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Autore: Aura    18/11/2014    2 recensioni
“Aspetta un attimo, i bravi ragazzi non baciano così!”
“Fanno anche di più, cazzo”
(cit. Il diario di Bridget Jones)
Lexie ha solo ventidue anni, eppure ha ereditato una figlia. Ha chiuso le ambizioni di carriera e la sua giovinezza dentro a un cassetto, la sua vita gira intorno alla piccola Alanis: fa la commessa in una libreria e il suo momento di trasgressione settimanale è quando può avere il controllo del telecomando e gustarsi Dirty Dancing fantasticando su Johnny, il primo di una lunga lista di bad boy che le hanno rubato il cuore. Il suo nemico giurato? L'altezzoso maestro di Alanis, tale William Parker ribattezzato Testa di Corno, la classica persona che guarda tutti dall'alto in basso e che vuole sempre aver ragione, anche sull'educazione di sua nipote. O no? Comunque Lexie lo trova ridicolo e insopportabile, fuori moda ed esasperante nella sua ostinazione a volerla chiamare Miss Spencer, quasi per tenere le distanze da lei. O no?
Genere: Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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sconvolta


È come per le torte, alla fine di ogni serata, del cheesecake e della torta di mele non rimane assolutamente nulla, della mousse di pesche e della torta di cioccolato ne rimangono delle fette, mentre la meravigliosa torta di mirtilli rimane intatta.
(My  Blueberry Nights)







- Mi ha visto il sedere. - dico a Pam e Beth a bassa voce, per evitare che i clienti in negozio mi sentano. - Non vorrei parlarci mai più, ma ovviamente è l'insegnate di Allie e mi è impossibile.
Beth ridacchia,
- Fortunato lui!
- Ero uno straccio, penso che nessun uomo abbia potuto trovarmi attraente in quelle condizioni.
- Però è stato molto carino. Sembrava preoccupato quando l'ho sentito per telefono, e non ho dovuto nemmeno consigliargli io di rimanere per la notte: lo dava per scontato.
Pam ha la sua lista di priorità e non voglio stare a discutere sul fatto che la sua presenza mi ha messo a disagio. E sì, vista la situazione dall'esterno posso ritenere adorabile la preoccupazione della mia amica per me malata e ovvio come Parker sia salito di qualche gradino sulla sua scala che va da uno a dieci, dove uno è “Vecchio Testa di Corno spara-sentenze” e il dieci ovviamente non può che essere “Noah di Le Pagine della Nostra Vita che legge tutti i giorni alla moglie malata di Alzheimer il racconto della loro storia”.
Però, vista da me, la situazione è un tantino diversa: non solo perché mi sono resa ridicola in tutti i modi possibili di fronte alla controparte di tutte le mie più recenti discussioni, ma si dà il caso che sia anche l'ultima persona al mondo che voglio che mi ritenga ridicola e bisognosa di aiuto. L'uomo che mi giudica, quello che mi ha chiamato ragazzina: le sue parole mi hanno umiliato, nonostante io sappia che sto facendo di tutto per fare le cose bene, ha il potere di farmi sentire in difetto. Come posso non voler cancellare dalla mia mente questo catastrofico week end?

Beth si solleva dal bancone della cassa, dove si è appoggiata.
- Beh, ragazze, è arrivato il momento dei saluti. Pam: quando il pupo nascerà voglio sapere tutto, ricordati di mandarmi un messaggio, ok? - La stringe, facendo attenzione a non schiacciarle la pancia. - E Lexie... - Passa a me, stritolandomi. - Non ti preoccupare, ho dato istruzioni al mio sostituto perché si prenda cura di te: non sentirai affatto la mia mancanza, fidati. - dice, strizzandomi l'occhio.
Sono contenta per lei, ma chiunque sia il suo sostituto ha torto: mi mancherà un sacco.
- Ed eccolo, in perfetto orario: bravo Drew, complimenti. - dice, rivolgendosi al ragazzo che è appena entrato in negozio con in mano una tazza di caffè.
Ok, non sentirò affatto la mancanza di Beth. Do una leggera gomitata a Pam, che rischia di sbavare, e sorrido radiosa al nuovo arrivato, sperando che non noti che ho il naso ancora arrossato per via del raffreddore.
- Questo è per Lexie, - dice porgendomelo, sicuro come se Beth gli avesse fornito una mia foto con sotto la didascalia “dipendente da caffeina”. - Non sapevo che ci sareste state anche voi, vado a prendervi qualcosa?
Beth tira Pam per il gomito.
- Io me ne stavo andando, e anche lei: fa il turno del pomeriggio. Ricordati: per la mammina niente caffeina, ma solo spremute d'arancia e tisane. - gli impartisce le ultime lezioni mentre spinge Pam fuori dalla porta. - Ciao Lexie, chiamami! - dice poi, lanciandomi un ultimo bacio.

