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Autore: Lily97    15/11/2014    6 recensioni
Annie Cresta è una ragazza del Distretto 4, lo stesso dal quale proviene il bel Finnick Odair, il giovane affascinante mentore che, nei 65esimi Hunger Games, vinse all'età di 14 anni.
Lei lo ritiene un ragazzo superficiale, attaccato più alla fama e alla sua bellezza che alla vita, eppure quella è l'unica facciata che Odair lascia trasparire.
Capitol City non è un luogo che realmente assicura un totale cambio di vita ai vincitori; gli abitanti dei Distretti rimarranno sempre tali e la Capitale non mancherà mai di ricordarlo.
"Prima le signore.. Annie Cresta"
Il mondo si fermò per la ragazza. Sentiva il suo nome rimbombare nelle sue orecchie e nella bocca di tutti. Si voltò, incrociando lo guardo terrorizzato di sua sorella.
Non poteva scoppiare a piangere, non davanti a lei.
Quante possibilità aveva di vincere contro altre ventitré persone, molte delle quali letteralmente superiori a lei?
Zero.
Chi avrebbe potuto aiutarla?
Solo un nome.
Finnick Odair.
Genere: Azione, Guerra, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Altri tributi, Annie Cresta, Finnick Odair
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
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CIAO A TUTTI RAGAZZI. 
SONO CONTENTA DI ESSERE RIUSCITA AD AGGIORNARE COSI' VELOCEMENTE, SOPRATTUTTO UN CAPITOLO ABBASTANZA LUNGO ED INTENSO, A MIO AVVISO. 
HO DECISO DI INSERIRE UN PICCOLO PUNTO DI VISTA DI CAESAR RIGUARDO LA MORTE DI SHANA, LA RAGAZZINA DEL DISTRETTO 12. SPERO CHE QUESTO PICCOLO APPROFONDIMENTO VI POSSA PIACERE. 
INOLTRE AVREI VOLUTO DAVVERO MOLTO AGGIUNGERE MìUNA PARTE DI DIALOGO TRA FINNICK E IL PRESIDENTE SNOW, MA NON RIUSCIVO DAVVERO A FARLA ENTRARE IN MODO LOGICO ALL'INTERNO DEI CONTENUTI DI QUESTO CAPITOLO. 
HO DECISO DI CONCENTRARMI SULLE DUE SCENE PRINCIPALI: ANNIE ED EUER E LILY, CHE AVEVO LASCIATO IN SOSPESO DUE CAPITOLI FA. 
INOLTRE SONO MOLTO INDECISA SUL TITOLO DEL CAPITOLO E LA SCELTA LA SCRIVERò ALLA FINE. 
MI E' PIACIUTO SCRIVERE QUESTO CAPITOLO, NONOSTANTE MI ABBIA FATTO DAVVERO RATTRISTARE. MI AUGURO DI ESSERE RIUSCITA A TRASMETTERVI OGNI SINGOLA SENSAZIONE DEI PERSONAGGI. 
DATEMI I VOSTRI PARERI, RAGAZZI. 
GRAZIE ANCORA AD OGNUNO DI VOI, CHE SEGUE LA MIA STORIA CON ATTENZIONE. 
SPERO DI NON DELUDERVI MAI. 
UN ABBRACCIO E UN BACIO
LILY ♥


