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Autore: Ashera_Hiden    09/11/2014    3 recensioni
In ogni parte del mondo esistono persone con poteri incredibili, queste capacità derivano dai Frutti del Diavolo, che se ingeriti donano capacità fuori dal comune, seppur ad un prezzo.
Molti di questi Frutti sono tuttora ignoti, ma quello che li accomuna sono tre semplici dogmi:
1. Chiunque mangi un Frutto del Diavolo perde la capacità di nuotare;
2. Esiste solo un frutto per tipo, e dona un potere unico;
3. Il potere scompare alla morte e non è ereditato dalla discendenza.
Come ogni regola esiste un’eccezione.
Io sono questa eccezione, io sono un Demone nato dal mare.
Genere: Avventura, Commedia | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro Personaggio, Barba bianca, Ciurma di Barbabianca, Marco, Portuguese D. Ace
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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5 - 5
 
Ace a bocca aperta osservava le navi affondare.
- Forte vero? - disse Marco - e pensare che la prima volta che l’ho incontrata era davvero imbra.. - neppure il tempo di concludere la frase che Enji era davanti a lui, con un’espressione omicida sul viso.
- Cosa stavi per dire? - chiese la ragazza.
- Ahah.. nulla nulla! - si affrettò a rispondere ilo giovane comandante, Enji era tornata normale mentre scoppiò a ridere insieme a Marco.
- Enji… Enji… -
- Ehm… ti chiamano - disse Ace.
- Cosa? - chiese la ragazza.
- Le navi! Non era meglio evitare di affondarle completamente per recuperarne il carico? - chiese Satch incrociando le braccia.
La ragazza incrociò lo sguardo del vecchio Barbabianca.
- Si… ho capito… cavolo… ho esagerato… - disse incamminandosi verso il parapetto.
- Namyuul - il capitano dell’ottava flotta si avvicinò alla ragazza: entrambi posarono un ginocchio a terra scrutando il mare.
- Che vinca il migliore! - disse l’uomo pesce.
- Contaci! - rispose Enji.
- Pronti, via! -
Entrambi si tuffarono in acqua.
- Vuole affogare?! - chiese Ace.
- Nah, lei riesce a nuotare, al contrario di voi! - disse Satch con un sorriso guardando Ace e Marco.
Una volta sott’acqua, Enji individuò gli scafi delle imbarcazioni ormai adagiate sul fondo. Intorno alla ragazza l’acqua ricominciò a brillare, riprese l’aspetto del unicorno.
“Saranno 2000-3000 metri di profondità, la pressione non sarà uno scherzo”.
Namyuul era già all’opera vicino ai relitti.
“Al lavoro!” Enji iniziò ad immergersi; raggiunti gli scafi scelse una delle navi vi entrò e scese nella stiva.
“Quante provviste!” c’erano circa una decina di casse, senza indugio si avvicinò e le toccò lasciando una scia luminosa dietro di se, una sorta di lunga coda che la collegava ad ogni singola cassa.
“Namyuul avrà già finito?” in quel esatto momento vide uno strano baule “Un tesoro?! No… non credo! Beh… prenderò anche questo!” dopo averlo legato a se con la luce uscì dalla nave.
“Andiamo!” Enji iniziò a risalire, le casse sfondarono lo scafo dietro di lei, la seguivano, metro dopo metro.
Arrivata in superficie ritornò in piedi sull’acqua, l’uomo pesce era sul ponte della nave con cinque casse.
- Sei lenta! - disse il capitano dell’ottava flotta.
- Sei veloce, lo ammetto ma… - Enji fece volare a mezz’aria le dieci casse, sempre legate dal filo di luce, più il piccolo baule - …in quanto a quantità sei decisamente carente! - rispose con un sorriso sulle labbra.
- Tsk… così non vale mica! - disse l’uomo pesce.
- Eheh… diciamo che siamo pari allora?! - propose Enji.
- Ovviamente!! - concordò Namyuul.
Dopo aver caricato le casse sul ponte Enji si sdraiò ad asciugarsi al sole.
- E questo cos’è? - chiese un componente della ciurma.
- Ah, un baule che era in una delle navi - rispose la ragazza - cosa contiene? - chiese sempre sdraiata con gli occhi chiusi.

