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Autore: Sam27    29/10/2014    4 recensioni
Ci sono alcune cose che ho imparato da brava fan girl:
1. “Asjdnbvfuhuj” riassume tutto. E con tutto intendo qualsiasi cosa talmente pucciosa da poter essere riassunta.
2. La nutella è la tua migliore amica. Nonché la soluzione a qualsiasi tuo problema.
3. Si può sopravvivere dormendo solo tre ore. E mangiando molta Nutella, mi sembra sottointeso.
4. Libri e computer sono l’ingresso per il paradiso. Potete anche sostituire il computer con uno Smartphone, un Iphone o un tablet. Ed ovviamente aggiungete la Nutella.
5. Quale marca di fazzoletti è più resistente. I fazzoletti Tempo sono eccezionali, me ne servono solo cinque pacchetti a libro.
6. I personaggi immaginari sono migliori di quelli reali. Infatti sembra che il mio ragazzo ideale non esista. Io vorrei solo che avesse la dolcezza di Peeta Mellark, l’umorismo di Fred Weasley, il coraggio di Peter Pevensie, la bellezza di Finnick Odair, il sarcasmo di Jace Shadowhunters e l’intelligenza di Caleb Prior. Forse chiedo troppo?
Genere: Comico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Potremmo Volare'
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4.Aspetta...cosa?
“Un lettore vive mille vite
Prima di morire.
L’uomo che non legge mai
Ne vive una sola.”
George R.R. Martin
 
-♫ Lo sai perché piaccio alle figlie e zero a genitori?
Non ho una posizione ma so tante posizione
Voi quattro recessioni, io almeno ho le canzoni
Però la paga è meglio di una laurea alla bocconi perciò.. ♫-
-Ascolti Emis Killa?- mi domanda Alessandro.
Io faccio finta di non sentirlo e continuo a canticchiare, disegnando con i piedi qualcosa di indefinito sulla spiaggia.
Lui, nello sdraio di fronte al mio, si sporge in avanti e mi toglie una cuffietta, ripetendomi la domanda.
Io sbuffo, poi faccio una smorfia.
-No, ascolto J.AX-
-La mia stima verso di te si è alzata di molto- mi dice sorridendo, come se questo potesse essere per me gratificante in qualche modo.
-La mia verso di te no- gli rispondo prendendogli dalla mano la cuffia, scostandomi il ciuffo che ora mi copre la guancia e infilando l’auricolare.
Mentre la playlist scorre sbuffo di nuovo.
Quest’oggi nessun lavoro da baby sitter o da Elfo Domestico, oggi mi hanno accollato Mr. Cellulare e sono andati tutti insieme a fare una passeggiata tra i negozi.
Noi dovremmo interagire.
Sbuffo nuovamente e mi sdraio, nella vana speranza di abbronzare un minimo la mia pelle bianchissima –ovviamente lui è qua da un giorno ed ha già il colorito di un modello d’Abercrombie, oltre che la stessa tartaruga-.
Chiudo gli occhi sulle note di It’s time e mi godo gli Imagine Dragons, alzando il volume al massimo.
La canzone sfuma ed io apro lentamente gli occhi.
Alessandro è chino su di me ed il suo bel viso è a pochi centimetri dal mio, potrei contargli i brufoli –se solo ne avesse, ovvio- e le sopracciglia perfettamente allineate.
Sobbalzo e l’mp4 mi sfugge di mano.
-Porco Hobbit!- esclamo alzandomi di colpo e dimenticandomi della sua presenza.
Batto la testa contro la sua e un senso di stordimento mi pervade.
Quando riprendo il controllo di tutti e cinque i sensi mi metto a sedere massaggiandomi la fronte.
-Il mio mp4- gemo prendendolo tra le mani.
Inizio a ripulirlo dai granelli di sabbia quando Mr. Cellulare si avvicina.
-Potresti almeno chiedermi scusa eh!-
Io alzo appena lo sguardo per lanciargli un’occhiataccia.
-Parli da solo?- gli domando cauta, tornando sul mio mp4.
-No.. io.. cosa?.. Dicevo a te!-
Lo guardo con sufficienza, aggrottando le sopracciglia e provo ad accendere l’mp4.
