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Autore: serelily    25/11/2014    4 recensioni
MOMENTANEAMENTE SOSPESA - RIPRENDERA' A DATA DA DESTINARSI
Alex e Gregory, appena trasferiti a Londra, vogliono sposarsi. Ciò che lo impedisce è il precedente matrimonio di Alex, di cui Gregory ignora persino l'esistenza. Per questo, il ragazzo va da suo marito, sicuro di ottenere il divorzio, ma Reginald non è così intenzionato a darglielo.
E in mezzo si inserisce anche Joshua, studente innamorato di Gregory che farà di tutto per far cedere il suo professore.
Genere: Fluff, Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi, Slash
Note: Lemon, Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Grande ritornooo! Beh, purtroppo non troppo grande, visto che questo capitolo l'ho scritto tre volte e ancora non mi piaceva. Non mi piace nemmeno ora, ma sentivo il bisogno di andare avanti per poter passare ad un livello successivo della trama :D
Un grazie gigante a SNeptune84, che ha betato prontamente il capitolo :D
A presto, spero!
Un bacione
Serelily


Capitolo 5

Alex e Reginald erano rimasti per un tempo indefinito fermi, entrambi troppo sorpresi per reagire. Reggie, che aveva studiato tutto il giorno come fare a innervosire il caro Gregory, non aveva osato sperare che il terzo incomodo sparisse così presto.
Sorridendo dentro di sé senza farlo vedere all’altro, si alzò a sua volta.
«Sarà meglio che io tolga il disturbo, non vorrei stare qui quando tornerà il tuo fidanzato.» L’aveva detto con tono provocatorio, ma Alex rimase inerme, continuando a fissare il vuoto davanti a sé.
Fu proprio mentre Reggie si stava per allontanare che si mosse, mettendogli la mano sul braccio e stringendo forte, come a volerlo pregare di non andarsene e di non lasciarlo solo.
Reggie, nonostante la tentazione, strattonò il braccio e si allontanò a grandi passi. Il tempo di rimettersi la giacca ed era già andato via sbattendo la porta.
Non voleva restare col rischio di lasciarsi di nuovo abbindolare da Alex. Non aveva mai realizzato, prima di quella serata, quanto il suo vecchio amico fosse un debole.
Alex era il tipo di persona che sapeva solo seguire la corrente, lasciarsi trasportare dagli eventi, senza mai realmente prendere una decisione totalmente sua.
Il matrimonio, la fuga e poi il fidanzamento con Gregory. Faceva esattamente quello che sapeva gli altri si aspettassero da lui, senza mai obiettare.
Per questo non voleva concedergli il divorzio.
Certo, anche per vendetta. Nessuno sarebbe passato sopra a quello che Alex gli aveva fatto, ma in cuor suo sperava anche di smuoverlo, costringerlo a reagire e venire a patti con se stesso.
La mano si mosse automatica a cercare la sigaretta nella tasca dei pantaloni, mentre Reggie rideva di sé.
Si era dannatamente ammorbidito se ancora si preoccupava per il destino di Alex. Avrebbe dovuto concedergli il divorzio e dirgli di andare al diavolo.
Non meritava niente da lui, eppure non riusciva a staccarsi.
Se almeno…
Scosse la testa. Ripensare al passato non aveva senso, oramai. Tanto valeva andare avanti con questa farsa finché sarebbe stato possibile, e poi chiudere la storia una volta per tutte. Sarebbe stato terribilmente sfiancante e deleterio, per cui aveva bisogno di sentirsi nel pieno delle sue forze. Sapeva come fare, anche se non ne andava proprio fiero.
Ma, vista la situazione, non si sentì in vena di autocritica.
Digitò un numero sul suo cellulare. Sapeva già che Vincent sarebbe stato pronto per lui. Sorrise nel sentire la voce calda dell’uomo, sebbene quella sera non fosse proprio in vena di sesso.
Lo voleva per altri motivi, ma non era detto che, una volta arrivato lì, non avrebbe cambiato idea.
La verità era che non sopportava fare sesso perché pensava solamente ad Alex, e non era certamente il modo migliore per chiudere la serata.
Vincent lo attendeva nel suo loft, ed era già alticcio quando era arrivato. Non era solo, ovviamente. C’erano almeno tre o quattro persone in quella casa, a partire dalla moglie di Vincent stesso.
Reginald sapeva che, se c’era la moglie e Vincent lo seduceva, allora la donna doveva essere talmente fatta da non accorgersene nemmeno.
Quando sentì le labbra di Vincent sul suo collo, capì che era così anche quella sera.
Sorrise, dimenticandosi tutti i problemi.
Forse l’idea del sesso non era poi così male.
 
