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Autore: Abigail_Cherry    05/11/2014    2 recensioni
Leo è un diciottene. Quest'anno ha la maturità e questo dovrebbe essere il suo maggiore pensiero. Ma è innamorato. Innamorato di Mia, una ragazza bellissima, gentile e con un sorriso meraviglioso. Ma ha un piccolo difetto. Si rifiuta di parlare. La sua voce non viene udita da nessuno da circa due anni. Riuscirà Leo a conquistare la fiducia della ragazza e a farla confidare con lui? Vi ho intrigato? Spero di si.
Genere: Fluff, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Scolastico
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Capitolo 4:

Voglio solo ridere

 

È passato solo un giorno e già mi sto annoiando. Non ho niente da fare, non posso alzarmi dal letto – ho un braccio ed una gamba rotti - e sto aspettando che i miei genitori mi portino il computer da casa, così da poter passare del tempo divertendomi. Mia madre era arrivata ieri insieme a mio padre e avevano promesso di viziarmi finché non sarei stato meglio.

Quindi eccomi qui.

La porta della mia camera si apre ed entra un'infermiera. << Leo, hai visite. >> mi dice.

Sorrido. Finalmente avrò il mio computer!

Ma mi sorprendo quando vedo una persona dai lunghi e liscissimi capelli neri sbucare dalla porta e correre verso di me: Luce.

Mi abbraccia forte e mi da un bacio sulla guancia. Sento qualcosa di umido bagnarmi il viso e decido di stringerla ancora più forte con il mio braccio sano.

<< Sei uno stupido! Stupido! Stupido! >> dice lei tra un singhiozzo e l'altro.

Non so cosa risponderle, così mi rassegno a strofinarle la schiena con la mano. Lei continua a piangere per un paio di minuti, poi si allontana da me e resta in piedi a stringermi la mano, mentre con l'altra si asciuga le lacrime dal viso. Pochissime volte ho visto Luce piangere, forse due o tre. Mi ricordo particolarmente l'anno scorso, quando sua madre se ne era andata di casa. Mi ha chiamato al cellulare e mi ha chiesto se poteva venire a casa mia. Pensava di restare solo un paio d'ore, per parlare e sfogarsi, ma alla fine è rimasta anche a dormire. Ai miei genitori non dava fastidio avere Luce in casa, ormai la consideravano una di famiglia ed erano abituati ad averla intorno e capitava spessissimo che rimanesse a dormire.

Ma questo è un altro discorso. Finirei per raccontare tutta la vita di Luce e, per adesso, non voglio farlo.

<< Si può essere più stupidi di te? >> continua Luce con una sorriso, anche se la sua voce ancora trema. << Andare a finire sotto un'auto! Stai attento a cosa fai! >>.

Rido, e lei dopo di me.

<< Come hai fatto a venire a trovarmi? >> chiesi. << La mia dottoressa aveva detto che fino a nuovo ordine solo i familiari erano autorizzati ad entrare! >>.

<< Ma cosa dici, Leo? >> fa lei con un sorriso malizioso. La guardo confuso. << Insomma, >> continua lei. << Secondo te non mi facevano vedere il mio caro, caro, caro fratellone? >> Luce ride ed io la guardo male, ma sotto sotto sto ridendo anch'io.

<< Non dovresti mentire alle infermiere! >> dico.

<< Ah! Ti ho portato una cosa! >> esclama lei. Finalmente le era tornato il suo vero sorriso. Prende lo zaino che aveva in spalla e ci fruga dentro, tirandone poi fuori dei... libri?

<< Che cosa significa? >> chiedo.

<< Significa... >> Luce appoggia i libri sul comò vicino al mio letto. << ...che quest'anno hai la maturità e non ti puoi permettere di saltare ben tre settimane di scuola! >>.

<< E quindi? Hai intenzione di farmi studiare... in ospedale?! >>.

<< Esattamente. Ed io verrò qui ogni giorno per due ore al giorno per farti un riassunto di ciò che abbiamo fatto in classe, chiaro? E non puoi rifiutarti altrimenti... >> Luce fruga di nuovo nel suo zaino e ne sfila un computer. Il mio computer. << ...questo non lo vedrai per molto tempo. >>.

<< C-cosa?! Come l'hai avuto?! >> dico, stupito.

<< Ho i miei metodi. >> Luce rimette nello zaino il computer.

<< Ti odio. >> le dico scherzoso con un finto broncio. In realtà mi piace l'idea. Avere come insegnante la propria migliore amica. Fico.

<< Nah! Non è vero! >> mi risponde, sedendosi sul fianco del mio letto.

Io la guardo, lei mi guarda ed io le stringo la mano. Restiamo a sorriderci per un po', con i nostri sguardi che trasudano immenso affetto da tutti i pori.

<< Grazie. >> le dico alla fine.

La sua delicata bocca si apre in un sorriso, facendo trasparire i denti. << Figurati. >> mi risponde. << Ma se provi a farti investire da un'altra stupida auto... ti farei salvare dai medici solo per poi poterti uccidere io stessa! >>.

Ridiamo di nuovo. In questo momento so che andrà tutto bene. Tutto tornerà alla normalità tra un paio di settimane o poco più.

Ma un dolore lancinante al petto mi fa tornare alla realtà.

   
 
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