-Si accende!- esclamo proprio mentre lo schermo ridiventa nero.
-O forse no- mormoro mogia.
-Volevo chiederti se ti andava di fare una passeggiata- dice incrociando le braccia.
-Hai appena ucciso il mio povero mp4!- esclamo mostrandoglielo.
-Gli faremo un degno funerale- mormora scocciato –Vieni o no?-
-Vengo dove?-
-Mi ascolti quando parlo?- chiede seccato.
-Emh.. no?!- dico azzardando un sorriso.
-Vieni a fare una passeggiata con me?-
Spalanco gli occhi dalla sorpresa.
-Cos’è? Ci stai provando?- gli domando arrossendo.
-Io..- inizia veramente.
-Mangi tanto quanto Ron?-
-Non saprei.. forse..-
-Hai il coraggio di Peter?-
-Be’.. non proprio…-
-Sei uno Shadowhunters?-
-Non direi-
-Tuo padre è un Dio dell’Olimpo?-
-No..-
-Sei un panettiere?-
-Ehm.. ecco..-
-Allora non sei il mio tipo- concludo facendo spallucce.
Lui spalanca la bocca due o tre volte prima di trovare le parole.
-Volevo solo essere gentile visto che mi andava di sgranchire le gambe. Non uscirei mai con una come te- sbotta infine andandosene.
-Oh- mormoro.
Dopo qualche istante di smarrimento mi alzo a mia volta e lo seguo.
-Cosa vorresti dire con :”Non uscirei mai con una come te?”-
Lui fa spallucce.
-Ora mi rispondi Mr. Cellulare!-
Lui si volta verso di me e scoppia a ridere, lasciandomi basita da tanta ilarità.
-Come mi hai chiamato scusa?- chiede scuotendo leggermente la testa.
Per il grande puffo quindi non l’ho solo pensato?
Mi mordo il labbro mentre avvampo.
-Emh.. Mr. Cellulare per via del fatto che quando ti ho conosciuto eri con il cellulare e ci sei rimasto per un bel po’-  farfuglio facendo una smorfia.
-Non se l’hai notato ma credo che i nostri genitori stiano organizzando un matrimonio combinato- sussurra come se fosse un segreto della C.I.A.
-Ma davvero? Pensavo che ci lasciassero da soli per farci guardare Peppa Pig e giocare al gioco della settimana- borbotto io guardandolo di sottecchi.
Certo che però è un analfabeta proprio carino…
-Ma tu sei sempre così acida?- mi chiede sbuffando.
-Solo con gli analfabeti- rispondo lasciando che l’acqua del mare mi lambisca i piedi.
-Ma io so leggere-
-Ma non leggi.. il che è doppiamente idiota-
-Leggere è noioso-
Io mi giro verso di lui guardandolo fisso negli occhi e gli punto un dito in centro al petto dove inizia a intravedersi la peluria.
-Leggere non è noioso- scandisco bene picchiettando con l’indice ad ogni parola.
-Okay okay- dice mettendo le mani avanti come a proteggersi.
-Ho letto il libro di Star Wars comunque- dice mentre riprendiamo a camminare, guardandomi di sottecchi.
Miseriaccia, Star Wars è un’altra parte della mia infanzia ma se Mr. Cellulare-Analfabeta si aspetta di vedermi cedere così facilmente si sbaglia di grosso.
-Sarà l’unico libro che hai letto nella tua miserabile vita-
-La mia vita non è miserabile!-
Mi esce un grugnito che è un misto tra un verso di scherno ed una smorfia incredula.
-Okay forse un pochino- mi concede.
Io annuisco, seria.
-Ho lasciato l’mp4 sullo sdraio! Se me lo rubano mangerete passato di Eleonora oggi a cena-
-Bleah- dice facendo una smorfia.
Io gli lancio l’ennesima occhiataccia e torno sui nostri passi, dirigendomi il più velocemente possibile verso gli ombrelloni.
Scopro con sommo piacere che il mio mp4 è ancora lì dove l’avevo lasciato ed ancora rotto.
-Dirò ai miei che l’hai rotto tu- dico guardandolo male.
-Dammi qua- dice lui tendendo la mano.
