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Autore: S_h_a_e_L    29/10/2014    5 recensioni
Gli occhi verdi del salvatore si fermarono in quelli del mostro che aveva devastato le loro esistenze per sempre, il bagliore rossastro che le illuminava si spense a poco a poco lasciando il posto a calde iridi nere.
Voldemort era sparito lasciando il corpo di Tom Riddle.
[...]
Chiuse per un attimo gli occhi: immagini del passato, di un presente che sperava non sarebbe mai esisto e di un futuro che traballava in bilico si presentarono scorrendo davanti agli occhi.

[...]
In quel momento, solo in quel momento, comprese che la felicità è una scelta. Spaventosa, dolorosa e sofferta, ma la migliore delle scelte possibili.
Capì che aveva desiderato compiere quella scelta tanto tempo prima, per quel motivo era tornato indietro e riuscì ad amarlo, non come aveva amato quegli occhi argento, lo amò come aveva imparato ad amare la vita e per lui imparò ad amare anche la sua colpa.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Draco Malfoy, Harry Potter, Tom O. Riddle | Coppie: Draco/Harry, Harry/Voldemort
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: Contenuti forti | Contesto: Da V libro alternativo, Più contesti
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Harry aveva capito qualcosa, guardando negli occhi della sua copia più giovane.

Che non faceva più male.

 

O meglio: che i ricordi non lo assordavano più, erano diventati un lento gocciolare, invece di quella cascata totalizzante che erano stati.

 

E se n'era reso conto soltanto in quel momento, che aveva smesso di sanguinare.

 

Si sentiva fatto a pezzi e rimesso a posto.

Come se qualcuno per anni e anni l'avesse lentamente smembrato per poi ricostruirlo, cucendo le ferite, ammorbidendo il dolore.

 

Ed era stato Tom. Quella consapevolezza esplose nella sua mente come una bolla di calore.

 

Anche l'amore che sentiva per Draco, era sempre lì a scorrere come lava sotto la pelle, bruciava meno. Apparteneva al sé stesso integro. Al ragazzo che era stato, ancora pieno di dolore e di... tempo. Era diventato una persona diversa. Ricostruita da mani gentili dalle macerie che era.

 

E amava in modo diverso, per qualche istante si chiese se quella carezza calda che sentiva non fosse altro che gratitudine.

 

Ma un'altra vocina nella mente insistente sussurrava:

 

"Sei stato tu a farlo, a farti a pezzi e ricostruirti. Ti ci sono voluti Cinquant'anni per capire che potevi amare Tom senza sentirti in colpa.


Ti ci sono voluti Cinquant'anni per perdonarti, non di quello che avevi fatto, ma di quello che sentivi per il tuo carnefice, di quello che provavi quando baciavi il tuo assassino.

Oh avresti potuto saltare in ogni momento del passato e tagliargli la gola, ma sei voluto tornare indietro e incastrarti con lui assecondando un tuo desiderio.

 

Ed è quel desiderio che hai voluto scontare con un coma lungo una vita intera.

 

Non capisci, Genio?

Non capisci che hai bisogno di lui perché è una specie di tuo riflesso,

perché dentro di lui c'è qualche cosa che ti chiama, ti parla e sembra comprenderti?

 

È la parte di te, che è rimasta incastrata dentro lui, ad attirarti."

 

E poi lì, fermo sul ciglio della porta che aveva lasciato solo qualche minuto prima.

 

Gli sembrava d'aver vagato come un fantasma per tantissimo tempo, all'interno delle mura di quel castello, bussando a tutte le porte, cercando qualcosa di cui non conosceva ancora il nome.

 

E tentava e tentava ancora e poi di nuovo. Poi aprì la porta e lo trovò, ancora in mezzo al letto, gli occhi coperti dall'avambraccio. Immobile come una statua abbandonata, ma ancora così bello.

