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Autore: B e l l e    13/11/2014    2 recensioni
[GIALLO] Fuggita da Chicago con il cuore in pezzi, Mandy si trova costretta a tornare a casa dopo tre anni. Si troverà immersa in emozioni che credeva ormai perdute, rivedrà persone che aveva deciso di allontanare per sempre e... le sue tanto amate fiamme diventeranno complici di una morte inattesa. Un giallo da risolvere, una fiamma riaccesa... un fuoco che neanche la pioggia primaverile potrà placare.
[ATTENZIONE: linguaggio colorito.]
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La storia partecipa al contest a turni "Giallo a scelta multipla" di Faejer.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Chicago, 30 aprile 2014

 

Finalmente fuori. Non ne potevo più di stare dentro quelle mura, tempestata di domande su domande. Dopo tutto quello che è successo, ci mancavano solo i miei.
Questa mattina sono stata svegliata di soprassalto da mia madre, rientrata in anticipo da New York, su richiesta della Polizia di Chicago, insieme a mio padre, e da quando ho aperto gli occhi, di malavoglia, non ho avuto un attimo di tregua. Come possono pretendere che io racconti dettagliatamente gli ultimi tre anni della mia vita in una mattinata? Come possono solo lontanamente pensare che io abbia voglia di ripetere ancora e ancora i motivi per cui sono tempestivamente tornata in città e, soprattutto, che io spieghi per filo e per segno gli avvenimenti che si sono susseguiti dal mio rientro a casa, ieri pomeriggio?
Bene, dal loro punto di vista hanno ragione: la loro bambina compare dal nulla, dopo tanto tempo, e la Polizia li richiama dalla Grande Mela, comunicandogli che nella loro soffitta si è consumato un omicidio/suicidio o qualcosa del genere. Chiunque sarebbe preoccupato, chiunque chiederebbe spiegazioni. Ma, a nessuno viene in mente che io possa essere traumatizzata? Ho solo trovato il cadavere semicarbonizzato della mia migliore amica e gli agenti mi hanno chiaramente fatto capire che sono la prima indiziata con l'accusa di omicidio volontario e, magari, anche premeditato... dettagli, vero? Grazie al cielo, nello Stato dell'Illinois è stata abolita la pena di morte... non si sa mai.
Da quanto ho capito, i miei genitori sono stati interrogati questa mattina, mentre io dormivo. Sono stati convocati in centrale e hanno risposto a domande sulla partenza per il loro viaggio a New York, sulla soffitta, su di me e sulla mia pemanenza lontano da Chicago. Poveracci, non posso biasimarli se vogliono capirci qualcosa. Loro, davvero, non c'entrano niente con tutto questo. Loro adoravano Jenny: la consideravano come una seconda figlia. Mi hanno raccontato che, qualche volta, quando era triste, la mia amica si andava a rifugiare su in soffitta. Nella nostra soffitta. Ultimamente, pare succedesse più spesso del solito. Dora, la donna delle pulizie, la trovava raggomitolata in un angolo, con un cuscino tra le braccia, che fissava i miei vecchi strumenti per il fuoco.
Tutto ciò è alquanto strano: Jenny è sempre stata una ragazza solare, prendeva ciò che la vita le portava con allegria, non si lasciava abbattere facilmente. In più, se ero io la causa del suo sconforto, come mai, solo ultimamente, le sue visite erano diventate frequenti? Non sarebbe dovuto succedere all'inizio, quando sono partita?
Anche se non ho fatto niente, mi sento un po' in colpa per i miei genitori. Dopo la mia fuga, la mia lontananza, non possono godersi la goia del mio ritorno.
Almeno, grazie a mio padre, mi sono risparmiata il temporale. Prima di pranzo, è uscito di nuovo per comprarmi un cellulare e per far avere il mio numero alla Polizia. Grand uomo mio padre. Come sei ruffiana, Mandy!
Comunque, la fatidica telefonata non ha tardato ad arrivare. Sono stata convocata per le cinque di questo pomeriggio, di nuovo in centrale, per un altro interrogartorio. Come se non avessi già detto tutto. Cosa vogliono da me, ancora? Sono innocente, come provarlo? Savannah mi ha vista arrivare, abbiamo anche parlato di Jennifer. Se interrogassero lei, potrebbe riferirlo. Non voglio metterla in mezzo, però. Già... cosa ci faceva Save davanti a casa mia, prima del mio arrivo?
Cretina! Come puoi solo pensarlo? Scuoto la testa, non è possibile.