Guardo prima l’arto e poi lui, diffidente, infine gli cedo l’oggetto blu scuro e mi siedo sul mio sdraio senza staccare gli occhi da lui.
-Hai una forcina?-
Io inarco le sopracciglia e ne tolgo una dai miei capelli, lasciando un ciuffo ribelle libero di coprirmi gli occhi.
Lo soffio via mentre dico: -Cos’hai intenzione di fare Mr.Cellulare-Analfabeta?-
Lui smorfia. –Non potresti chiamarmi Alessandro?-
-Mh.. no- dico fingendo di pensarci.
-Rimedio al mio errore-
Inizia a trafficare con la forcina fino ad aprire, delicatamente, l’apparecchio, lo svuota poi da tutta la sabbia, rimuovendo i granelli con cura e lo richiude.
-Ora dovrebbe andare.. lo proviamo?- mi domanda sedendosi al mio fianco.
-Okay- dico inserendo le cuffie e spostandomi in modo da mantenere la distanza di sicurezza.
Indosso l’auricolare e sento le note di Maps passare dall’mp4 al mio orecchio.
Sgrano gli occhi dalla sorpresa e, senza pensare al fatto che fosse stato lui l’artefice del guaio, lo abbraccio.
-Grazie mille Mr. Cellulare!- esclamo con la testa sulla sua spalla.
-Oh sono proprio contenta di vedere che siate diventati amici!- dice zia con un sorriso parecchio ambiguo.
-No.. noi..- tento invano di spiegare, staccandomi da lui.
-Le ho aggiustato l’mp4 che le avevo fatto cadere nella sabbia..- dice Alessandro rosso in viso.
-Sì esatto noi..- cerco di dire ancora io.
-Oh tranquilli ragazzi! E’ fantastico che siate amici. Almeno non dovremo sentirvi litigare tutta la notte nei prossimi giorni-
Aspetta… cosa?
-Aspetta: cosa?- chiede Alessandro dando vita ai miei pensieri.
-L’hotel ha fatto un casino con le prenotazioni e non abbiamo un posto dove stare- spiega suo padre.
-Ma non possiamo..- tenta ancora Mr. Cellulare.
-No! Vuoi tornare a casa?- domanda sua madre sbuffando.
-No, no.. però..-
-E dove dormiranno?- domando passando lo sguardo da l’uno all’altro adulto impazziti che mi sostano davanti.
-Laura e Paolo nella stanza degli ospiti- dice zio –mentre Alessandro nello studio-
Mia madre mi guarda, pregandomi con gli occhi di non fare scenate.
-Nello studio?- chiedo mentre la mia voce è salita di un’ottava. –Nel mio studio?-
Una volta era la stanza da letto di zia Angelina, da quando è morta –io avevo cinque o sei anni e lo rammento a stento- è diventato il mio studio estivo provvisto di cinque scaffali colmi di libri, un divanetto e una scrivania.
-Nel mio studio?- domando ancora con voce acuta.
-Beh tesoro non possiamo farlo dormire in cucina- dice mia madre tentando di farmi ragionare.
-Ma neanche nel mio studio!- esclamo incrociando le braccia e facendo scricchiolare i denti.
Alessandro sobbalza.
-Abbiamo già deciso- interviene mio padre.
Passo il mio sguardo da uno all’altra, impotente.
Infine mi rivolgo ad Alessandro.
-Tu tocca uno solo dei miei libri e ti stacco la testa a morsi- dico serissima –Vado a fare una passeggiata-
-Ovviamente scherza- dice mio padre lanciando una risatina nervosa in direzione della famiglia di Alessandro.
-Come no!- gli urlo ormai a qualche ombrellone di distanza.
 
Diario segreto. Giorno di prigionia n^1. Ancora diciassette giorni alla fine del tormento. Il nemicoAlessandro, meglio conosciuto come Mr.Cellulare-Analfabeta- si è insediato nella tanail mio studio- con sommo piacere. Durante il pomeriggio ha avuto il tempo di sistemare le sue armivideogiochi, playstation e balle varie- vicino ai miei tesori sacri
-Cosa fai?- mi chiede Elena sorridendo.
