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Autore: Matih Bobek    16/11/2014    1 recensioni
Brevi ma intensi spaccati di vita familiare ambientati nei giorni nostri. Simpatici, allegri e solari, questi piccoli racconti vertono su una voce narrante, il giovane figlio, nato e cresciuto nella periferia romana, e la protagonista indiscussa della casa, nonché della storia, la madre: personaggio stereotipato, a tratti assurdo, tanto da sembrare quasi... un alieno.
le storie affrontano, di volta in volta, momenti tipici della quotidianità familiare, prendendosi beffa, in modo ironico e sottile, dell'idea maschilista della donna casalinga.
Lo stile utilizzato è fresco, colloquiale, giovanile e numerosi sono i riferimenti alla cultura popolare, comunemente nota, al fine di rendere più partecipe il lettore.
All'interno del singolo episodio, i cambi di narrazione sono frequenti, pur mantenendo fissa la focalizzazione interna: ogni storia è costruita su uno schema fisso, che vede una breve premessa della situazione, in cui la voce narrante è direttamente coinvolta nel racconto, poi una dettagliata narrazione, da vicino, guidata da una seconda persona, per facilitare la personificazione, e infine il dialogo, in cui il narratore spesso interviene come voce fuori campo.
Spero che vi piacciano, o perlomeno che vi lascino un sorriso, e che lascerete consigli e opinioni, per me utili al fine di perfezionare stile, trama o personaggi.
Genere: Comico, Commedia, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Raccolta | Avvertimenti: Incompiuta
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Dormo spesso fino a tardi. Almeno quando posso, ad esempio se sono sotto esame e non ho lezione all'universitá. I primi dieci, quindici, tiè, pure venti giorni, alzarsi all'ora di pranzo ( se mi dice bene) è rigenerante, quasi paradisiaco, ma dopo inizia ad essere un problema. Un problema enorme. Mi addormento quando la gente normale si sveglia, ma ormai ho smesso di considerarmi normale, e mi sveglio giusto in tempo per godermi i simpson su Italia 1. Perciò, una volta oltrepassato il limite, devo ricorrere a mezzi estremi: i miei amabili genitori. Quindi, cosa succede? Semplice, aspetto che sia ora di cena, e quando siamo tutti intenti a cucinare intrugli immangiabili sui fornelli della nostra microscopica cucina, inizio il mio discorso solenne, una vera e propria orazione ciceroniana grondante di subordinate e piena zeppa di paroloni parzialmente inventati e citazioni dal latino non del tutto corrette, un polpettone verbale alla Nichi Vendola, strabiliante ma senza un briciolo di senso, incentrato sull'importanza del sonno, di un corretto bioritmo e psicoboiate esistenziali di questo genere. E tutto questo solo per costringerli a svegliarmi la mattina. La sveglia per me è troppo mainstream.Solitamente, quando inizio discorsi di questo tipo, mamma e papá, alzano gli occhi al cielo, e si fanno il segno della croce. Sì, anche mio padre, proprio lui che, se mai disgraziatamente dovesse avvicinarsi alla basilica di San Pietro, si vedrebbe puntati addosso gli occhi dei santi sul colonnato, con gli indici puntati contro di lui, e un coro apocalittico alle spalle che invoca l'immediata crocifissione dell'eretico.
Insomma, i miei sermoni, pur se disprezzati, anzi forse proprio perchè disprezzati, sortiscono il loro effetto. E qualche imprecazione di mio padre sul tipo di "ma che cazzo sta dicendo".
A quel punto, seduti a tavola, pronti a cenare, i miei amorevoli donatori di vita iniziano una vera e propria battaglia per decidere chi sará a svegliarmi la mattina, chi dovrá ripetutamente entrare nella mia camerette e spezzare come un fragile rametto il mio sonno da placido bimbo. 
La battaglia va avanti a suon di piatti sporchi e "zitti che me devo vedè un posto al sole". Alla fine, capisco dai silenzi forzati di mia madre che lei, di svegliarmi la mattina, non ha nessuna intenzione. E io giá tremo al pensiero di mio padre.
Immaginatevi la scena: dopo una stremante lotta con l'adrenalina notturna, finalmente il buon vecchio Morfeo ottiene la meglio, e ti trascina giù in quel vorticoso mondo stellare che sono i sogni. Il tuo incoscio fa brillare nel sonno i più reconditi desideri, come quello di nuotare immerso in una gigantesca vasca di nutella calda, straripante e avvolgente, così tanto da sentirtici affogare dentro e gioire della morte, o ancora come quello di danzare tra batuffoli di bianche nuvole con il tuo cavallo alato, vestito con una larga, ampia tunica e una corona d'alloro poggiata sul capo, e una pergamena tra le mani che scivola setosa su dita di etereo candore e BOOM! L'orco delle foreste spalanca la porta, con così tanta violenza da fare un buco nel muro, e ti catapulta in una realtá vagamente militare. O forse nella Russia di Putin:
" Alzati sono le sette!" Anni e anni di classico hanno reso le tue filippiche fin troppo convincenti.
" ecco, ora mi alzo" e invece ti giri dall'altra parte. Di prima mattina sei coerente come Renzi.
Per un nano secondo o poco più non senti una parola, ma d'un tratto vieni sommerso da oggetti rigidi e spigolosi. All'inizio sono due, tre, poi diventano una marea:
" MA PAPÁ! MI STAI TIRANDO I LIBRI ADDOSSO!!" mica perchè fanno male. Perchè si rovinano... No vabbè fanno male. Quegli spigoli poi...
" FAI SCHIFO! SVEGLIATI!!
 Ad ogni sillaba aumenta la possibilitá che il tetto ti crolli addosso. Altro che libri!
" ALZATI!!!" e lo vedi minacciosamente zoppicare verso di te, quasi con l'intenzione di sollevarti di peso e poi:" AAAARGH!!" Un boato, un grido terrificante, ed ecco tuo padre versione maciste, eccolo che tenta di sollevare il letto con te sopra, eccolo, oddio eccolo, sta per ribaltarlo, e tu ti senti un surfista sull'orlo di un infarto. Poi però scivola per la foga e cade sulla schiena come una gorssa vecchia tartaruga. E come una grossa e vecchia tartaruga messa a tappetto, non riesce a sollevarsi. Ed ecco che devi alzarti per sollevarlo.. o perlomeno per farlo rotolare sul pavimento come un barile:
" Ehm ehm... Faceva parte del piano..."
Certo papá, certo.