 

 

 

Il problema era quell'ancora che lo teneva inchiodato al passato, Ma era bastato poco, un sasso... un semplice ciottolo e ciò che gli era sembrato impossibile, semplicemente era accaduto.

Si era perdonato e senza neanche rendersene conto aveva ricominciato ad amare.

 

 

Si accostò velocemente al letto incurante di qualsiasi cosa, anche di avere ancora l'aspetto di un pazzo ed i piedi scalzi. 

Assomigliava più che mai al fantasma che credeva d'essere stato, ma allo stesso tempo era pieno di vita.

Trattenne il respiro e poi si chinò ad assaggiare le labbra di Tom. 

Il respirò uscì tremulo andando a schiantarsi sulle labbra dell'uomo steso sul letto, i loro occhi si incontrarono e più lentamente si avvicinarono. Morbidamente si carezzavano.

-Senza sangue... senza dolore.-

Ma Tom aveva fame, aveva aspettato così tanto. Fece salire le mani ad incorniciare quel volto. Sentiva Harry tremare, lo sentiva sussultare sotto le sue dita. Si costrinse a rallentare, ma il suo corpo... sempre così controllato, non riusciva a fermarsi. Le dita stringevano, i polpastrelli accarezzavano, i denti mordevano, piano senza lasciare segni.

Aveva bisogno che l'altro capisse, che entrambi capissero di poter coesistere senza doversi annientare. Che in quel mondo era possibile amarsi senza sangue né dolore. 

E Harry lo comprese, lentamente rispose al bacio e assecondò le carezze. 

Senza catene, senza sangue, senza l'umido di una cella o il freddo del pavimento di un bagno. Quante volte e in quante vite avevano tentato di entrare l'uno nell'altro? 

Harry assecondò i movimenti di Tom, ritrovandosi steso sotto di lui. 

Le sue mani erano bollenti e tracciavano strisce incandescenti sulla sua pelle. Senza fare male.
Com'era difficile accettare che non ci fosse dolore. Com'era difficile non mordere e non graffiare, non sentire la consistenza confortante e familiare del sangue. 

Era l'unica cosa che conosceva, l'unica che per lui avesse senso. 

Tom gli baciò gli occhi e le labbra, molte volte, abituandolo alla dolcezza, abituandosi alla dolcezza. Non voleva fargli male. Non più di quanto fosse naturale.

Spogliò Harry con lentezza, lo accompagnò nel limbo in cui sarebbero entrati insieme stavolta. 

Lo accarezzò, sentì il respiro di Harry accelerare sotto il palmo della mano. Per lui le memorie di Harry non erano che fantasie mai realizzate, ma per l'uomo sotto di sé erano state l'unica realtà per tanto tempo.

Per la prima volta si domandò se quello che sarebbe diventato nella realtà di Harry non avesse macchiato anche lui con qualcosa di terribile. Si sollevò sulle braccia, una traccia di incertezza nella piega degli occhi. 

Aveva paura. Era terrorizzato. Tom era... congelato dal terrore. Due moti identici lo massacravano, voleva sapere tutto e contemporaneamente voleva dimenticare e far dimenticare tutto anche ad Harry.

E quegli occhi verdi sorrisero, davanti a quella titubanza e alla paura che vi leggeva. Non era uguale, Tom non era Voldemort. Non l'avrebbe svuotato della vita e della dignità, sentirlo lo avrebbe riempito di vita. 

Allungo le mani e come il ragazzino che fondamentalmente era rimasto e lo attirò a sé nascondendo il viso nell'incavo del collo. 

La paura era una parte della felicità.

Il movimento ricomincio, il tempo si sciolse e così i timori di Tom.
Gemettero e ansimarono quando riuscirono ad unirsi e non ci fu dolore né sangue. Solo l'eternità.
 

L'eternità era sui nostri occhi e sulle nostre labbra, la felicità nell'arco delle ciglia; e non v'era parte, anche misera, di noi che non fosse di natura celeste.* [Antonio e Cleopatra]

 

Tom dormiva con una mano ancora strettamente avvolto attorno al polso di harry, che in silenzio lo guardava.

