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Autore: irispaper29    17/11/2014    7 recensioni
Un anno è passato dalla sconfitta di Gea. Hazel sta cercando di accettare la morte di Frank, e Leo cerca di esserle vicino come meglio può. Jason e Piper stanno bene insieme, sono felici, ma comunque distrutti per la guerra. Annabeth e Percy stanno cercando di dimenticare il Tartaro e di ricostruire le loro vite. Ma Nico è quello che sta peggio, sarà messo a dura prova. Cerca di isolarsi, non vuole tornare al Campo, perché deve assolutamente dimenticare quell'amore impossibile.
"Forse era iniziato tutto per questo. La solitudine e la mancanza della sorella l’aveva spinto ad odiare e poi ad attaccarsi alla prima persona disponibile, quella che gli ispirava più protezione. Era forse quello il motivo per cui soffriva tanto. Una punizione per aver causato la morte di Bianca? Era per questo, che sentiva un forte dolore al petto ogni volta che vedeva quei due insieme?
Perché ormai non poteva più negare a se stesso che lui si fosse innamorato perdutamente di Percy Jackson".
Reperibile anche in inglese su fanfiction. net
Attenzione: possibili spoiler di "la casa di ade".
Genere: Fantasy, Fluff, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Yaoi | Personaggi: Annabeth Chase, Jason Grace, Nico di Angelo, Percy Jackson, Quasi tutti
Note: What if? | Avvertimenti: Spoiler!, Triangolo
Capitoli:
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Nico chiuse la porta della casa undici con un gesto secco del polso e si sdraiò sul materasso del suo letto. E non fece nulla. Si limitò a respirare, anche se avrebbe voluto smettere di fare anche quello.

Voleva solo peoter smettere di fare quelle piccole cose che lo ancoravano alla vita. Perché vivere? Nico sapeva di non avere uno scopo. Tutti ce lo avevano. Percy aveva sconfitto Crono. Luke era diventato un eroe. Persino quel Leo aveva lo scopo fastidioso di essere maledettamente irritante. E Bianca era morta per contribuire alla missione. Ma lui non ne aveva. Lui non aveva motivi per continuare a vivere, e ci stava pensando seriamente.

Percy aveva risvegliato i ricordi assopiti che lui aveva nascosto nel profondo del suo cuore, per non essere costretto a riviverli. Cercava solo di dimenticarli, ma era inutile. E Percy aveva un talento incredibile, riusciva a farlo soffrire anche senza rendersene conto.

Non si rese conto di star piangendo finché non sentì il sapore delle proprie lacrime. Sentì un singhiozzo diffondersi nella stanza semivuota. E in quel momento odiò Percy. Stava soffrendo per colpa sua. Non soddisfatto del dolore che gli dava ogni volta che baciava Annabeth davanti a lui, Percy doveva girare anche il coltello nella piaga, rivangando nei ricordi. Era solo colpa di quell'idiota.

Era colpa sua se Nico provava quel lancinante dolore al petto ogni volta che Percy parlava ad Annabeth. Era colpa sua se Nico voleva morire in quel momento.

E a Percy non bastava tutto questo. No, lui doveva annientarlo totalmente, rammentandogli la morte della sorella in continuazione, scavando nel suo passato. Come se il dolore per lui non fosse mai abbastanza.

Nico si chiese perché, solo perché. Perché lui, tra tutti, era quello che, da quando aveva scoperto la su a natura semidivina, era sprofondato nell'oscurità, senza vedere più la luce? Da quando aveva conosciuto Percy la sua vita era diventata una disgrazia. Aveva perso la sorella, e aveva scoperto di provenire dagli anni quaranta. E si era innamorato di un idiota che mai lo avrebbe ricambiato, senza alcuna speranza certa di poterlo dimenticare.

Era talmente assorto nei suoi pensieri che sobbalzò sentendo la porta aprirsi.