Menomale che ha smesso di piovere. Sono fuori dalla porta di casa di Jennifer, a pochi isolati dalla mia. Non ho la forza di bussare. Cosa penseranno di me sua madre e suo fratello? Mi accuseranno? Crederanno alla mia innocenza? Mi scaricheranno addosso il loro dolore? La loro rabbia?
Tiro fuori tutto il coraggio che posso trovare dentro di me e suono il campanello. È mio dovere far visita alla famiglia che mi ha accolto tanti anni fa e che mi ha sempre trattato come una di casa.
Mi apre la signora Lewis, gli occhi rossi e gonfi, una vestaglia e un fazzoletto in mano.
"Salve Mary" saluto incerta.
"Amanda, bambina mia!" esclama la mamma di Jenny, buttandosi tra le mie braccia e scoppiando in lacrime.
La stringo imbarazzata. Non mi aspettavo affatto questo tipo di reazione.
Mi invita ad entrare e mi prepara una tazza di caffé, in silenzio, mentre io mi siedo al solito posto.

Si nota da come mi guarda che, non solo non nutre alcun sospetto su di me, ma non prova neanche nessun tipo di rancore nei miei confronti. Forse dovrebbe. Ho abbandonato sua figlia, non mi sono più fatta viva, ho causato moti di tristezza nel cuore di Jenny... mi sembra abbastanza per avercela un po' con me. Invece, lei mi guarda come se fossi un miracolo. Mi sento in colpa. Dio, quanto mi sento in colpa.
"Ti ringrazio per il caffé, Mary. Sono venuta solo a vedere come state e... a farvi le mie più sentite condoglianze" le ultime parole mi escono in un sussurro. Abbasso gli occhi, non so cosa dire.
"Amanda, nonostante tutto, questa sarà sempre un po' anche casa tua. Non ti peritare a venirci a trovare, se vuoi. E, soprattutto, vorrei che tu sapessi che nessuno di noi crede alle accuse della Polizia. Ti conosco troppo bene, tesoro mio. Non avresti mai toccato Jenny, anche se non volevi più vederla."
Le parole della signora Lewis mi tranquillizzano. La cosa più importante per me è questa: se le persone a cui tengo credono alla mia innocenza, avrò la forza di provarla.
Abbraccio Mary, cercando di ricacciare indietro le lacrime. Ho bisogno di schiarirmi le idee, di trovare qualcosa che possa portarmi sulle tracce dell'assassino.
Ti troverò, bastardo!

