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Autore: Esperanza97    16/11/2014    2 recensioni
Elena Gilbert si è appena diplomata alla High School. Ha una vita apparentemente perfetta: un fidanzato che la ama, due amiche che si sacrificherebbero per lei, un fratello senza problemi e una giovane zia come tutrice. La verità è che non c’è niente di perfetto: il fidanzato vuole portarla via da Mystic Falls, bloccando i suoi sogni; una sua amica nasconde un terribile segreto, il fratello si porta a letto mezza città e la zia è fin troppo giovane per tutelare due adolescenti rimasti senza genitori, come loro. A tutto ciò si unisce una stupida festa sullo yacht della famiglia del ragazzo e un evento al di fuori del “naturale”, che la porterà a dubitare su tutto ciò che la circonda, anche sulle persone che ama di più.
Dal primo capitolo:
«Ma quante cose ti hanno tenuto nascoste?» Mi rispose con un’altra domanda, che servii solo a sconvolgermi.
Mi irrigidii. «Perché dici questo?»
Accennò un sorriso amaro. «Mi chiedo perché tu stia facendo tutte queste domande a me, e non a loro.»
[…]
«Non è strano che non ci siano animali? Voglio dire, siamo nel bel mezzo della natura.»
«No, Elena, siamo nel bel mezzo del nulla. È diverso.»
Genere: Mistero, Romantico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Caroline Forbes, Damon Salvatore, Elena Gilbert, Stefan Salvatore, Un po' tutti | Coppie: Damon/Elena
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Shipwrecked
Chapter one
 
