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Autore: Betta3x9    31/10/2008    7 recensioni
(M come Mihael)
"Mihael"
Solo questo – Mihael – sussurra Matt, vedendolo.
Mi-ha-el. Punto.
E poi rimane lì, fermo, guardandolo come si guarda un quadro, o una statua.
[E' una cosa strana da pensare, ora che Matt – Matt – è lì davanti a lui, è strano pensare che lui, il suo nome, l'aveva quasi dimenticato]
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Matt, Mello
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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K come Kira

C'è stato un periodo nella vita di Mello, dopo che centinaia di criminali iniziarono a morire in modo sospetto, in cui catturare Kira non era una priorità.
Non ancora, almeno.

Ora neppure si ricorda bene quando ha sentito per la prima volta quel nome; magari Matt gli aveva detto qualcosa in proposito anni prima, oppure qualche professore l'aveva nominato, o, molto più probabilmente, ne aveva sentito parlare  alla tv.
Ma non vi aveva mai prestato eccessiva attenzione.

Sì, certo, questo Kira era -ed è- un criminale senza dubbio eccezionale, e tutti si chiedevano come diavolo facesse ad uccidere la gente conoscendo solo i loro nomi.
Da una parte c'era chi si rifiutava di credere a qualcosa di così ridicolo e additava i servizi segreti come i principali sospettati, altri che, fregandosene se fosse possibile o meno, pretendevano urlando che quel Kira venisse catturato al più presto, ed infine c'erano quelli, che sicuramente erano la parte più interessante e più pericolosa, che erano pronti a giurare che Kira fosse una divinità.
Assolutamente ridicolo.

Insomma, forse Mello non si ricorderà il momento esatto in cui ha sentito parlare di Kira, ma ricorda perfettamente l'istante in cui catturare Kira è diventato vitale.

[“Mello, Near. L è morto”].
Buio.



***




Faceva freddo a Londra, quell'inverno.
Mello ficcò le mani nelle tasche del cappotto, ed aumentò il passo, stando attento a non scivolare sul ghiaccio formatosi ai lati della strada.
Non che stesse andando in qualche posto preciso, in realtà.
Semplicemente, aveva bisogno di schiarirsi le idee, e la cameretta soffocante che aveva preso in affitto non era l'ideale.

Improvvisamente colse con la coda dell'occhio un guizzo in una vetrina, e si voltò istintivamente a vedere cosa fosse.
Dietro il vetro un po' appannato c'erano decine di televisori, uno sopra l'altro, come tessere di un enorme puzzle, sintonizzati tutti sullo stesso canale.
Sui vari schermi passavano le foto dei criminali che, da quello che intuì, erano stati uccisi il giorno precedente da Kira.

E si contavano a centinaia, le persone giudicate e punite da quel dio fasullo, e erano così tante che sembrava impossibile che ci fosse davvero qualcuno così folle da uccidere da solo tutte quelle persone – esisterà davvero, questo Kira?-, e Mello si chiese chi avrebbe mai giudicato quel pazzo.
Ed improvvisamente pensò a L – Com'era potuto succedere che fosse morto? Chi avrebbe mai potuto batterlo? Chi, in nome di tutti i santi?- a L, che era morto, colpevole di essere dalla parte della giustizia. Quale giustizia, per Dio? Non trovava giustizia in tutto ciò!

Gli venne in mente che una volta, Matt...

E, mentre i televisori continuavano a vomitare immagini tutte uguali, Mello chiuse gli occhi – li strinse più forte che poté.

[Matt].

Matt stava lì, appena un passo dietro di lui, con i capelli scompigliati dal vento ed i lineamenti confusi dal fumo dell'immancabile sigaretta – o forse era Mello che già non li ricordava più così bene.

“Perché te ne sei andato, Mel?”

Mello strinse i pugni, cercando di non pensare alla risposta.

“Perché te ne sei andato senza aspettarmi, eh, Mel? Non conto nulla per te?”