Adesso, mi trovo a passare davanti al bar che frequentavamo anni fa. Il The Flames si riuniva là dentro e, tra una birra, una sigaretta e tante risate, passavamo i pomeriggi di pioggia, quelli in cui non potevamo scorrazzare fuori o esibirci col fuoco. Cercavamo sempre di trovare un giorno che andasse bene a tutti, per i nostri ritrovi, anche se era quasi impossibile: quando Il Maestro e T-Jay avevano il giorno libero, May aveva solo mezza giornata. Quando era libero May, gli altri due dovevano scappare a lavoro nel primo pomeriggio. Trovavamo, però, il modo di riunirci tutti, anche per un'ora.
Sorrido a quei ricordi che affiorano nella mia mente e mi accorgo di essermi fermata a fissare l'insegna del bar. Le luci blu al neon fulminate, come tre anni fa. All'apparenza non è cambiato niente, come se il tempo si fosse fermato. Invece, niente è più come prima. Il tavolino all'angolo ospita un gruppetto di adolescenti seduti composti; non c'è più T-Jay a gambe larghe, Save immersa nella propria borsa a cercare chissà che cosa, Il Maestro intento a ordinare per tutti, May con le braccia dietro la testa e lo sguardo sognante e Jenny appoggiata alla mia spalla. Tutto finito, rotto, spezzato. Tutto è sfumato questo stesso giorno di tre anni fa.
"Mandy!" una voce alle mie spalle interrompe i miei pensieri. Mi volto e mi trovo davanti Thomas, il fratello di Jennifer. Non è cambiato di una virgola: i ricci scuri, sempre un po' troppo lunghi, che gli ricadono sugli occhi, i jeans sformati e la solita maglia dei Chicago Bulls sotto la felpa. Il solito Tom, insomma.
Mi invita al tavolo e mi offre da bere. Accetto di sedermi, per non sembrare scortese, ma declino la birra. Devo andare in centrale e ci manca solo che mi facciano l'alcol test. Cosa diavolo stai farneticando? Comunque, rifiuto la bevanda.

Thomas mi sorride, sono sicura che si sta chiedendo dov'è finita la mia parlantina. Beh, in realtà non ho voglia di parlare proprio con nessuno. Lo capiranno mai? Maledico ancora la mia mente malata che ha deciso di tornare a Chicago. Tutto questo non sarebbe successo, o meglio, sarebbe accaduto senza di me. Ma no, figuriamoci, senza Mandy dov'è il divertimento?
"Sai, Mandy" pausa. "Jenny era una ragazza piena di vita, ma ultimamente era cambiata. Come se... la fiamma si fosse spenta."
Il mio cuore manca un battito. Cosa intende dire?
"Io... io non escludo il suicidio" continua.
Spalanco gli occhi, apro la bocca per parlare, ma non esce niente. Jenny era l'ultima persona al mondo che potesse anche solo pensare al suicidio. Non ci crederò mai, MAI!
"Cosa le è successo?" è l'unica cosa che riesco a chiedere, mentre il mio cervello si rifiuta di accettare tutto ciò.
"Da quando sei partita, tre anni fa, mia sorella si è spenta piano piano. Con il passare del tempo, il peso della tua assenza e il suo senso di colpa sono diventati insopportabili per lei. C'erano giorni in cui non si vedeva neanche ai pasti: se ne stava rinchiusa in camera sua tutto il tempo. Hey, non ti sto accusando di niente, Mandy..." aggiunge, vedendo i miei occhi riempirsi di lacrime. "Sto solo ricordando..."
"Poi," prosegue "si è messa con quel tipo, quel T-Jay amico vostro, e le cose, invece di migliorare, a mio avviso sono peggiorate. Negli ultimi mesi litigavano spesso, lui non c'era mai, non le dimostrava mai affetto e lei si sfogava con me. Le ho detto più di una volta di lasciarlo, ma non voleva darmi retta. Diceva che, quando erano insieme, stavano bene..." dai suoi occhi si capiva che non ci credeva neanche un po'.
"Mia madre ha detto che Jenny si rifugiava nella nostra soffitta, quando era triste..." la butto lì, sperando che Thomas ne sappia qualcosa.
"Già, ultimamente spariva spesso. Non lo sapeva nessuno dove andava. T-Jay dava di matto, quando non la trovava, ma lei lo ha detto solo a me. Andava a casa tua, su in soffitta: lì si sentiva al sicuro, lì poteva stare da sola, senza che nessuno la disturbasse, finché non se la fosse sentita di tornare nel mondo reale. Per questo ti dico che, dopo l'ennesimo litigio col suo ragazzo, potrebbe aver deciso di... di..." non riesce a finire la frase. Si mette entrambe le mani in faccia, sopraffatto dal dolore.
Mi fa male vederlo così, mi fa male non poterlo aiutare.
Mi cade l'occhio sulle lancette del suo orologio. Le cinque meno un quarto. Merda!
"Tom, perdonami, devo scappare. Ti prometto che scoprirò cos'è successo. Te lo giuro, Tom!" grido, mentre corro via. Ormai, tornare a casa a prendere la macchina è inutile, arriverei tardi comunque.