Io poso il quaderno sul letto e mi sforzo di non risponderle male. –Studio-
-Ma qui c’è scritto diario segreto- dice lei leggendo a fatica e, prima che io possa impedirglielo, afferra il mio quaderno ed inizia a correre per la casa.
-Nora ha un diario segreto! Nora ha un diario segreto!- canticchia saltellando mentre io tento invano di prenderglielo dalle mani.
-Ah sì?- domanda Alessandro sbucando dalla sua.. cioè dal mio studio.
-Sì! Guarda!- esclama la piccola peste porgendoglielo prima che io posso amabilmente strattonarla fino a riprendermi la mia proprietà.
E, facendomi una pernacchia, corre via.
-Bene, ora puoi restituirmelo- dico facendo un lungo sospiro e tendendo la mano.
-Certo, potrei- dice lui ostentando un’espressione di superiorità –Ma anche tu potresti trattarmi bene: cosa che non fai mai-
Oh no! Oh no! Oh no!
-Sì esatto quindi ora..-
-Quindi ora leggerò il tuo diario e poi, quando mi sarò stancato, te lo ridarò-
-Questa è violazione di privacy!- esclamò indignata, saltellando per cercare di riprendermelo –E’ sopruso! Abuso di una povera minore per arrivare ad una sciagurata ragazza! Potrei farti causa!-
Lui ridacchia e, sempre tenendo il diario fuori dalla mia portata, inizia a leggere.
-Simpatia portami via- dice richiudendo il quaderno di colpo e porgendomelo.
-Almeno ora so che sai leggere-
-Sì sì ed ora smamma- dice secco chiudendomi la porta in faccia.
-Che faccia tosta- borbotto tornandomene in camera mia ed accarezzando la copertina del mio tesoro con la punta delle dita.
Sto giusto pensando a come vendicarmi al terribile sopruso che mi è stato recato quando Aurora corre da me con un fiore tra le mani.
-Tieni Nora! Ti piace? Ho raccolto per te questa Margherita!- esclama porgendomela.
-Grazie- sorrido.
-Vado a prendertene delle altre!- squittisce prima di correre giù per le scale.
Io guardo la margherita con cospirazione e poi inizio a strapparle i petali con foga.
-Non ti sopporto, ti odio, non ti sopporto, ti odio…-
Intanto penso che questi fiori bianchi e delicati siano davvero incompresi: la gente non fa che distruggerli per scaricare su di essi le proprie illusioni.
-Non ti sopporto!- esclamo infine alzando al cielo lo stelo verde e il pistillo giallo.
-Hai distrutto il fiore?- mi chiede Aurora mostrando il labbro inferiore mentre una lacrima le scorre lungo la guancia –Mamma! Nora è cattiva!-
Cerco di acciuffarla prima che corra di sotto ma è inutile: inizia a piangere a dirotto e a chiamare la zia con una me piuttosto seccata al seguito.
-Cosa c’è tesoro?- le chiede zia Anna indaffarata ai fornelli.
-Nora è cattiva!- piange la piccola strattonandole il vestito a fiori.
Lei mi scocca un’occhiataccia  e cerca invano di consolare la figlia, intanto ci raggiungono anche mamma, la madre di Alessandro e l’appena citato.
-Ehi Aurora- dice Alessandro inginocchiandosi vicino alla mia cuginetta.
Lei gli rivolge un’occhiata dubbiosa con il suo viso rigato di lacrime.
-Ti va se andiamo a raccogliere le margherite insieme?- domanda porgendole un fazzoletto.
Lei annuisce, tirando su con il naso e lasciandosi condurre fuori per mano.
-E’ proprio un bravo ragazzo- dice mamma sorridendo a Roberta mentre zia Anna mi fulmina con lo sguardo.
-Vado in camera a leggere-
-Eh no signorina! Stai sempre attaccata a quei libri: quando hai intenzione di fare i compiti?-
“All’ultimo minuto come sempre” penso tra me e me trascinando i piedi.
 
Sono seduta sul dondolo vicino ad Alessandro e nello sforzo di non toccarlo ho il sedere contratto, una coscia sudatissima sopra l’altra ed un crampo al braccio destro così schiacciato contro il fianco che sembra voglia entrare a perforarmi l’intestino. Il signorino, invece, è stravaccato e occupa con la sua pellaccia ignorante ogni centimetro che riesce.