Vide le palpebre di Tom agitarsi, il corpo irrigidirsi e si chinò a depositare morbidi baci sui suoi occhi e la fronte. Sussultando Tom spalancò gli occhi incontrando quelli verdi dell'altro.

Sto sognando?

No...

E tu...? Stai sognando?

No, sono sveglio.”

Tom strinse ancora la presa sul suo polso, il giorno dopo avrebbe avuto i segni di quella necessità sulla pelle. Ma andava ugualmente bene.

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Per qualche motivo che ignoro, mi piaci moltissimo. Molto, niente di irragionevole, direi quel poco che basta a far si che di notte, da solo, mi svegli e, non riuscendo a riaddormentarmi, inizi a sognarti. * [Franz Kafka]


 

L'incontro degli alunni con i genitori... fu tragico.

I Potter e i Malfoy avevano messo a dura prova gli incantesimi per la limitazione magica che avevano apposto sulla Sala Grande.

I professori si erano ormai rassegnati a quella conclusione nefasta. Il preside solo aveva un sorrisino saputo e quasi divertito, fissava due ragazzi opposti, ma molto... forse troppo vicini. Li osservava tenersi in disparte dalla guerra iniziata dai genitori, osservarsi e studiarsi a distanza. Aspettando che l'altro voltasse lo sguardo.


 

Leggeva la necessità sui loro occhi e una paura feroce.

Quando l'incontro giunse al termine, molti tirarono un sospiro di sollievo.

Quando la scintilla partì sembrava essere tornato tutto calmo.

 

Harry ascoltami bene figliolo, mi raccomando stai lontano da Malfoy. Brutta razza, sono certo che se avessero potuto, avrebbero deciso di sterminarci tutti.

S..si Papà...

Bravo Ragazzo, insomma anche se sei stato smistato nella casa delle serpi, rimani comunque un grifone no?

Ogni pacca sulla spalla, era una punta che scavava e scavava nel petto.

Harry alzò il capo e incrociò un paio di occhi verdi assolutamente uguali ai suoi.

Amore... tuo padre è un po' melodrammatico. Però fa attenzione, d'accordo?

Si sentì un po' meglio, ma quella punta continuava a girargli nel petto, scavando un solco profondo.

Farò attenzione allo stupido Malfoy e eviterò qualsiasi cosa lo riguardi.

Al suono di quella frase però se ne aggiunse un altro, passi veloci che correvano nella direzione opposta e un guizzò di capelli biondi.

Prima di poterselo impedire, Harry inseguì quel riflesso.

Harry!

 

"Malfoy! Malfoy dannazione, fermati! Sei un maledetto codardo!"

"Piantala Idiota. E.SMETTI.DI.SEGUIRMI. L'ho sentito tuo padre e le sue paroline gentili. Torna indietro e lasciami in pace!"

"NO. No, Santissimo Salazar, quanto ti detesto. Devi parlarmi. Siamo nella stessa casa dannazione, perchè ti ostini ad ignorarmi?!"

Malfoy si bloccò.

Io? IO ti ignoro? Tu...

Harry alzò le mani, come se si stesse avvicinando ad una bestia feroce.

Va bene... va bene. Anche io. Malfoy... parliamo. Scusami...

Draco indietreggiò, quante altre dannate volte era successo?
Che Potter sembrasse guardarlo e quasi sorridergli, che gli si avvicinasse e che poi fuggisse terrorizzato? Non poteva più permetterselo.

"Ti prego... Potter. Per favore vai via... non parlarmi più, non guardarmi più. Non avvicinarti più... evita di toccarmi. Non ce la faccio... io... Io ti amo stupido Troll, ma non ce la faccio più."

 

La testa di Harry si fece nera, le mani crollarono lungo il busto dalla sorpresa e rimase solo lì a guardare gli occhi di Draco quasi disperati e ricordò le parole del preside, qualche minuto prima dello scontro in sala grande.