 
. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 

Ciò che siamo





“Colpo di scena, gente! Colpo di scena!!” strillò al microfono Caesar, balzando sulla sedia e facendo fuoriuscire alcune ciocche arancioni dal codino. “La piccola Shana ha parato il colpo di Catherinne e...” si bloccò con la bocca spalancata e gli occhi fuori dalle orbite.
In quel preciso istante, sul mega-schermo, venne inquadrato il pugnale d'oro impiantarsi nel petto della bambina.
Gli abitanti di Capitol City, dopo qualche attimo di silenzio, scoppiarono in grida di giubilo. Un nuovo assassinio! Era morto un altro Tributo!
Il conduttore non disse nulla, osservando gli occhi della piccola ragazzina velarsi della temibile patina della morte, prima di barcollare lievemente e cadere tra le braccia di Annie Cresta.
Così piccola.. così innocente.
Un'altra vita strappata dalle braccia della famiglia, soprattutto se questa rappresentava due mani in più per lavorare e guadagnare soldi.
Chissà se aveva già chiesto la tessera, la povera Shana. Chissà quante volte il suo nome era comparso nell'urna per poter assicurare del cibo ai suoi famigliari.
Chissà cosa stava provando la madre, obbligata a fissare uno schermo e a trovarsi il volto della figlia morente.
Chissà..
Sentì su di sé uno sguardo penetrante, glaciale.. paragonabile solo alla bufera ghiacciata dell'alto Nord. Come poteva non alzare gli occhi? Non avrebbe potuto ignorarlo.. d'altronde era lui.
Il presidente Snow lo fissò dall'alto del palco sul quale sedeva, le braccia incrociate al petto e una mano che reggeva un bicchiere di champagne. Tutto poteva sembrare tranquillo, se non fosse stato per l'espressione e per lo sguardo d'ammonimento minaccioso che gli rivolse.
Continua a parlare.
Fu come se glielo avesse urlato nelle orecchie a qualche centimetro di distanza. Non osò disubbidire. Purtroppo sapeva fin troppo bene cosa succedeva alle persone che osavano mettersi contro di lui. Per esempio quella povera ragazza, Johanna Mason. Una bellissima ragazza dai tratti duri ed affilati, con profondi occhi neri e capelli corti e sbarazzini. 64Esimi Hunger Games.
Non si sarebbe dimenticato facilmente la ragazzina appena quindicenne, vestita con un semplicissimo vestito marrone e verde, aggressiva e determinata che, durante l'intervista aveva osato qualche battutina non troppo gentile nei confronti dello stesso presidente.
Bella quanto micidiale nell'Arena. Una settimana di giochi, poi fu proclamata vincitrice a tutti gli effetti.
Succede, quando un tributo avvenente e desiderato vince, che la gente lo pretenda e lo voglia per sé, per un'ora, un giorno, una settimana, e che Snow lo inviti -quasi lo obblighi- a godere della compagnia degli uomini e delle donne di Capitol City.
Beh, Johanna non era una ragazza che avrebbe ceduto, Caesar glielo lesse negli occhi neri come il carbone.
In poco tempo la famiglia del Tributo vincitore era morta in circostanze misteriose.
Quindi il conduttore afferrò il microfono e si schiarì la gola, cercando di asciugare il sudore di nascosto, picchiettandosi la fronte con il polso e facendolo passare come un gesto di togliersi i capelli dagli occhi.
“Spettacolare! Un gesto davvero nobile per la piccola Shana! Che la sua anima riposi in pace” disse sorridendo, anche più del necessario.
Vide il Presidente Snow stiracchiare un sorriso felino e tirò un sospiro di sollievo. Ci teneva alla vita, Caesar.






Sono viva....