«Ehi…» Sentii una mano darmi dei leggeri colpi sul viso. «Svegliati.» La voce era estranea, non ricordavo di averla mai sentita, ma il tocco… quello mi era familiare.
La luce del sole provocava fastidio ai miei occhi che non volevano aprirsi. Dovetti farmi coraggio per schiudere le palpebre.
Due occhi azzurri, quasi grigi, mi fissavano con preoccupazione. I capelli erano neri, spettinati e un po’ bagnati. Il viso era perfetto e un po’ sporco di terriccio.
Aprii completamente le palpebre e mi accorsi di due cose:
ero distesa sulla sabbia,
ero viva.
Ciò non poteva assolutamente essere possibile. Ricordavo benissimo la nave che andava a pezzi, le lacrime per Bonnie, Stefan che stringeva Caroline, io che cadevo, l’acqua che entrava nei polmoni e l’oscurità che mi avvolgeva. Nessuno sarebbe sopravvissuto a tanto.
Mi scansai dal tocco dello sconosciuto.
«Chi sei?» Domandai spaventata.
Riuscii a sedermi e mi guardai intorno. C’erano chilometri di sabbia, il mare era calmo e cristallino e alle mie spalle vi era un’immensa distesa d’erba, con alberi altissimi.
Posai lo sguardo sul mio corpo avvolto ancora dal vestitino nero, fin troppo bagnato e strappato in alcuni punti.
Incontrai di nuovo gli occhi dello sconosciuto, in attesa di una sua risposta.
«Sono Damon, il fratello di Stefan.» Rispose semplicemente.
Sbattei le palpebre un paio di volte.
«Non mi aveva detto di avere un fratello.» Constatai.
«Stefan non è uno che si vanta.»
Lo guardai accennando un sorriso. Molte cose mi erano sembrate strane di Stefan nell’ultimo periodo: la sua voglia di andare via da Mystic Falls, la sua amicizia con Caroline e il fatto che sparisse per ore intere senza dare sue notizie.
«Tu devi essere Elena, la sua ragazza.» Continuò.
Io annuii. La situazione era piuttosto imbarazzante.
«Eri alla festa di Stefan?» Chiesi.
Lui si guardò attorno.
«Era la mia festa, ma si. C’ero anche io sulla barca.» I suoi occhi avevano qualcosa di strano. Mentre parlava sembrava volesse leggermi. Inclinò lievemente il capo a sinistra.
«Pensavo che Stefan avesse organizzato la festa.» Stavo cercando di mettere insieme alcuni pezzi del puzzle, ma la vicinanza di Damon non mi aiutava.
«Non sapevi molte cose, vero, Elena?» Domandò ed ebbi l’impressione che dietro a quella domanda non c’era una semplice curiosità. C’era qualcosa di non detto.
«A quanto pare…» Lasciai la frase in sospeso, ma entrambi sapevamo che la risposta sarebbe stata negativa.
Effettivamente conoscevo davvero poche cose di Stefan, nonostante fossimo fidanzati da un anno e mezzo. Sapevo che i genitori erano morti, che aveva vissuto a Mystic Falls quando era bambino, che avrebbe voluto diventare un astronauta, che scriveva un diario e che aveva amato solo una persona, oltre me. Cinque informazioni in un anno.
I motivi per cui volevo lasciarlo potevano aumentare, se mi fermavo a ragionare.
Damon si alzò e diede uno sguardo al mare limpidissimo.
«Non è strano che in poco tempo il cielo si sia aperto e il mare si sia calmato? Non è passato molto tempo dal nostro naufragio.» Constatò.
Mi alzai anche io, ma subito ricaddi in ginocchio sulla sabbia. Damon si voltò e si abbassò per aiutarmi.
«Direi che non sei ancora nelle condizioni per stare in piedi.»
Annuii. Mi stese nuovamente sulla sabbia e si sedette accanto a me.
«Quanto tempo è passato?» Chiesi.
«Precisamente cinque ore.» Rispose.
«Beh, allora non è strano…» Stavo per continuare, ma lui mi bloccò.
«Per una tempesta di quel genere? Si, è piuttosto strano.» Chiuse lui il discorso e rimanemmo in silenzio per qualche minuto.
«Dove sono gli altri?» Domandai. Ero ansiosa di sapere se Stefan e tutti i miei amici erano ancora vivi.
«Non lo so» disse Damon, continuando a fissare il mare. «Io ho salvato te da una morte certa.» Spostò lo sguardo su di me, e arrossii. «Ma puoi stare tranquilla: i tuoi amici e mio fratello sono vivi.»
«Come fai ad esserne così sicuro?» Nessuno sopravvivrebbe ad un naufragio del genere.
Damon scosse la testa rassegnato.
«Ma quante cose ti hanno tenuto nascoste?» Mi rispose con un’altra domanda, che servii solo a sconvolgermi.
Mi irrigidii. «Perché dici questo?»
Accennò un sorriso amaro. «Mi chiedo perché tu stia facendo tutte queste domande a me, e non a loro.» Sospirò e si alzò.
«Damon!» Lo chiamai e lui si voltò.
«Impari il mio nome facilmente, eh?» Ghignò e cominciò a camminare verso il bosco.
«Idiota! Non lasciarmi qui, ti prego.» Lo implorai. Avevo paura, eravamo naufragati, non avevamo mezzi di comunicazione. Non volevo restare sola.
Si girò e tornò da me, con poche falcate.
«Okay, principessa, andiamo ad esplorare questo nuovo mondo.» Con un unico agile movimento, mi prese tra le sue braccia. Mi aggrappai al suo collo, avevo paura di cadere. «Non ti preoccupare, sei al sicuro con me.» Si fermò un attimo a pensare. «Okay, forse non molto al sicuro, ma non importa. Pronta?» Lo guardai, non sapendo decidere se fosse pazzo o cretino. Scossi la testa e sospirai.
«Si» dissi.
E insieme ci avventurammo nella foresta.
 
