma il punto era che c’era qualcosa di sbagliato – di molto, ma molto sbagliato – nelle sensazioni che, anche in quel momento, stava provando.
Ecco cosa, più che Stiles stesso, lui trovava tanto intollerabile.
Il problema era l’odore. Stiles aveva un odore che non andava affatto bene. Non che puzzasse, e se anche l’avesse fatto Derek non ci avrebbe trovato nulla di tanto strano. Non sarebbe stato piacevole, ok, ma non se ne sarebbe stupito. Gli adolescenti e un sano concetto di igiene personale non andavano quasi mai d’accordo.
Stiles però odorava di sapone e di se stesso. E l’odore naturale di Stiles non era sgradevole. Tutt’altro. Derek lo trovava perfetto. Cosa che non aveva alcun senso, perché tanta perfezione non avrebbe dovuto essere possibile. Invece era come se, sentore di pulito a parte, Stiles avesse un odore che passando dalle narici di Derek si solidificava nella sua mente e nel suo petto in uno strano grumo agrodolce. Un nocciolo olfattivo e sentimentale formato da un miscuglio inestricabile di nostalgia, familiarità, fiducia, sicurezza e calore.
Annusare Stiles a Derek ricordava sua madre. Ed era una follia. Che diavolo c’entrava quella specie di stuzzicadenti vestito con Talia Hale? Nulla e lui lo sapeva, eppure…
Stiles odorava come uno del suo branco e la cosa mandava Derek su tutte le furie, perché era insensato, impossibile e ridicolo. Soprattutto perché Derek non aveva nessun branco. Non più. Aveva perduto tutti, anche Laura. Quindi era terribilmente ingiusto che, invece, la persona seduta accanto a lui odorasse così tanto di serenità e di casa.
Era particolarmente paradossale, perché succedeva anche ora che Stiles era scontento, spaventato e parecchio agitato. Derek poteva annusare anche quelle emozioni, ma nessuna di loro, neanche la paura che la madre di Scott li stesse tradendo, riusciva a cancellare l’effetto generale che l’odore di Stiles aveva su di lui.
In realtà fino a quel pomeriggio Derek non se ne era mai accorto, ma poi gli era venuta la folle idea di rifugiarsi a casa di Stiles e gli era toccato passare ore seduto in camera sua, in sua presenza, tra le sue cose, vicino al suo letto le cui lenzuola erano, com’era ovvio, impregnate dell’odore di chi ci dormiva. Per di più Stiles se ne era uscito con una delle sue solite trovate dementi e Derek era stato costretto a indossare un sacco di magliette che gli appartenevano. A parte il ridicolo teatrino con quel tizio che aveva passato tutto il tempo a guardargli ogni muscolo del torace, e la totale idiozia del fatto che, logicamente, nessuna di quelle t-shirt era stata della sua taglia, Derek al momento odorava lui stesso di Stiles.
Era insopportabile! Gli veniva voglia di ringhiare per il disappunto, anche contro se stesso.
Non c’era una sola cosa giusta nel fatto di dare un’annusata a un coglioncello liceale tanto irritante e poi avere voglia di appoggiargli la testa su una spalla e di chiudere gli occhi respirando piano. E perché diavolo gli veniva anche il desiderio di mordicchiargli i polsini e il colletto della giacca?
Derek non riusciva a crederci. Sul serio era la cosa più stupida e incongrua che gli fosse mai capitata. Come se non avesse avuto già abbastanza problemi. Al solo pensarci gli veniva un gran mal di testa e la voglia di prendere Stiles a pugni aumentava esponenzialmente.
Quel ragazzino era una piaga!
Trovarsi chiuso con lui in macchina non migliorava di certo la situazione. In quello spazio ristretto l’olfatto di Derek registrava ogni minima variazione d’odore.
La prima volta che gli era successo di rimanere bloccato su quella jeep sgangherata con Stiles al volante era stata quando Kate gli aveva sparato. Essendo stato praticamente moribondo Derek non aveva avuto la coscienza abbastanza vigile e nemmeno le energie necessarie per preoccuparsi di ciò che gli diceva il suo naso. Ora però nulla gli impediva di cogliere anche la più insignificante sfumatura olfattiva. Ad esempio sapeva che, al momento, Stiles era nervoso e si sentiva in colpa per aver appena detto a Scott, e indirettamente anche allo Sceriffo, una bugia enorme riguardo alla partita.
Ma niente, Derek non riusciva comunque a evitare che al fiuto Stiles gli evocasse anche emozioni del tutto diverse.
E poi ci si era messo anche Scott, che aveva rintracciato il medaglione e che, però, da solo non sapeva tirarne fuori nulla di utile. Derek iniziava a sentirsi così frustrato che gli veniva voglia di urlare.