Fu il primo pensiero di Annie, a cavalcioni sul corpo senza vita di Catherinne, pugnalato all'altezza del cuore, da dove sgorgava pigramente un rivolo di sangue.
Sentiva a malapena i suoni intorno a sé. Era come se tutto fosse immerso in uno strato di gelatina: il canto degli uccelli, lo scrosciare del fiume vicino, il rumore della foresta.. tutto sembrava come trasmesso su una frequenza radio sbagliata.
Aveva il fiatone che le sconquassava il petto.. o forse erano i singhiozzi disperati di chi è consapevole di aver avuto nelle mani il cuore di una persona e di aver stretto troppo i pugni.
Le girava la testa.. l'odore della morte impregnava l'aria circostante, misto a quello del sangue. Era tutto rosso, così rosso da sembrare vivo. O forse erano fiamme? Si era persa nella lava di un vulcano? ...così gelido fluido, allo stesso tempo denso e caldo, imbrattava qualsiasi superficie Annie potesse vedere: le guance sfondate di Catherinne, le sue labbra ceree, il suo petto, le sue braccia... il petto di Shana.. i vestiti..
Gli occhi delle due erano così terribilmente spalancati, sui quali aleggiava l'ombra della sofferenza, come se, anche dopo la morte queste non potessero trovare pace.
Fece per allungarsi verso la piccola ragazzina del Distretto 12, ma quando mosse i muscoli delle gambe, il mostruoso suono dei pantaloni che si staccano da qualcosa di appiccicaticcio e caldo le fece rivoltare lo stomaco. Fortunatamente si sporse sul prato appena in tempo, per evitare di vomitare in faccia a Catherinne.
Ad ogni conato, sperava di poter buttare fuori anche i ricordi e le sensazioni che stava provando, che la stavano corrodendo dall'interno, ma queste, perfide, si aggrapparono alla sua anima e si insinuarono prepotentemente nella sua mente.
Il suo stomaco non riusciva a smettere di rivoltarsi.. iniziò a mancarle il fiato, mentre lacrime bollenti le rigavano le guance.
“Basta.. ti prego..” sussurrò, la testa appoggiata al braccio.
Sordo alla sua preghiera, il suo corpo si ribellò nuovamente alla vista di quello scempio, finché Annie non si ritrovò a vomitare pure bile, accasciata a terra.
Sudata e provata, la ragazza riprese a respirare lentamente, tremando di brividi gelidi che le pervasero il corpo magro. Ponderando ogni movimento, si mosse verso Shana ed allungò la mano per chiuderle gli occhi grigi.. così simili a quelli di Ocean, che le ci volle tutta la forza che aveva in corpo per non ricominciare a vomitare.
Quando li ebbe chiusi, si accorse che, sulle palpebre diafane della bambina, erano impressi due segni rossi. Due cerchi perfettamente uguali, fatti evidentemente con accuratezza.
Si chiese come mai qualcuno si sarebbe dovuto tatuare dei puntini sulla pelle e li analizzò da vicino. Erano di un rosso vivido e splendente e avrebbe giurato che, alla luce del sole, questi avessero brillato.
Anzi, poteva metterci una mano sul fuoco. Era perfettamente visibile la luce del sole in uno dei due.
Ma quale diavolo di pittura poteva lasciare un effetto tanto speciale?
A meno che...
Annie urlò con tutto il fiato che aveva in gola, prima di ricordarsi che non era sola nell'arena, ma che c'erano ancora delle persone che, se l'avessero trovata, l'avrebbero uccisa. Morse il tessuto della propria manica, noncurante del fatto che si fosse presa anche un lembo di pelle. Non smise di gridare orripilata, ma almeno in quel modo il suono uscì ovattato.
Le sue mani, ogni centimetro delle sue mani, fino ai gomiti, era rosso carminio. E non era pittura.
In quel momento si rese conto di essere appiccicaticcia e calda, ricoperta dal sangue delle due ragazze.
Si alzò di scatto, barcollando lontano e piangendo disgustata, terrorizzata e nauseata. Non era dai corpi morti delle due che proveniva l'odore di sangue, ma da sé stessa.
Che cos'era diventata?
Arrancò brancolando verso la cornucopia, cadendo ogni cinque passi e facendo leva sugli steli verde smeraldo sul terreno. Non si guardò dietro.. sapeva che avrebbe trovato la scia rossa lasciata dal suo corpo.
In quel momento, l'unica cosa che doveva fare, era afferrare più armi possibili ed andarsene, ma il dolore alla schiena e alla mascella rendevano tutto più difficile. C'era qualcosa che non andava, ne era abbastanza sicura.
La paura la paralizzò a terra. Che cosa le aveva fatto Catherinne?! Magari l'aveva avvelenata e non se n'era accorta.
“Annie!”.
Una voce la chiamò da lontano.
Non ebbe tempo di ragionare, di analizzare a chi appartenesse. Si accucciò a terra, afferrò un pugnale e lo lanciò alla cieca dietro di sé. Seppe di aver mancato il bersaglio, quando qualcuno l'afferrò per le spalle e la scosse vigorosamente.
“Annie!” ripeté la voce.
La ragazza era troppo stanca per rispondere o per difendersi. Semplicemente si accasciò a terra. Non le importava più niente. Ormai era diventata un mostro, proprio ciò che voleva Capitol City.
Con l'amarezza e la consapevolezza che Finnick l'aveva vista avventarsi come un animale sul corpo di Catherinne, si lasciò afferrare dalle dita gelide dell'oblio.






