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Autore: Lily97    11/11/2014    3 recensioni
Annie Cresta è una ragazza del Distretto 4, lo stesso dal quale proviene il bel Finnick Odair, il giovane affascinante mentore che, nei 65esimi Hunger Games, vinse all'età di 14 anni.
Lei lo ritiene un ragazzo superficiale, attaccato più alla fama e alla sua bellezza che alla vita, eppure quella è l'unica facciata che Odair lascia trasparire.
Capitol City non è un luogo che realmente assicura un totale cambio di vita ai vincitori; gli abitanti dei Distretti rimarranno sempre tali e la Capitale non mancherà mai di ricordarlo.
"Prima le signore.. Annie Cresta"
Il mondo si fermò per la ragazza. Sentiva il suo nome rimbombare nelle sue orecchie e nella bocca di tutti. Si voltò, incrociando lo guardo terrorizzato di sua sorella.
Non poteva scoppiare a piangere, non davanti a lei.
Quante possibilità aveva di vincere contro altre ventitré persone, molte delle quali letteralmente superiori a lei?
Zero.
Chi avrebbe potuto aiutarla?
Solo un nome.
Finnick Odair.
Genere: Azione, Guerra, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Altri tributi, Annie Cresta, Finnick Odair
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
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CIAO A TUTTI...
OMMIODDIO CON CHE FACCIA MI RIPRESENTO QUI DOPO TRE MESI CHE NON AGGIORNO. MI SENTO UN VERME ORRIBILE E SCHIFOSO, STRISCIANTE NELLE PALUDI PIU' PUTRIDE E MELMOSE. SPERO CHE CON QUESTA DESCRIZIONE MOLTO BRUTTA VOI POSSIATE PERDONARMI IN PARTE. 
SI, PERCHE' NON SOPO SPARITA! SONO QUI................CON MOLTO RITARDO............. MA SONO SEMPRE QUI. 
NON SO SE STARE QUI A RACCONTARVI LA MIA VITA O LASCIARVI LEGGERE IL CAPITOLO. 
BEH, ALCUNE COSE DEVO DIRLE. QUESTO PERIODO E' STATO ESTENUANTE E KWEGFACTGAVJHGVAGV BASTA SCUOLA! SO CHE MI POTETE CAPIRE.. LO SENTO NELL'ANIMA
SI, OKEY.. MI STO DIPINGENDO DI RIDICOLO. 
HO RICOMINCIATO A SCRIVERE QUESTA STORIA PERCHE' MI MANCAVA.. E MI MANCAVATE TUTTI VOI CHE COMMENTATE! NON ESISTONO ANNIE E FINNICK SENZA DI VOI. E VI VOGLIO RINGRAZIARE. 
GRAZIE DI TUTTO. ♥♥
SPERO CHE IL CAPITOLO VI POSSA PIACERE!
BUONA LETTURA A TUTTI! 

BUONA LETTURA DEI 70esimi HUNGER GAMES E POSSA LA FORTUNA SEMPRE ESSERE A VOSTRO FAVORE


 

. . . . . . . . . . . . . . . . . .