Mello si voltò - il battito accelerato del suo stesso cuore lo stava assordando.

Ma il ricordo di Matt si perse tra la neve che iniziava a cadere, come se non fosse mai stato lì.
E, in effetti, era proprio così.

E Mello, cercando disperatamente i suoi ricordi dietro la neve, riusciva solo a pensare che era colpa di Kira, solo colpa di Kira [Kira che aveva ucciso L!], senza riuscire a crederci davvero.

[Kira].

La neve continuava a cadere lentamente, turbinando nel vento.



***




Erano passati esattamente quattro anni, due mesi e diciassette giorni. Aveva perso il conto delle ore.

Mello era abbastanza conosciuto nel suo ambiente: a soli diciotto anni era riuscito a diventare il capo di un'organizzazione mafiosa, grazie alla sua straordinaria intelligenza.

Nessuno pronunciava mai il nome del predecessore di Mello, che, appena qualche mese prima,  si era ritrovato una pallottola dodici millimetri piantata nel cranio.

Il sicario, ora, stava lì, appena due passi dietro il suo nuovo capo, a guardargli le spalle.

Mello sedeva su un grande divano in pelle, fissando lo schermo di un computer.
Sbuffò.

Non c'era verso che quel dannato affare funzionasse come diceva lui! Erano almeno venti minuti buoni che si opponeva con ogni suo singolo circuito a tutto quello che cercava di fare: era semplicemente inaudito!

Imprecando per la rabbia, si accanì su mouse, cercando di far partire un programma, riuscendo soltanto a farlo impallare. Dannato aggeggio!

“Matt!”. Sbottò, irritato.

E gli rispose solo l'eco di un fantasma.

Non si accorse di aver smesso di respirare -seppur per pochi, trascurabili secondi- quasi fosse in attesa di una risposta che non sarebbe mai giunta -lo sapeva perfettamente, Mello.

Eppure esitò a voltarsi, quasi temesse di scacciare il fantasma d'un ricordo che aveva cercato di dimenticare con tutto se stesso; eppure qualcosa gli artigliava il petto, gli graffiava la gola, facendolo a pezzi da dentro, e non serviva a nulla ripetersi che andava tutto bene, e che avrebbe battuto Near e catturato Kira, e un'altra montagna d'idiozie che si era ripetuto fino alla nausea.

Era un groviglio bruciante d'emozioni, quello che lo stava divorando, talmente aggrovigliate che nemmeno lui sarebbe riuscito a districarle – a che pro? Meglio dimenticarle tutte, tutte quante.

Certe volte, pensando a lui -lui, che era tutto il suo passato ed anche un pezzetto di quel presente un po' opaco- avrebbe voluto essere ancora capace di piangere e stringere i pugni, come un bambino capriccioso.
Ma era troppo stanco per farlo, troppo stanco.

Ed allora non gli restava altro che aggrapparsi a quell'odio ustionante racchiuso in quattro lettere.

[Kira]

Era tutta colpa sua -e forse un po' di Near- se era successo tutto quello, sì.

Non gliene fregava nulla, proprio nulla, di tutta quella gente senza importanza che aveva ucciso, né del fatto che ormai era considerato alla stregua d'un dio-'Fanculo.

 Ma aveva ucciso L, e non gliene importava un cazzo se tutto ciò era maledettamente egoistico.

E quasi gli scappava da ridere a pensare che, dopotutto, non avrebbe dovuto prendersela così tanto, no? Era una vita che aspettavano -aspettavano, sì, loro, loro tutti, da Roger, a Near, all'intera Wammy's House, e anche lui, perché negarlo?- che L, il grande, imbattibile L, morisse.
Non era questo che facevano? Preparavano un successore. -Fuori uno: si faccia avanti il prossimo.

Dopotutto L non era che una manciata di pixel su uno schermo bianco -come diavolo aveva fatto Kira ad uccidere una lettera?

