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Autore: Sonia_bff    07/11/2014    2 recensioni
La mia prof ci ha dato Romeo e Giulietta da leggere quest'estate. Uno dei primi esercizi diceva: crea una versione moderna di Romeo e Giulietta, come se dovessi girare un film. Ma io ho sempre preferito un buon libro ad un film, e questa ne è la prova.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Scolastico
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A penny for your thoughts



“Dai Jules muoviti!! Faremo tardi se continuiamo di questo passo…”

“Eccomi, eccomi sono pronta, manco fosse il tuo matrimonio!” Juliet scendeva a passo spedite dalle scale infinite di casa sua, cercando in tutti i modi di non rompersi l’osso del collo. La festa iniziava alle 9, ed erano le 8:55. Inutile dire che anche due miseri chilometri a Londra fossero infiniti, e che quindi erano certamente in ritardo, ma questo Juliet pensò bene di non specificarlo all’amica. 

Cercando di stare in piedi su quel tacco 7 non fu un’impresa, soprattutto perchè nel mentre doveva infilarsi la giacchetta e tenere la borsetta in mano e il telefono fra i denti. Perché fra i denti? Perché era stato in carica fino a cinque secondi precedenti, e non avendo ancora sviluppato il terzo braccio non c’era altro modo di portarlo. Persino per noi donne il multitasking ha i suoi limiti. 

Nemmeno a dirlo, dopo due minuti erano in macchina da Alexis, scattando ad ogni verde e piantando tutto il peso del corpo sul freno ogni volta che il giallo durava un secondo in meno del necessario. Incredibile ma vero, erano alla festa per le 9:05, che è tutto fuorché ritardo.

La musica si sentiva già da qualche casa prima, il che portò Juliet a chiedersi fra se e se come fosse possibile che i genitori di Benji non sapessero niente di una cinquantina di ragazzi pronti a finire in coma etilico a tempo di record. 

Il party non era ancora nel suo pieno potenziale, un po’ per gli ultimi ritardatari e un po’ perché tutti erano al buffet, approfittando della musica non ancora a livelli assordanti per chiacchierare. Juliet e Alex trovarono alcune loro amiche, con cui stettero per la prima oretta, fino a quando non si persero di vista fra la massa nella pista da ballo. 

Iniziando ad avvertire quel senso quasi claustrofobico, un mix di caldo, troppa gente e musica troppo alta, Juliet si divincolò a suon di gomitate fino ad arrivare vicino all’uscita, tirando un sospiro di sollievo una volta raggiunto il giardino. All’aperto non c’era molta gente, solo qualche doppietta appartata e altre persone che probabilmente cercavano un po’ d’aria fresca. Fu quella la prima volta in cui lo vide da solo, senza quel suo amico che le ricordava tanto Alex. Sapeva chi era, lo aveva più o meno sempre saputo. Romeo Beckett era per certi aspetti la sua copia e il suo opposto. Fisicamente erano come il sole e la notte. Lui moro, lei bionda scura, lui occhi verdi, lei due pozzi di cioccolato, lui alto, lei una nana da giardino. Eppure all’interno erano molto più simili di quanto si credesse. Erano entrambi tranquilli, amanti di musica leggera e spensierata, avidi lettori e sognatori. E questo Juliet lo sapeva, perchè lo osservava spesso, e la maggior parte delle volte a livello inconscio, istintivo. Da piccola non capiva perchè i suoi genitori, o meglio suo padre, si ostinasse tanto a convincerla che Romeo Beckett era una brutta persona. Poi, qualche anno più tardi, le raccontarono del processo, quello che suo padre aveva perso contro quello di Romeo, noto avvocato. Aveva smesso di fare domande, ma quella vocina le continuava a sussurrare che probabilmente, se tutto fosse stato diverso, potrebbero essere stati amici, che sarebbero andati daccordo. 

Con questi pensieri che le giravano per la testa, si avvicinò a lui, senza far rumore. In un tavolino li a parte c’erano delle bevande, e mentre camminava prese un paio di bicchieri d’acqua. Spinta da non si sa quale coraggio, si appoggiò alla staccionata di fianco a lui, porgendogliene uno senza proferire parola. Lui si voltò sorpreso, la domanda scritta a caratteri maiuscoli sul suo volto, ma poi sorrise e lo accettò, mormorando un timido “Grazie”. Stettero così per molto tempo, osservando i confini del parco di fronte a loro e respirando l’aria fresca di Londra. Non dissero una parola per quelle che parvero ore, entrambi assaporando incerti quella vicinanza che aveva un sapore strano, ma piacevole. Due perfetti sconosciuti sulla carta, due acerrimi nemici per il loro genitori, due semplici ragazzi per chiunque non conoscesse i loro cognomi. Quando Juliet finì di formulare questo pensiero si trovò a sorridere, perchè se c’era una storia che sua madre le leggeva sempre da bambina era Romeo e Giulietta. Si chiese se forse, Shakespeare non ci avesse azzeccato, se in qualche modo la storia si ripetesse. Sarebbe curioso, giusto per usare un eufemismo. 