La pantera di ghiaccio 





Come non riconoscere al volo la cascata di capelli biondo argenteo? O gli occhi azzurri come il cielo in primavera?
Davanti ad Annie si stagliava la figura magra della ragazza del distretto 1.
“Non capisco se il tuo sia coraggio o stupidità” le disse l'avversaria, con voce dolce e un sorriso amorevole sulla labbra. Non assomigliava in tutto e per tutto ad una letale assassina.
Si appoggiò alla parete metallica con un fianco ed incrociò le braccia, senza nemmeno prendersi la briga di nascondere il coltello che teneva in mano.
Annie non rispose e fece un piccolo passo indietro, trovando con la punta delle dita i suoi due pugnali e sentendo il terzo -nello stivale- bruciarle la pelle come fiamma viva.
La ragazza gettò il capo indietro, facendo mulinare i suoi capelli oro e scoppiò a ridere.
“Non vuoi giocare con me?” le domandò .
“No grazie” rispose meccanicamente l'altra.
Avrebbe potuto tentare una fuga, ma non sarebbe mai stata abbastanza veloce e tra l'altro non si sarebbe mai permessa di darle la schiena, non quando nelle mani teneva due coltelli maledettamente affilati.
“Che peccato. Sai, non ho voglia di ucciderti subito, anche se questo mi toglierà tempo prezioso per stanare gli altri tuoi amici” continuò con la sua voce pacata e quasi infantile, iniziando a camminarle a debita distanza, senza però mai staccare gli occhi dal suo viso, come un serpente che osserva la preda per carpirne ogni informazioni.
E io sono il topo, pensò Annie stringendo i denti.
“La ragazza del 7 sarà sicuramente la più semplice da fare fuori. Sinceramente” e le rivolse un sorrisetto d'intesa, come se si conoscessero da una vita e stessero spettegolando di una ragazza qualunque “non so nemmeno come sia riuscita a sopravvivere al suo distretto. Ma l'hai vista? Probabilmente potrebbe morire anche solo stortando una caviglia” e ridacchiò tra sé e sé.
Continuò a spostarsi, avvicinandosi piano piano ad Annie. La ragazza avvolse l'elsa di uno dei pugnali con la mano e deglutì', sentendo una gocciolina di sudore scenderle sulla schiena. Non poteva perdere la testa in quel momento.
“L'altro del Distretto 7 non sarà così semplice. È molto alto e muscoloso..” le strizzò l'occhio “ma tecnicamente non credo sia un grande combattente”.
“Ti sbagli” si lasciò scappare Annie, pentendosene subito.
Non doveva risponderle, non doveva darle soddisfazioni. Ma evidentemente il commento aveva compiaciuto la combattente, perché sogghignò.
“Infine il ragazzo del tuo distretto, il pescatore” e dicendolo, si morse un labbro. Forse cercava di distrarla, ma Annie notò il coltello che passava velocemente da una mano all'altra, quasi come un'ombra.
Respirò velocemente ed estrasse il suo pugnale da dietro la schiena, cercando di minimizzare i movimenti del braccio. Se l'avversaria l'aveva vista, era stata brava a mascherarlo.
“Con lui sarò davvero cattiva” miagolò, passandosi la lingua sul labbro superiore. “Anche se mi dispiacerà molto dover deturpare quel suo bel faccino” mugugnò zuccherina. “Mi sono sempre piaciuti i ragazzi dagli occhi chiari e con un bel fisico... e lui ha davvero un ottimo fisico”.
Se avesse teso l'orecchio, Annie avrebbe potuto sentire il ringhio possessivo di sua sorella, a quasi mezzo mondo di distanza.
“Non credo si sarebbe mai interessato a te” le soffiò perfidamente. Avrebbe difeso sua sorella con la vita. “Sai, lui non vuole le bionde stupide”.
Le spuntò un sorrisetto di vittoria quando notò il gelo che scese sul volto dell'avversaria, che sguainò apertamente il pugnale e scoprì i denti, come un felino pronto ad attaccare.
“Pessima mossa, Quattro” sibilò.
Annie non si fece trovare impreparata e la imitò, accucciandosi in posizione di attacco. Eppure non riuscì a reprimere un ghignò quasi selvaggio. Era il momento della verità. Nei seguenti minuti si sarebbe giocata la vita delle combattenti e nessuna delle due avrebbe accettato una sconfitta come risultato.
La ragazza del distretto 1 mosse qualche passo alla sua sinistra, gli occhi gelidi che non la perdevano un secondo.