Alex aveva sparecchiato con estrema lentezza, come se ogni movimento gli costasse una grande fatica. Sapeva che era tutta colpa sua, per cui non era nemmeno arrabbiato.
Si sentiva solamente abbattuto, stanco. Tutta quella storia lo stava facendo sentire sempre sull’orlo di un baratro, e poteva vedere come tutti fossero pronti a saltargli alla gola, a cercare di azzannarlo.
Sapeva che se davano la colpa a lui una buona ragione c’era, ma non poteva fare a meno di sentirsi sotto pressione costante.
Non vedeva l’ora che quell’incubo finisse.
Gli sfiorò il pensiero di chiamare Gregory, ma che senso aveva farlo? Conoscendolo, non avrebbe mai risposto e sarebbe stato solo un inutile spreco di tempo.
L’unica cosa che poteva fare era sparecchiare, mettersi a letto e pregare di venire risucchiato nell’oblio.
Chiamare Reggie, poi, era fuori discussione. Non poteva cercarlo, non poteva sperare nella sua compagnia. Non con la situazione che si era creata.
Si sedette sul divano, prendendosi la testa tra le mani. Gli sembrava che il mondo stesse crollando, che non ci fosse ormai via d’uscita per il caos che aveva creato.
La tentazione di lasciar perdere tutto e fuggire, di nuovo, era fortissima.
Ma né Reginald e nemmeno Greg meritavano questo. Avrebbe dovuto lottare, questa volta. 
Ma questo non voleva dire che doveva per forza farlo in quella casa. Forse andarsene e lasciar sbollire con calma il compagno era l’idea migliore che potesse avere.
Si alzò, risoluto, dirigendosi in camera e tirò fuori il trolley che teneva sotto al letto.
Sarebbe andato dai suoi per un paio di giorni, e poi avrebbe pensato al da farsi. Non aveva senso rimanere lì e costringere Gregory a subire la sua presenza.
Si diceva che sicuramente lo faceva per quel motivo, e non per la paura dello stato emotivo in cui sarebbe stato Greg una volta tornato a casa.
Non stava fuggendo, non per davvero.
E anche tornando a casa, avrebbe dovuto affrontare sua sorella, che non vedeva l’ora di poterlo insultare per il suo comportamento.
Il pensiero di Amy stava quasi per farlo desistere, ma tra Amy e Greg aveva decisamente più paura di Greg.
Mettere via le sue cose fu comunque molto triste. Gli pareva quasi che fosse una soluzione definitiva, un non tornare indietro.
Scosse la testa cacciando via questi pensieri inutili e si spostò in bagno, dove prese i suoi effetti personali.
Una volta terminata la valigia, restò in quella casa solo il tempo di scrivere un biglietto a Gregory per spiegargli la situazione.
Poi scappò via come un coniglio.
 
Quando Gregory rientrò a casa, era meno furioso, ma non meno arrabbiato. O forse la parola esatta era deluso. Non si era mai sentito così deluso da una persona in tutta la sua vita. E dire che ne aveva avuti di pessimi fidanzati, ma mai per nessuno si era sentito in questo modo.
Credeva di conoscere Alex per davvero, e invece quello che stava scoprendo lo faceva sembrare un piccolo bambino viziato e volubile, e non certo il fidanzato che conosceva. 
Nonostante l’odio verso Reginald, non poteva fare a meno di capire il suo comportamento irritante.
La casa era stranamente silenziosa, di Alex non c’era traccia. Fu solo quando andò in bagno e non trovò i rasoi che il compagno usava per la barba, che gli venne il sospetto.
Tornò in cucina, dove le pentole erano state abbandonate a loro stesse. Nel cesto della frutta, a fianco del quale Greg poggiava sempre la sua tazza di tè prima di andare a dormire, c’era un biglietto.
 
