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Autore: DeaPotteriana    24/11/2014    2 recensioni
Questa fanfiction era già stata postata, ma ho deciso di riscriverla completamente, in quanto non mi sembrava...mia. Quindi questa è la Re-edizione de "L'Ultima Black".
E se Sirius Black avesse avuto una figlia?
Questa è una raccolta di avvenimenti della vita di Helena Kaitlyn Black, una vita difficile, passata nella rabbia, nel dolore e nella solitudine. Una vita passata senza genitori, con una famiglia dura e razzista e un padrino troppo buono per riuscire a gestire la figlioccia.
Questa storia narra di questo e di molto altro. Narra di un'amicizia eterna, una scuola che fa da casa e una Casa che non sembra adatta a Kait; parla di una guerra in arrivo, di lacrime trattenute a stento e di lutti strazianti. È solo una fanfiction, ma immaginate come sarebbe stata la vita della figlia di Sirius Black, se solo fosse esistita.
Non siete curiosi?
Vorrei dimostrare, in questa storia, che a volte il dolore toglie il fiato, che l'amore spesso non basta e che essere un eroe ha sempre il suo prezzo. Spero di riuscirci.
EDIT: STORIA INCOMPIUTA, NEGLI ULTIMI 2 CAPITOLI SPIEGO COME FINISCE.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro personaggio, Famiglia Black, I fondatori, Il trio protagonista | Coppie: Ron/Hermione
Note: What if? | Avvertimenti: Incompiuta | Contesto: Più contesti
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Isn't that what a great story does? Makes you feel?'
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Crescere


 


"Non ha voluto che provassi."
Kait si voltò verso il suo migliore amico e sospirò, preparandosi a spiegargli il motivo del gesto del padrino. "Ti ricordo che non ha lasciato avvicinare al Molliccio nemmeno me... E meno male!"
Si strinse nelle spalle e sorrise con leggerezza. "Non li ho mai sopportati," confidò e Harry le passò una mano sulla schiena, che strofinò senza pensarci troppo. Erano seduti su una panchina del cortile già da diverso tempo e l'aria cominciava ad essere un po' troppo fresca.
"Vuoi rientrare?" chiese Potter. "Nah."
Rimasero qualche secondo in silenzio, ognuno immerso nei propri pensieri. Era stata una giornata pesante, sia per le lezioni, - due ore di Trasfigurazione e due di Pozioni, davvero un pomeriggio stressante - sia per lo strano clima in cui imperversavano gli studenti. C'era mancato poco che Kait desse inizio ad una vera e propria rissa, alcune ore prima, causata dalle domande corrette ma impertinenti di alcuni Corvonero del sesto anno.
"Ron mi ha..." la Black si schiarì la voce, abbassando il volto e mordendosi il labbro per cercare in qualche modo di fermare il sorriso che, incurante dei suoi tentativi, si stava facendo spazio sul suo viso. Harry la guardò, fingendosi incuriosito - in realtà sudava freddo. Si era confidato con Ron e davvero, davvero non poteva pensare che lui avesse rivelato a Kaitlyn della sua... Cotta.
"Dicevo, ehm... Ron mi ha fatto notare che io e te passiamo un sacco di tempo insieme, sì, insomma... Da soli."
"Ah, davvero?"
Vai, Harry, fingiti sorpreso.
"Sai che non ci avevo fatto caso?"
Ottimo, continua così.
"Io sì," disse l'Unità e scoppiò a ridere quando l'amico si mise a tossire a causa della sua stessa saliva, che gli era andata di traverso. "Dai, camminiamo," propose una volta che si fu ripreso. Si addentrarono nel parco, l'uno vicino all'altra. Harry si infilò le mani nelle tasche, senza sapere cosa dire, e Kaitlyn lo prese a braccetto, trascinandolo verso il Lago Nero.
"Quindi, ehm..." borbottò, decidendo subito dopo di tacere per evitare brutte figure. Non gli piaceva doversi controllare in quel modo, non quando parlava con la sua migliore amica! Forse stava rovinando tutto - e senza nemmeno volerlo!
"Sono in momenti come questi che vorrei davvero poter parlare con mio padre," esclamò nello stesso istante in cui Kait prese il coraggio necessario per parlare. "Come?" chiese Harry. La ragazza lo squadrò per diversi secondi, poi abbassò la testa. "Ho detto che Hermione ha anticipato Ron di parecchio."
Potter annuì senza nemmeno rendersene conto.
"E credo abbia ragione. Insomma... Io e te siamo sempre stati..."
"Diversi?"
"Sì, diversi."
Si fermarono all'ombra di un albero, dove faceva più freddo, ma si sarebbero potuti illudere di essere al riparo dagli sguardi indiscreti degli abitanti del castello. Essendo Hogwarts una scuola molto grande e piena di studenti, sarebbe stato piuttosto strano se si fossero ritrovati da soli; c'erano, infatti, alcuni piccoli gruppi - di amici? Di studio? - sparsi non troppo lontano, pur rimanendo fuori portata d'orecchio. Erano presenti anche diverse coppiette e Harry arrossì violentemente, se pur con uno strano ed euforico orgoglio, pensando che, ad occhio esterno, lui e Kait sarebbe potuti sembrare qualcosa di più di semplici amici.
Ma chi voglio prendere in giro, si disse dopo qualche secondo. Tutti conoscono il tipo di affetto che ci lega.
"L'episodio dell'anno scorso..."
Harry la interruppe. "Sono stato davvero un idiota," sbottò. "Ricordo di averti trattata malissimo e tu di certo non lo meritavi."
Kait sorrise falsamente, a disagio, e spostò lo sguardo sul Lago Nero. "Non avrei dovuto baciarti, ha reso tutto molto strano."
"Tu mi piacevi," confessò allora Potter. L'altra riportò di scatto lo sguardo su di lui. "Non so nemmeno perché ti ho rifiutato, quella sera. Ero... Ero pazzo di te," concluse passandosi una mano nei capelli ed esibendo un sorriso imbarazzato. "Poi siamo tornati migliori amici e io non, sai, non ho più..."
Ci sono momenti, nella vita, in cui davanti a te si presenta una scelta che ha il potere di modificare tutto in un istante. Kait avrebbe potuto farsi avanti, tirare Harry per la camicia e baciarlo con tutto il casino di sentimenti che stava provando in quel periodo, tra l'evasione - ehm, ehm - di suo padre e la partenza di Jackson; l'incremento, o meglio dire l'esplosione, degli ormoni e la crescita estiva del ragazzo, che ancora non sapeva se giudicare come un bene o come una disgrazia.
Avrebbe potuto farlo, davvero, soprattutto perché era da tutto il giorno che non faceva altro che fissarsi su dettagli idioti come le sue labbra, gli occhi più verdi del mondo, i capelli sparati ovunque, le sue labbra, le mani che la stringevano forte per impedirle di sfogarsi riempiendo alcuni studenti di botte... Le labbra, poi, e anche le dita che sistemavano gli occhiali sul naso e, Merlino!, le labbra!
Tutta colpa di un sogno piuttosto vivido che aveva fatto quella notte e degli ormoni, che probabilmente stavano alla base di tutto.
Ad ogni modo, le sarebbe bastato un movimento per baciare il suo migliore amico... Movimento che non fece.
Si limitò ad avvicinarglisi di un passo - e avrebbe fatto meglio a bruciare la cravatta di Grifondoro, codarda com'era. Guardò Harry negli occhi, quindi si morse il labbro.
E lui perse la testa.