C'era qualcosa di strano in quei due pezzi di cielo, qualcosa di troppo cristallizzato, troppo profondo e troppo gelido per essere umano. Era come se due pezzi di ghiaccio si fossero conficcati al posto delle iridi, facendole splendere di sfumature glaciali e pericolose. Perché, come si sa, il ghiaccio è un amico molto pericoloso: bellissimo ed affascinante, finché non ci si specchia dentro, trovandoci il proprio immagine deformata dalla fredda verità. Ed Annie non aveva il coraggio di guardare che cosa stava diventando. Non aveva la forza di accettare la dura realtà: si sarebbe trasformata in un'assassina, durante quel duello, o per lo meno avrebbe colpito per uccidere.
“La ragazzina del sette sarà la più divertente da sventrare. Appena le avrò rotto le gambe, la squarterò lentamente, guardandola morire dissanguata molto lentamente, godendomi le sue suppliche di ucciderla. Ma non lo farò. E sai perché?”. Annie non rispose, sentendo brividi ghiacciati correrle lungo la schiena. Cercò di controllarsi, ma la mano che reggeva il pugnale si strinse intorno all'elsa e la ragazza iniziò a vedere rosso.
La prima cosa che non bisogna perdere, si disse mentalmente, è la consapevolezza di se stessi.
“Io adoro vedere la trasformazione delle persone, da coraggiose a codarde. Implorare la morte? Che vigliacchi.. e non pensare che esista qualcuno di diverso. Tutti hanno paura di morire, ma ancora di più si teme la sofferenza ed il dolore. Sapere di avere in pugno la vita di qualcuno mi eccita da morire” continuò mielosa.
Se si fosse leccata le labbra, sarebbe assomigliata in tutto e per tutto ad un felino, uno molto pericoloso.. una pantera dal manto argenteo e gli occhi di ghiaccio.
“Poi passerei al ragazzo.. Jace.” sporse scioccamente in fuori il labbro inferiore “Che spreco di carne fresca.” commentò con un ghigno famelico.
“Stai zitta” ringhiò d'istinto Annie, le mani che prudevano ed i denti serrati.
Lei fece come se non avesse sentito. “Con lui sarei più caritatevole. Forse lo annegherei, ma potrei pensare anche ad una morte più.. allettante. Che ne dici di tagliargli la gola? Oppure conficcargli un'ascia nel cranio... no, no, aspetta.. ci sono!” trillò estasiata e sorrise.
In quel momento, ad Annie non sembrò che una diciassettenne bellissima e terribile. Le fossette che le si crearono sulle guance diafane la portarono ad un grado ancora più elevato di qualsiasi creatura esistente. Se fossero esistite le fate, sicuramente lei sarebbe stata una di loro.. la più malvagia delle fate.
“Credo che la mia spada nella sua gola sarebbe l'ideale” concluse.
“STAI ZITTA!” ruggì Annie. Per un secondo non vide che rosso, come il sangue più cupo, quelle che avrebbe felicemente fatto colare dal corpo di quella strega.
Si riscosse appena ebbe formulato il pensiero.
no.
Lei non era una macchina assassina. Lei non avrebbe mai trovato felicità nell'uccidere un'altra persona.
Lei non era parte degli Hunger Games. Non ne era protagonista.
Lei era una vittima.
Respirò profondamente. Era questione di minuti, forse secondi. L'elettricità nell'aria era palpabile. Se avessero teso le orecchie, forse avrebbero sentito anche gli schiocchi provocati dalle correnti elettriche ed energiche che si disperdevano da ogni loro terminazione nervosa.
“Non una parola di più” le intimò. Forse non sarebbe stata alla sua altezza, forse sarebbe morta disonorevolmente -trafitta da uno dei suoi pugnali neri-, ma non avrebbe permesso che questa insinuasse la morte dei suoi amici.
In quel momento non si parlava nemmeno più di alleati o si membri di una squadra. In quel preciso istante l'obiettivo di Annie era di battere la ragazza del distretto 1 non più per difendere la sua vita e quella di Euer, ma di tutta la sua piccola famiglia che si era creata all'interno dell'arena.
Sapeva benissimo che era un pensiero sciocco e che le sarebbe costato caro, in seguito.
L'avversaria la ignorò e ridacchiò stupidamente. “Infine quel bel pezzo di ragazzo.. il tuo amico.. Euer? Credo che a lui si addica un pugnale conficcato nel cuore, di quelli corti, in modo tale da scorgere la vita scivolargli dagli...”