I passi si facevano sempre più vicini, considerò Lily, col cuore che batteva a mille.
Cosa doveva fare?
Se avesse incominciato ad urlare, probabilmente avrebbe avvertito Euer della loro presenza, in quanto pareva completamente ignaro, ma li avrebbe condotti al nascondiglio e il rifugio non sarebbe più stato l'ideale per gli Hunger Games.
D'altra parte, se si fosse limitata ad osservare la scena, al cento per cento Euer sarebbe morto e Annie non gliel'avrebbe mai perdonata.

Sii sincera con te stessa., le disse una voce proveniente dalla sua testa. In realtà non vuoi rimanere da sola. Sai perfettamente che non saresti in grado di proteggerti. Senza Jace e, soprattutto, senza Euer -se morisse-, non sopravviveresti un minuto.

Scosse la testa, gli occhi spalancati.
Sentiva il suo cuore battere contro il petto così forte che quasi faceva male, le mozzava il respiro. La sensazione di nausea si faceva via via più accentuata e la tempia iniziò a pulsarle violentemente.
Non era vero. Non sarebbe mai stata così egoista.

Ma tu sei egoista. Sempre stata e sempre lo sarai. Pensavi che la gente non l'avrebbe notato solo per quella maschera di dolcezza ed innocenza che ti dipingi in viso ogni giorno? O per quel gesto tanto caritatevole, nel tuo Distretto? Svegliati, Lily! Le persone nonsono stupide come credi. Loro sanno leggere bene gli altri.. sanno leggere bene te. 

Non era vero! Jace sapeva che lei non era meschina, che non pensava solo alla sua salvezza nell'Arena. Lui la stava proteggendo perché le voleva bene.

Lui è un idiota. Pensa di aver interpretato male la tua maschera. Pensa di aver sbagliato. Ti rendi conto? È convinto di essere in errore, che l'espressione che ti legge in volto ogni giorno, sia solo l'ennesima maschera, per celare il tuo tentativo si sembrare egoista. Pensa che tu sia buona.
...buona.. che aggettivo così scontato per le persone. Si pensa che tutti siano per natura buoni.

Io sono buona. Per questo devo avvertire Euer delle persone che stanno arrivando! Io devo.. devo..

Devi fare cosa? Alzarti? Non ce la faresti mai.. 

Provò a far leva sulle braccia, ma era come se un macigno la schiacciasse a terra.
Non sentiva più le gambe, ne le braccia.. come se tutti i suoi muscoli si fossero atrofizzati.
Voleva urlare, ma non riusciva. Voleva piangere, ma non poteva. Voleva correre da Euer... ma non voleva.
Lasciami andare! Urlò disperata alla voce che rideva nella sua testa. Smettila di controllarmi! Io non sono così!
Vattene via!
Quella rise di nuovo e Lily gelò nel sentire le sue labbra sollevarsi in un sorrisetto involontario.
Che le stava succedendo?

Quanto sei ingenua, la sbeffeggiò ancora, nemmeno ti accorgi che, in realtà, io non posso fare nulla. Stai facendo tutto da sola. 
Io... sono te.

NO!
Non era vero. Lei non avrebbe mai lasciato Euer morire. Non sarebbe mai rimasta rannicchiata nella caverna per sfuggire al pericolo.

Tu non hai nessuna intenzione di dire al ragazzo che sta arrivando qualcuno. Sei troppo codarda.. troppo debole. Troppo spaventata. Cosa potrebbe essere una morte in più? Tanto dovranno essere uccisi 23 ragazzi.. cosa cambia se muore ora, o muore poi? 

Forse.. forse aveva ragione.
No! 
Forse davvero lei non voleva alzarsi per aiutarlo. Era qualcosa di inevitabile la morte di Euer. Sarebbe successa e basta..
No!
..perché esporsi ad un rischio così probabile ed inevitabile. Avrebbe fatto finta di non aver sentito nulla, di essersi addormentata, quando sarebbero tornati Annie e Jace.
..no..
...in fondo alle persone veniva naturale crederle..


I passi si avvicinavano. Avrebbe anche potuto essere sicura di quanti fossero. Forse due, o tre.
Non mancava molto. Avrebbero visto Euer tra qualche secondo e il ragazzo sarebbe morto. Magari non avrebbe sofferto. Forse era quello il suo destino.
I Tributi erano solo tante vittime di un gioco mortale. Nessuno si salvava veramente. Si arrancava faticosamente alla vittoria e, solitamente, finiva sempre con un colpo di fortuna. Nessuno viveva.. chi vinceva, moriva dentro.
Era meglio essere morti, quasi.

