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Autore: Mrs_Lirith    03/11/2014    0 recensioni
"Non volevo ucciderlo, te lo giuro!" esclamò Anaïs, con le lacrime che scendevano copiose lungo le guance. Il fratello maggiore Christopher la teneva avvolta in un abbraccio, cercando di consolarla. "Ana, sei una vampira. E' difficile controllarsi le prime volte, ma poi diventa tutto possibile." rispose lui con un tono calmo e rassicurante.
Nessun vampiro era nato con quelle abilità di figlio della Notte, e nessuno di loro era cresciuto al fianco di un Nephilim potente. Sarebbe stato impossibile per molti sopravvivere, eppure Anaïs ce la stava facendo. Ce l'avrebbe fatta.
Genere: Avventura, Slice of life, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Crack Pairing | Personaggi: Nuovo personaggio, Sebastian / Jonathan Christopher Morgenstern
Note: Raccolta | Avvertimenti: Incest
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Un lampo di luce attraversò la stanza, attirando l’attenzione di Anaïs e Christopher, ancora uniti l’uno all’altra. Non avevano potuto fare a meno di assaporare il loro bacio quanto più possibile, con la speranza che esso potesse rendere molti dubbi semplici certezze. Le labbra calde di Christopher avevano percorso quelle della sorella con delicatezza, con la paura che potesse rompersi in mille pezzi o che fosse un sogno, un piccolo sogno proibito a cui non aveva mai pensato e che poteva scomparire da un momento all'altro. Nessuno dei due aveva mostrato l’intenzione di interrompersi, ma quel fulmine era riuscito a distrarli abbastanza da farli allontanare. Anaïs voltò lo sguardo di poco verso la finestra, posta sopra la testiera del letto. Era la seconda apertura presente nel fortino, oltre allo spazio tra le coperte che permettevano di entrare e uscire dalla piccola fortezza. Il vetro era oscurato, di un colore simile all’ossidiana, ma si potevano notare senza difficoltà le gocce di pioggia che battevano contro esso, mentre la tempesta s’infuriava intorno alla villa Harris. Sin da piccola la ragazza s’era sempre chiesta per quale ragione la sua camera possedeva infissi così oscuri, tanto che erano minimi i raggi che potevano illuminare la stanza. Solamente col passare del tempo e con troppe amare esperienze capì che il suo essere vampira aveva dei limiti, così come l’impossibilità di sentire il calore del sole sulla pelle. Ora riusciva, però, a vedere come le grigie nubi avevano oscurato completamente il cielo, tanto che quel luogo per poco non assomigliava ad una tetra casa del terrore. Dopo aver notato quell’oscurità farsi strada insieme alla notte, con la luce della luna come unica guida, la sorella minore posò lo sguardo di nuovo su Christopher. Aveva un’aria disordinata, un’espressione confusa ma rasserenata sul volto. Era la prima volta che aveva sentito il dolce sapore delle labbra di Anaïs, dello stesso rosso di una ciliegia zuccherina, ed ora il suo profumo vanigliato gli dispiaceva ancor meno. Erano consapevoli del fatto che, anche dopo un abbraccio del genere, non potevano scaldarsi quanto un normale umano, ma in quel momento entrambi lodarono quella loro abilità vampiresca. Se, infatti, non fosse stato per i loro corpi privi di calore, sapevano perfettamente che le loro guance sarebbero state tinte di un vivido rosso, ancor peggio del silenzio. Ma ora si trovavano lì, immobili, uno di fronte all’altro. Anaïs abbassò lo sguardo, non appena incontrò i suoi occhi, e si grattò il braccio con fare distratto. Avrebbe fatto qualsiasi cosa, ma quell’imbarazzo li stava struggendo pian piano. La quiete sembrò interminabile, finché Chris non prese coraggio e spezzò il silenzio nuovamente, con una voce esitante ma calda. "Ora cosa succederà?" domandò, cercando di guardarla. Era difficile osservarla dopo quel che era successo. E se fosse stato tutto un dannato bacio dato per accontentarsi? E se non riuscisse a ricambiare? Cosa sarebbe successo, di lì in poi? Avevano sempre avuto un rapporto fin troppo perfetto, pensò il ragazzo. Non voleva lasciarsi distruggere tutti quei castelli di sabbia che avevano costruito finora. Anaïs si decise ad alzare gli occhi su di