“ORA BASTA!!!”.
Annie urlò le parole con furore, scagliandosi contro la ragazza, accecata dall'odio e dal desiderio di porre fine a quel fiume di parole.
I due pugnali si scontrarono all'altezza del petto di entrambe, dando origine a qualche scintilla perlacea che schizzò nello spazio vuoto tra le combattenti.
“Io ti ucciderò” le sibilò la ragazza del distretto 1 a qualche centimetro dal viso. Il respiro freddo che le arrivò sul viso le confermò che quella ragazza non poteva che essere costituita interamente di ghiaccio.
“Non se prima lo faccio io” rispose lei, con un ghigno sulle labbra candide.
Si separarono con forza, barcollando a causa della potenza della spinta.
“Non hai speranze, cercatrice di perle!” urlò Catherinne.
“Vedremo” sussurrò Annie, ripartendo alla carica.
Cercò di tracciarle un taglio sul costato, facendo passare velocemente il pugnale da una mano all'altra, ma l'avversaria aveva occhi ovunque e scartò di lato, rotolando su se stessa e balzando in piedi, agile come il felino che era.
Si arrampicò su un barile di metallo e le si buttò contro, sguainando la spada che teneva a tracolla dietro alla schiena e mulinandola sopra alla testa.
Annie fu costretta ad abbassarsi di scatto ed indietreggiare. Finì di schiena contro la parete sulla quale erano appoggiate le armi, ormai tutte andate, ed uno spuntone le colpì forte il rene. Il contraccolpo le mozzò il fiato in gola e la obbligò a rimanere piegata per qualche frazione di secondo, necessarie a Catherinne per avvicinarsi e mirare al cuore della ragazza.
All'ultimo istante, Annie riprese conoscenza del luogo in cui era e scivolò tra le gambe dell'avversaria con una lunga ed agile scivolata, arrivando all'apertura della Cornucopia.
Il sole brillava ancora sopra agli alberi e la temperatura sembrava salire ogni minuto di più. Probabilmente era una trovata degli strateghi, per togliere loro le forze.
Decise che non avrebbe dato la schiena a Catherinne, l'orgoglio di affrontare faccia a faccia l'assassina e soprattutto l'ansia che questa potesse conficcarle un pugnale nella schiena.
Aspettò che la ragazza le fosse abbastanza vicina, per sfilare il secondo pugnale dallo stivale e ruotarlo davanti a sé, tracciando un lungo solco rosso cupo sulla guancia di Catherinne.
La ragazza spalancò gli occhi, sorpresa ed aprì la bocca in un urlo di frustrazione e dolore. Da ottima combattente che era, però, non si distrasse più del necessario e colpì fortemente Annie alla mascella con il ginocchio.
Alla ragazza del Distretto 4 si appannò la vista ed il dolore le attraversò l'intero corpo a stilettate bollenti e poi gelate.
Era così bruciante il male, che singhiozzò istintivamente. Lacrime amare le scesero sulle guance e le solleticarono fastidiosamente il collo.
Non voleva piangere, ma fu la reazione del suo corpo. Non era mai stata colpita così forte.
In realtà non era mai stata colpita e basta.
Durante gli allenamenti al Distretto nessuno osava spingersi così tanto oltre.
Poteva arrendersi.. non rialzarsi più. Avrebbe soltanto lasciato che la punta acuminata del pugnale di Catherinne le perforasse la carotide.
Poi sarebbe finito tutto.
Gli Hunger Games non erano altro che uno spargimento di sangue e lei non avrebbe mai vinto.
Euer.. lui era con Jace e probabilmente il ragazzo aveva capito le sue intenzioni.
Non l'avrebbe mai aiutato a vincere, certo, ma probabilmente l'avrebbe lasciato andare. Non l'avrebbe ucciso personalmente.
Euer era forte, ce l'avrebbe fatta anche da solo.
Era lei quella debole. Non era stata in grado di dire addio in modo decente alla sorella, né ai suoi genitori. Non aveva salutato Mags come si sarebbe meritata e, soprattutto, non aveva avuto il coraggio di esprimere realmente a Finnick ciò che provava. Cos'era stato quell'ultimo saluto, prima di partire?
Forse la relazione tra Tributo e Mentore non era mai stata così forte come la loro, ma non era stato un saluto di una persona innamorata.