Sono sicura che lo faccia apposta.
Ne sono totalmente sicura.
-Ehi hai un ragno tra i capelli- dice chinandosi verso di me e spostandomi un ciuffo dietro all’orecchio.
Io lo guardo inarcando le sopracciglia.
-Ecco: ora l’ho tolto- dice sicuro facendo scorrere le dita tra i ricci.
-Sì, come no- borbotto tra i denti, sicurissima che si stia lambiccando il cervello per procurarmi qualche altro disturbo.
Dopo aver mangiato la mia abbondante porzione di torta fatta in casa mi rilasso appena.
-Sei sporca di cioccolato!- esclama Alessandro leccandosi il dito e strofinandomelo ai lati della bocca.
-Ora dovrò lavarmi il viso fino a diventare color Snow- dico incrociando le braccia.
-Volevo solo essere gentile- dice con un sorrisetto che vorrebbe essere innocente ma che, io so bene, essere malefico.
-Chi mi aiuta a lavare i piatti?- domanda zia trasportando i piatti sporchi in cucina.
-Ti aiuto io zia!- esclamo sicura a recuperare la mia aura di nipote perfetta.
-Ma no tranquilla, la aiuto io- dice Alessandro a sua volta, alzandosi.
-Non scomodarti: sei l’ospite. Vado io- dico con un falso sorriso.
-Che gentiluomo sarei se non andassi io?-
-Ti perdonerò per questa volta, torna pure a sederti-
-Ma non posso permettere che le tue bellissime mani si sporchino-
-Le laverò. Vado io- dico a denti stretti.
-Ma..- inizia lui.
-Sono contenta di tanto entusiasmo ragazzi!- esclama la zia facendoci cenno di seguirla.
Io gli scoccò un’occhiataccia e lo seguo dentro.
-Su ragazzi che volevamo giocare a tombola tutti insieme!-
-Cos’ha detto?- mi chiede Alessandro chiudendo il lavandino.
-Di lavarti le orecchie- gli rispondo secca, asciugandomi la fronte.
Altre cinquanta stoviglie dopo siamo seduti al grande tavolo, le schedine in mano ed un’aria di sfida sul viso.
Manca solo il sottofondo musicale e poi potremmo iniziare a picchiarci e far parte di un film Western.
-Ambo!- grida Alessandro dopo appena cinque minuti.
Io mi limito a guardarlo in cagnesco.
-Terna!- esclama poco dopo.
Mi trattengo dal sputargli in faccia: sono io la vincitrice indiscussa di questo gioco in famiglia (okay solo perché la nonna e il nonno sono mezzi orbi e mezzi sordi, lo zio e papà ridono così forte da non sentire le battute e la mamma è troppo intenta nello spettegolare con la zia per degnare di uno sguardo i suoi numeri).
-Quaterna!-
Gli rifilo un calcio sugli stinchi sorridendogli costernata e mormorando che sono degli spasmi muscolari.
-Cinquina!-
Mi metto a scrutare ansiosamente le mie e le sue schedine, cercando di intuire la truffa.
-Tombola!-
-E no eh! Non è possibile! Truffa! Imbroglio! Arbitro comprato! Cartellino rosso! Espulsione! Non è assolutamente giusto! Fallo!- inizio a gridare saltando in piedi.
-Ma cosa dici Nora?- mi chiede papà smettendo immediatamente di ridere.
-Alessandro deve aver truccato il gioco: non può vincere così facilmente!- esclamo indicandolo, accusatrice.
-Ha sempre vinto così facilmente: è sempre fortunatissimo- mi dice sua madre, sorridendomi comprensiva.
Io mi butto nuovamente sulla sedia, le spalle poggiate a metà schienale, il broncio e le braccia incrociate.
Alla faccia della sorte imparziale!
A me la sorte mi schifa come una cacca di mucca ed a lui lo cerca come un Labrador il tartufo.
E’ giustizia, questa?
Sedici giorni, penso cercando di fare dei respiri profondi, solo più sedici giorni.

 
  
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