Rimasti soli guardo Drew e capisco che è sciocco presentarmi, dal momento in cui già conosciamo i rispettivi nomi.
- Ho un conto aperto, pago una volta alla settimana. - lo informo, pensando che sia ancora qui perché aspetta di essere pagato, ma lui sfodera un sorriso che mi fa tremare le ginocchia.
- Lo so, ma Beth mi ha detto che questo è un posto tranquillo dove passare la pausa senza essere disturbati, spero non ti dispiaccia.
- No. - squittisco, nascondendomi dietro al caffè.
Lui si guarda intorno, e io guardo lui: è come se qualcuno avesse preso nota delle mie preferenze e lo avesse confezionato per me. Alto come Parker ma sicuramente più muscoloso. I capelli sparano in tutte le direzioni, ingellati, e ha un piercing sul labbro che mi fa battere il cuore solo a guardarlo.
Molto bene, Drew, benvenuto.
Sono contrariata per aver pensato un attimo a Parker paragonando le loro altezze, ma forse sono ancora i residui della febbre o la gentilezza che, nonostante tutto, ha dimostrato mentre si prendeva cura di me; e forse perché è stato il primo uomo che vedevo a petto nudo dopo un bel po' di tempo.  Mi consolo però, sicura che Drew spazzerà questi malsani rimasugli di pensieri via dalla mia mente. Si gira, sorprendendomi a guardarlo, e mi fa l'occhiolino.
- Quanti anni hai?
- Ventidue. - dico sicura.
So già dove vuole andare a parare e quindi non mostro un minimo di esitazione quando, dopo avermi restituito lo sguardo lusinghiero mentre mi studia per benino, mi chiede: - Ottimo, volevo invitarti a bere qualcosa.


Andiamo a fare l'aperitivo il giorno dopo, e scopro che nonostante l'aspetto più giovanile ha ventotto anni, uno in più di Parker.
Non è male uscire di nuovo con un ragazzo, Allie è con la famiglia P, Pam e Paul, e non ho nessuna fretta di andare a casa; ma chiacchierando sento chiaramente che, al di là dell'esperienza in sé per sé, questa serata non è per niente come me l'ero immaginata: è come se mancasse qualcosa.
Una certa continuità nelle chiacchiere non certo carente per il desiderio di fare colpo, anzi; brivido inesistente.
Non che Drew non sia un bel vedere, a rischio di ripetermi è esattamente il mio ideale di ragazzo; ma forse proprio per questo ero un po' troppo carica di aspettative e invece mi ritrovo a captare ogni movimento che fa verso di me, come se rispettasse un copione che ho già letto, con un effetto finale decisamente tiepido.
Drew almeno non è come la maggior parte dei ragazzi del college con cui ero uscita, impazienti di concludere la giocata: non mi fa pressioni e tutto sommato lo posso definire galante, prende le cose per la lunga ma non eccessivamente, mi dà il bacio della buonanotte e ci salutiamo dicendoci che dovremmo rivederci al più presto.