Ci si vede, principessa”


La voce di Finnick le rimbombò nella testa, elettrizzandola fino alla punta delle dita.
Odair..
Era come se lui fosse stato vicino a lei, di fianco al suo orecchio,a sussurrarle quelle parole.
Non si voltò da nessuna parte, sapendo che non avrebbe trovato nessuno accucciato con lei, eppure la forza di continuare a combattere, di non arrendersi, la pervase come fiamma viva.
Non poteva morire in quel modo.. non con la consapevolezza che Finnick avrebbe visto qualsiasi cosa.
L'avrebbe vista arrendersi, con la debolezza di una foglia che si arrende all'arrivo dell'autunno. Come il ghiaccio che si scioglie con il calore o la luna che cede il posto al sole.
No.
Non in quel modo. Non in quel momento. Non con la coscienza che lui avrebbe visto la sua vita scivolarle via dal corpo di cui era innamorato.
Perché aveva capito, adesso. Proprio quando stava sdraiata sull'erba, con la faccia in fiamme e la schiena dolente, quando la spada dell'avversaria era ad un metro da lei, quando tutto si era fermato intorno a loro, quando nemmeno il vento osava rompere l'incantesimo maligno della morte, lei aveva compreso che il sentimento che infiammava il petto di Finnick se la toccava, la guardava o la pensava, era lo stesso che sentiva lei nelle stesse situazioni.
Basta bugie. Basta stupide spiegazioni campate per aria per nascondersi dalla realtà. Basta tutto quanto.
Finalmente, in quel momento astratto ma così maledettamente concreto, quando la morte ormai aveva bussato alla sua porta pretendendo la sua ricompensa, si specchiò nel ghiaccio davanti a sé, dentro il quale prima non aveva avuto il coraggio di guardare, negli occhi gelidi dell'avversaria.
Avrebbe visto ciò di cui aveva avuto più paura, ma non era più la consapevolezza di diventare un'assassina, bensì l'immagine di una ragazza semplicemente ed ingenuamente... innamorata.
Il sapere di ciò la fece sorridere dolcemente e fissò, in pace con se stessa, la spada di Catherinne fendere l'aria davanti a sé.
Nel mentre, pronunciò il nome di Finnick Odair.










Annie era caduta, colpita dalla ginocchiata feroce del tributo del distretto 1.
“No!”.
Finnick balzò in piedi, dal divanetto della sua camera. Sentì ogni singolo battito del suo cuore rimbombargli ovunque: nelle dita, nelle orecchie... nel petto.
Era stata una mossa sleale e sapeva quanto potesse essere doloroso riceverne una, per questo il sangue nelle sue vene, al pensiero, si ghiacciò.
La vide puntellarsi con i palmi delle mani sull'erba verde.
Perfidamente gli strateghi fecero lo zoom sul viso bellissimo e storto in una smorfia di dolore di Annie ed il ragazzo poté contare ogni singola lentiggine sul suo naso, le ciglia nere lunghissime, che sfioravano gli zigomi con dolcezza e, persino, le lacrime cristalline che ne percorrevano la lunghezza. Stille argentate che correvano, fuggivano dai suoi occhi che -ormai sapeva a memoria- brillavano di luce propria, dando loro sfumature mozzafiato.
Era come se qualcuno avesse azionato il rallentatore sia nell'Arena, che sullo schermo, che ne piccolo mondo che circondava il mentore.
Perché non si rialzava? Perché non aveva già afferrato il coltello per disarmare l'avversaria e magari ucciderla?
Perché, maledizione, stava così arrendevole a terra??!
“Alzati, Annie! Alzati maledizione!!!” urlò allo schermo, come se da lì, lei potesse sentirlo.
Nulla successe, se non che la posizione dell'avversaria spostò tutto il suo pesò all'indietro, alzando la spada sulla testa, per dare più forza al colpo.
Tutto non ebbe più senso.
Quale potrebbe essere il significato della vita di una persona? Il suo fine ultimo?
Alcuni avrebbero detto il sopravvivere, altri il raggiungere i propri scopi.
No.
La vita di Finnick non avrebbe mai avuto uno scopo senza Annie. Nessuno avrebbe più potuto salvarlo come aveva fatto lei. Farlo sentire umano.
Cosa sarebbe stato lui, senza la sua principessa? Una bestia non può essere felice, nel suo essere, senza la sua donna, colei che la fa sentire speciale nonostante il suo orribile aspetto.
“Ti prego, Annie, prendi quel pugnale” la pregò, stringendo i pugni e mordendosi l'interno della guancia.
Era inutile, lo sapeva. Sperava che il suo amore avrebbe potuto salvarla.
Eppure lei rimase stesa a terra, come un pulcino bagnato sotto ad un terribile uragano, incapace di pensare, incapace di muoversi ed incapace di salvarsi.
Fece per girarsi -non avrebbe mai guardato uno spettacolo del genere-, quando vide i suoi occhi illuminarsi di un verde ancora più splendente degli smeraldi e più profondo degli oceani più vasti.
Le sue labbra, quelle che avrebbe baciato all'infinito, senza stancarsi di toccarle, accarezzarle e mordere, si mossero piano, quasi con timidezza e, da quelle, venne pronunciato un nome, che solo il diretto interessati, in tutta Panem, riuscì a comprendere.


