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Autore: Nimel17    14/11/2014    5 recensioni
Un re fa un accordo con una potente creatura ma poi, disgustato dalla magia nera, esilia il mago, che giura di prendersi tutto quello cui il sovrano tiene. Molti anni più tardi, la principessa ed erede del regno non sa cosa l'attende sulla strada dentro la foresta per tornare a casa dopo la sua festa di fidanzamento e non sa che non tutto è quello che sembra. E che sarà lei a farne le spese.
Genere: Avventura, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Belle, Signor Gold/Tremotino
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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Rumpelstiltskin
 
“Per l’ennesima volta, Grillo, vattene prima che ti schiacci con un libro.”
Rumpelstiltskin si strinse la testa tra le mani per alleviare l’emicrania. Jiminy era solo l’ultimo dei tanti seccatori delle ultime due settimane, venuti a lamentarsi della sua Bel- no, Odile.
Aveva strappato qualche ala a qualche fata fastidiosa, e allora? Era difficile distinguerle da insetti molesti. Per quanto riguardava il nano venuto a stringere un patto con lui e che se n’era andato strillando che Odile aveva voluto ucciderlo facendolo aspettare nella stanza più polverosa del castello, era solo colpa sua se era allergico a tutto. Un po’ di polvere non aveva mai ucciso nessuno.
“La situazione è grave, non è più possibile chiudere un occhio.”
“Ti rendi conto che ti stai lamentando per qualche marachella con l’essere che tiene questa terra avvolta nella magia nera, vero Grillo?”
“Quella non è Belle!”
“Congratulazioni per lo spirito d’osservazione.”
Jiminy non potè rispondere perché all’improvviso un libro si abbatté ad appena un paio di centimetri da lui.
“Maledizione, l’ho mancato!”
Odile sollevò ancora in aria il tomo, inseguendo il grillo che volava per la stanza. Rumpelstiltskin doveva ammettere che, se la persona in questione non fosse stata la sua Belle, avrebbe trovato la situazione molto divertente. Soddisfatta di aver cacciato l’insetto fuori dalla finestra, la ragazza si voltò verso di lui con un sorriso pieno di maligno orgoglio.
“Non ne posso più di quel parassita che viene a tormentarci ogni giorno.”
Lui le circondò la vita con un braccio e sorrise.
“Ti sei fatta una bella reputazione, dearie.”
“Non sopportavo che tutti continuassero a chiamarmi Belle.
Rumpelstiltskin si stupì del disprezzo con cui pronunciava il suo nome.
“Io non sono lei. Io sono forte, non permetto che la gente mi faccia del male e non continuo a perdonare per rimanere delusa dal comportamento di chi amo.”
La sua voce era spezzata e rancorosa, e gli fece male sentirla. Per molto tempo aveva condiviso la stessa filosofia di Odile, ma poi aveva incontrato Belle. Ricercò nella memoria lo sguardo dolce della principessa, sapendo che davanti avrebbe avuto solo gli occhi vuoti e freddi della… nuova.
“Allora?”
Odile lo stava fissando, incuriosita.
“Cosa, dearie?”
“Quando inizieremo a pianificare la vendetta contro mio padre?”
Lui si sentì come se le viscere gli si fossero annodate, ma riuscì a sorridere.
“Perché tutta questa fretta, dearie?”
“Lo so che hai detto che l’attesa lo avrebbe fatto soffrire di più, ma non sono abbastanza paziente.”
Rumpelstiltskin stava per inventare qualche scusa, quando gli venne un’idea.
“Forse… qualcosa possiamo fare.”
Gli occhi blu di Odile si illuminarono, come quelli di Belle si sarebbero illuminati per un nuovo libro.
“Dimmi. Sono pronta a tutto.”
“Parlami dell’ecclesiastico, Frollo.”
“Cosa c’entra lui?”
“Fu lui a sobillare tuo padre contro di me, deve pagare per primo.”
Le labbra della ragazza s’incurvarono in un sorriso appagato.
“Girano molte voci su di lui al castello. È a capo di una setta religiosa con cui mio padre tiene sotto controllo gli eretici, ma in realtà manda al rogo chiunque ritenga essere diverso dalla sua idea di giustizia. Prova piacere nel guardare i prigionieri bruciare, soprattutto le donne. Quando le serve non sapevano che stavo ascoltando, parlavano di come avesse costretto diverse contadine e sguattere a giacere con lui col pretesto di salvare le loro anime.”
“Ed è stato il tuo precettore?”