È incredibile come le voci corrano in fretta. In meno di un secondo tutti i ragazzi che per puro caso si erano ritrovati al Lago Nero quel pomeriggio li avevano guardati, già pensando al modo più eclatante per raccontare l'accaduto.
Harry Potter aveva baciato Kaitlyn Black.
Una chicca del genere non capitava spesso, questo era certo.
Tutti gli studenti avrebbero concordato nel dire che era stato lui ad iniziare e che lei "ci era stata".
Solo Harry avrebbe avuto il coraggio di dire che no, non aveva cominciato lui, che si era limitato a rimediare ad un errore commesso l'anno prima, dove andava posto davvero l'inizio, di cui non aveva molto merito.
Ma tutto questo accadde dopo, non di certo in quel momento, perché, beh... Non persero tempo a parlare.
Kait si avvicinò di un passo e di morse il labbro, e Harry perse davvero la testa, perché scattò con la velocità da Cercatore e le afferrò il mento, alzandole il volto. Poi chiuse gli occhi e le sfiorò le labbra con le sue.
A poca distanza da loro subito si udirono le prime esclamazioni sorprese, che fecero sì che i due ragazzi sorridessero l'uno sulla bocca dell'altro. Poi Kait mandò mentalmente tutto il mondo a quel paese, decidendo di godersi il momento e schiudendo le labbra.
Per Harry niente ebbe più senso se non la sua migliore amica... Sempre che potesse ancora chiamarla così. Gli si strinse addosso e lui reagì nell'unico modo che gli parve giusto: le passò una mano sul fianco e la trasse ulteriormente a sé, gemendo qualcosa di indefinito con un rumore di gola che ebbe il potere di sciogliere Kait. Gli passò una mano tra i capelli e si separò quel che bastava per prendere fiato, poi decise che la pausa era durata troppo a lungo e sorrise a Harry, che capì al volo come al solito. Le prese la mano destra e incrociò le dita con le sue, baciandola ancora e ancora e ancora.
Si sentiva leggero, neanche fosse sulla scopa, pronto a salire fino a toccare le nuvole, le stelle, il sole, l'universo, qualsiasi cosa. Kait gli causava questa sensazione e non solo, perché si sentiva leggero ma aveva lo stomaco sottosopra allo stesso tempo.
Kait era salire sulla scopa e volare fino alle stelle, per poi lanciarsi in picchiata, la pancia piena di farfalle e la paura che si mischia all'adrenalina, senza sapere come sarà l'atterraggio.
Se sarà possibile fermarsi dolcemente o se schiantarsi a terra sarà l'unica possibilità di terminare la corsa.
E lui avrebbe accettato tutti e due i modi.
 

