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Autore: Marra Superwholocked    06/11/2014    2 recensioni
A volte si ha la sensazione che qualcosa di oscuro aleggi intorno a noi. E, credetemi, è tutto vero.
Da bambini pensiamo ai mostri sotto al letto, ai fantasmi nell'armadio o alla strega cattiva che gira per le strade buie imprecando e lanciando incantesimi. Ma poi cresciamo e ci rendiamo conto che faceva tutto parte di un film, di una storia raccontataci dai nostri fratelli maggiori o di un libro che avevamo letto pochi giorni prima e che nulla di tutto ciò poteva succedere. Be', è lì ci sbagliavamo: tutto può succedere, basta solo avere la mente aperta.
E un TARDIS.
Genere: Avventura, Mistero, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Amy Pond, Doctor - 11, Nuovo personaggio, Rory Williams
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Spoiler!
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Capitolo 4
Interferenze

 


«Bene... Dunque... Andate avanti col lavoro, ragazzi. Abbiamo una scadenza da rispettare.» Diego sembrava molto più impacciato del solito, con quei capelli sempre spettinati che urtavano i nervi a Silvia: avrebbe voluto mollare tutto e correre da lui per sistemarglieli.
Tutti ripresero a lavorare, meno che Laura e Rachele. La prima si sistemò su una sedia contemplando il cellulare: si aspettava una chiamata dal suo ragazzo, anche solo un messaggino, ma non arrivò nulla. Rachele, invece, era rimasta appiattita alla parete, felice, impaurita e disperata nello stesso momento: era nella stessa stanza con Lorenzo, Laura e Nadia avevano parlato delle cose e – cosa più importante – quelle cose, probabilmente, si erano prese la sua Nadia.
Silvia non era fredda di cuore, anche lei stava male per Salvatore e Nadia, ma era presa dai suoi ragionamenti. Cos'erano quelle cose di cui parlavano le sue due compagne di classe? Cosa c'entravano i tre blackout della giornata? E perché Catherine se ne stava tutta da sola a fissare gli alberi fuori dalla finestra?
«Cathy, tutto bene?» Silvia le andò accanto facendola trasalire.
«Mio Dio, Silvia! Un giorno o l'altro mi verrà un infarto!»
«Scusa» disse lei ridendo con l'angoscia nascosta sotto il sottile strato dell'epidermide. «Cosa vedi?»
«Non riesco a nasconderti proprio nulla, vero?»
«Dopo che mi hai raccontato del Terzo Occhio, no. Lo sai che sono affascinata da tutte queste cose.»
Quattordici anni insieme, durante i quali si erano perse e ritrovate già ben tre volte a causa della scuola – Silvia aveva due anni in più rispetto a Catherine – ma mai una volta che Catherine fosse riuscita a fargliela sotto al naso. Solo due anni prima, Silvia non ricordava nemmeno più quale fosse l'argomento da cui scaturì tutto quanto, Catherine raccontò all'amica-sorella di un antico rituale filippino grazie al quale si poteva far aprire il terzo occhio. Sua madre l'aveva fatto e non era per nulla spaventata da ciò o chi vedeva e sentiva. Sogni, presenze e sensazioni strane, tuttavia, facevano rizzare i peli del collo alla povera Catherine, ma non per questo si diede per vinta: sfruttando una visita ai parenti, Catherine andò con i suoi genitori nelle Filippine e si sottopose al rituale. All'inizio, tutto le sembrava o troppo uguale a prima o troppo diverso, ma con l'andare del tempo capì che due realtà così differenti non potevano coesistere se non si concentrava e ora fissava quella finestra come se fosse la cosa più bella e più spaventosa che avesse mai visto.
«I colori...» rispose Catherine.
«Tutto qui? Colori? E io che pensavo vedessi in bianco e nero come i cani. Guarda te la vita...»
«Silvia.»
«Dai, scherzavo, non prendertela.»
«I colori sono più pallidi del solito, ecco cosa stavo cercando di dire.» Volse lo sguardo e percepì lo sgomento negli occhi di Silvia.
«Cosa intendi dire?»
«È come se ci fosse una velina trasparente tra me e il mondo là fuori, qualcosa che offusca la mente, non so... Si capisce?»
«Perfettamente. Sai cosa vuol dire?»
«Potrebbe significare tutto o niente, who nose?» disse toccandosi il naso.
Quel gesto fece sorridere Silvia che, però, non aveva accantonato le parole appena udite.
«Ragazze, avete già in mente un titolo per il cortometraggio?» Raffaele si avvicinò alle due amiche e con gesti morbidi imitò un inglese mentre sorseggiava il suo prezioso tè.
«No, Lele, non ancora. Tu?» Silvia appoggiò la schiena alla finestra e avvertì un brivido raggelante.
«Avevo pensato a Troppo Vicino. Che ne dite? Lo propongo a Marco appena torna?»
«Be', è un cortometraggio sullo stalking... Io dico che è perfetto, non è vero, Cathy? ...Cathy? Catherine.»
«Mhm?»
«Scusaci un attimo, Lele» disse Silvia portandosi via l'amica lontana da orecchie indiscrete. «Ma che ti prende?!»
«Credo che si sistemerà tutto.»
«E non è una buona cosa?»
«Sì, ma...» Catherine aveva di nuovo gli occhi persi nel vuoto.
«Ma...? Cathy, mi stai spaventando a morte!»
L'amica guardava qualcosa che nessun altro poteva vedere, qualcosa di straordinario, che avrebbe messo fine a quell'incubo. Erano solo immagini sgranate e poco nitide, ma poteva intuire facilmente cosa stesse accadendo non lontano da loro. Una ragazza con i capelli rossi che correva inseguendo un ragazzo un po' scoordinato nei movimenti. Inseguiti a loro volta da un altro ragazzo i cui occhi lasciavano trasparire più anni di quanti la stessa Catherine avesse mai immaginato. La rossa lo rimproverava per aver sbagliato un'altra volta rotta, lui si limitava a correre senza avere idea di dove stessero andando. Lo vide sfrecciare davanti ai suoi occhi. Poi Catherine riuscì a dire solo tre parole: «Uomo stropicciato, salvaci!»