lui, l’incertezza sul cosa fare in quel momento che attraversava il suo sguardo. "Non lo so. Rimani sempre mio fratello, ma non credo cambi molto. Ora sono certa che potrò contare su di te e che io.." "E che tu sarai la mia sorellina scema, ma ora sei mia" continuò lui, terminando la sua frase. In un attimo si allungò verso di lei e la avvolse di nuovo tra le braccia, ma questa volta con più dolcezza. La ragazza notò come in realtà si era sforzato in quel gesto, non sapendo cosa fare. Ed infatti Christopher, nell’attimo precedente in cui aveva colto gli occhi insicuri della sorella, si era promesso di fare qualcosa, qualunque cosa pur di non vederla in quel modo. Quell’abbraccio li aiutò a rompere quel fragile vetro che li legava e al tempo stesso li separava. Avevano finalmente capito che poco sarebbe cambiato da prima, se non le loro distanze dimezzate di più. "Però rimani sempre un bastardo" disse Anaïs con meno esitazione, avendo scansato il disagio da entrambi. Le era tornato facile essere l’ Anaïs che Christopher conosceva, quella con cui battibeccava in continuo, ma adorabilmente. A quelle parole entrambi scoppiarono in una risata, ritrovando l’armonia che sembrava fosse andata persa. Il fratello immediatamente le rispose con aria minacciosa, ma divertita: "Ah sì? Ne sei sicura?" e nel mentre la prese per i fianchi, sollevandola. Senza alcun problema, fece uscire entrambi dal fortino. Una volta poggiati i piedi sulla moquette, Chris squadrò la sorella con un sorrisetto sghembo. "Ne sei davvero certa?" "Mai stata più certa!" confermò la sorella, incrociando le braccia al petto, come se si stesse aspettando chissà quale reazione. In un movimento fulmineo, il ragazzo si abbassò quanto necessario per afferrarla dal bacino e sollevarla su una spalla, come se fosse un sacco da trasportare. "Ehi, mettimi giù!" protestò Anaïs, battendo i pugni contro la sua spalla inutilmente. "Assolutamente no" rispose alla fine il ragazzo, il suo solito sorrisetto sul volto. Senza fermarsi, cominciò a scendere le scale, con la sua ragazza in braccio. Anaïs aveva rinunciato a muovere le gambe per dimenarsi, capendo che ormai era inutile. La presa del fratello era ben determinata e forte, ma allo stesso tempo riusciva ad essere delicato. Davanti a loro si estendeva un lungo corridoio, che andava ad unire i due lati della villa con facilità. Nonostante essa fosse arredata con uno stile moderno, noto per i lineamenti semplici ma raffinati che circondavano la struttura, alcune parti erano rimaste conservate nel tempo, prive di cambiamenti decisivi. Per questo Anaïs sentiva i passi del fratello scricchiolare contro le vecchie assi di legno che ricoprivano il pavimento, e riusciva a capire dove si stavano muovendo. Un altro passo, un altro ancora e un gradino, pensò la ragazza. E così fu. Capì che stavano scendendo le scale, senza fretta, e quindi la domanda le sorse spontanea: "Bastardello, dove stiamo andando?" Christopher mantenne lo sguardo fisso in avanti, ma sorrise appena alla sua domanda. Svoltò verso un secondo corridoio che portava dritti alla cucina, passando per il salotto. "A caccia. Già, con la pioggia. Perché? Perché sì." Si fermò nel mezzo del salotto, e solo allora alzò il mento per guardare la sorella, che ormai si era adagiata sulla spalla come se fosse una cosa normale. "Ma tu a malapena sai cacciare normalmente!" affermò Anaïs con una risatina. "Stronzetta ridillo se ne hai il coraggio." "Non sei capace a cacciare, assolutamente no. E ora non venirmi a dire che sei suscettibile." Un attimo di silenziò passò dopo la risposta data dalla sorella con esitazione ma con un'espressione di finta certezza, finché Christopher non indossò il miglior sorriso che avesse mai potuto rivolgere, avvicinandosi al divano del salotto. "Suscettibile? Io? No, assolutamente! Però, se sono un buono a nulla, allora puoi fare a meno di me" rispose con indifferenza il fratello. Tra le parole trovò l'occasione per chinarsi leggermente verso i cuscini del divano, di un blu vellutato che faceva stagliare contro i colori scuri l'aureola dorata di ciocche attorno al volto della ragazza. Chris non si impegnò a fare attenzione nel