:-Nico, sei già qui? Io ho appena...Nico!-esclamò la sorella, vedendo il fratello sdraiato sul letto, in lacrime. -Nico, cosa è successo?

:-Nulla, Hazel-disse lui, asciugandosi il viso, rosso per la vergogna. -Nulla, va tutto bene. Va a dormire.

:-No, non va tutto bene-ribatté lei, sedendosi accanto a lui. -Non sono ne stupida ne cieca. Cosa è successo?

:-Niente, non è successo niente-ripeté testardamente Nico. Voleva stare da solo. E si vergognava di se stesso per aver pianto.

:-E' la punizone, vero?-chiese lei, dolcemente, accarezzandogli i capelli scuri. -Cosa ha fatto Percy stavolta? E non mi dire che non e successo nulla, o ti caricherò su Arion e ti butterò giù dalla sella dal monte Olimpo.

:-E va bene!-esclamò Nico, esasperato. -E' vero, ho...ho litigato con Percy, credo.

:-Cosa è successo esattamente?

:-Stavamo...stavamo pulendo i piatti e lui...ha parlato...ha parlato di lei-balbettò, Nico, scoppiando a piangere di nuovo senza neanche rendersene conto.

:-Dei, quanto è stupido quel Jackson-disse lei, sorridendogli. -Qualcuno dovrebbe cucirgli la bocca e ripulire il suo cervello da tutte quelle alghe che lo intasano.

:-Lo odio-affermò Nico. -Voglio solo che mi lasci in pace, e fa l'esatto contrario. Che provi un piacere perverso nel vedermi soffrire?

:-Ascoltami Nico, so che sei arrabbiato-cominciò Hazel, senza smettere di accarezzargli i capelli spettinati. -Ed è giusto che lo sia, ma sono sicura che Percy non intendesse ferirti, ma solo di scusarsi. Sai com'è fatto, probabilmente si sente in colpa. Percy è un bravo ragazzo, non ti farebbe mai soffrire di sua volontà.

:-Lo so-ammise Nico. -Ma nonostante io gli abbia detto più volte di non scusarsi, lui continua a tirar fuori l'argomento. Come se io non fossi stato male abbastanza. E' vero, mi manca. Ma non voglio parlare di lei. Rende tutto più reale e meno facile da sopportare.

:-Grazie agli dei, Nico, io ho avuto una madre accanto, che si prendesse cura di me. Ma poi è cambiata, e, alla fine, è morta, insieme a me. Non avrò vissuto le tue stesse vicende, ma, credimi, so come ti senti. E non c'è nulla di bello, lo so-ribatté Hazel. -Come so che per te lei era ed è la cosa più importante. Purtroppo, so di non essere lei, e non voglio sostituirla. Però ti voglio bene. E mi preoccupa sapere che tu non sei felice. Io vorrei solo questo.

:-Lo so, Hazel-ribatté Nico, asciugandosi nuovamente le lacrime. -E tu, Hazel, sei mia sorella. Ma non ti devi preoccupare, Hazel. Io starò bene.

:-Sei sicuro, Nico?-chiese lei, incerta. -Io non credo. Non devi chiuderti in te stesso. Io ci sono e ci sarò sempre per te.

:-Te lo giuro, Hazel, io starò bene-rispose il fratello. -Nemmeno il dolore dura per sempre.

Hazel annuì, poco convinta, ma non insistette. Sapeva che Nico non se la sentiva di continuare a parlare, non in quel momento. Aveva bisogno di un po' di tempo.

E rimaserò in quella posizione per molto tempo, in silenzio, e Nico, esaurite le energie a causa della giornata molto pesante e delle lacrime che lo avevano totalmente prosciugato, stava cadendo in un leggero dormiveglia, mentre Hazel gli accarezzava i capelli scuri.
E fu allora che Nico prese la parola, stupendo Hazel, lasciandola letteralmente a bocca aperta.