La voce bassa e roca proveniente dalla sua destra la scossa dai suoi viaggi mentali: “Un penny per i tuoi pensieri” disse Romeo guardandola, intrigato da quel mezzo sorrisetto che le era comparso sulle labbra. Lei scosse semplicemente la testa, chiedendo invece “Ti stai divertendo?” era un cambio di discorso banale, ne era al corrente, ma non poteva certo andargli a dire “ eh stavo pensando a come idealmente potremmo essere un Romeo e Giulietta dei tempi moderni”… no, decisamente tattica sbagliata. Lui esitò un attimo prima di rispondere “Non sono esattamente il tipo da festa… sono venuto qua per un mio amico, cioè mio cugino… ma è anche un mio amico…” Juliet rise, sincera, perchè era tenero. Fondamentalmente, con un aspetto come il suo sarebbe il perfetto “bello e impossibile” dei film americani, quello a cui va dietro un’orda di ragazzine e che non ha problemi a vantarsi della sua innata grazia divina. E invece eccolo qua, che inciampava sulle sue stesse parole. Vedendola ridere Romeo non riuscì a trattenere uno strano verso, il frutto di un mix fra una risata e qualcos’altro. “Stessa cosa per me, potrei benissimo essere a casa con un libro in questo momento e starei benissimo, anzi probabilmente sarei molto più a mio agio.”intervenne Juliet “mi hai tolto le parole di bocca”. E si incantarono entrambi, il riflesso dell’altro negli occhi, un sorriso accennato sulle bocche di entrambi. 

“Hei Romeo!! Ma dove sei finito?!” le urla di un ragazzo, che Juliet riconobbe subito come Marcus, il suo amico/cugino, fecero sobbalzare i due ragazzi, entrambi con un livello di rossore sulle guance che neanche il freddo di gennaio crea naturalmente. Romeo si voltò appena, senza muovere il braccio che veniva a contatto con quello di Juliet di un millimetro. “ Sono qui Marcus” “Aaaah, abbiamo fatto conquiste eh?” solo dopo Marcus sembrò riconoscere la ragazza, e passato lo stupore le ammiccò giocoso, facendole capire che stava solo scherzando. “non state gelando ragazzi? siete qua fuori da una vita!” e quando Juliet guardò l’orologio si accorse che davvero il tempo era volato, dato che era già l’una e mezza passata. Doveva iniziare a recuperare Alex, sperando che fosse ancora cosciente. A malincuore, si allontanò dalla staccionata, sorpresa di quanto fosse evidente il freddo adesso, ma irrilevante fino a cinque minuti prima. Si congedò tentennando, tutto il coraggio di prima improvvisamente dissolto nel nulla, per poi avviarsi dentro con il telefono in mano e le chiavi dall’altra. Trovò Alex abbastanza facilmente, ed era chiaro che avrebbe dovuto guidare lei, visto lo stato in cui era ridotta l’amica. Juliet detestava guidare, ma all’una e mezza non puoi prendere la metro, quindi bisogna arrangiarsi. Scrisse a sua madre che sarebbero tornate a breve e trascinò l’amica fino alla fine del vialetto. Dire che era delusa per il fatte che Romeo non fosse più li era dire poco, ma almeno non si doveva preoccupare di nasconderlo. 

“hei Juliet!” sentì un grido dall’alto. Si voltò di scatto, in cerca di quella voce che il suo cervello collegò subito a quella del bel Beckett. “Bel vestito!” finì la frase con un occhiolino. Era in una delle finestre al primo piano, e di fianco a lui c’era Marcus. Juliet non poté fare altro che sorridere a 64 denti e salutarlo con la mano con le chiavi, prima di dare un’altra spinta ad Alex verso la macchina.

Durante il viaggio di ritorno, non si stupì più di tanto del fatto che nella sua mente c’erano solo immagini e flashback della serata, e stranamente nessuno di quelli riguardava le chiacchiere con le amiche.



NOTE DELL'AUTORE:
ciao a tutti!! sono tornata, come promesso =). 
iniziamo a movimentare un attimo la storia, ma la parte più movimentata partirà dal prossimo a capitolo. queste possiamo chiamarle fondamenta. i prossimi capitoli saranno un po' più lunghi, ma non credo in generale che sarà molto lunga.
Oggi vi annoio poco, vorrei solo sapere se vi piace o meno la storia, più che altro se vi ispira.
Detto questo vi saluto, matematica e tedesco mi chiamano,
ciauuu
Sonia
 
  
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