******
Ormai era giunta la notte. La luna piena splendeva nel cielo, Ace si riposava sul ponte della nave. Enji aveva appena finito di parlare con il vecchio capitano quando lo vide.
- Ehi! Tutto bene? - chiese la ragazza avvicinandosi al ragazzo.
- Ciao, si tutto bene grazie… - rispose il giovane.
- Sei pensieroso per caso? - chiese Enji sedendosi vicino a lui, da quella prospettiva si vedeva il mare sconfinato.
- No, è solo… vedendovi oggi sembravate proprio una famiglia… ho ripensato al mio fratellino. - concluse Ace.
- Tu hai un fratellino? - Gli occhi di Enji scrutavano il ragazzo.
- Si, si chiama Luffy, è tre anni più piccolo di me - disse - avrà la tua età! -
- Eh?! La mia età? - chiese stupita - perché scusa, quanti anni ho secondo te? -
- 14-15 anni? - chiese leggermente stupito.
- Ahahahahah - la ragazza scoppiò a ridere - 14 o 15! Sembro così piccola?! -
Cadde il silenzio.
- In realtà sono poco più grande di te, sfortunatamente il mio aspetto inganna - disse abbassando lo sguardo, sembrava che quell'argomento fosse una nota dolente per lei.
Ace decise di cambiare argomento in modo repentino per non rattristare la ragazza.
- Hai un potere fortissimo, non avevo mai visto niente del genere prima! - provò a dire Ace.
- Dici? In realtà non è così incredibile, ha molte pecche... - disse Enji con un sorriso
- Cioè? -
- Se---gre---to!!! - rispose la ragazza mettendosi un dito davanti alle labbra. - Vuoi vedere una mossa divertente? - chiese mettendosi in ginocchio di fianco ad Ace.
- Uhm? -
- Me l’ha insegnata Jimbe - Enji si mise in posizione - Karate degli uomini-pesce… Pugno spacca tegole… -
- No aspe… - Ace si vide arrivare un pugno dritto in faccia, chiuse gli occhi ma non sentì nulla. Poco dopo li riaprì.
- Ahahahahah… dovevi vedere la tua faccia… - la ragazza si rotolava dalle risate.
- Spiritosa! Lo sai che è stata dura contro di lui! - ma vedendo le sue espressioni buffe si lasciò travolgere dalle risate.
- Dimmi Ace, ti piace stare qui? - chiese Enji tornando seria e fissando il ragazzo
- Si, molto! Siete come una famiglia, però… - rispose il giovane.
- Però? - chiese incuriosita lei.
- Non so se riuscirò a chiamare Barbabianca “Babbo” - disse abbassando il viso.
- Perché dici questo? -
- Ecco… è lungo da spiegare… -
- Sai, mia madre era una pittrice. Lei amava dipingere, l’ho capito osservando alcuni suoi quadri, sfortunatamente io personalmente non l'ho mai conosciuta. Mio padre… - fece una lunga pausa - Io… ho un solo padre… ed è Barbabianca, l’altro non mi interessa minimamente. - Il vento soffiava riempiendo il silenzio caduto tra le due figure.
- Tu sei figlio di un pirata, di questo non ho dubbi… un pirata che odi a quanto sembra… - continuò la ragazza.
“Come fa a saperlo?!” pensò Ace.
- Prova a pensarci su, il babbo ha sempre voluto una famiglia, e tu hai sempre voluto qualcuno da chiamare “Padre”, lascia che i vostri desideri si avverino. – concluse lei sorridendo.
Detto questo Enji si alzò di scatto.
- Il mare è calmo, ti va di fare il bagno? - chiese la ragazza.
Ace la guardò sorpreso - Voi forse uccidermi? -
- No di certo! Dai togliti le scarpe… - Enji iniziò a spogliarsi, sotto i pantaloni e il top aveva un costume multicolor.
Ace non sembrava affatto convinto, si tolse solo gli scarponcini.
La ragazza lo costrinse ad alzarsi e lentamente lo tirava verso il parapetto, i capelli di Enji iniziarono a brillare. Il mare sotto la Moby Dick risplendeva, sfere di luce danzavano nell’aria.
- Uhm… - disse un componente della ciurma rimasto a bere fino a notte fonda nella sala principale della nave, con lui c’erano alcuni suoi compagni e qualche capitano a chiacchierare.
- Guardate… la Fairy Dance… - gridò qualcuno alzandosi di scatto - buttiamoci!! -
Marco era vicino ad un oblò, aveva assistito alla conversazione tra Enji ed Ace, anche se non aveva sentito molto.
- Fermi li! - ordinò la fenice - Oggi non è per voi! E comunque ubriachi così rischiereste di affogare. -
