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Autore: PaleMagnolia    23/10/2008    1 recensioni
Il giovane, benestante Keith Finnegan viene ritrovato, morto, nel garage di casa sua. Nè Richard, l'ex fidanzato, nè la sorella Nicole credono che si tratti di suicidio. Richard indaga in sordina, cercando al contempo di non perdere il posto di protagonista nell'opera Le Corsaire, ottenuto in parte grazie al suo talento e in parte alle raccomandazioni di Keith. Le cose si complicano quando Elizabeth, prima ballerina della compagnia, diventa una presenza troppo assidua nella vita di Richard...
Genere: Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Richard sedeva sul bordo del palcoscenico, allacciandosi i nastri delle scarpette

Richard sedeva sul bordo del palcoscenico, sistemandosi i nastri delle scarpe da danza. I suoni rimbombavano nel teatro semivuoto: le voci dei tecnici delle luci, del direttore del teatro, arrivavano attutite in un’eco incomprensibile.

Richard non ci faveva molto caso; ripensava allo strano sogno fatto quella notte.

Lui ed Elizabeth eseguivano insieme il pas de deux, ma non nel teatro: danzavano, senza musica, su una spianata di terra battuta: al centro di un boschetto di magnolie fiorite, ma ancora senza foglie. I rami neri e i bianchi fiori turbinavano intorno a lui, ipnotici; Richard si distrasse a guardarli, e quando tornò con lo sguardo a Elizabeth, notò una terza figura che si era aggiunta a loro, un uomo. Ballava.

Richard aveva rivolto uno sguardo interrogativo alla ragazza. “Oh, l’impresario ha deciso che dobbiamo eseguire un pas de trois, come nell’opera originale”, aveva detto lei, in tono indifferente. “Personalmente non sono d’accordo. Confonde gli spettatori, e mi rende tutto più difficile.”

Mentre parlava, il terzo ballerino si intromise fra loro, e urtò Elizabeth, che si ritrasse, infastidita.

“Vedi? Così non si può fare.”

Richard stava per risponderle, ma la scena cambiò improvvisamente. La figura maschile era sparita, ed Elizabeth era seduta ad una massiccia scrivania di mogano, con un paio di occhiali da lettura sul naso.

All’entrata di Richard, aveva sollevato gli occhi, che avevano scintillato, azzurrissimi, dietro le lenti. Si era alzata dalla sedia e aveva attraversato l’ampio, distorto spazio che la separava da lui. Richard l’aveva vista camminare a zig-zag, la sua immagine più volte alterata durante il percorso, come da specchi deformanti: prima alta, poi bassa, prima uomo, poi donna.

Quando infine era giunta da lui, gli aveva porto un foglio.

“Firma qui, Richard, per favore”, gli aveva detto, seria. “Firma qui.”

Si era svegliato oppresso dal ricordo del sogno, un’angoscia che non l’aveva abbandonato per tutta la mattina. Continuava a pensare che il sogno fosse un messaggio, un indizio. Era certo che la misteriosa figura maschile fosse Keith. Poteva forse significare che Elizabeth aveva un ruolo nella sua scomparsa?

Infine, ancora scosso, aveva telefonato a Nikki e le aveva raccontato tutto.

“Pensi che voglia dire qualcosa?”, le aveva chiesto.

Sentì Nicole, all’altro capo del telefono, sospirare, l’eco debole del traffico dietro di lei.

“Può darsi.” Aveva detto infine, senza sbilanciarsi. “Ma credo che tu sia solo molto sotto pressione, Richard. In fondo, nel sogno mio fratello non c’era, o ce n’era un’immagine molto vaga… Mentre era ben presente il tuo lavoro, le preoccupazioni per l’esibizione che dovrai sostenere fra pochi giorni. È normale che tu sia stressato e che questo si rispecchi nei tuoi sogni.”

Richard l’aveva ringraziata e aveva spento il telefonino.

Non voleva essere preso per un visionario da lei, ma era sicuro che il sogno non fosse il risultato dello stress.

Ciao, Richard.

Si riscosse e alzò lo sguardo. Elizabeth lo sovrastava, in piedi dietro di lui. Sorrideva, con aria un po’ imbarazzata.

“Ciao, Beth.”, rispose, serio.

Si alzò in piedi, la guardò.

“Allora, iniziamo a provare?”

 

 

  
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