Non seppi dire quanto tempo passò da quando eravamo entrati in quella specie di bosco, ma sicuramente era passata qualche ora e Damon non sembrava essersi stancato.
«Sei sicuro che non peso? Vuoi fermarti un po’? Posso provare a camminare da sola.» Proposi, ma dal modo in cui sentivo la mia testa pulsare, sapevo che non sarei riuscita a stare in piedi neanche per un secondo.
«C’è un modo per farti tacere?» Chiese sorridendo.
Sbuffai.
«Non parlo molto, specialmente con gli sconosciuti, quindi ritieniti fortunato.» Risposi a tono. Lui accennò un sorriso e scosse la testa.
 
Restammo in silenzio per qualche altro minuto, continuando a camminare.
«Comunque no, non sei pesante. Sei leggera come una piuma e se ti lascio andare svieni. Mi piace sentirti parlare.»
Sorrisi, quella fu una piccola vittoria. Mi rilassai tra le sue braccia e posai la testa sulla sua spalla.
«Finalmente! Pensavo rimanessi così rigida per tutto il tempo!» Esclamò e sorrisi, dopo tanto tempo, il mio sorriso fu vero.
 
Arrivammo in una radura, dove c’era uno specchio d’acqua immenso. Il sole picchiava sulle nostre teste, probabilmente era mezzogiorno. Damon mi posò con dolcezza sull’erba.
«Non credi che dovremmo trovare qualcosa da mangiare? E non so, un riparo per la notte? Dovremo accendere un fuoco!» Proposi, ma Damon sembrava perso nei suoi pensieri. Osservava attentamente l’acqua.
«Si…» Rispose, continuando a non voltarsi.
«Damon?» Lo chiamai. Lui scosse la testa e venne a sedersi accanto a me.
Restammo per qualche minuto in silenzio ed ebbi la possibilità di guardarlo con attenzione. Aveva un profilo perfetto, i capelli, ormai asciutti, erano ancora più spettinati. Indossava una maglia nera e un paio di jeans scuri. Aveva ancora le scarpe, a differenza mia. Sorrisi a quel pensiero. Il ricordo della notte trascorsa mi fece rabbrividire. Pensai a mia zia Jenna e a mio fratello Jeremy. Sicuramente erano preoccupati per me. Dovevamo trovare un modo per tornare a casa.
«Non voglio lasciarti sola, e neanche lo farò. Ma dobbiamo trovare qualcosa da mangiare, specialmente per te.» L’ultima frase la disse guardandomi.
Sospirai.
«Damon, puoi lasciarmi sola per un po’, non fa nulla» dissi, nonostante avessi paura.
«Sei sotto la mia responsabilità, Elena.» Era la prima volta che mi chiamava per nome. Leggevo la frustrazione e il timore nei suoi occhi. Mi vedeva debole. Volevo dimostrargli di poter fare qualcosa, che non ero una ragazzina da dover proteggere costantemente.
«Perché non vai a trovare qualche foglia, del legno, e qualche liana? Posso provare a costruire una capanna…» Proposi. Non ero sicura di potercela fare, ma volevo fare uno sforzo per la sopravvivenza di entrambi. «Sicuramente ci sono degli animali, in giro. Costruisci un’arma e uccidine qualcuno, vai a pesca o trova un po’ di frutta. Riusciremo a sopravvivere, okay?» Chiesi, accennando un sorriso.
«Okay.» Rispose. Si alzò e posò lo sguardo su, verso il sole. «Mancano ancora molte ore prima del tramonto, tornerò il prima possibile.»
Annuii e lo vidi scomparire.
 