Quando suono al citofono e non mi risponde nessuno mi faccio prendere dal panico, ma prendendo il telefono pronta a chiamarli e a scoprire chissà qualche disgrazia, leggo il messaggio di Pam che mi avvisa che sono tutti da Scott.
Scommetto che invitarli è stata una sua mossa per tirarli dalla sua parte, penso già pianificando un modo per poter stuzzicarlo, e suono il citofono. Mi risponde lui, invitandomi a correre su: mi aspettano con una birra ghiacciata e vogliono sentire tutti i dettagli; salendo rido tra me e me paragonandolo, nella nostra strana famiglia allargata, a un fratello maggiore. Beh, non di quelli gelosi, è ovvio.
Hanno lasciato la porta socchiusa e non appena la apro Pam, che mi aspettava in corridoio curiosa come una scimmia, mi investe:
- Allie si è addormentata, non può sentire quindi non ti risparmiare: come è stato baciare uno con il piercing?
- E chi ti dice che l'ho baciato? - ridacchio, ma dal suo sguardo capisco che non è prudente tenere sulla corda una sotto effetto degli ormoni della gravidanza. - Ok, l'ho baciato. - dico a voce abbastanza alta perché mi sentano anche Paul e Scott, in sala. - Ma giusto per essere chiari: poteva andare meglio, anche se è un figo spaziale.
Mi prende sottobraccio, soddisfatta, e li raggiungiamo,
- È decisamente un bel esemplare. - dice, e suo marito si ribella.
- Ehi! - dice, tirandosela coraggiosamente sulle ginocchia nonostante ora non sia più un peso piuma.
- Amore mio, anche tu sei bello: non temere. - mentre lei lo tranquillizza io per l'ennesima volta mi rendo conto che prima di urlare devo informarmi su chi sia presente: Parker è lì, e ha sentito tutto.
Sono a disagio perché non abbiamo abbastanza confidenza per certi discorsi, e lui deve pensarla allo stesso modo perché non mi rivolge nemmeno uno sguardo.
- Quindi lo rivedrai? - chiede Scott, curioso, mettendomi una birra in mano.
- Non lo so. - la mia esuberanza si è sgonfiata come un palloncino e spero che si parli presto di altro.
- Venerdì tu e la ranocchietta venite a cena da noi? - mi chiede Paul, traendomi d'impaccio.
- Non ci siamo: la porto da mamma e papà nel pomeriggio, venerdì danno l'anteprima dell'ultimo cartone della Pixar e loro ci tenevano a portarla.
- Week end libero: quindi lo rivedrai, eh? - ripete allora Scott, con un tono malizioso che questa volta mio malgrado mi fa scoppiare a ridere.
- Cretino...

La Fitzpatrick mi ha chiesto di fare il turno di sabato mattina e dal momento che non ho Allie non ho motivi di rifiutarmi: mi sento in colpa perché non posso darle più disponibilità di quanto faccia, tra un po' Pam starà a casa per la maternità e sarà costretta ad assumere qualcun altro; così quando posso mi fa piacere aiutarla.
Dopo una prima ondata di clienti che mi fa quasi sudare freddo, la calca diminuisce e riesco ad occuparmi meglio dei pochi clienti che entrano.
Ormai riesco ad inquadrarli abbastanza bene, quelli che vogliono un consiglio, quelli che vogliono chiacchierare e quelli che vogliono prendere nota della mia esistenza solo al momento del pagamento: i presenti fanno quasi tutti parte della terza categoria, tranne forse il ragazzo che sta guardando la sezione dei romanzi stranieri.
Decido di provare a vedere se ho ragione, esco dalla cassa e mi avvicino a lui.
- Ha bisogno? - gli chiedo.
Lui si volta,
- Pensavo avessimo deciso di darci del tu.
Parker.
Spalanco la bocca, sorpresa nel trovarmelo davanti e in qualche modo sentendomi in difetto per non averlo riconosciuto.
- Scusami, non mi sono accorta che eri tu. Hai visto qualcosa che ti interessa?
Lui soppesa la mia cordialità ma è logico: in questo momento è un cliente e lo devo trattare come tale. Ammetto che per qualche strano motivo sono più imbarazzata del solito e anche lui non è da meno, infatti mi risponde, impacciato:
- Leggevo qualche trama. Mi consigli qualcosa?
In effetti abbiamo tutti i motivi di sentirci imbarazzati: prima passa il week end a occupasi di me e di mia nipote, senza contare tutti i vari incidenti primo tra tutti quello dei pantaloni; poi quando lo rivedo io esordisco raccontando a tutti che ho limonato con uno e non ci rivolgiamo la parola tutta sera.
- Non conosco i tuoi gusti. - ammetto, candidamente.
- A te cos'è piaciuto?
La domanda mi prende alla sprovvista, non voglio nominare Odissea D'argento per non rievocare quella disastrosa prima serata, così dopo un'occhiata veloce allo scaffale pesco uno dei miei libri preferiti, sentendomi stupida perché di sicuro lo conoscerà a menadito.
- Sicuramente l'hai già letto, ma se ti è piaciuto posso consigliarti qualcosa del genere...
Lui prende il libro, girandolo con attenzione.
- Storia di una gabbianella e del gatto che le insegnò a volare? - chiede, dubbioso. E lo capisco al volo, dal suo tono e da come guarda la copertina, non l'ha letto: e potrò capire molto di lui quando mi dirà se gli piace o meno.
- Se non lo conosci, prendilo. - dico, senza esitazione.
Lui annuisce, attento, e quando lo vedo leggere la trama mi allontano, andando in cassa a far pagare un cliente che girava da stamattina e finalmente si è deciso.
Non appena lo saluto compare Parker, dietro di lui, che appoggia sul banco della cassa il libro. Noto che è il tipo che ne prende uno alla volta: loro soppesano la scelta che assume sempre un significato, ho imparato a rispettarli. Per fortuna non è il classico negozio che fa ai dipendenti pressioni sullo scontrino medio, per niente al mondo cercherei di cambiarli: quelli che escono con le pigne di libri inevitabilmente ne avranno uno nel mucchio che finirà dimenticato.
- Fammi sapere cosa ne pensi. - dico per riempire il silenzio, mentre batto lo scontrino.
- A che ora stacchi?