«Non ce la farai» disse, e iniziò a domandarsi se non stava impazzendo, visto che non solo ora perdeva tempo a puntualizzare l’ovvio, ma oltretutto gli dispiaceva constatare di avere ragione. Certo, si sarebbe lasciato tagliare un braccio – alla lettera, molto probabilmente. In fondo non sarebbe stata la prima volta che contemplava l’idea – meglio che ammetterlo, però gli dispiaceva. Perché l’odore di Stiles aveva appena preso una sfumatura così rassegnata che a lui stava salendo l’impulso di fare qualcosa, qualsiasi cosa, pur di far sparire quella nota di infelicità tanto evidente.
Era un desiderio ridicolo, senza capo né coda. Lui e Stiles si conoscevano appena. I reciproci trascorsi erano pessimi, e non c’era motivo per cui Derek dovesse preoccuparsi per Stiles o per cui fosse tenuto a consolarlo. Era surreale anche solo che gli fosse mai venuta una mezza idea di farlo.
«E non gli hai nemmeno detto di sua madre» puntualizzò in tono acido, ben sapendo che così il malessere che Stiles stava provando sarebbe aumentato anziché diminuire. Derek si rendeva conto che era sciocco cercare sollievo al proprio turbamento facendo i dispetti come un bambino, però la tentazione era stata più forte di lui e le sue parole erano andate a segno.
«Non finché non avremo scoperto la verità» fu la replica che ottenne da Stiles. Era una risposta ragionevole. Stiles era fastidioso, non stupido. Però continuava ad avere l’odore sbagliato, proprio perché era un odore che i sensi di Derek percepivano come qualcosa di giusto per lui, al punto da essere disarmante. Così come era disarmante la sua espressione. Non c’era bisogno di annusarlo per capire cosa Stiles stava pensando, di cosa si rammaricava, cosa aveva già iniziato a rimpiangere. E Derek, malgrado tutto, sentiva ancora il bisogno di eliminare tutte le emozioni negative che in quel momento modificavano l’odore di Stiles rendendolo più acre e più difficile da tollerare, ma di sicuro non meno familiare o meno spiazzante.
«Insopportabile» pensò di nuovo, perché era così e perché non era disposto a tollerare di sentirsi in quel modo per colpa dell’odore di uno sconosciuto, per di più di uno sconosciuto che gli urtava il sistema nervoso.
Poteva passare sopra alla faccenda umiliante delle magliette, alle stronzate che erano successe in passato, a qualunque cosa, ma non a un simile rimescolamento privo di fondamento. Non che fosse colpa di Stiles se annusarlo gli causava quel tipo di effetti. Derek era più propenso a pensare che fosse colpa sua, o del caso, o di qualche strano e bizzarro motivo che aveva a che fare con la cosiddetta ironia della sorte. No, non era colpa di Stiles, certo, però trattarlo come se lo fosse rendeva tutto più facile e Derek preferiva perdere un certo tipo di controllo ma mantenerne un altro. Specie quando era tanto vicino a scoprire la verità sull’Alpha che aveva ucciso Laura.
Nella sua mente avrebbe dovuto esserci spazio solo per il pensiero di lei e per il desiderio di vendetta, eppure si stava preoccupando per un coglioncello imberbe, scoordinato e bugiardo matricolato. No, doveva darci un taglio e subito. Quindi si voltò, fissò Stiles con tutto l’astio che era capace di incanalare in un solo sguardo e poi aggiunse: «A proposito… un’ultima cosa…»
Il rumore dello schianto tra la fronte di Stiles e il volante, così come il grugnito di dolore successivo, non furono comunque sufficienti a far sentire Derek meno a disagio, anzi, semmai lo fecero sentire ancora più in collera. Ragion per cui Derek ignorò le proteste di Stiles e lo cacciò fuori praticamente a pedate. C’erano in ballo un mistero da risolvere e problemi molto più seri di tutte le stronzate che all’improvviso avevano preso a ronzargli per il cervello.
Stiles aveva un odore che per qualche motivo incomprensibile aveva su di lui effetti tanto strani e ingiustificati, ok. Derek non era disposto a sopportarlo, certo. Ma ci avrebbe pensato a mente lucida in un altro momento. Con calma e a tempo debito avrebbe trovato una soluzione e forse perfino una spiegazione.
Probabilmente si sarebbe comunque tutto risolto nel modo più semplice: con la distanza. Stiles poteva anche odorare come un membro del branco che Derek non aveva più, ma non ne faceva davvero parte. Stiles non era la sua famiglia. Non era nemmeno un suo amico. Una volta che la faccenda dell’Alpha fosse stata risolta Derek non avrebbe avuto più nessun motivo per frequentarlo.
Sarebbe bastato stargli alla larga. Sì, sarebbe bastato evitarlo.

   
 
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