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Autore: Zomi    20/11/2014    3 recensioni
Inizia tutto con un appuntamento disastroso.
Per Sanji.
Un calcio in faccia.
Per Sanji.
Un epistassi nasale.
Per Sanji.
Ma sarà un incontro che cambierà la sua vita per sempre... per Violet.
*Fan Fiction partecipante al SaViolet’s Day*
Genere: Comico, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Sanji, Un po' tutti, Violet
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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CAPITOLO 5: Noce Moscata

 
Aveva marciato fino allo Studio Oculistico con le più nobili e cavalleresche intenzioni: ammazzare a suon di calci in culo Gladius.
Si era preparato alla refezione Sanji: cicca fumate sull’angolo della bocca, sguardo sbarrato e rigato di vene nere di rabbia, ringhiò idrofobo di sottofondo e aurea demoniaca al seguito.
Aveva impiegato una settimana ad organizzare quella resa dei conti, ringhiando e fumando di rabbia ogni attimo, alimentando la collera con l’immagine nitida e chiara della sua Violet, bellissima in un dolce e succinto abito azzurro, a cena con quel bastardo di un oculista dalla chioma bionda e spettinata, lunga fino a terra, e dallo stile sadomaso non del tutto celato nel vestire.
Una settimana.
Era trascorsa una settimana da quando la sua Violet e quel demente si erano presentati al suo ristorante per cenare, e da una settimana lui pretendeva vendetta.
Vendetta per quell’affronto, per l’ignobile doppio gioco che Gladius gli aveva fatto.
Gli aveva rubato Violet, la SUA Violet, giocando sporco, portandola nel miglior ristornate della città, il suo ristorante, certo della vittoria.
Oh ma Sanji non gliela aveva fatta passare liscia,.
Oh no.
Si era preparato, aveva pensato a ogni singolo dettaglio.
Prima lo scontro verbale, poi la carneficina, e infine una romantica cenetta con la sua Violet per riappacificarsi.
Perchè Violet era sua, solamente sua.
Una sua amica, la più cara.
La sua confidente.
La sua donna, dannazione, perché anche se si era ripromesso di non sedurla o farle delle avance, gli era comunque stato impossibile non provare qualcosa per lei, qualcosa di più importante e speziato della semplice amicizia.
Ergo, Violet era sua.
Punto.
Per questo la sua vendetta era stata ben progettata, in modo da far capire a tutti che la dolce e bella oculista mora non doveva essere toccata da nessuno.
Si, aveva pensato a tutto.
Tutto tranne a un piccolo insignificante dettaglio: la porta a vetri automatica dello studio Oculistico era rotta.
Si era così ritrovato a spalmare il capo contro la porta del negozio, lanciato contro ad essa a tutta velocità, guadagnandoci invece che una schiacciante vittoria contro il bondage Gladius, un naso sanguinante e il viso sconvolto e spaventato di Violet, dall’interno dello studio, a fissarlo nel suo tentativo di sfondare la porta a craniate.
Un completo disastro.
-Tutto bene, Sanji chan?- sollevò il fazzoletto imbrattato di sangue dal viso del biondo Violet, fissandolo dall’alto in basso.
Il cuoco annuì piano, strusciando il capo contro i seni della mora, dove cui la ragazza lo tratteneva con entrambe le braccia, reggendolo e tamponandogli le narici ancora sanguinanti.
-Forse dovrei portarti all’ospedale- sospirò piano, mordendosi un labbro.
-Sto bene - le sorrise, puntando le mani sul lettino dello studio della mora.
Provò ad alzarsi, ma le mani di Violet lo trattennero ancora al suo prosperoso petto, accarezzandolo dolcemente tra i capelli.
-Fermo!!!- l’ammonì urlacchiando –Devi evitare di muovere troppo la testa-
Sanji annuì, tornando ad immergere l’occhio libero dalla frangia tra le coppe dell’amica, sospirando pesantemente.
Quante volte aveva desiderato trovarsi in quello stato?
Non sanguinante e reduce di una tremenda figura di merda, ma tra le braccia della mora, accoccolato tra i suoi seni e accarezzato dalle sue dolci e diafane manine.