In fondo, sei una codarda. Il tuo egoismo di farti tenere in vita da qualcuno è stato superato dalla tua paura di morire. Siamo come qualsiasi altro animale. Nient'altro che bestie. 






Euer si stava ancora lavando la faccia nel fiume. Il rumore dell'acqua agiva come tranquillante sul suo corpo. Gli ricordava lo scrosciare delle onde del suo mare, del suo oceano.. gli ricordavano Ocean.
Se chiudeva gli occhi, lei era lì, davanti a lui, che gli sorrideva in quel modo così malandrino e furbo che lo faceva innamorare sempre di più.
I suoi capelli che cadevano a boccoli sulle spalle, color dell'ebano più pregiato; i suoi occhi così profondamente grigi e privi di ombre; il suo corpo così morbido, delicato, dolce, sensuale, giovane e allo stesso tempo maturo; le sue labbra piene e rosee; le guance abbronzate.
Dio, quanto gli mancava.
E quanto gli sarebbe mancata dopo. 
Perché sapeva che non avrebbe mai vinto. Come avrebbe potuto? Non era un ragazzo violento e nell'Arena c'erano combattenti molto più validi di lui.
E poi c'era lei.. Annie.
Sua amica, sua confidente.. sua sorella.
Con che faccia sarebbe tornato al Distretto, senza la ragazza?
Il Distretto 4 non esisteva senza Annie Cresta. Perché, inconsapevolmente, la ragazza era speciale. Era così impegnata ad essere se stessa, che non aveva idea di quanto fosse assolutamente unica.*
Non era stato il solo ad accorgersene.
Ma per il momento non dovevano pensare a quello. Avevano davanti ancora molti giorni di Hunger Games e se avessero incominciato a farsi paranoie del genere, non sarebbero usciti sicuramente vivi.
Finì di sciacquarsi le braccia e la faccia e si mise a sedere sul sasso, tendendo le orecchie per captare qualche suono sospetto.
Uno scricchiolio nel bosco lo allarmò e si tirò in piedi di scatto, brandendo il piccolo pugnale che si era portato dietro.
Fu in quel momento, che si accorse della presenza dietro di sé e qualcosa lo urtò, facendogli perdere l'equilibrio.
Si voltò di scatto, gli occhi spalancati, per vedere il volto del ragazzo del 3 contratto in una smorfia di dolore, cadere a peso morto contro di lui. Non si capacitò del fatto, finché non vide una delle spade di Jace conficcata fino all'elsa della schiena del Tributo, dalla quale zampillava sangue vermiglio.
Alzò lo sguardo, perdendo qualche battito per il sollievo. Annie e Jace erano tornati!
Quello che vide lo ghiacciò.
A due metri da lui era in piedi Lily, ansante per la corsa fatta, le braccia ancora sollevate nel gesto di conficcare la spada nel corpo del nemico.
Che cosa ci faceva fuori dal rifugio?! Doveva stare dentro, al sicuro!
“Lily!” gridò, in un miscuglio di sensazioni che andavano dal terrorizzato al sollevato. Gli aveva appena salvato la vita.
Lei lo fissò, facendo splendere i suoi occhi alla luce del giorno e gli rivolse un mezzo sorriso. Poi le sue labbra pallide, si socchiusero leggermente, in una muta esclamazione di sorpresa e il suo piccolo corpo magro venne sollevato di qualche centimetro da terra.
Entrambi i tributi spostarono lo sguardo sulla lama argentea che, in quel momento, aveva bucato il petto della ragazza e sporgeva quasi prepotentemente dal suo sterno.
“NO!” urlò Euer.
Jeremia, il tributo del 2, sogghignò malignamente e sfilò l'arma in modo brutale dalla ragazza, che cadde a terra come una marionetta a cui avevano tagliato i fili. Senza un rumore.
Senza un gemito.
Con la stessa grazia con cui una goccia precipita da una foglia dopo un acquazzone.
Euer, schiumante di rabbia e pieno di adrenalina per il dolore, la sorpresa e la paura, si scagliò contro l'avversario, colpendolo al petto con il suo intero corpo e ruzzolando a terra insieme, in un groviglio di braccia e gambe.
Gli assestò un pugno in faccia, forse colpendo il naso. Portò il pugnale davanti alla gola di Jeremia, ma questi lo bloccò con le braccia, stringendo il suo avambraccio.
Rimasero a combattere per avere l'egemonia sul coltello, ringhiando come lupi affamati.
Euer, però, era nettamente più forte del ragazzo e riuscì a segnargli il collo con un graffio superficiale.
Jeremia lo scalciò lontano ed il tributo del Distretto 4 rotolò sulle rocce, quasi fino al fiume. Riuscì a fermarsi piantando la punta del pugnale nella crepa tra due massi. In quel modo, però, si ritrovò senza un'arma.
Jeremia avanzò, un ghigno folle che gli piegava le labbra ed il sangue che gocciolava dal taglietto fin dentro la tuta.
Euer, intanto, cominciò a strattonare il pugnale forsennatamente, per liberarlo dalla presa malvagia dei due sassi. Jeremia saltò verso di lui, mulinando la spada sopra la testa.
Sono morto, pensò Euer.
Come se la natura dell'Arena avesse sentito il suo pensiero sconfitto, il coltello scivolò fuori dall'insenatura e, in un gesto disperato e alla cieca, si piantò nell'addome del tributo avversario.