- Cosa? - il rumore della cassa ha coperto la sua domanda, non sono sicura di aver capito bene, o forse non so perché me lo abbia chiesto.
- È quasi ora di pranzo, credo che mangerò fuori e se stai per finire ti aspetto.
Oh, la solita cortesia. Cielo, ma quest'uomo fa mai qualcosa che gli vada di fare o si attiene sempre al suo rigido codice di comportamento?
- Manca un'ora e mezza. - gli rispondo, sperando di scoraggiarlo, ma lui sventola il libro, facendomi intendere che ha il modo di occupare il tempo.
- Ci vediamo da Starbucks?
Non sapendo che altra scusa inventarmi annuisco, sperando che non si riveli un pranzo d'inferno.
Quando esce tiene la porta aperta per fare entrare qualcuno, e quel qualcuno è Drew che mi dedica uno dei suoi sorrisi.
Deve aver finito il turno perché non ha la divisa, ma non è venuto a mani vuote.
- Ecco a te, piccola, scusa il ritardo: è stata una mattinata splatter, un bagno di sangue in caffetteria.
Stappo il coperchio e annuso l'aroma celestiale.
- Non dirlo a me, se fossi venuto un'ora fa non me ne sarei nemmeno accorta.
- Riposati oggi pomeriggio: non vorrei che stasera usi la scusa che sei stanca e mi dai buca.
Mi strizza l'occhio e in tutta risposta gli faccio la linguaccia:
- Ci sarò.
Forse al primo appuntamento non abbiamo fatto scintille, ma non era un buon motivo per smettere di flirtare con lui, e il suo bel faccino è di sicuro un bel motivo per dargli una seconda possibilità.











Nda Nella vita di un'autrice che rende pubblico il suo lavoro ci sono innumerevoli motivi di paranoie: nella mia, per come sono fatta, ce ne sono sicuramente una valanga. Non sto a spiegarvele perché non interessa a nessuno, ma ho rivisto la suddivisione dei capitoli che avevo fatto per le parti non ancora pubblicate, volevo provare a creare delle divisioni più ristrette ovvero capitoli più brevi; potete farmi sapere cosa ne pensate dell'attuale lunghezza, as usual qui si procede per tentativi ed errori ;-) a presto, non prometto niente ma se riesco a revisionarlo potrei pubblicare un capitolo infrasettimanale! (Il termine è corretto perché la mia settimana va dal mercoledì al lunedì u_u)
   
 
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