“Sì. Mio padre si è affidato completamente a lui dopo la morte di mia madre, e gli ha affidato anche me. Aveva paura che, essendo la mia nascita permessa dalla magia oscura, un maleficio prima o poi mi avrebbe raggiunta.”
Rumpelstiltskin fece un verso di derisione.
“Tipico. E al re non importava della reputazione del suo consigliere?”
“Non ci ha mai creduto. Frollo sapeva essere molto persuasivo.”
Odile si aggiustò la gonna del vestito nero e spinse le labbra in avanti, concentrata.
“Quando avevo dodici anni, ricordo di aver pensato che fosse impazzito.”
“E perché mai?”
“C’era stata una zingara che danzava per le feste di paese in paese… aveva sfidato pubblicamente la sua autorità e lui la perseguitò finchè non riuscì a catturarla e a condannarla a morte per eresia. Una sera scorsi nella sua tasca un velo che quella donna usava per ballare, ed ero certa che quel velo lei l’aveva ancora quando era stata arrestata.”
Rumpelstiltskin si sedette e unì le mani davanti al viso, pensieroso. Aveva chiaramente a che fare con un pazzo, che si mascherava da uomo di virtù ma che in realtà aveva pulsioni ossessive verso il fuoco e una zingara. Poteva sfruttare quelle informazioni, ma come?
“Ti sono stata utile?”
Odile lo guardava con aspettativa, e lui la ricompensò con un bacio leggero vicino alla bocca. Lei non aveva più insistito per gesti passionali dopo i primi giorni della sua trasformazione, credendolo troppo assorbito dall’oscurità e dal desiderio della vendetta, ed era contenta lo stesso. Anche lui lo era, così le aveva lasciato credere quello che voleva pur di non dover fingere con se stesso di stringere Belle, e non Odile, tra le braccia.
“Molto. Ora che Regina e Frollo sono alleati, eliminarlo è più importante che mai.”
“Tu sei più potente della regina, e quel vecchio non ha la magia.”
“Non ha la magia, è vero, ma chi ha dedicato tutta la sua vita a sradicarla dal mondo è pericoloso, dearie. Fortunatamente, adesso tra i due c’è un certo attrito.”
“Come mai?”
“Frollo ha fatto una promessa che non ha saputo mantenere… il cuore di Cora per Regina.”
Odile soffiò impercettibilmente come un gatto.
“Intendi quella strega che è venuta quella sera?”
Rumpelstiltskin sorrise.
“Proprio lei. È la madre di Regina, nonché la sua nemica più letale. È stata una mia allieva.”
“Le avete insegnato la magia?”
Lui annuì, stringendosi le spalle. 
“Anche Regina lo è stata, ma non aveva il talento naturale di Cora.”
“Non potresti insegnarla anche a me?”
Sarebbe morto, piuttosto.
“Forse, quando tutto questo tedioso affare della vendetta sarà finito.”
Odile si morse il labbro inferiore, gli occhi diventati color mezzanotte. Da quando aveva bevuto la pozione, non portava più i capelli sciolti sulle spalle, ma raccolti in complicate acconciature. Non portava più i vestiti chiari e luminosi di prima, ma elaborati e lussuosi abiti da ballo neri, violetti e rosso sangue. Per non parlare dei preziosi gioielli: collier, fermagli per capelli, orecchini…
Gli occhi erano sempre segnati da un contorno nero e le labbra dipinte di uno scarlatto vivo, lo stesso colore delle unghie.
La sofferenza per la mancanza di Belle lo stava dilaniando.
“Sarei molto potente, se imparassi la magia?”
“Certamente… ma stai attenta, dearie: la magia ha sempre un prezzo.”
“Sarei disposta a pagarlo, non importa quanto alto.”
Era proprio ciò che Rumpelstiltskin temeva.
“Come hai intenzione di procedere? Perché mi hai fatto tutte quelle domande sulla zingara?”
Lui si sentì su un terreno più sicuro. Doveva parlare da anima nera ad anima nera di vendetta. Doveva solo dimenticare che l’anima interlocutrice era stata, fino a poche settimane prima, la più pura di tutto il creato.
“Tuo padre ha in programma un ballo, fra una settimana…”
“Un ballo? Davvero?”
“Davvero, dearie. Ovviamente, tu ci andrai.”
Odile si lisciò una piega della gonna sontuosa, sorridendo soddisfatta, ma poi s’irrigidì all’improvviso.
“Ma… mio padre mi terrà con lui, se mi vede.”