Arrivo trafelata in centrale e, dopo essermi annunciata, entro nell'ufficio del commissario Stevens. Rimango interdetta, sull'uscio, con un'espressione – me lo sento – da ebete.
Porca puttana ladra, cosa ci fanno loro qui?
Davanti a me trovo Save e T-jay, lei con lo sguardo basso e lui con gli occhi rossi e gonfi.
Cos'è, un'imboscata?
No, se lo fosse, sarebbe stata fatta per bene. Poteva andare peggio.
"Buonasera" saluto il commissario. Faccio cenno ai miei amici, che ricambiano con un mezzo sorriso, e mi siedo accanto a Savannah. Lei poggia una mano sulla mia gamba, come a confortarmi e T-Jay mi guarda fisso negli occhi, come se fosse sorpreso di vedermi. Fu lui ad accompagnarmi alla stazione, quando partii tre anni fa. Sarebbe stato più carino ritrovarsi in una situazione più felice, ma questo è quanto.
Il silenzio regna. Allora? Cosa siamo venuti a fare? Si gioca a chi ride prima?
Non vedo l'ora che tutto finisca. Non tornerò a casa subito, cercherò altri indizzi. Ho promesso a me stessa e a Thomas di capire chi ha ucciso Jennifer e lo farò.
"Commissario, mi scusi, se siamo tutti, possiamo iniziare?" chiedo speranzosa.
"In realtà, manca ancora una persona". Non ho neanche il tempo di metabolizzare quella risposta che la porta si apre. Mi sento gelare il sangue e, un attimo dopo, bollire dentro le vene.
I miei occhi castani si incrociano, o meglio, si scontrano con i suoi verdi ed è come se tutto in torno a me si fermassse. Sono spariti sia Stevens che Save e T-Jay, è scomparso l'ufficio. Sono solo io, persa in quella scia smeraldina che termina nelle meravigliose iridi di May e da luce ai bei lineamenti del suo viso. Sapevo che rivederlo mi avrebbe fatto un certo effetto, ma non mi aspettavo una cosa del genere. Per quelle che mi sembrano ore, non riesco a muovere un muscolo, a chiudere la bocca che mi si è leggermente aperta, a spiccicare parola, a interrompere il contatto visivo con lui. Poi, la voce del commissario mi riporta alla realtà e mi accorgo che lo sguardo tra di noi è durato sì e no cinque secondi. Ora che l'incantesimo che sembrava avermi avvolto si è spezzato, noto la sorpresa nei suoi occhi, esattamente come in quelli di T-Jay. No, non è vero. Molto di più. Si vede che non aveva veramente idea che fossi tornata. È ingrassato, ma questo non ha tolto la bellezza dal suo volto, anzi, lo ha reso se possibile più dolce.
Cosa stavi dicendo? Poteva andare peggio? Già. L'imboscata è completa.
May si siede accanto a T-Jay e, finalmente il commissario prende la parola.
"Molto bene, adesso che siamo tutti possiamo iniziare. Siete già stati interrogati individualmente, ma tra le varie indagini, abbiamo scoperto che facevate parte di un gruppo chiamato..." sfoglia delle pagine "The Flames. Giusto?". Annuisco e vedo che i miei amici mi imitano, senza proferire parola.
"Bene, abbiamo qui signor Theodor Junior Barnes, detto Ted o T-Jay, il signor Simon Maione, detto May o Il Napoletano," il mio cuore manca un battito a sentir pronunciare il suo nome completo. "la signorina Savannah Campbell, detta Save e la signorina Amanda Riders, detta Milady o semplicemente Lady. Mancano, ovviamente, la signorina Jennifer Lewis e il signor Patrick Edwards, detto Il Maestro, che si trova in Europa da mesi – abbiamo controllato."