«Rory! Va' a sinistra! Poi subito a destra!» ordinò l'ultimo dei tre nuovi arrivati. Stavano correndo da pochi minuti, ma si sentiva i polmoni in fiamme come non mai. «Amy, dentro!»
La rossa seguì il primo ragazzo e lasciò la porta aperta per l'ultimo di loro, il quale non smise di correre nemmeno una volta entrato nella sala. Si fece spazio e appoggiò il naso alla finestra, appannandola. Si guardò distrattamente attorno, l'orologio da polso, poi ancora attorno.
«Ehm... Dottore?» disse il ragazzo scoordinato.
«Sì, Rory?»
«Ti sei accorto che...?»
«Che ci sono altre persone? Sì, Rory, certo che mi sono accorto, non sono mica cieco!»
Il silenzio nella stanza fu interrotto solo da un lungo e assordante tuono.
«Ciao a tutti, io sono il Dottore e loro sono Amy e Rory. Piacere di conoscervi. Chi ha voglia di raccontarmi cosa succede qui?» disse l'uomo stropicciato girandosi. Silenzio. E nessuno che lo guardasse, come se non lo potessero vedere se non solo i suoi due amici. «Ah, fantastico!»
«Dottore, che succede? Perché fanno così?»
«Non ci possono vedere né sentire, a quanto pare. Ragazzi miei, sarà più difficile del solito.» Mise ad entrambi un braccio attorno alle spalle e guardò la manciata di studenti tutti indaffarati e per nulla consapevoli della loro presenza.
«Sì, come se viaggiare con te fosse semplice» disse Rory.
«Ohi! È che... il TARDIS, a volte, fa di sua iniziativa. Stavo impostando le coordinate per una bella spiaggia e...»
«Ci siamo persi» concluse Amy La Rossa. «Ora che facciamo?»
«Non lo so.»
«Almeno sai dirci cos'erano quelle cose là fuori?» chiese Rory.
«O perché, ad esempio, pensi che qui siamo al sicuro...»
«Rory, Amy. Ci sono tanti alieni nell'universo, molti dei quali pericolosi. I Dalek e i Cyberman sono i primi della lista, ma la Nebbia non è da sottovalutare.»
«La Nebbia?»
«Sì, Amy. Non parla, per questo le ho dato un nome che rispecchia la sua figura. Non so da dove venga, ma la prima volta che l'ho incontrata ero su un pianeta disabitato. Questa volta è diverso. Sarà pericoloso.»
«Uomo stropicciato, salvaci!»
Amy, Rory e il così detto Dottore ammutolirono. L'ultimo tirò fuori una penna luminosa e studiò l'aria. «Ah-ah! Lo sapevo!» disse divertito.
«Vorremmo sapere anche noi, Dottore.»
«Rory, la nostra realtà è uguale alla loro, solo che la Nebbia interferisce con le loro menti. Ma non per tutti! La ragazza che ha appena urlato è in grado di sentirci e vederci! Ehilà!» Agitò forte una mano davanti agli occhi di Catherine e quest'ultima curvò appena gli angoli della bocca all'insù, come un sorriso.
«Non posso di certo fare in modo che tutti loro abbiano la stessa mente di questa ragazza, ma posso fare così!» Alzò la mano e azionò quello che lui chiamava cacciavite sonico. Loro tre non si accorsero di nulla, ma agli occhi degli studenti e del regista si fece strada la realtà: come dei fantasmi usciti dalla foschia, il Dottore, Amy e Rory “uscirono” dall'interferenza causata dalla Nebbia.

   
 
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