“Non ho detto che vedrà te. Sarà un ballo in maschera… tutti vedranno una zingara di cui è impossibile distinguere il volto.”
Gli occhi della fanciulla s’illuminarono di riflessi rossastri e la sua risata fredda risuonò stridula come artigli sul metallo per la sala. Il mago rabbrividì, resistendo a stento alla tentazione di tapparsi le orecchie.
“A quel bacchettone ipocrita prenderà un colpo. Come farai a sapere l’aspetto di quella gitana?”
“Dai tuoi ricordi, se me lo permetterai.”
Le mostrò un vecchio acchiappasogni e Odile alzò un sopracciglio con aria critica.
“Cosa sarebbe quello?”
“Un acchiappasogni, mi sembra evidente.”
“Lo vedo. Come farai a prendere il mio ricordo con un oggetto così comune?”
Senza rispondere, Rumpelstiltskin glielo passò davanti agli occhi, sfiorandole il viso con le piume.
Se fosse stata Belle, la ragazza si sarebbe strofinata il naso per il prurito e avrebbe starnutito, guardandolo male.
Odile, invece, se ne stette perfettamente immobile come se fosse una cosa assolutamente normale. Per distrarsi da quei continui confronti se ne andò senza dire una parola e si rinchiuse nel suo laboratorio, preparandosi ad esaminare il ricordo. Quella che all’inizio era stata una scusa patetica stava per diventare una vendetta in piena regola e Rumpelstiltskin si sentì a suo agio come prima di conoscere Belle.
Lui era il Signore Oscuro, quelle sensazioni dovevano essere sempre le benvenute. I sogni di rivalsa dovevano imporsi su quelli d’amore finché non fosse riuscito a fare innamorare Odile… ma iniziava a sospettare che non sarebbe stata esattamente una passeggiata.
Odile era la personificazione delle delusione e delle ferite di Belle e probabilmente non era nemmeno capace di amare. Sarebbe venuta a letto con lui senza battere ciglio, avrebbe condiviso i suoi piani malvagi diventando una degna compagna, intelligente, astuta e spietata.
Ma non l’avrebbe amato.
Si mise a ridere da solo, una risata amara: che cosa gli faceva credere che Belle invece gli avrebbe donato il suo cuore? Era vero che era meno restia alla sua compagnia rispetto a quando l’aveva rapita, ma questo non significava nulla. Era solo una dolce e gentile creatura che provava pietà per un mostro solitario.
Avrebbe dovuto togliersi il cuore come Cora la prima volta che aveva posato gli occhi su quei boccoli castani e su quegli occhi color acquamarina, era talmente lampante che sarebbe finita così… con il cattivo che implorava l’amore della principessa.
Era stato troppo tempo da solo, isolato per proteggersi, e invece si era indebolito.
Qualcosa di bagnato gli scivolò sulla guancia e lui se la toccò stupito. Era da quando era un normale essere umano che non piangeva.  
Prese la sua lacrima e la mise in una fiala: era rossa, come se avesse pianto sangue.
Era certamente qualcosa di letale, ma il suo utilizzo avrebbe dovuto aspettare: prima era necessario esaminare il ricordo di Belle, poi avrebbe definito i dettagli del ballo.
Qualunque cosa distogliesse i suoi pensieri dall’amore.
L’acchiappasogni s’illuminò sotto il suo sguardo concentrato di Rumpelstiltskin, mostrandogli ciò che era successo attraverso gli occhi di una bambina.
“Papà! Perché quegli uomini stanno legando Esmeralda al palo?”
“Perché è una strega, tesoro mio.”
Una donna dalla pelle color miele in contrasto con la veste bianca era sul patibolo della piazza pubblica, il vento faceva ondeggiare i suoi capelli corvini davanti agli occhi verdi e aveva in viso un’espressione rabbiosa.
Frollo, il suo precettore, si fermò davanti alla zingara con un sorriso astuto e le mani unite. Belle rabbrividì: faceva così quando stava per farle una domanda particolarmente difficile.
“Il tempo è giunto, gitana. Ti sei pentita per i tuoi peccati? Ammetti i reati di stregoneria, prostituzione e lussuria?”
La bambina lo vide aggiungere qualcos’altro, ma le grida incitanti della folla le impedirono di sentire cosa.
Qualsiasi cosa avesse detto, fece arrabbiare la zingara che aveva danzato in quella stessa piazza per il suo compleanno e gli sputò in faccia.
Frollo si allontanò precipitosamente, pulendosi la faccia.