"Come fa a sapere tutti questi dettagli?" chiede May indignato. È sempre stato un ragazzo riservato e sentire il commissario elencare tutti i nostri soprannomi deve dargli ai nervi, se lo conosco un minimo.
"Come ho detto, abbiamo fatto delle ricerche. Non abbiamo ancora stabilito se si tratti di omicidio o suicidio, ma nel primo caso, la cerchia si restringerebbe a voi tre presenti. Siete le persone più vicine alla vittima, se non contiamo la sua famiglia, che comunque dispone di un ottimo alibi." spiega Stevens. May non ribatte, ma la sua espressione non cambia.
"Intanto, vorrei sapere il perché dei vostri soprannomi. Per esempio, signorina Riders, perché la chiamano Lady? È il capo del gruppo? Comanda lei?"
Prego? Io non ho mai comandato e mai comanderò nessuno. Loro erano i miei amici, mica i miei schiavi. Mi ha sempre dato ai nervi la Polizia...
"Veramente no. Mi chiamavano Lady un po' per i miei modi, a volte, regali, un po' perché ero il punto di riferimento del gruppo." rispondo piano.
"E Il Maestro?" continua Stevens.
"Siamo qui per fare il gioco dei nomi?" sbotta T-Jay. "Non che sia affar suo, ma sono semplicemente dei soprannomi dovuti ad abbreviazioni o caratteristiche. Non c'è niente che la riguardi in questo, il gruppo non c'è più."
Stevens si volta per un attimo verso il ragazzo, poi torna a guardarmi. Perché parla solo con me, questo? Mi sto innervosendo.
"Come mai il gruppo non esiste più?" chiede ancora guardando me.
"Io sono andata via tre anni fa e sono tornata a Chicago solo ieri, come ben sa, quindi non lo chieda a me!" rispondo esasperata.
"Il gruppo si è sfasciato piano piano, dal momento che Mandy era sparita, io ero sempre impegnata con il College, May, T-Jay e Il Maestro avevano turni diversi a lavoro..." interviene Save.
"Continuo a non capire cosa c'entra tutto questo con la morte della mia ragazza" tuona T-Jay. Vedo May mandargli un'occhiata come a dirgli di stare calmo. Però, ha ragione. Perché la Polizia sta scavando così a fondo? Cosa ci può essere di così importante nel nostro gruppo?
"Bene signor Barnes, arriviamo al dunque. La vittima, ultimamente, spariva dalla circolazione per ore. Qualcuno di voi è a conoscenza del motivo o del luogo in cui si rintanava?" va avanti il commissario.
Silenzio. Nessuno risponde. Io l'ho scoperto questo pomeriggio, ma non ho intenzione di dirlo. Tanto, comunque, io non ero presente. E poi, se la Polizia lo chiede a noi, significa che né i miei, né Tom hanno risposto a questa domanda.
"Nessuno?"
"No, alcune volte mi sono anche messo a cercarla, ma niente" risponde T-Jay.
"Potrebbe aver trovato altri amici?"
"Non credo, so che non usciva molto da tre anni a questa parte. Nell'ultimo anno poi, usciva solo con il suo ragazzo" indica T-Jay. "Questo è quello che mi ha sempre detto lei" replica Save.
"Ho già fatto questa domanda a tutti gli altri e non credo che lei possa confermare la loro versione o smentirla, dal momento che non era in città. In che rapporti era con Jennifer Lewis, signorina Riders?". Bene Mandy, preparati all'aumento di sospetti sul tuo conto.
"Beh, io e Jenny non ci sentivamo più. Esattamente oggi di tre anni fa, l'ho lasciata che dormiva nel suo letto, sono tornata a casa, ho fatto i bagagli e sono partita."
"Per quale motivo?"
"Affari miei."
"Eh no, signorina Riders. Dal momento che il vostro litigio potrebbe essere il movente per l'omicidio o per il suicidio, sono anche affari nostri." mi riprende il commissario.