Eppure, ora che vi si trovava, non ne era felice.
Forse perché lei era di un altro, forse perché si era accorto troppo tardi di volerla e ora non avrebbe più potuto stare con lei.
Sospirò, ruotando l’occhio alla porta, che scricchiolando si apriva verso l’interno dello studio di Violet.
-Violet- fece capolino Gladius, immergendo una mano in una tasca del camice bianco –Il signor Eneru vorrebbe che gli dessi una controllata: con i nuovi occhiali si lamenta che non riesce ad apprezzare al meglio il suo riflesso…-
Un ringhio basso e cavernoso si alzò gutturale dalla gola di Sanji, che digrignò i denti alla vista del biondo che si rivolgeva con tanto distacco alla bella mora, quasi non stessero insieme.
L’immagine della loro cenetta romantica, avvampò nell’iride scura del cuoco, che dovette deglutire pesantemente il nervoso per trattenersi dal saltare al collo al rivale.
Ma l’ira si placò all’istante, nel vedere il leggiadro e solare sorriso che Violet gli rivolgeva.
Era un sorriso dolce, leggero e inebriante, al sapor di noce moscata quasi, che al solo guardarlo faceva venire l’acquolina in bocca per la sua tenerezza, ma anche un grande dolore al petto, se, come Sanji, lo si vedeva rivolgere a qualcun’altro e non a se stessi.
-Si certo, un attimo e poi posso visitarlo…- sorrise al collega Violet, scatenando una nuova scintilla di dolore nel petto del cuoco, che si alzò deciso da lei.
Era tardi, non era più sua, e continuare ad assistere a quella scena non faceva altro che accentuare maggiormente il suo dolore.
La porta si richiuse, mentre Sanji si stirava con le mani i lembi della giacca, ignorando le delicate mani di Violet che cercavano di riportarlo steso sul lettino strattonandolo per le spalle.
-… ti sentirai male di nuovo- lo rincorse fino alla porta, tamponandogli il naso ancora gocciolante.
-Sto bene- le accarezzò la mano, spostandola dal suo viso –Tranquilla Violet-
La mano della mora tremò leggermente nel sentirlo parlare, e il fazzoletto le scivolò dalle dita.
-Come “Violet”?- sussurrò, fissando il biondo afferrare la pezzuola insanguinata e portarsela al viso, tamponando l’emorragia.
-È il tuo nome- parlò attutendo la voce con il fazzoletto.
-Si, però tu non mi chiami mai solo Violet- miagolò piano, stringendo le mani al petto –Mi chiami anche tesoro, piccola, mia cara… Violet chan-
Sanji sorrise mesto, abbassando lo sguardo al pavimento.
-Bhè ora non posso più: c’è chi ne ha più diritto di me…-
-Come?!?- strabuzzò gli occhi.
Sanji sospirò, abbozzando un sorriso forzato mentre gettava il fazzoletto nel cestino dello studio medico.
-Ora vado- le voltò le spalle –Hai dei pazienti…-
Prese la maniglia della porta in mano, ma non riuscì ad aprirla se non prima di essersi voltato nuovamente a fissare Violet in viso.
Doveva sapere. Sapere se…
-Ti tratta bene vero?- le domandò a brucia pelo.
-Eh?- inarcò le sopracciglia stupita.
Di che stava parlando?
-Non ti fa sentire una delle tante, ti fa sentire speciale?- la fissò negli occhi –Ti fa sentire la cosa più importante al Mondo? Perché se non è così, io vado di là e gli spacco il cul…-
-Sanji ma di che parli?- sbatté le ciglia, accarezzandolo su una guancia –Hai battuto anche la testa contro la porta, oltre che il naso? Lo sapevo che dovevo portarti all’ospedale…- scosse il capo.
Posò le mani sul petto del biondo, spingendolo contro il muro e distanziandolo dalla porta, aprendola e sporgendosi leggermente fuori dallo studio con il busto.
-Kaya!!!- chiamò la giovane collega bionda –Potresti visitare tu il signor Eneur? Ah, e gentilmente portami della noce moscata…- affermò seria, richiudendo la porta.