Euer rimase a guardare, basito ed ansimante, il corpo di Jeremia barcollare davanti a sé, le braccia che si abbassavano, ormai prive di forza contro di lui, per tentare un ultimo disperato affondo prima della morte.
Non ce la fece.
Il ragazzo cadde con un tonfo nel fiume. L'acqua di colorò di rosso e lui fu portato via dalla corrente.
Euer si alzò con fatica e corse verso Lily, ormai grigia, che sbatteva i denti come una bambina. Forse nel piccolo corpo magro della ragazza, c'era ancora quel poco sangue che bastava per colorarle tenuemente le labbra.
“Lily” balbettò, fissandola sgomento.
La ferita non era curabile: l'aveva trafitta da parte a parte. La sua fine era scritta in qualsiasi suo movimento o sguardo.
Invece di darsi per vinto ed accettare la dura verità, Euer posò entrambe le sue mani sul taglio slabbrato sullo sterno di Lily e fece pressione.
Lei tossì e sputò sangue sulle braccia del ragazzo.
“Scu.. scusa...” sussurrò.
“Non fa niente.. non fa niente. Ora stai calma.. ti cureremo..” riuscì ad articolare il moretto. Le parole gli uscivano strozzate dalla gola, faceva troppo male. Sentì gli occhi pizzicargli e una lacrima cadde sulla guancia esangue di Lily.
Nonostante fosse chiaro che non sarebbe sopravvissuta nemmeno qualche minuto, lei annuì, forse per rassicurare lui più che sé stessa.
“Mi.. dispiace..” continuò.
“No, no. Tu mi hai salvato. Ti sarò per sempre grato..” singhiozzò. Ormai tenere la ferita premuta non gli sembrava nemmeno più il caso. Forse le faceva solo male. Le accarezzò i capelli con dolcezza, mentre lei scuoteva il capo.
“..no.. io ho avuto paura.. sono solo..” tossì “..una codarda..”. L'ultima parola le uscì in un soffio appena udibile.
“Lily, tu mi hai salvato la vita! Non sei stata codarda.. sei stata immensamente coraggiosa” le disse Euer, cercando di controllare il tremito della voce.
Lui non capiva.
Lui non aveva sentito la voce nella sua testa.
“..avevo paura di morire.. non volevo.. uscire dalla.. grotta... volevo solo scappare...” sussurrò. Una lacrima le rigò la guancia, perdendosi nei suoi capelli sudati.
Il respiro le si fece roco, un rantolo.
Ebbe paura.
“Ma sei restata. Tu sei restata per me. Sei venuta a salvarmi”
“..lei diceva che... ero egoista..” continuò. Non le rimaneva molto tempo per spiegare. Doveva fargli capire la verità.
“Chiunque fosse si sbagliava. Ora stai tranquilla..” la pregò lui, senza smettere di passarle le mani sul viso.
“...che portavo una... maschera per.. ingannare tutti...”. sputò sangue, ancora.
“Lily..”
“...non sono.. una... una persona buona... Euer...”
“Lily ascoltami! Tu mi hai salvato la vita. Sei uscita da quella grotta, anche se avevi paura. Anche se lei diceva che fossi una codarda!” non sapeva chi fosse la persona di cui stava parlando Lily. La assecondò e basta. “Tu l'hai sconfitta. Le hai dimostrato che sei di più di ciò che riteneva. Le persone sono ciò che scelgono di essere, e tu, oggi, hai scelto di essere coraggiosa e di difendere ciò che ritenevi giusto.” concluse con enfasi.
Non si era accorto di aver alzato la voce, né di aver stretto le mani sulle spalle di Lily.
Gli occhi velati da lacrime e morte di Lily si illuminarono e, finalmente, un sorriso vero le piegò le labbra, ormai bianche.
“...io ho scelto... di essere coraggiosa...” ripeté e, ancora con un'ombra di sorriso sul volto, chiuse gli occhi per sempre.
In quel momento, Euer poté lasciarsi andare e piegarsi sul corpo piccolo della ragazza a cui doveva la vita, singhiozzando al cielo l'ingiustizia degli Hunger Games.
Rimase in quella posizione, imbrattandosi i vestiti del sangue denso di Lily, finché non udì dei passi avvicinarsi.
“NON LA TOCCATE!” ringhiò, mettendosi in posizione di difesa, come la mamma lupo che difende il corpicino senza vita di uno dei suoi cuccioli.
Non distinse nemmeno i volti delle persone, dallo strato di lacrime che gli appannava gli occhi verdi, finché non avvertì il profumo di Annie e le sue braccia calde intorno al suo collo.
“E' tutto finito...” gli sussurrò all'orecchio, accarezzandolo dolcemente.
Euer singhiozzò ancora più forte e i suoi lamenti di dolore si mescolarono a quelli di Jace, inginocchiato di fianco alla sua amica, tenendole una mano diafana e fredda vicino al cuore.
“Mi dispiace....” pianse, come se Lily potesse ancora sentirlo. “Mi dispiace così tanto... scusami...” le spalle sconquassate dai singhiozzi. “..avrei dovuto proteggerti... e sei morta. Sei stata forte fino alla fine...” concluse, prima che la sua voce si trasformasse in un gemito prolungato.
E così si venne a conoscenza della storia della piccola Lily, che per tanto tempo aveva combattuto contro una malattia, fino ad arrivare a darsi volontaria per una ragazza qualsiasi del suo distretto. Non sapeva se sarebbe morta o no, nell'Arena, ma se ne sarebbe andata comunque e aveva voluto farlo regalando un anno in più ad un'altra persona, che forse lo avrebbe sfruttato più di lei.