“La gitana Esmeralda ha rifiutato di abiurare! Ora rispedirò quest’empio demone all’inferno da cui proviene.”
L’uomo prese una torcia e l’appoggiò alla paglia ai piedi della donna, che iniziò a tossire.
“Papà, papà, salvala! Concedi la grazia!”
“Calmati, bambina mia. È un male necessario.”
Belle pregò che il fumo riuscisse a soffocarla prima che la raggiungesse il fuoco. Probabilmente successe così, perché la zingara non urlò quando le fiamme le lambirono la veste.
Non avrebbe mai dimenticato la malvagia soddisfazione che vedeva negli occhi neri del suo precettore mentre guardava il rogo e stringeva qualcosa tra le mani.
La bambina scivolò dalla mano del genitore per avvicinarsi, insicura di ciò che aveva notato.
La mano scheletrica e rugosa di Frollo teneva stretto un velo viola ricamati con stelle e mezzelune… lo stesso che aveva Esmeralda quando aveva danzato per il suo compleanno.
Osservò con occhi vacui le donne dare fuoco anche ai vestiti della zingarella: la gonna rosso fuoco abbinata con un corpetto di uguale colore, uno scialle viola e una fascia da capelli lilla.
“Belle! Torna subito qui!”
Frollo si voltò verso di lei e i suoi occhi sembravano leggerle dentro l’orrore e la tristezza che provava.
“Questo è quello che si meritano le anime oscure, principessa. Il mio compito è assicurarmi che la tua non diventi mai così.”
Il ricordo finì e Rumpelstiltskin si ritrovò nella sua torre, appoggiato al tavolo. Le memorie dei bambini erano basate soprattutto sulle emozioni e lui ne era stato investito con prepotenza. Boccheggiò, in cerca d’aria, tenendo la testa bassa.  
Belle era troppo piccola all’epoca per leggere le labbra, ma lui aveva visto chiaramente cos’aveva detto quel demonio maledetto alla zingara.
“Posso salvarti dalle fiamme di questo mondo e del prossimo. Scegli me, o il fuoco.”
Si chiese se, dopotutto fosse davvero una buona idea travestire Odile da quella Esmeralda: certamente Frollo ne sarebbe stato sconvolto e la sua fragile sanità mentale sarebbe crollata del tutto, ma nel frattempo poteva fare del male alla sua Belle.
Agitò le dita, sedendosi sulla sua sedia preferita a fissare il fuoco. L’avrebbe protetta, non poteva cambiare adesso i suoi piani.
Lei sarebbe entrata con il vestito sgargiante della zingara, il volto coperto da una maschera, i capelli raccolti in veli colorati per impedire di scorgere la reale sfumatura di quelle ciocche inanellate, gettando quel clerico da strapazzo nel suo inferno privato. Rumpelstiltskin sorrise, immaginando la scena.
Una volta sistemato Frollo, però, rimaneva il problema più pressante: cosa fare di Odile.
C’era solo una cosa che poteva sanare la crepa che si era creata in lei, il Vero Amore. Per quanto lo angosciasse, non aveva altra scelta se non cercarlo…conscio di non essere lui.  
Vederli felici insieme sarebbe stato un prezzo estremamente doloroso, ma l’avrebbe pagato per riavere Belle. Una volta trovatolo, avrebbe fatto girare la voce di essere stato sconfitto e lei sarebbe stata libera… forse l’avrebbe convinta a rivederlo, di tanto in tanto; le avrebbe prestato i libri che amava tanto, avrebbe spiato ogni suo sorriso, poi sarebbe tornato ogni volta nella sua dimensione d’isolamento e oscurità.
Tutto quello che poteva offrirle.
In meno di un istante, era nel mezzo della Foresta Incantata, dove sperava avrebbe trovato chi poteva aiutarlo.
“Reul Ghorm! Presentati! Voglio fare un accordo con te!”
“E perché il Signore Oscuro vorrebbe parlarmi?”
Rumpelstiltskin strinse le labbra nel vedere quella fatina vestita d’azzurro. Gli veniva il voltastomaco solo a guardarla, con la sua polverina scintillante e le ali argentee.
“So che le fate possono scoprire il Vero Amore di una persona.”
Quella sottospecie di zanzara rise, sarcastica.
“Non esiste il Vero Amore per te, Signore Oscuro.”
“Lo so, stupido moscerino. Devo trovare quello di… di una persona, per salvarla da una maledizione.”