Finnick


“No” mormorò.
Perché lui sapeva.
Non era stata un'invocazione disperata, o una parola strappata con la forza da quella bocca venerabile. Era stato un saluto colmo di.. amore.
Annie lo amava.
E gli diceva addio. Per la seconda volta. E sarebbe stato per sempre.
Si avvicinò allo schermo, come se in quel modo lei avrebbe potuto sentire la sua presenza.
“Ti prego, Annie, non farlo.. non mollare..” la pregò, gli occhi umidi e la gola che pulsava.
Ogni cellula del suo corpo stava urlando. Avrebbe voluto dilaniarsi con le sue stesse mani e, probabilmente, l'avrebbe anche fatto se solo fosse riuscito a muoversi.
Invece rimase appoggiato allo schermo, stringendolo disperatamente.
“Annie.. per favore...” implorò.
Una lacrima gli solcò il viso, bollente e gelata.
“Alzati.. ti prego..” sussurrò.
Lei rimase distesa a sorridere e la lama si stava avvicinando alla sua testa.
“..per favore...”
Era questione di attimi e poi la sua Annie gli sarebbe scivolata dalle dita come sabbia e sarebbe rimasto solo, ancora una volta.
“Per favore!!” ringhiò. La rabbia gli pervase il corpo.
Non poteva morire così! Non poteva arrendersi.. non poteva abbandonarlo.
“Alzati, maledizione! Alzati!!!” gridò.
Ormai non faceva più caso al fiume che gli bagnava le guance, sicuramente arrossate. Non faceva più caso a niente, da quando lei era entrata nell'Arena. L'unica cosa che aveva un senso, era Annie.
“NON MI PUOI LASCIARE QUI, HAI CAPITO!!?”.
Finnick stava bruciando, come un vulcano. Il suo sangue scorreva nelle vene come lava liquida ed il cuore pulsava infuocato ed inferocito. Con la sua morte, si sarebbe trasformato in carta e sarebbe stato consumato dal suo stesso essere incandescente.
Tanto, senza di lei, a che cosa sarebbe servito tutto? Lui, di sicuro, a niente.
“NON TI PUOI ARRENDERE! NON PUOI! ME L'HAI PROMESSO!!”. Il televisore sbalzava ad ogni suo movimento. Lo stava scuotendo con troppa forza.. si sarebbe rotto. Non importava. Non avrebbe più visto i restanti Hunger Games. Non avrebbe più avuto senso.
“NON MI PUOI LASCIARE DA SOLO!!” urlò “PERCHE'....” deglutì e calde lacrime amare urtarono il terreno, creando una piccola macchia argentea.
In quella minuscola goccia, più piccola di qualsiasi altra cosa, così piccola da passare inosservata, Finnick si specchiò. Non fisicamente, sapeva purtroppo troppo bene la sua fisionomia. Lui vide la sua anima e, grazie a ciò, riuscì a comprendere fino in fondo il suo ruolo in tutta quella storia.
“...perché... io senza di te non sono nulla..” sussurrò, con la fronte appoggiata allo schermo, a toccare quella di Annie. “..non vivrei un giorno senza di te. Ho bisogno di te per andare avanti. Devo.. devo sapere che ci sei perché...” il cuore batté così forte che temette che sarebbe uscito dal petto “...perché io ti amo, Annie Cresta.. ed esisto solo se esisti anche tu.
La verità delle parole lo colpì come un pugno.. ma era diverso. Quello non faceva male, anzi.. era qualcosa di così bello e piacevole che ne avrebbe voluti molti altri. Avrebbe pagato per riceverne altri.
Amava Annie. Lo sapeva da quando, la prima volta, aveva incontrato i suoi occhi verdi sulla spiaggia.
Chiuse i suoi. Sapeva cosa sarebbe successo, non avrebbe avuto bisogno di guardarlo.
La spada fendette l'aria ed il suono di una collisione rimbombò nel silenzio della radura.