:-Hazel, rimani a dormire con me?-gli chiese il figlio di Ade con un tono assonnato e quasi infantile. Hazel non potè fare a meno di sorridere, e annuì. Si sdraiò accanto a lui, e aspettò che si addormentase. E dopo poco tempo Nico cadde in un sonno profondo.

 

Nico era davanti al bagno, in attesa del suo turno. Era al Campo da pochi giorni e poteva ancora sentire il suo nervosismo e la sua eccitazione scorrereìgli nelle vene, due emozioni più veloci, forti e dense del sangue stesso. L'idea di vivere li, con i suoi nuovi amici, lo galvanizzava. Era tutto vero, come aveva sempre desiderato. I mostri, gli dei del suo gioco...erano tutti veri! Magari Zeus aveva davvero tutti quei punti di attacco.

Ma si sentiva come se mancasse qualcosa. Un vuoto nella sua vita. Una costante sparita, quella di cui aveva bisogno.

Bianca. Ecco cos'era. Le mancava da morire, anche se cercava di non darlo a vedere. Cercava di distrarsi, pensando a quanto fosse bello essere davvero li. Seguiva tutti i corsi di allenamento seguiti dalla casa undici, per poi esplorare il Campo tutto il pomeriggio. Ma non era mai abbastanza.

Era preoccupato. Bianca non era certo andata a raccogliere le fragole dei campi organizzati da Chirone e Dioniso per mantenere le spese del Campo Mezzosangue.

Lei era in missione, e stava rischiando la sua vita. Poteva perderla in ogni momento. Qualunque cosa, qualunque mostro, avrebbe potuto attaccarla. E ucciderla.

Nico scosse la testa, scacciando quei pensieri. Percy gli aveva promesso che l'avrebbe protetta. E il ragazzo si fidava di lui.

Già, Percy. Era un ragazzo strano, Nico doveva ammetterlo. Si era infiltrato nella sua scuola, e l'aveva salvato da una Manticora che aveva tentato di rapire lui e sua sorella durante il ballo. Ed erano stati salvati dalle Cacciatrici, che si erano prese anche Bianca. Ed era rimasto solo. Se non avesse mai conosciuto quel ragazzo dalla pelle abbronzata e quegl'occhi verdi più profondi dell'oceano, non sarebbe mai successo nulla. Forse lui sarebbe rimasto con sua sorella in quella scuola, forse non avrebbe mai scoperto di essere un semidio. Forse avrebbe potuto avere una vita diversa, come avrebbe potuto non averne affatto una. Sarebbe morto?

La verità è che il figlio di Ade non lo sapeva, questo. Ma sarebbe successo sicuramente, soprattutto a causa della Manticora, Mr Thorne. Il suo ex-preside.

Nonostante la sua vita fosse cambiata tanto drasticamente a causa del figlio di Poseidone, Nico non lo odiava. Nonostante fosse tutto forte e da paura, gli mancava la routine della scuola, e gli mancava Bianca.

Ma non lo odiava. Di questo Nico era certo. Lui non odiava Percy. Si fidava di lui. Così bello, così coraggioso, così...perfetto. Percy avrebbe risolto tutto, Nico ne era sicuro. Il figlio di Ade credeva in

lui. Era il suo eroe. E avrebbe riportato Bianca da lui. Perché lui aveva bisogno della sua sorellona. Doveva ancora insegnargli tante cose. Doveva spiegargli cos'era quella strana stretta allo stomaco che gli era presa da quando aveva conosciuto Percy. E l'incertezza. Doveva essere la sua guida, la sua luce nell'oscurità.

Però non era così. Si sbagliava. Nico si era sbagliato. Perché quando tornò, Percy lo prese da parte. E gli spiegò la situazione.

E, da allora, lui odiò Percy.

E cominciò a correre. Doveva andarsene da li. Di chi poteva fidarsi, ora che Bianca era morta e Percy aveva tradito la sua promessa? Chi poteva aiutarlo? Nico questo non lo sapeva. Sapeva solo che doveva andarsene.