Quindi.. Amen, per la piccola Lily, che aveva combattuto contro una malattia.
Amen, per la giovane Lily, che non aveva ceduto di fronte alla sua stessa mente che le aveva suggerito di scappare.
Ed infine.. Amen, per Lily, la ragazza coraggiosa del Distretto 7.




*Frase presa dal libro "Colpa delle Stelle". 

MINI ANGOLO DELL'AUTRICE ANCHE QUA SOTTO.. 
VORREI SOLO AGGIUNGERE CHE LA MORTE DI LILY MI HA LASCIATA DAVVERO SENZA FORZE. HO SCRITTO CON IL CUORE IN GOLA PERCHE' ERA UN PERSONAGGIO CHE MI PIACEVA DESCRIVERE E CHE, NEL SUO PICCOLO, HA AVUTO UNA SUA STORIA. 
HO ADORATO DESCRIVERE IL SUO CONFLITTO INTERIORE E, SOPRATTUTTO, SONO STATA ORGOGLIOSA DELLA SUA SCELTA FINALE. 

SECONDO APPUNTO.. IL CAPITOLO, INIZIALMENTE, AVREBBE DOVUTO INTITOLARSI "WHAT I'VE BECOME" (COSA SONO DIVENTATA), RIGUARDO ANNIE. 
POI, SUCCESSIVAMENTE, HO DECISO DI DEDICARLO INTERAMENTE A LILY, PERCHE' CREDO CHE SE LO SIA MERITATO. 
A VOI I COMMENTI. GRAZIE ANCORA PER IL SUPPORTO ♥
   
 
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