Tornò a sfiorare Sanji, esaminando con attenzione la frangia bionda e la fronte, cercandovi qualche bernoccolo o ematoma.
Farneticava, era ovvio.
E se avesse avuto una qualche emorragia interna?
Tremò al pensiero, affrettandosi a riportare il cuoco sul lettino medico,
-Siediti Sanji chan, non vorrei che…-
-Violet, per favore mi vuoi rispondere?- sbottò secco, afferrandole con forza i polsi e fermando ogni suo movimento, fissandola nei suoi grandi occhi chiari.
Violet sostenne il suo sguardo, sorpresa dall’espressione dolorante e in sofferenza del biondo.
-Sanji…- sussurrò piano, accarezzandogli con la punta delle dita i polsi, tesi nel mantenerla ferma di fronte a lui.
-Violet voglio solo sapere se ti tratta bene- allentò la presa, iniziando ad accarezzarle le braccia, sfiorandole la pelle sotto il camice con appena due dita.
-Vi ho visti la settimana scorsa al Baratie e…- deglutì un doloroso nodo in gola, amaro e umidiccio come la noce moscata -… e voglio solo sapere se lui ti tratta bene, niente di più-
La mora lo fissò attenta e scrutatrice, varcando con lo sguardo il limite delle iridi chiare di Sanji, provando a leggergli nel pensiero, capendo cosa lo turbava così profondamente.
Aveva nominato il suo ristornate e la settimana appena conclusa, e se lei ricordava bene, si era recata al locale solamente in un’occasione.
Inarcò le sopracciglia sorpresa, sgranando gli occhi incredula a quanto era giunta seguendo le parole dell’amico.
Possibile che…
-Sanji chan, tu sai vero che giovedì scorso c’era il convegno annuale degli Oculisti al Baratie, si?- lo accarezzò sulle mani, mantenendo gli occhi fissi sui suoi, sbiancati e confusi.
-E ti ricordi che ti avevo detto che ci sarei andata con Gladius, perchè Kaya aveva le prove del matrimonio: te lo ricordi si?- sciolse l’intreccio delle loro mani, avvicinandosi fino a sfiorargli il petto con il suo, circondando il viso di Sanji con le mani, sfregando le gambe, longilinee e attraenti che fuoriuscivano dalla gonna e dal camice, tra le gambe aperte del biondo.
-Te lo ricordi Sanji chan?-  gli circondò il volto con le mani, posando al fronte contro la sua –Vero?-
Sanji aprì la bocca, richiudendola e aprendola nuovamente un paio di volte, perso nei suoi pensieri.
-Tu… tu non stai con Gladius?- balbettò, sbattendo le palpebre ripetutamente.
Violet contrasse le sue dolci labbra in una smorfia disgustata.
-Oh Kami: ti prego… ma l’hai visto?!?-
Un sorriso radioso ed enorme si allargò sulle labbra del cuoco, che si tuffò con il capo sul petto della mora, abbracciandola per la vita e infossando il capo tra i suoi dolci seni.
-Oh Violet channnnn!!!!!!- iniziò ad emanare cuori e spruzzi di sangue dal naso per la felicità.
Percepiva infondo allo stomaco una piacevole sensazione, amarognola e a tratti umidiccia, simile alla noce moscata, che disgusta al primo incontro, suscitando una breve scintilla di dolore sul palato, ma che poi risveglia tutti i sensi con i suoi aromi umidi e caldi.
Caldo, come quello che sentiva nel percepire Violet accarezzarlo tra i capelli, stringendoselo al petto per le spalle e infischiandosene se lui le macchiava il camicie con la sua epistassi d’amore.
Il dolore non c’era più, quasi che davvero la noce moscata l’avesse scacciato via, e quando Kaya aprì la porta dello studio proprio per portare alla bella oculista mora la spezia richiesta, ormai non ce n’era più bisogno.
Sanji si alzò dal petto di Violet, lasciandola al suo lavoro e facendole il baciamano, imporporandole le gote, uscendo dallo studio sorridente e leggero.
La noce moscata aveva cancellato ogni dolore.
   
 
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