Andato a vuoto, o quasi, il tentativo di tuo padre, tocca a lei, la regina indiscussa di casa Zandri: TUA MADRE.
La cosa pazzesca non è la sua violenza verbale ( non che sia assente eh, per caritá) la sua forza sovraumana, anche se più volte l'ho vista spostare armadi, e nemmeno il volume della sua voce... Non più del solito comunque, ma l'inesauribile inventiva nell'escogitare metodi spietati e malefici, segno della sua instabilitá mentale... O del suo essere alieno.
Solitamente va a gradi. Parte da un metodo normale, semplice: apre la porta, con nervosismo ma senza violenza, con tensione ma senza grinta, e starnazza come le oche degli aristogatti:
" MATTEOOOOOO DEVI ALZARTIII" Fastidioso, come la sua totale essenza, ma non mortale. Specialmente se abituato. 
Se non ha funzionato, rientra e ci riprova, stavolta elecandoti tutti i compiti domestico di cui TU ti devi occupare, pensando che possa essere una giusta esortazione per svegliarti. Sbagliando miseramente. La versione araldo medioevale con voce da gallina è di media durata e tutto sommato sopportabile. Ma ecco che il tutto diventa più snervante. Per un po', non senti nulla e stai per riaddormentarti, quando ad un tratto senti battere al vetro della finestra. " Catherine!! Oddio Catherine!" ti risvegli con un sussulto, temendo e sperando
Di esser stato catapultato in Cime Tempestose. Poi il rumore continia, senti la sostanza ossea delle dite scheletriche di tua madre battere come un picchio nevrotico sul vetro trasparente della tua fottuta camera. Una forza inaudita, non sai come possa non sfasciarsi le ossa. Il battito diviene un fragore assordante, secondo dopo secondo cresce di intensitá, si annida e pentra subdolo fin dentro al timpano. Ma battere sulla finestra non basta, ora cerca di aprirla dal di fuori, cerca di sfasciarla come un ladro. Vuole entrare. Oddio lei vuole entrare. Oddio.
ODDIO.
Alla fine sbotti, ti alzi dal letto, apri la finestra e gridi:
" OOOOH INSOMMA!! NON SIAMO SUL SET DI DAWSON'S CREEK CHE MI ENTRI DALLA FINESTRA!! ECCHECAZZO!!!" E quanno ce vó, ce vó.
" Eh beh, ma tu hai il risveglio cattivo" 
Il risveglio cattivo... Ancora co sta storia. 
"Te ce vojo vedè a svegliarsi con una psicopatica alla finestra vestita come Moira Orfei, la sigaretta a mò di scettro e i capelli che sembrano la letteria del gatto."
Distillata questa perla al vetriolo, ti stendi di nuovo sul letto. Sì, devi svegliarti presto, ma solo cinque minuti, solo cinque, sì cinque... Cinque giorni.
Ma l'alieno è sempre in agguato, pronta per attuare il suo ennesimo piano.
Eccola attraversare il corridoio, eccola, fa avanti e indietro con l'aspirapolvere, che in realtá è una navicella spaziale con superturbo che va ad uranio, mentre strazia l'anima con tutto il repertorio dei meravigliosi anni 50/60 della musica italiana: ci sono tutti, propio tutti, Fred Bongusto, Balsamo, Mina, Graziani, i Dik Dik, Little tony, BObby solo... E le tue palle sono mongolfiere. 
Un vero e proprio dolore lancinante che si trascina per ore e ore, ma ormai è una questione di principio, una battaglia personale: devo dormire.

Entra e esce in continuazione dalla camera, mi passa l'aspirapolvere addosso, non soddisfatta chiama la parente calabrese e intrattiene una chiamata che potrebbe tranquillamente essere una puntata di c'è posta per te, prepara bottiglie e bottiglie di acqua da versarti addosso ogni tot, acqua gelida ovviamente, forse presa dal cesso. Spalanca tutte le finestre, le porte, smonta pure il pavimento, all'improvviso casa diviene il bosco di Twilight, con tanto di lupa mannara. Manca giusto il vampiro vegetariano che sbrilluccica come 'na palla da discoteca. 
Minaccia di metterti sul letto le teste mozzate delle lucertole e di appendermi le code a mò di scacciapensieri. Capito sì, alla mafia je fa'n baffo.
   
 
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