Nel frattempo Enji ed Ace erano sul margine della ringhiera.
- Wow… - le sfere luminose iniziarono a cambiar forma, alcune diventarono pesci che nuotavano nel cielo, altre farfalle, alcune fiocchi di neve. Le forme e gli animali più disparati occupavano l’aria. Una piccola fata luminosa volava in cerchio intorno ad Ace.
- Sembra magia! - sussurrò il ragazzo.
- Questa è la Fairy Dance. - disse la ragazza accucciandosi - vuoi vederla da più vicino? -
- Ma… -
- Tranquillo - lo interruppe - non è acqua normale, non affogherai. E poi ci sono io no?! - concluse con un sorriso.
Non resistendo alla tentazione, Ace si tolse il capello e prese la mano della ragazza, lei non aspettandosi quella reazione arrossi leggermente.
- Andiamo! - intimò Ace.
Subito dopo Enji si portò davanti a lui, faccia a faccia, i suoi piedi sospesi nel vuoto, volava sopra la distesa di luce. Prese l’altra mano del ragazzo e piano lo tirò verso di se, poco dopo anche lui era sospeso a mezz’aria circondato dalla luce.
Quando sentì l’acqua sotto i piedi fece un grande sorriso.
- Sono in piedi sull’acqua! -
- Cosa provi? - domando la ragazza inclinando la testa di lato
- Meraviglia… stupore… - rispose sicuro di se.
Lentamente Enji lasciò le mani di Ace, le figure di luce danzavano intorno a lui e alla ragazza.
- Sott’acqua è ancora più bello, sai?! -
- Vorrei vederlo! - chiese stupefatto.
- Va bene. Non ti agitare… - disse riprendendogli le mani - …ora scendiamo sotto la superficie… non devi smettere di respirare… -
Piano, piano i piedi dei ragazzi iniziarono ad affondare. Enji brillava più di prima ma non aveva preso l’aspetto dell’unicorno che Ace aveva visto durante il combattimento.
Quando l’acqua raggiunse il mento di Ace il suo istinto lo scosse, come a difendersi dell’avanzare del liquido iniziò ad agitarsi muovendosi di scatto.
- Guardami negli occhi… resta tranquillo… -
- Affogherò! - gridò il ragazzo.
- No… ascolta la mia voce… - la tonalità delle parole era così ammaliante.
Ora Ace ed Enji erano all’incirca un metro sotto la superficie dell’acqua.
“Devo respirare?! Mi sento schiacciare!”
Il tocco di Enji attirò lo sguardo del ragazzo, tutto intorno a loro c’era un’esplosione di luce forme e colori. La ragazza gli fece segno di espirare ed inspirare, lui non sembrava convinto, ma seguì le istruzioni.
“Eh?! Respiro?!”
Enji sorrise vedendo la sua espressione stupefatta.
“Si… respiri!” rispose “ora prova a nuotare!”
Ace si mosse come faceva da bambino, presto si accorse che stava davvero nuotando.
Nel frattempo la ragazza nuotava tranquillamente poco sotto di lui, vicino a lei un delfino di luce cercava di attirarne l’attenzione per giocare, cosa che lei fece con gioia.
“È bellissimo!” pensò Ace.
Il tempo sembrava essersi fermato, quando Enji afferrò la mano di Ace e lentamente lo riportò in superficie. Quando il giovane pirata riprese coscienza di se era in piedi sul ponte della nave, le luci del mare si spensero.
- Ti è piaciuto? - chiese speranzosa.
- Molto! Avrei voluto non finisse mai! -
- Mi dispiace… - disse afflitta - …ma non posso farlo durare più di così. -
Ace guardò il cielo, la luna non era più nel punto in cui l’aveva vista prima del bagno notturno.
- Quanto siamo stati in acqua? - chiese titubante.
- Circa 3 ore! - rispose Enji mentre raccoglieva i vestiti.
- Veramente?! - A lui sembravano passati pochi minuti.
- Allora a domani! - disse la ragazza sorridendo, solo allora Ace notò una cosa inspiegabile, la ciocca di capelli neri di Enji era sparita: ora la sua capigliatura era completamente di un bianco candido.
Entrambi si ritirarono nelle loro cabine.

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Nota dell’autrice: Ciao a tutti, scusate il ritardo ma ecco qui il capitolo 5.
Cosa ne pensate? ^^
Ringrazio tutti quelli che seguono la mia storia. ^^
Alla prossima
Baci Hiden
 
   
 
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