Rimasi sola nella radura. Il silenzio era opprimente. Non si sentiva neanche il cinguettio di un uccello. Era davvero troppo strano.
Pensai a Damon, che ricollegai subito a Stefan. Chissà dov’era in quel momento.
Mi chiesi perché Damon fosse così convinto che era ancora vivo, che tutti lo erano. Ebbi il tempo di ripensare al mio rapporto con Stefan, a quanto era cambiato e alle sue stranezze.
Non mi aveva detto dell’esistenza di Damon, né che la festa a cui stavamo partecipando non era organizzata da lui.
Mi aveva nascosto alcune cose, che seppur futili rimanevano comunque nascoste.
Mi osservai e vidi che l’abitino era sporco, come le mie gambe. Mi sentivo ancora dolorante, non riuscivo a muovermi, ma non volevo stare ferma fino al ritorno di Damon.
Mi trascinai verso quella specie di lago, tolsi l’abito e rimasi in intimo. Mi alzai e con molta delicatezza mi immersi nell’acqua. Era fresca e riuscì ad alleviare il mio indolenzimento. Andai sott’acqua, bagnando anche i capelli e vi rimasi per qualche secondo; quando uscii qualcuno mi stava osservando. Mi voltai e vidi Damon, con della legna in mano, scrutarmi.
Imbarazzata cercai di coprirmi come meglio potevo. Lui accennò un sorriso, buttò la legna per terra, si tolse le scarpe, i jeans e la maglia, rimanendo solo in boxer ed entrò nell’acqua.
«Ottima idea, Gilbert.» Si tuffò, mentre io rimasi lì, ferma. Mi sentivo a disagio, insomma…
Riemerse dall’acqua e si passò una mano tra i capelli.
Si avvicinò e come risposta mi allontanai.
«Andiamo! Potrei essere tuo cognato!» Inclinò il capo verso sinistra.
Rimasi sorpresa da quell’affermazione.
«Te lo ha detto?» Chiesi colpita.
Lui mi guardò interrogativo.
«Ti ha detto che mi ha chiesto di sposarlo?» Domandai scioccata.
Damon rimase un attimo interdetto.
«Stefan? No. L’ultima conversazione che ho avuto con mio fratello è stata circa un mese fa, quando sono tornato. Io e mio fratello non abbiamo un buon rapporto, forse è questo il motivo per cui non ti ha mai parlato di me.» Concluse.
Deglutii. Alcuni pezzi del puzzle si incastrarono alla perfezione nella mia mente. Ecco il motivo per cui Stefan voleva andarsene: Damon.
Eppure non sembrava un cattivo ragazzo. Scossi la testa e guardai il sole che pian piano stava calando. Mi morsi l’interno delle labbra.
Quello di Stefan era un atteggiamento infantile, non poteva voler andare via, solo perché Damon voleva restare. C’era qualcos’altro, ma le risposte non me le avrebbe date Damon, ma Stefan.
«Elena?» Damon mi chiamò. «Tutt’okay?» Posò una mano sulla mia spalla. Quel piccolo, semplicissimo, contatto, mi fece tornare in me.
Respirai profondamente e mi voltai verso di lui. Il suo sguardo era serio e dubbioso.
«Cos’hai trovato? Cibo?»
Damon ghignò.
«Ho trovato del cibo, della legna e alcune foglie. Ci conviene tornare sulla spiaggia per accendere il fuoco, però. Non vorrei rovinare la natura che questa radura ha da offrirci.»
Il suo era un pensiero giusto, che mi fece sorridere.
Uscì dall’acqua, indossando i jeans.
Prese la maglietta e la osservò attentamente, poi notò il mio vestito.
«Indossa questa, per il momento. Appena avrai lavato quel pezzo di stoffa, lo indosserai di nuovo.»
Solo in quel momento, notai che i vestiti di Damon erano perfettamente puliti, eppure il viso era sporco quando mi ero risvegliata.
Uscii dall’acqua, imbarazzata e indossai subito la sua maglia. Il bagno aveva giovato molto al mio corpo. Il cerchio alla testa si era allentato e le gambe riuscivano a reggere il mio peso.
La maglia di Damon era lunga quanto il vestito.
Strizzai i capelli ancora bagnati e li legai con un bastoncino di legno trovato sull’erba.
«Hai frequentato qualche corso di sopravvivenza?» Mi chiese ridendo.
«No, cretino!» Sorrisi e mi avviai verso il bosco.
«È la seconda volta che mi offendi, se fossi in te, non lo farei la terza, principessa.» Urlò dietro di me. Mi voltai, portando entrambe le mani sui fianchi.
«Preferisco essere chiamata Elena.» Sorrisi e anche lui mi regalò un sorriso da mozzare il fiato.
«Okay, Elena.»
Fianco a fianco tornammo sulla spiaggia.
 