"Sono passati tre anni. Capisce? Tre anni. Si cresce, si cambia. I problemi passati tra me e la mia migliore amica non c'entrano niente adesso. Qualsiasi cosa mi avesse fatto, non sarei mai stata capace di ucciderla, né lei, né nessun altro."
"Però sei stata l'ultima a vederla" mi accusa T-Jay, gli occhi ancora gonfi.
"T-Jay!" esclama Save sconvolta.
"Sono stata la prima a vederla morta, semmai! Anzi, la seconda... dopo l'assassino" rispondo a tono. Ci manca solo lui che mi accusa, così siamo a posto. Cosa gli prende?
"Signorina Riders, dove si trovava tra le quattro e le cinque di ieri pomeriggio?" mi chiede Stevens, ignorando il battibecco tra me e lui.
"Come le ho gia detto, in mezzo di strada. Tra l'autobus dall'aeroporto e i dieci isolati che separano casa mia dalla fermata."
Vedo T-Jay fare un gesto con le mani, alludendo alla mia mancanza di alibi concreto.
"E TU DOV'ERI FOTTUTO IDIOTA?" ora sono incazzata. "Glielo hai detto alla Polizia che tu e la tua ragazza non facevate altro che litigare?"
"COME TI PERMETTI? IO VOLEVO BENE A JENNIFER, MICA COME TE CHE LE HAI SPEZZATO IL CUORE!" T-Jay si alza, gridando. Lo imito. Se vuole fare a botte, non mi tiro certo indietro. Non avrei mai creduto che un amico mi avrebbe accusata in questo modo. E poi, io le avrei spezzato il cuore? Beh, diciamo che lei prima ha spezzato il mio.
Savannah afferra il mio braccio, mentre Simon si para davanti a Ted.
"SILENZIO!" tuona il commissario e vedo T-Jay sedersi di nuovo. "Il signor Barnes ha un alibi. Era a lavoro, esattamente come il signor Maione. La signorina Campbell si trovava al corso di fotografia fino alle cinque, mentre lei non ha un alibi." indica prima Save, poi me.
"Posso confermare di aver visto Mandy arrivare a casa, dovevano essere più o meno le cinque e trenta." interviene Savannah in mia difesa.
"Ma non sa dove si trovava prima delle cinque." conclude il commissario.
Non c'è altro da aggiungere. È vero, porca puttana. Nessuno può confermare la mia presenza da qualche parte, visto che ero in mezzo di strada, pioveva e, generalmente, i passanti non guardano prima me e poi l'orologio, immaginando di dover raccontare qualcosa alla Polizia.
"D'accordo, senta. Io non posso provare il mio alibi, ma le posso garantire che sono innocente. Non volevo nemmeno tornare a Chicago, speravo di non dover tornare mai più. Sono andata a casa e ho trovato il cadavere di Jennifer, mi creda è stato uno shock. Non me posso più." la mia voce trema e le lacrime cominciano a rigarmi il viso. La mano di Save stringe il mio ginocchio per consolarmi, mentre sento gli occhi di tutti addosso, soprattutto quelli di May.
"D'accordo. Se escludiamo lei, rimane solo l'ipotesi suicidio, ma lei stessa ha detto che non è possibile." insiste Stevens.
"E continuo a dirlo. Nonostante mi abbiano detto che la mia amica è cambiata molto, non credo che sarebbe mai arrivata al suicidio."
Un tuono squarcia il cielo di Chicago, così forte da sembrare esattamente sopra le nostre teste.
Ha ricominciato a piovere. Che bella serata mi aspetta.

TO BE CONTINUED...

 

 

Note dell'autrice.

Ho deciso di dividere questo turno in due capitoli. Questo è il primo e, a breve, pubblicherò il secondo.
Grazie a chi segue questa storia e, soprattutto, a chi lascia un commento.
A presto^^

   
 
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