poggiarla, quasi ce la voleva buttare goffamente per farle un dispetto. Capito l'intento velocemente, Anaïs rafforzò la presa attorno alle sue spalle, per reggersi meglio. "No, no, no! Dai, davvero credevi che dicessi sul serio?" rispose immediatamente, aggrappandosi a lui come un piccolo koala indifeso. L'equilibrio ebbe la meglio su entrambi, per cui Anaïs finì lo stesso contro il divano, ma il fratello la seguì a ruota, cadendo dopo di ella. "Vedi però? Sei proprio una disgraziata- incominciò il fratello con una risatina sommessa -una disdicevole mostriciattola disgraziata" continuò prima che la sorella lo interrompesse. "Preferivo stronzetta, sai? E poi io lo sono quanto tu lo sei, è un gene Harris contagioso quanto l'influenza." La sua voce si fece sempre più bassa man mano che pronunciava le parole, notando gli occhi di Christopher che la stavano guardando. E, prima che potesse terminare la frase, il fratello catturò le sue labbra con dolcezza, fermando quel flusso di parole che Anaïs stava pronunciando, e che diventava sempre più senza senso sotto la pressione del suo sguardo. L'esitazione in quel gesto era ancora tangibile, tant'è che i loro sguardi si studiarono di nuovo, in cerca di qualche imperfezione che potessero correggere. Le mani di Christopher si chiusero in pugni accanto al volto di Anaïs, così che ora poteva poggiare il peso su di esse, ma rimanendo al di sopra del corpo esile della sorella. I muscoli delle sue braccia si irrigidirono, quasi fosse causa della tensione tra i due, e la ragazza se ne accorse. Ma ciò non la fermò. Era la prima volta che poteva osar guardare più di quanto le fosse permesso. Gli occhi caddero sulle linee definite delle braccia che separavano i muscoli, evidenziandoli. Ovviamente li aveva già visti prima, ma ora era diverso. Tutto lo era. Il solo toccarlo le mandò piccole scariche di adrenalina per il corpo, rendendola ancora più accesa e consapevole. Le dita con delicatezza salirono sulle spalle, ma continuarono ad esplorare fino al petto. Istintivamente lo sguardo della ragazza si alzò sugli occhi di Christopher, ed entrambi percepirono che il filo, che li separava dall'essere più che migliori amici, più che fratelli, si spezzò. Si potevano permettere qualsiasi cosa, dimenticando quale legame di sangue li univa? L'esitazione tramutò in curiosità, lasciando che le loro espressioni si domandassero fino a che punto avrebbero osato arrivare. Non ci fu alcuna parola a distanziarli, nessuna voce ad ammutolire i loro pensieri, e ciò permise a Christopher di poggiarsi su un gomito, per sfiorare il corpo della sorella con la mano opposta. Con dolcezza si ritrovò ad evidenziare i tratti del volto della sorella, lungo la mandibola, fino alla clavicola. Lentamente raggiunse la scollatura, ma preferiva osare gradualmente, perciò la mano finì su un suo fianco. Le dita si racchiusero attorno all'orlo del maglioncino di Anaïs, di un colore chiaro come piaceva a lei, e senza fretta questo venne alzato scoprendo la pelle nuda. Nessuno dei due pronunciò parole, fu come un permesso non verbale a Christopher di continuare. Anaïs sentiva il suo tocco sulla pelle nuda e pallida, una sensazione tanto piacevole che socchiuse gli occhi, cercando di racchiudere quel meraviglioso brivido che correva lungo la sua spina dorsale. Più di ogni altra cosa avrebbe voluto rendere infiniti quei secondi, per poterli vivere ancora e ancora fino a che non se ne fosse abituata, ma sapeva benissimo che non sarebbe mai riuscita ad abituarcisi completamente. Non avrebbe mai conciliato la definizione di fratello e di fidanzato in un’unica figura, non definitivamente. Quei pensieri furono come una doccia gelata in pieno inverno per un mondano, mentre una domanda cominciò a tormentarla nella mente. Cosa stava succedendo? Era come se si fosse persa qualche passaggio, e, in un modo o nell’altro, si fosse ritrovata in quella situazione. Christopher stesso aveva mostrato la sua titubanza nel toccarla, e tuttora lo mostrava, mentre le dita incontravano la sua pelle con una tale delicatezza da farlo sembrare un soffio di vento. Era stata lei a dargli la certezza di proseguire, ma ora non era più sicura