E lo fece, con le lacrime agl'occhi. E pianse fino a che esaurì anche quelle. Perché Bianca era morta, e non sarebbe mai tornata da lui. E sarebbe rimasto solo per sempre”.

 

Nico si svegliò, urlando. Poi, non potendo trattenere le lacrime, scoppiò a piangere. Di nuovo quel sogno, quel ricordo. Per calmarsi, cercò di ripetersi che era solo un brutto sogno, ma non funzionò. Sapeva che era qualcosa di veramente accaduto. I singhiozzi lo attanagliavano. Sentì un frusciare di coperte. Sentì le braccia della sorella avvolgerlo, i capelli ricci pizzicargli il collo.

:-Un altro incubo?-gli chiese lei, dolcemente, accarezzandogli i capelli. Hazel voleva veramente bene a Nico, era parte della sua famiglia, praticamente l’unico che le era rimasto, ormai, al di fuori dei suoi amici. Il ragazzo annuì, singhiozzando.

:-Ti va di parlarne? Nico scosse la testa. Non poteva parlare di Bianca, non con lei. L'avrebbe ferita. E quel sogno, quel ricordo, era orribile.

:-Tranquillo-disse lei, senza smettere di accarezzargli i capelli corvini. –Andrà tutto bene, è tutto a posto. Era solo un brutto sogno, un incubo. Il ragazzo, piano piano, si calmò, cercò di ricordare che era solo un brutto sogno. Ma non lo era. Quello era stato solo un ricordo di un incubo, di quell'incubo oscuro e privo di senso che era la sua vita.
Però Hazel era diventata una nuova piacevole costante della sua esistenza. C'era sempre li, per lui, anche se, essendo lui il maggiore, sarebbe dovuto essere il contrario. Non lo aveva mai abbandonato. Che fosse quello lo scopo della ragazza? Era per questo che trovarla nelle Praterie degli Asfodeli gli era sembrato fin troppo semplice? Era destino?
Nico ignorava la risposta. Ma sperava davvero che lo fosse, perché Hazel non era la nuova Bianca. Era solo Hazel, e lui le voleva bene. Non poteva perdere anche lei. Sperava davvero che, qualunque fosse lo scopo della ragazza, non sarebbe stato più solo. Che lei sarebbe rimasta con lui per almeno un po'.
Ma allora, qual'era il suo, di scopo? Nico se lo era chiesto spesso. La cosa peggiore, però, e che non aveva una risposta. Però, per la prima volta dopo tanto tempo, si era sentito a casa. Si era sentito parte di qualcosa.
Nico era stanco della sua oscurità. Lui voleva la luce. Perché tutti hanno uno scopo. E decise che avrebbe trovato il suo. E forse questo gli avrebbe permesso di accettare il suo passato. E forse avrebbe distolto la sua attenzione da Percy.

Nota dell'autore: Salve a tutti*saluta con la mano.
Ok, ora che sono tornata, mettete giù le vostre armi di bronzo celeste, ferro dello stige e/o oro imperiale, grazie. Si, so di essere scomparsa in una nuvuola di mistero, ma, cari semidei, ho cominciato il 3 anno di liceo, faccio ancora un po' di fatica, e destreggiarmi tra compiti, studio e impegni vari è complicato. 
Mi dispiace che Percy sia poco presente in questo capitolo, ma vi giuro sullo Stige che è necessario, davvero importante? Perché? Perché lo dico io, ovvio ;)
Lo saprete leggendo il prossimo capitolo.
Anyway, ringrazio la_nuova_figlia_di_ade, Ansiel, Fragolina_50, Pussi_cat, Zucca_matta, Madara, Sirius, kashi_love e katie86 per le loro splendide recensioni che mi hanno scaldato il cuore. 
Ora vado che è tardi, godetevi il capitolo amanti della Pernico e dei biscotti blu, aspetto vostre notizie. <3

   
 
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