Il suono della spada di Catherinne rimbombò ovunque, nella radura.
Strano, però.
Non aveva sentito dolore. Non pensava che un calcio alla mandibola fosse più doloroso che morire.
Forse era morta così in fretta che non aveva percepito nulla. Meglio così.. magari Catherinne aveva ragione. Le persone, tutte, hanno paura del dolore, più che della morte in sé.
Eppure Annie poteva toccare i fili d'erba sotto le sue dita e, sfortunatamente, in un attimo la schiena riprese a pulsare.
Ma che diavolo di morte era stata?!
Si rese conto di avere gli occhi chiusi e li aprì. Ciò che le si presentò davanti la lasciò senza fiato.
La lama della spada era andata a cozzare contro un'altra arma, molto simile ad un'ascia.
Era retta da qualcuno, sicuramente e la ragazza era molto curiosa di scoprire a chi appartenesse quella mano così piccola e pallida.
Impossibile.
La bambina del Distretto 12, così magra e fragile, aveva interposto tra le due sfidanti la sua arma.
Forse l'aveva fatto perché pensava che avrebbe potuto uccidere da sola Catherinne, ma Annie ne dubitava molto. La piccola l'aveva fatto solo per salvare lei.
Catherinne sibilò pericolosamente e, in una frazione di secondo, il suo pugnale d'oro era impiantato nel petto piccolo della bambina.
Questa, più stupita che accecata dal dolore, spalancò gli occhi enormi.
Ed Annie li vide.
Incastonati nel viso magro e denutrito della ragazzina del 12, stavano due occhi grigi e profondi, difficili da dimenticare.. soprattutto se identici a quelli di Ocean.
Davanti a lei non stava più la piccola carbonaia, bensì sua sorella più piccola, dalla quale usciva un rivoletto di sangue sia dal petto che dalle labbra diafane.
“NO!” esclamò terrorizzata, balzando in piedi.
La afferrò al volo prima che questa potesse schiantarsi al suolo e l'appoggiò sul prato, che iniziò a macchiarsi rapidamente di rosso cremisi.
“Ma guarda come sei tenera.. Mamma-Annie, alla quale quella birichina di Catherinne ha appena ucciso la figlia” la canzonò la ragazza dell'1, ridacchiando.
Forse fu la frase, oppure il senso di vuoto che l'avvolse.. ma Annie si incendiò di fuoco vivo e balzò in piedi.
Si scagliò contro il mostro e prese a tempestarla di pugni in qualsiasi superficie che riusciva a raggiungere.
Catherinne, impreparata, cadde a terra, sovrastata da Annie.
Il pugno di questa colpì lo zigomo perfetto della fata malvagia, poi l'occhio ed il naso, e di nuovo lo zigomo. La pancia, il fianco.
Il furore e la rabbia le bruciavano il sangue nelle vene, anestetizzando qualsiasi altro senso. Non sentiva più dolore alla schiena o alla mandibola.
L'unica cosa che voleva era colpirla e colpirla, e colpirla ancora. Finché lei non avrebbe implorato pietà, terrorizzata dal dolore, ma Annie non sarebbe stata misericordiosa, non quella volta.
Catherinne non aveva ucciso solo la ragazzina del 12, ma pure sua sorella. E per questo non ci sarebbe stata nessuna scusa.
Nessuno sarebbe venuto ad aiutare Catherinne.
Poi, come una doccia d'acqua gelata, Annie si riscosse e vide veramente ciò che aveva fatto.
La ragazza stava sotto di sé, coperta di sangue, tumefatta e gonfia, in fin di vita.. ma ancora respirava.
Probabilmente le aveva sfondato lo zigomo, lussato la mascella e rotto qualche costola.
Del sangue cupo colò dalle labbra bianche di Catherinne, mescolandosi a quello della bimba del 12.
Annie si tirò in piedi, terrorizzata e schifata da se stessa. Che cos'aveva fatto?
Si fissò le mani, anche quelle gonfie e blu, che pulsavano sporche del suo sangue e di quello dell'avversaria.
Spostò lo sguardo sulla fata malvagia e la vide boccheggiante, alla ricerca di aria che non arrivava ai suoi polmoni. Una stretta al cuore le mozzò il respiro. Forse le aveva sfondato la cassa toracica e una costola aveva bucato il polmone.
Per quanto sarebbe sopravvissuta, si chiese?
Magari il suo compagno di Distretto l'avrebbe aiutata.
Non ci credeva nemmeno lei. Le ferite erano troppo profonde ed irreparabili.
Cerea, prese il pugnale che era finito nell'erba e, respirando a fondo, lo affondò nel cuore di Catherinne.
Alla fine la tigre dagli occhi verdi aveva vinto la pantera di ghiaccio.






 
   
 
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