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Autore: PaneBianco    01/11/2014    3 recensioni
Quando i pensieri prendo il sopravvento sulla ragione, non puoi fare nulla per fermarli. Devi lasciare che ti trapassino, mettano in dubbio i tuoi valori, le tue scelte, la tua stessa vita. E i pensieri che non dovrebbero mai venire a galla, si mostrano sempre quando ormai la speranza è svanita.
Era sdraiata e inconsciamente pensava a ciò a cui mai avrebbe dovuto pensare.
Mentre fredde lacrime di dolore solcavano il suo viso arido.
Genere: Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Reyna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ricordami di scordarmi di pensare
 

Era sdraiata e inconsciamente pensava a ciò a cui mai avrebbe dovuto pensare.
Mentre fredde lacrime di dolore solcavano il suo viso arido.

 
Arido
 
Il sole l’aveva seccato per tutto il giorno costringendolo a restare asciutto, quando invece la tentazione era più forte del desiderio. 
 

Desiderio
 
Era questa la causa della sua sofferenza. Il desiderio di qualcosa di irraggiungibile, perduto, rubato.
 

Rubato
 
Sentiva il fuoco della rabbia crescerle nel cuore. Una rabbia che voleva scatenarsi sul mondo perché era troppo ingiusto e si aspettava troppo da lei.
 

Lei
 
Così fredda e autorevole. Dedita al lavoro e piena di orgoglio, tanto da celare quello che realmente voleva mostrare.
 

Mostrare
 
Era l’ostacolo più grande. Sapeva che qualcuno l’aveva già capito, ma mostrare apertamente quello che provava era una sfida insuperabile.
 

Insuperabile
 
Quella giornata le era sembrata infinita, insuperabile, terribilmente angosciante. Aveva misurato tutto: i passi, le azioni, le parole, le reazioni, i gesti, i sentimenti.
 

Sentimenti
 
Celati da quel suo volto che altro non era che una maschera. Doveva proteggersi dalle persone perché lei era forte.
 

Forte
 
Tutti potevano descriverla così, ma lei sentiva che era debole come una spiga, fragile come una foglia, esposta come un girasole, quando invece voleva essere una margherita e nascondersi nell’erba.
 

Erba
 
Sentiva ancora il profumo dell’erba in quel giorno d’estate. Sdraiati, spensierati, ridenti e incuranti del destino.
 

Destino
 
Quello era il suo e quello doveva accettare, ma accettare era fatica e quella la stava consumando come il tempo consuma la carta.
 

Carta
 
La vedeva ancora posata sul grande tavolo nella sala. L’ultima carta, l’ultima risata, l’ultima vera collaborazione di colleghi e amici.
 

Amici
 
Quella parola le faceva male e sentiva che le lacrime continuavano a scendere come se non avessero mai fine. Possibile che le facesse davvero così male?
 

Male
 
Era la parola che si ripeteva nella sua testa da mesi. Era la parola che era risuonata e rimbombata quando aveva visto le loro mani.
 

Mani
 
Anche le mani le dolevano come non avevano mai fatto. Strette tutto il giorno sull’orlo della veste per impedire al dolore di uscire.
 

Uscire
 
Voleva andarsene, correre, uscire e gridare, urlare, straziare la notte col suo pianto, con le sue grida, col suo dolore.
 

Dolore
 
Lui era il suo dolore e la sua gioia. Era suo amico e nemico. Era il suo sole e la sua tempesta.
 

Tempesta
 
Accadeva nella sua mente e la invadeva con le sue onde di confusione, tentazione, forza e orgoglio. Non voleva piangere. Non doveva piangere.
 

Piangere
 
Nessuno doveva mai vederla in quello stato. Stato in cui non sarebbe neanche dovuta essere. Era una guerriera.
 

Guerriera
 
Era quello che si sentiva di essere. Quello che tutti si aspettavano che fosse. Quello che doveva essere, ma che in quel momento voleva abbandonare.
 