La fata alzò il mento e strinse la bacchetta più forte.
“Quando questa persona mi chiederà aiuto, glielo darò senza pretendere nulla in cambio. Ma non farò accordi con te, demone.”
Rumpelstiltskin la vide scomparire, sbalordito dalla faccia tosta di quell’altezzosa creatura. Non aveva dunque a cuore il bene di nessuno? Non le aveva chiesto nulla di oscuro! Avrebbe dovuto essere il suo compito dare felicità a chi, come Belle, la meritava, eppure gli aveva voltato le spalle.
Pestò i piedi per la rabbia, imprecando. La prossima volta che l’avrebbe rivista, le avrebbe strappato le sue alucce e l’avrebbe data in pasto ad un lupo.
“Posso aiutarvi io.”
Poco distante da lui, nascosta dietro un albero, c’era una donna di piccola statura, con i capelli biondi, sporchi e spettinati, raccolti dietro la nuca; il vestito verde e i pantaloni neri erano impolverati e logori, come pure le scarpe a punta.
“E tu chi saresti, dearie?”
“Mi chiamo Campanellino.”
Lui ghignò.
“Una fata, per forza, con questo nome. Ma dove sono le tue ali, cara?”
“Reul Ghorm me le ha tolte, per aver sprecato la polvere di fata cercando di aiutare una donna che non voleva chiaramente essere aiutata.”
Gli occhi di Rumpelstiltskin s’illuminarono, interessati. Aveva una certa idea su chi poteva essere quella persona tanto ingrata.
“Dunque, dearie, ti andrebbe di fare un accordo? Io ti faccio ricrescere le ali e tu mi aiuti a trovare il Vero Amore di una principessa.”
La ragazza tolse dal collo una collana, cui era legata una boccettina opaca.
“Ho tenuto un po’ di polvere di fata con me. Potrò farla funzionare solo quando sarò tornata una fata a tutti gli effetti, però.”
Lui fece comparire dal nulla una pergamena, senza disturbarsi ad aggiungere clausole ambigue.
“Firma sulla linea punteggiata, dearie, e abbiamo un accordo.”
Nel momento in cui la penna smise di scrivere, Campanellino venne avvolta da una nube violacea.
Quando si dissolse, sulla schiena della fanciulla erano comparse due ali verde chiaro.
“Ce l’hai fatta!”
“Naturale, cara. Ora, veniamo alla tua parte dell’accordo, se non ti dispiace.”
La fata strinse forte la fiala, con gli occhi chiusi e un’espressione speranzosa sul volto lentigginoso. Nel giro di qualche secondo, il suo contenuto diventò verde fosforescente.
“Chi devo aiutare?”
“Una principessa che vive nel mio castello. È diventata alquanto… malvagia e solo il Vero Amore può farla tornare chi era. Ma, ahimè, non possiedo quest’informazione.”
Il cuore era stretto in una morsa, mentre conduceva la ragazza da Belle. La sua natura egoista emergeva ancora una volta, ricordandogli che, se avesse continuato a percorrere quel cammino, avrebbe perso l’unica persona che aveva amato da tanto, tantissimo tempo.
Non era meglio avere Odile, invece di niente?
“Si tratta di quella fanciulla che sta leggendo?”
Lui seguì lo sguardo della fata fino ad arrivare ad Odile, intenta a sfogliare un libro di magia.
Doveva farlo.
“Sì. Aspetta, dearie, lei non deve essere consapevole di questo esperimento.”
Prima che l’altra potesse controbattere, Rumpelstiltskin addormentò la giovane con un gesto della mano, senza perderla di vista mentre la testa le scivolava dolcemente su un braccio.
“Ora, dearie, fai la tua parte.”
La fata si avvicinò cauta, osservando quella bellezza dormire come se non avesse un pensiero al mondo. Prese la polvere magica e ne riversò un poco sulla fanciulla, che si ricoprì presto di un alone color smeraldo.
“Basta vedere dove conduce la scia e scopriremo il suo Vero Amore.”
Rumpelstiltskin fissò con il cuore in gola la polvere verde sollevarsi…
E venire dritto verso di lui, avvolgendolo come un’aura.
 
 
 
 Angolo dell’autrice: ebbene sì… sorpresi, vero? Chi l’avrebbe mai detto che Belle è il Vero Amore di Rumpelstiltskin! Nel prossimo capitolo, il ballo e un nuovo punto di vista, piuttosto interessante. E, perché non una chiacchierata a cuore aperto tra madre e figlia?
  
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