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Autore: Matih Bobek    22/11/2014    1 recensioni
Brevi ma intensi spaccati di vita familiare ambientati nei giorni nostri. Simpatici, allegri e solari, questi piccoli racconti vertono su una voce narrante, il giovane figlio, nato e cresciuto nella periferia romana, e la protagonista indiscussa della casa, nonché della storia, la madre: personaggio stereotipato, a tratti assurdo, tanto da sembrare quasi... un alieno.
le storie affrontano, di volta in volta, momenti tipici della quotidianità familiare, prendendosi beffa, in modo ironico e sottile, dell'idea maschilista della donna casalinga.
Lo stile utilizzato è fresco, colloquiale, giovanile e numerosi sono i riferimenti alla cultura popolare, comunemente nota, al fine di rendere più partecipe il lettore.
All'interno del singolo episodio, i cambi di narrazione sono frequenti, pur mantenendo fissa la focalizzazione interna: ogni storia è costruita su uno schema fisso, che vede una breve premessa della situazione, in cui la voce narrante è direttamente coinvolta nel racconto, poi una dettagliata narrazione, da vicino, guidata da una seconda persona, per facilitare la personificazione, e infine il dialogo, in cui il narratore spesso interviene come voce fuori campo.
Spero che vi piacciano, o perlomeno che vi lascino un sorriso, e che lascerete consigli e opinioni, per me utili al fine di perfezionare stile, trama o personaggi.
Genere: Comico, Commedia, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Raccolta | Avvertimenti: Incompiuta
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Sono le due del mattino, e tu non dormi. Ti giri e ti rigiri nel letto. Le finestre sono aperte; fuori l'aria è densa di umidità. E' una calda, afosa, sudata notte di pieno agosto,  e nemmeno il ventilatore di fronte al letto può donarti quel po' di refrigerio di cui hai bisogno. Con le mani, nel buio della tua stanza, cerchi la bottiglia di acqua gelida. Che ora è calda come il tè delle cinque. Dannazione! Devi alzarti per riempirla. Ti sollevi, resti seduto sul letto una buona decina di minuti, per convincerti della necessità dello sforzo sovraumano che stai per fare, non cerchi neanche le ciabatte: la plastica fa sudare i piedi. Ti alzi, a passo lento, lentissimo, e ti avvicini verso la porta della stanza. "Non devo far rumore" pensi "altrimenti LEI mi sente".  Come un bradipo intontito, afferri la maniglia della porta, la abbassi, delicato, cerchi di non emmettere alcun suono che possa disturbare la quiete del mostro, apri di poco la porta, solo un piccolo spiraglio; un debole cigolio sinistro ti fa sussultare, e subito preghi che LEI non abbia sentito. Metti il piede fuori dal porta, lo posi sulla mattonella tiepida del pavimento, poco dopo, l'altro piede, piano piano. Un passo, due passi, tre passi...: "CHI SEI?" Maledizione, c'ero quasi riuscito! Il mostro mi ha sentito,: " Sono io ma'!", " Io chi?" Il fantasma formaggino... :" Io, tuo figlio..." "Quale?" "abusa di sonniferi secondo me, altrimenti non si spiega "L'unico che, purtroppo, abita ancora con te! "Che cosa stai facendo? Vai a dormire!" Ma da dove mi parla? La porta della camera da letto dei miei è chiusa " Ho sete! Ma dove sei?"  "Qui, in bagno. Sto passando lo straccio!" Incredulo, ti avvicini alla porta del bagno, ti accorgi che è solo socchiusa; la apri, e vedi lei, in tutto il suo splendore: montagna di capelli pecoriforme; immancabile vestaglia rosa, probabilmente presa in prestito a Moira Orfei; ciabatte fucsia con perline, chic che più chic non si può; giurassici occhiali da vista, indossati senza ragione. " Ma cosa stai facendo?" " Non lo vedi? Passo lo straccio! Il tuo bagno fa sempre schifo!" "Ma ora? Alle due del mattino?" " E quando lo faccio? Lavoro tutto il giorno!" La risposta è semplice: non lo fai. " Va bene, ok" assecondarla. Sempre e solo assecondarla. " Però devo riempire la bottiglia, e già che ci sono, fare anche pipì" sguardo satanico, venuzze rosse negli occhi, movimenti scattosi: " E certo, di tanti momenti, ora, mentre io pulisco... certo, perchè devi rompere, ovvio. Non se pò mai fa niente che subito vieni te rompere i cogl..."  non si rende conto di quanto la situazione risulti priva di senso, sembrerebbe assurda persino a Lewis Carrol. Ed è tutto dire. " Scusa eh, ma sei tu che ti sei messa a pulire in piena notte... sei tu quella strana!" " Ti sembra normale svegliarsi alle due per bere? La gente a quest'ora dorme!" ...la domanda sorge spontanea: " E tu perchè non dormi?" " STO LAVANDO IL BANGO! Mi stai facendo perdere tempo, vattene. Bevi domani appena ti svegli." Dubito di poter camminare, da morto. " Vabbè..." Decidi che non vale la pena discutere, fai dietrofront e ti dirigi verso la cucina; avvicinandoti alla porta, ti rendi conto che l'entrata è sbarrata da due scopettoni messi a croce, come le spade sulle bandiere dei pirati, al che, un po' spaventato, torni da tua madre e le chiedi:" Scusa Barbablu..." la guardi " Barbarosa, ma gli scopettoni?"
" Ho passato lo straccio in cucina e in salotto. Se passi, ti taglio le gambe."  Gentile come una fucilata sulle ginocchia:" ma quindi devo morire di sete?"  " Fai quello che ti pare, ma non sporcare il pavimento!" Ma secondo me è questo odore misto di candeggina e anticalcare che le fare dire queste boiate. E a dirla tutta inizia a far girare la testa anche a me:" Ma', quanta candeggina hai usato?" Ancora intenta a sgrassare le macchie immaginarie, mi risponde fredda: "Uno." " Ah, un misurino, vabbè... pensavo peggio" " Ma perchè non capisci niente? Un bottiglione intero! Il salotto era sporco!" Ora ho capito perchè il pavimento sembrava così lucido. In realtà non ci sta più: è stato consumato." Da 'essere sporco' a ' era incrostato di grasso perenne" ce ne passa ma'..." " Che c'è? Perchè mi rompi? Che devi fare? Sempre in mezzo alle pa..." " Devo sempre bere ma'.. mi arrangio leccando la candeggina sul pavimento?" Battuta simpatica, spezziamo la tensione. " FERMO! ME LA CONSUMI!" Questa donna è un mostro. 
Ora basta, hai perso una mezz'ora buona: entri di forza nel bagno, veloce, mentre è di spalle, così non può dirti nulla. Appena fai un passo, te la ritrovi davanti, con lo scopettone stretto, stritolato dalle sue dita ossute, lo sguardo satanico, il naso aquino, affilato come il becco di un rapace, una voce da oltretomba: " TU NON PUOI PASSARE!" Con un energia incredibile, mamma Gandalf, ti spinge fuori dal bagno e chiude la porta. A chiave. Tu, come un poraccio, rimani in piedi, sudato dalla testa ai piedi. Con la bottiglia vuota in mano. A morire di sete:" Grazie ma'..." e te ne vai a dormire.  

   
 
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