 

Andrà tutto bene, va sempre tutto bene.
Di cosa hai paura, Harry?
Puoi temere solo la Morte, e lei è lontana. Diglielo.

In realtà... innamorarsi di Draco sarebbe stato così semplice e lo voleva. Voleva amarlo, gli pareva d'aver aspettato tutta la vita soltanto per sentire una sua carezza. 
Sentiva il bisogno disperato del suo tocco e si struggeva e si dannava... si accaniva contro quel ragazzino, masticandogli il cuore, per sopprimere quel desiderio. 

"Vedi Harry a volte ci opponiamo ad un destino più grande di noi... alla parola inevitabile che marchia a fuoco i nostri passi nel tempo.
Ed è una abitudine che continua ad abitarci anche quando quel destino ci sorride e non abbiamo più bisogno di combatterlo.
Harry... ne vale la pena, non te ne pentirai mai. Non esistono colpe o punizioni, in amore. La sua carezza non ti scotterà."


 
 

Se ami qualcuno, diglielo.
Anche se hai paura che non sia la cosa giusta e che possa portare qualche problema.
Anche se hai paura che rovini completamente la tua vita.
Dillo.
Dillo ad alta voce.
E poi riparti da li.*

[Greys Anatomy/ The scent of orchid]


 

Vide Draco raccogliere i pezzi di se stesso, lo vide voltarsi e allontanarsi ancora.

Era convinto che quella fosse la fine, di qualsiasi cosa fosse ciò che li teneva uniti e non voleva.

Al diavolo la famiglia e le case, andassero in malora anche i Malfoy e quelle loro fisse sul sangue. Avrebbe abbattuto tutti i muri, sapeva di poterlo fare.

Corse, scattò e circondò con le braccia quel ragazzo così sottile. Ebbe un brivido appena ne sfiorò la pelle e seppe in quell'istante che non si sarebbe mai pentito di quel momento.

 

Perdonami. Sono arrivato. Grazie per avermi aspettato, Draco. Sono qui... andrà tutto bene.

Quando sentì le spalle di Draco sussultare sotto un pianto liberatorio, si limitò a stringerlo più forte.


 

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Qualche scala più su, in un ufficio inondato da strambi oggetti, un vecchio chino sulla sua scrivania sentì qualcosa che aveva persi tanti anni prima, ritornare.

E' perdonato, Preside.

Sorrise, finalmente, dopo anni.


 

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Erano in piedi, nella torre di astronomia, che guardavano in basso, verso il parco.

Sembravano in piedi sul mondo, da quell'altezza.

I loro sguardi concatenati scesero ad incrociare due ragazzini nel parco, il primo con una indomabile chioma scura e il secondo con serici e splendenti capelli biondi, si inseguivano urlando insulti che in realtà sembravano carezze.

Poi ogni rumore e ogni urlo si spense e iniziarono i sussurri.

Ecco. L'impasse, la chiave, questo solo istante aspettato per quasi un secolo.

Uno degli spettatori sorrise con una dolcezza insolita, l'altro si imbronciò leggermente.

Questa era la fine, e l'inizio di ogni cosa, in due labbra che finalmente si incontrano, dopo aver urlato tanto solo per avvicinarsi, una volta ancora, una volta di più.

Harry sapeva che il passato non sarebbe stato dimenticato, che per lui sarebbe rimasto sempre agonia, ma guardando i due ragazzini nel prato allungò una mano a stringere quella rigida di Tom.

Tom?

Uh?

Ti amo.
 

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Fine.


Grazie a tutti... TUTTI quelli che mi hanno assistito da brave badanti. E' stato difficile, lo ammetto e questo capitolo mi piace meno degli altri. 

Ma ve lo dovevo... lo dovevo a tutte voi.

Grazie di essere rimaste con me... fino alla mia fine. 

 

  
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