di cosa fosse giusto e cosa no. Ancora una volta si era fatta prendere dall’incertezza. I suoi occhi si aprirono, le iridi azzurre ora celavano qualcosa di più grande, una sensazione che neanche lei sapeva spiegare. Abbassando lo sguardo, si accorse che Chris non era andato oltre. L’orlo della maglia era rimasto alzato fin sopra il busto, ma i suoi occhi avevano colto la strana espressione di Anaïs. "Cosa c’è?" le domandò in un sussurro, mentre passava una mano tra i suoi riccioli biondi. La risposta della ragazza non fu immediata, si era limitata ad un cenno del capo come ad assicurarlo che non ci fosse nulla di sbagliato. Furono le parole a contraddirla, semplici lettere che uscirono tutte insieme frettolosamente, quasi fosse involontaria la cosa. "Mi dispiace. Io davvero credevo di riuscirci, ma.. è troppo presto, capisci? Ti prego davvero, perdonami, Chris." Pronunciò quelle parole con tale sincerità che sia lei che il fratello rimasero sbalorditi non appena lei disse il suo nome. Raramente l’aveva chiamato Chris. Spesso adorava prenderlo in giro chiamandolo per il suo nome completo, mentre Louis lo usava solamente per farlo arrabbiare e innervosire, ma mai Chris. Era strano, ma forse era una di quelle cose a cui si poteva abituare immediatamente. Christopher si alzò col busto, rimanendo con le ginocchia poste ai lati del suo bacino, ma quella distanza sembrava ancora troppo, perciò si mise direttamente a sedere sul bordo. Con le braccia poggiate alle ginocchia ed uno sguardo fisso sul pavimento, il ragazzo scosse la testa per tranquillizzarla. "Non posso negarlo, anche io non ci sono abituato" le rispose senza guardarla, quasi se ne vergognasse. Anaïs si mise a sedere, portando un braccio attorno alla sua vita, e alzò lo sguardo su di lui. Odiava vedere il fratello in quello stato, sapeva per certo che erano rare le volte in cui si sentiva in imbarazzo. "Facciamo una cosa: e se facessimo passo dopo passo, con calma?" nel mentre si sistemò meglio la maglia, ricomponendosi. Dopo quelle parole si diede una spinta leggera per alzarsi di poco, quanto bastava per portare le labbra contro la sua guancia. La ragazza vide le spalle del fratello rilassarsi, mentre un sorriso gli si increspava sul volto. "Direi che così è perfetto." Prima che potesse rispondere, balzò all’indietro mentre qualcosa gli saltava addosso. Tereel, il lupo bianco di Anaïs, stava provando la sua tecnica di difesa. Infatti quel lupo era ormai ben rinomato per tutte le interruzioni che era riuscito a fare. Con una risatina la sorella provò a spiegargli proprio questa sua fama. "Scusalo, sente questo bisogno di proteggermi, e ogni volta finisce con l’interrompere momenti a dir poco adatti." "Momenti a dir poco adatti? Anaïs? Quante volte avrebbe dovuto interromperti in questi momenti?" domandò Chris con un accento di sorpresa nella voce. "Oh dai, calma! Solo due, ma non erano momenti identici a questi, non sono una ragazza facile!" esclamò, guardandolo con aria offesa. Ed effettivamente erano stati dei momenti di semplice affetto, anche solo fraterno. "Mi stai dicendo che sta facendo il fratellone al mio posto? Ottimo, perché adesso quel ruolo mi viene un po’ difficile con te." Si lasciò sfuggire una risatina, finché non le rubò un bacio veloce prima di alzarsi dal divano. Una mano si allungò verso il lupo, andando ad accarezzare quel pelo tanto candido da sembrare puro e raffinato. "Vatti a preparare, scema, che dopo abbiamo una festa. Non te la sei dimenticata, vero?" La sorella minore si colpì la fronte non appena si ricordò della festa. Erano stati proprio loro ad organizzarla, ormai erano conosciuti per tutte quelle che facevano a villa Harris, sfruttando ogni centrimetro di quel posto. Era sempre un piacere divertirsi in tanti, ma stavolta stava davvero dubitando quanto le sarebbe piaciuto, sapendo che sarebbe dovuta stare lontano da Chris. Nonostante ciò, scosse la testa con un sorriso gentile, rispondendogli con quel semplice cenno. "Mi trovi in camera, bastardello" fu l’unica cosa che disse, prima che entrambi si richiudessero nelle proprie camere per prepararsi.
   
 
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