Abbandonare
 
Lui l’aveva abbandonata senza rimorsi, senza dirle nulla, senza scusarsi, senza salutarla, senza ricordarsi quello che lui era, quello che loro erano.
 

Erano
 
Voce del verbo essere, modo indicativo, tempo imperfetto. Imperfetta. Era quello che era lei. Non sarebbe mai stata perfetta.
 

Perfetta
 
La ragazza dai capelli castani intrecciati con piume e perline, occhi profondi e ammalianti, voce incantante: lei era perfetta nell’insieme.
 

Insieme
 
Voleva stare con lui, insieme, felici e ridenti. Ma lui non doveva vederla così. Non voleva la sua pietà, voleva solo lui.
 

Lui
 
Lui che non capiva, lui che non voleva, lui che non veniva, lui che non guardava nei suoi occhi neri come ossidiana, taglienti come una spada.
 

Spada
 
Aveva sentito il suo cuore spezzarsi, il suo respiro mozzarsi e la vista appannarsi. Come se una spada l’avesse colpita nel cuore.
 

Cuore
 
Lo sentiva battere lento, poi veloce. Lo sentiva sanguinare e dolere. Lo sentiva il dolore negli occhi.

 
Occhi

 
Li vide come una speranza, quegli occhi azzurri che le davano sicurezza, che la pregavano, la guardavano, la volevano.
 

Volevano
 
Le sue membra volevano una tregua dal dolore. La sua mente voleva una tregua dalla sofferenza. Le sembrò di morire.
 

Morire
 
Stava accadendo proprio a lei. La lama vermiglia posata accanto al suo corpo esanime. Un braccio sconosciuto la teneva sollevata e la costringeva a vedere.
 

Vedere
 
Luci e forme confuse. Corpi in movimento. Colpi, armi e rumori assordanti. E infine due scintille di angoscia.
 

Angoscia
 
La pervase e la fece tremare. Sentì le mani ora conosciute stringersi e afferrarla. Vide le scintille ancora più vicine, quando la pervase uno strano calore.
 

Calore
 
Partiva dalle sue labbra, dal suo sapore, dalla sua paura, dal suo dolore e le inebriavano la mente. Era il calore dell’amore.
 

Amore
 
Lo amava, anche se lo nascondeva. Lo amava, anche se l’aveva abbandonata. In quel momento seppe che anche lui l’aveva amata.
 
 
Era sdraiata e consciamente pensava a ciò a cui tanto aveva desiderato pensare.
Mentre calde lacrime di gioia solcavano il suo viso ormai spento.
 






 
Nda:
Buonasera a tutti.
Ecco qui un'altra storia incentrata sul personaggio di Reyna (uno dei miei personaggi preferiti della serie).
Prima di tutto voglio scusarmi con lei per quello che le ho fatto, perchè davvero non se lo merita. Mi sento davvero male.
Anche perchè questa storia non era nata per avere un finale del genere, ma andando avanti a scrivere è cambiato tutto.
Ho voluto rappresentare Reyna mentre ripercorre tutti i suoi, diciamo, "rimpianti". Ripensa al male che ha ricevuto e i suoi pensieri vagano e cambiano argomento ricollegandosi a una parola in particolare di ogni frase. La storia ha questa struttura proprio come imitazione del flusso di pensieri che scorre nella mente di Reyna.
Il finale, purtroppo per le fans della Jasper/Jiper/comunque vogliate chiamarla, doveva essere questo perchè, da fiera sostenitrice della Jeyna, non potevo lasciar morire (Come ho potuto?!) Reyna senza almeno una soddisfazione.
Ok, diciamo che ho parlato abbastanza. Spero che la storia vi sia piaciuta e che vi abbia fatto provare qualche emozione che non sia l'odio nei miei confronti.
Aspetto i vostri pareri/critiche/maledizioni. A presto,
Leti
 
 
  
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