Il ritratto della Signora Grassa si aprì, lasciando entrare Lavanda Brown, che corse al centro della stanza e urlò quello che per lei era lo scoop più grande nel quale si fosse mai imbattuta. "Harry e Kait si sono messi insieme!" gridò, godendosi tutte le attenzioni che gli altri Grifondoro le rivolsero. Ron quasi rovesciò l'inchiostro sui compiti di Storia della Magia che aveva appena iniziato, - che strazio, quella materia! - mentre Hermione divenne viola. "Cosa?!" squittì voltandosi di scatto verso Ronald. Qualche secondo dopo sorrise raggiante.
"È bellissimo, non credi? Li vedo così bene, insieme!"
Ron non era d'accordo... O meglio, era felice per loro, ma se si fossero lasciati? Quanto sarebbe durato il loro gruppo?
"Perché lo sapeva lei e noi no?" sbottò invece. Lavanda, che aveva sentito la domanda, sorrise civettuola. "Ero nel posto giusto al momento giusto... E anche Colin Canon! Stava facendo delle foto un po' a tutti e a Harry l'ha fatta proprio nell'istante esatto... Ha occhio, quello lì," aggiunse tutta contenta, tirando fuori dalla tasca una foto dei due amici che si... Ehm... Scambiavano gesti affettuosi.
"Che bacio!" esclamò Dean sbirciando dalle loro spalle. Ginny non commentò, preferendo ritirarsi nel dormitorio. Tutti gli altri, invece, si dimostrarono dei ficcanaso. "Ma da quando?" era una delle domande più frequenti, seguita da "Quanto dureranno?" - non molto gentile, come dubbio.
Poco tempo dopo i due ragazzi al centro dei gossip entrarono nella Torre di Grifondoro, dove vennero accolti da molte occhiate e, nel caso di Harry, tante pacche di congratulazioni. A nessuno sfuggirono le loro mani intrecciate o le labbra rosse, ma limitarono abbastanza le battutine.
"Vi aspetta una cena piena di attenzioni," rise Hermione, poi prese Kait per un braccio e la allontanò dal gruppo. "Quando saremo veramente da sole mi racconterai tutto, vero?" chiese conferma e l'altra annuì. Quindi, un sorriso a trentadue denti sul viso, la Granger allungò la mano e depositò tra le dita di Kait un foglietto. "Ma che...?"
Lo voltò e le mancò il fiato in gola. Era una fotografia e dentro, con tempismo perfetto, Harry le afferrava il mento e la baciava. Seguivano i sorrisi e il bacio vero e proprio, meno dolce e più intenso del precedente. "L'ho presa a Lavanda Brown," spiegò Hermione. "Credo che Colin ne abbia fatte parecchie, però ho pensato che avrebbe potuto farti piacere..."
Kait annuì, sorridendo incapace di distogliere lo sguardo dalla foto, e si fece accompagnare in camera. Attaccò la foto alla testiera del letto, da dove avrebbe vegliato sui suoi sogni. "Grazie," sussurrò alla migliore amica, che sorrise. "Come ti senti?"
La Black scosse la testa, incapace di rispondere, e Hermione la abbracciò da dietro. "Posso immaginare."

Nella Sala Comune, intanto, Harry si era sistemato al fianco di Ron, che lo fissava con un sopracciglio alzato. "Cotto, eh?"
Potter rise e gli diede una pacca sulla spalla. "Cotto e felice di esserlo," rispose appoggiandosi allo schienale del divano. "E lo devo anche a te, sai?"
Weasley si voltò di scatto verso l'altro, poi ghignò - Harry non sapeva nemmeno fosse capace di esibire un'espressione tanto... Malandrina. "Per sdebitarti puoi farmi i compiti di Storia della Magia," decretò Weasley. Harry scoppiò a ridere e cominciò a borbottare "No, no!", afferrando nel frattempo la piuma e l'inchiostro. Fece finta di essere una vittima, ma dentro di sé - e anche fuori - non smise di "annegare nel buon umore" e di sorridere.
Ron, al suo fianco, lo fissò con la coda dell'occhio e fece lo stesso.
Finché quei due fossero stati felici, decise che avrebbe dato la sua benedizione.







Salve!
Lo so, è passato molto tempo dall'ultima volta. Mi dispiace molto che questa storia sia stata dimenticata - o che semplicemente non piaccia, perché anche se un po' lenta io continuo a scrivere. E Kait è così reale, per me, che raccontare la sua storia mi scalda il cuore. E mi fa male. E mi fa ridere. Piangere. Gridare. Saltare.
Questo capitolo mi ha portato il sorriso, ad esempio. Spero solo che abbia fatto lo stesso anche con voi.

Un abbraccio,
Dea





 

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