So che penserai che sono un codardo, ad essermene andato via così. Forse hai ragione, o forse no. Quello che credo è che non è giusto importi la mia presenza, ora come ora. Quindi prendo con me qualche cambio e vado qualche giorno dai miei.
Ti lascio il tempo di sbollire e intanto penserò ad un modo per convincere Reginald delle mie buone intenzioni.
So che in questo momento sei furioso, e so che odi il modo in cui mi sono comportato. Ero giovane e stupido, ma non ripeterò con te gli stessi errori che ho fatto con Reg, ti prego di credermi.
In questi giorni non ti chiamerò, non voglio importi la mia presenza. Aspetterò che sia tu a farlo, se lo vorrai e se ne sentirai il bisogno.
Non sto fuggendo, te lo giuro, ma lo faccio per salvare quello che ancora si può salvare nella mia vita, e cioè la nostra relazione. Ti prego, Greg, credimi quando ti dico che da te non scapperei mai. Voglio solamente lasciarti i tuoi spazi.
Mi dispiace per tutto questo,
Alex
 
Gregory strinse il biglietto con forza, sentendosi preso in giro.
Non era cresciuto minimamente. Era fuggito di nuovo come un bambino pauroso. Alex non era emotivamente capace di sostenere una discussione.
L’avrebbe preso a pugni, se se lo fosse ritrovato davanti.
Invece cercò di calmarsi e pensare razionalmente.
Forse era un bene che se ne fosse andato. Forse non sarebbe dovuto nemmeno tornare. Doveva cominciare a ragionare, a cercare di capire se valeva la pena sposare un uomo del genere.
Si morse un labbro e digitò un messaggio.
 
Ho trovato il tuo biglietto. Schiarisciti le idee, ne parleremo quando avrai capito meglio i tuoi errori. E stai decisamente fuggendo.
 
Ne mandò un secondo a Joshua, disdicendo il loro appuntamento settimanale. Non aveva proprio voglia di vedere gente, e quella mezza attrazione che aveva con quel ragazzo non avrebbe fatto altro che complicare le cose. Era necessario mantenersi a distanza per un po’, evitare di coinvolgersi troppo fino a che la situazione non fosse tornata alla normalità.
Lui era decisamente un adulto, molto più di Joshua e di Alex, e toccava a lui dominarsi e comportarsi come tale.
Fece una triste risata a quel pensiero. Forse essere l’adulto della situazione non portava mai dei vantaggi, ma solo pesci in faccia.
In quel momento, fare il maturo lo stava facendo soffrire davvero tanto, perché se si fosse comportato da bambino capriccioso, sarebbe andato a letto con Josh alla prima occasione. Il ragazzo non l’avrebbe mai rifiutato, glielo leggeva negli occhi.
Sarebbe stato facile, e si sarebbe vendicato del buco nel cuore che sentiva per colpa del suo fidanzato. Però non era affatto giusto, nei confronti di entrambi.
Si alzò stancamente e si diresse in camera da letto, indossando il pigiama come un automa. La sensazione di vuoto dentro di lui lo faceva sentire più stanco di quanto in realtà fosse, e il fatto che Alex non fosse lì, ma fosse fuggito di nuovo dai problemi che li attanagliavano, non aiutava certo a farlo sentire meglio.
Stava per andare a dormire, quando lo squillo del telefono di casa lo riscosse. Perplesso, si alzò e raggiunse la cornetta.
Non era certo Alex, che avrebbe chiamato al cellulare, e una telefonata a quell’ora di notte non era un buon segno.
«Pronto?» rispose con tono incerto.
«Parlo con Alex Wilson?» disse la voce di una giovane donna.
«Non è qui al momento. Chi lo cerca?»
«St. Thomas’ Hospital. Il signor Wilson dovrebbe raggiunge immediatamente l’ospedale…»
   
 
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