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Autore: lapoetastra    16/11/2014    3 recensioni
La storia di due grandi amici, Albrecht e Shmuel, separati a causa della Seconda guerra mondiale, che faranno di tutto pur di tornare insieme.
Genere: Guerra, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
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7 maggio 1945
Erano passati mesi, ormai, da quando Shmuel era scappato dal campo di concentramento e si era rifugiato nella piccola capanna del bosco.
Era proprio come gliel'aveva descritta Albrecht: accogliente, spartana, completamente nascosta dalle fronde ed ancora ammobiliata come se ci vivesse qualcuno.
Ma non c'era nessuno, al suo arrivo.
E nessuno era mai venuto a disturbarlo.
Shmuel si procurava il cibo cacciando: il bosco era infatti abitato da moltissimi animali, dagli scoiattoli ai cinghiali, che il ragazzo uccideva con le rudimentali armi da taglialegna che aveva trovato nella casa.
Vicino ad essa, inoltre, vi era un piccolo torrente, la cui acqua, fresca e limpida, era la riseva idrica dell'ebreo.
Ma, nonostante avesse preso qualche chilo e fosse lontano dagli orrori indicibili del campo, Shmuel non era felice.
Era preoccupato, terrorizzato.
Perchè dentro di sè qualcosa gli diceva che Albrecht non sarebbe mai tornato.
Cercava di non darle ascolto, ma quella voce gli si insinuava nella mente facendolo tremare di paura.
E i giorni passavano, e passavano, e anche da lì Shmuel riusciva ogni tanto ad udire lo scoppio delle bombe.
Ma Albrecht non arrivava.
Più il tempo trascorreva, più Shmuel cercava di rassegnarsi al fatto che non avrebbe più visto il suo migliore amico, anche se, per quanto si sforzasse e ci provasse, non ce la faceva.
Ed aveva pianto talmente tanto, durante le notti insonni ed i giorni senza fine, che ormai non aveva più lacrime.
Ma mentre era lì, ad annoiarsi, a sperare e a pregare per l'ennesima volta, sentì bussare alla porta.
Sussultò e si alzò di scatto dalla morbida poltrona sulla quale era seduto.
Cercò di non fare alcun rumore.
Aveva paura che fosse qualche nazista che, se lo avesse visto e riconosciuto, lo avrebbe ucciso all'istante.
Lo sconosciuto bussò di nuovo, più forte.
E, quando si accorse che dentro non parlava nessuno, disse sottovoce: < Shmuel, ci sei? Sono io, Albrecht! La guerra è... >, ma non fece neanche in tempo a terminare la frase che la porta si spalancò scricchiolando e ne uscì Shmuel che si gettò come ua furia tra le braccia dell'amico.
Si strinsero per molti minuti senza parlare.
Il silenzio ovattato del bosco era interrotto solo dai melodiosi versi degli uccellini e dai singhiozzi di felicità che sfuggivano di tanto in tanto dal controllo dei due amici, di nuovo insieme, di nuovo felici, ancora vivi.
Dopo un po', si separarono, ma solo di pochi centimetri.
< Te l'avevo detto che sarei tornato, no? Non dovresti essere tanto sorpreso di vedermi. >, sorrise Albrecht.
E quando si accorse che l'altro era ancora troppo commosso per parlare, continuò: < La guerra è finita, Shmuel. Però noi... la Germania ha perso. Ma non importa, sai? L'unica cosa che conta è che io sono di nuovo qui, con te. Ed ora in poi non ti lascerò mai più. Staremo sempre insieme, ed io mi prenderò cura di te, in ogni momento. >
< Me lo giuri? >, domandò Shmuel, ancora piangendo e singhiozzando di gioia.
< Te lo giuro. >
< Croce sul cuore? >
< Croce sul cuore. >
Anche quella volta, come tutte le precedenti, Albrecht rispettò il giuramento, e lui e Shmuel non si separarono più per tutto il resto della loro felice - e lunga - vita.


Fine
   
 
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