A pensarci bene, anche Kira non ce l'aveva un volto, per ora -Non aveva nessuna importanza: presto Mello l'avrebbe scoperto, e l'avrebbe riempito di pugni, questo era certo.

Ed in quell'odio viscerale cercava di annegare ogni altra cosa – Solo la vendetta aveva importanza, solo la vendetta.

[Matt]

Solo la vendetta.


Sì, avrebbe fissato Kira dritto negli occhi -avevano visto L, quegli occhi- e poi... poi l'avrebbe ucciso.

Maledetto computer: non bastava che s'impallasse, ci mancava solo lo schermo appannato.

'Fanculo.




***




Mello sorrise soddisfatto: tutto andava secondo i suoi piani; era tutto perfetto, assolutamente perfetto.

Soppresse l'impulso di intonare qualche stupido motivetto, addentando una delle sue tavolette al cioccolato fondente.

Non poté fare a meno di gonfiare un po' il petto, sentendosi orgoglioso di quel risultato: ce l'aveva quasi fatta, no?

Studiò la foto dell'indiziato numero uno, che sembrò restituirgli uno sguardo un po' accigliato da dietro lo schermo.
[Light Yagami]

Era strano, davvero strano, pensare che quel tizio probabilmente era Kira.

Toglieva il respiro considerare che, mentre tutto il mondo si chiedeva chi fosse, lui stava tranquillamente osservando una sua foto.
Assurdo.

Certo, adesso probabilmente sarebbe venuta la parte difficile (era sempre così, si sapeva!); ovvero catturarlo, ma aveva fatto un enorme passo avanti, no?

Mello sentiva già una strana gioia a pensare che presto avrebbe riso dinanzi all'espressione stupefatta di Near che -ne era certo, tsk!- ancora non conosceva l'identità di Kira.

Avrebbe atteso quel nano da giardino alla linea del traguardo, questo era poco ma sicuro.
E, una volta lì, avrebbe sorriso con sufficienza ai complimenti di Roger - “vedi, Roger? Sono io il successore giusto per L, sono io!”

E poi avrebbe raccontato tutto a Matt, certo.

La felicità del suo successo venne appannata da una punta di rimorso -anche se Mello non l'avrebbe mai ammesso, no.

Chissà Matt cosa stava facendo, ora... Si trovava ancora alla Wam-....No, non doveva pensarci -non ancora, almeno.

Eppure, pensando a quel futuro carico di promesse, Mello non poté fare a meno di sentirsi felice -assurdamente felice-  all'idea che ben presto sarebbe stato libero di spendere ogni ora, ogni singola ora accanto all'altro – appena un passo davanti a Matt, tranquillo che avrebbe avuto le spalle coperte, sempre.

Evitò accuratamente di pensare all'ultima volta che erano stati l'uno accanto all'altro -era passato così tanto tempo che faticava a ricordare il suo viso.

Ma quanto tempo era passato, esattamente?
Mello decise di non volerlo sapere.

 Andava tutto bene, in fin dei conti, no?




***




E comprese.
Comprese che era inevitabile che andasse così, che la vittoria pretendeva un prezzo enorme, esorbitante, e realizzò l'enormità di tutto quello -un brivido lo fece tremare fin dentro l'animo.

Considerò quasi stupefatto la quantità enorme -praticamente incalcolabile- di variabili che avrebbero potuto azzerare anni di lavoro -puf! Sarebbe bastato un attimo e di tutto quello che aveva fatto non ne sarebbe rimasto nemmeno il ricordo!-  ma, sinceramente, non è che gli importasse poi così tanto di quelle stupide variabili, lì si parlava... bhè, si parlava della sua vita! E non era sicuro di essere pronto a pagare un simile prezzo!