Il sole era ormai calato e il fuoco scoppiettava grazie alla numerosa legna trovata da Damon. Mentre lavavo il mio vestito, aveva costruito una piccola capanna con ciò che aveva trovato.
Eravamo entrambi seduti davanti al fuoco, a mangiare un pesce alla brace, da lui pescato. Non aveva trovato altri animali se non pochissimi pesci presso la riva del mare.
«Non è strano?» Domandai. Damon mi guardò. Era ancora a petto nudo, poiché indossavo la sua maglia.
«Non è strano che non ci siano animali? Voglio dire, siamo nel bel mezzo della natura.»
«No, Elena, siamo nel bel mezzo del nulla. È diverso.» Rispose, finendo di mangiare la sua parte di pesce.
«Tu credi sia un’isola?» Chiesi.
Damon sospirò.
«Si, ma non ne sapevo l’esistenza, e sono uno che studia molto, credimi!»
Restammo per qualche secondo in silenzio.
«Non mi hai detto quanti anni hai.» Constatai semplicemente.
Lui sorrise.
«Argomento inutile, che a nessuno interessa.»
«A me, si.»
Damon mi guardò ammirato.
«Ho 23 anni, tu 19, giusto?»
Annuii, ammirata.
«Cosa fai nella vita, Damon?» Mi interessava sapere qualcosa in più sul suo conto.
«Beh, mi piace viaggiare. Ho visitato tutti gli Stati dell’America Settentrionale e il Canada. Sono stato anche in Europa, precisamente in Francia, Italia e Germania. Ovviamente ho visitato anche la Gran Bretagna e la Scozia.»
Lo guardai scioccata.
«Non sei andato al liceo?»
«Nah, ho studiato per conto mio.» Rispose, posando lo sguardo sul mare quasi nero.
Il cielo e quell’immensa distesa d’acqua sembravano confondersi. Avevano entrambi lo stesso colore.
Mi alzai e andai a controllare il mio abitino. Notando che era asciutto, mi andai a cambiare dietro ad un albero. Quando tornai, porsi la maglia a Damon, che aveva ancora lo sguardo perso verso il mare.
«Grazie.»
Lui si voltò.
«Di nulla.»
Mi sedei di nuovo accanto a lui. Il fuoco si stava lentamente spegnendo, finché scomparve del tutto a causa di una folata di vento. Restammo al buio, incapaci di vedere l’altro, ma io ero consapevole della sua presenza. Il suo profumo invadeva le mie narici, il respiro era lievemente accelerato. 
Il passaggio di una nuvola, permise alla luna di brillare in tutto il suo splendore. Essa illuminò il volto di Damon, che continuava a tenere lo sguardo fisso davanti a sé.
Un particolare catturò la mia attenzione: sotto ai suoi occhi stavano comparendo delle vene e il viso sembrava quasi sofferente.
Lo guardai interrogativa.
La nuvola coprì nuovamente la luna e l’oscurità ci avvolse.
Gli posai una mano sulla spalla.
«Damon?» Chiesi, ma quando la luna ricomparve, Damon era scomparso.

 


Note Autrice: 
Perdonate l'attesa per il capitolo, ma ho avuto un po' di problemi con la scuola. 
Innanzitutto vorrei ringraziare i lettori silenziosi, e le persone che hanno aggiunto la storia nelle preferite/seguite. Grazie♥

Mi piacerebbe sapere le vostre supposizioni su quest'isola e sul fatto che non ci siano animali. 
Incontriamo Damon, che fa capire ad Elena che non tutto è come sembra, che Stefan le ha mentito. 
Non aggiungo altro, lascio a voi la parola. 
A presto (spero),

Esperanza♥
  
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