Ed improvvisamente ebbe un flash di Near com'era una manciata di anni prima -maledettamente simile al diciassettenne anormale che continuava ad essere- che, senza sollevare gli occhi dal suo puzzle, sentenziava: “Sei troppo emotivo, Mello. Per questo sarai sempre secondo”
Il rumore dell'ultima tessera che veniva incastrata era stato acuto e assordante come uno sparo.

Pensando a Near- Dio! Near magari proprio in quel momento ripeteva con quella sua odiosa voce incolore, (incolore proprio come lui), “sono Elle”- provava ancora una rabbia folle, bruciante; anzi, chiamarla rabbia sarebbe stato riduttivo: era più simile a... all'invidia annegata nella delusione di vedere i suoi sforzi puntualmente vanificati da quel bambino albino, più un qualcosa che non sapeva bene cosa fosse, ma che gli mangiava il cuore, e gli bruciava la gola ogni volta che lo guardava, che guardava Near.

Ed invidia, rabbia, delusione -più un pizzico di ammirazione che Mello non avrebbe mai ammesso- si mischiavano insieme, facendogli stringere i pugni forte – si potevano contare i segni delle unghie sui palmi delle mani.

Era maledettamente facile chiamare tutto quello semplicemente “odio”.
Sì, era facile.

Chissà se anche tutto quello per Near era un gioco; chissà se pensava a come far combaciare le informazioni considerandole soltanto tessere di un puzzle, o muoveva i suo agenti come pupazzi di latta.
Chissà.
Near non avrebbe mai capito la differenza, perché non lui non funzionava come un essere umano, Mello ne era certo.

Eppure la differenza c'era e lui, Mello, lo sapeva perfettamente –era un abisso senza linee nette.

Chissà se Near sarebbe mai stato capace di sacrificare tutto – tutto!-  quello che aveva per uno stupido senso di giustizia.
Forse no.

Ma -maledizione!- era colpa di Kira, colpa di quel bastardo, e Mello cercava di convincersene, disperatamente.

Ed intanto il pensiero di Matt stava lì, appena sotto quel vortice impazzito di emozioni, ed aspettava.
Perché, per Dio, proprio ora che l'altro era lì, lì con lui -e c'era davvero: non era più un ricordo un po' sbiadito, era proprio lui!- i pezzi di quel dannato rompicapo si erano incastrati in quel modo folle ed ingiusto.

E Mello desiderò che Matt tornasse a casa proprio in quel momento, che per qualche assurdo motivo abbandonasse il lavoro di sorveglianza che lui stesso gli aveva affidato -non si sarebbe arrabbiato, promesso.

Avrebbe voluto che lo stringesse forte, in silenzio.

Ma la porta rimaneva chiusa -non c'era salvezza per lui. Non quel giorno, almeno.
In un attimo di follia incolpò Kira anche di quello.

E rigirandosi nella testa più e più volte l'idea fumosa del suo futuro -ci aveva pensato spesso, in quei giorni, ed era un futuro felice quello che si sarebbero costruiti lui e Matt, ne era stato certo- capì che era tutta un'enorme bugia quella che si era raccontato fino a quel momento: era ridicolo, assolutamente ridicolo, pensare di poter scegliere se catturare Kira o continuare a vivere, perché, se avesse mollato tutto proprio in quel preciso istante, semplicemente, non sarebbe più riuscito a vivere.
Catturare quel bastardo era la sua vita.

Avrebbe cercato di battere Kira perché, semplicemente, non avrebbe potuto fare null'altro.


Dannazione.

Aveva solo voglia di spaccare tutto, tutto quanto -le unghie, premute nei palmi, avevano disegnato quattro mezze lune. Perfette.

Ma non lo fece: semplicemente corse in bagno, e si infilò sotto il getto bollente della doccia, senza neppure togliersi i vestiti -al diavolo tutto.

Non che stesse piangendo o qualche altra cazzata del genere -mica era un debole, lui.

Aveva solo voglia di farsi una doccia, tutto qui.



Fine





Prima di tutto vorrei scusarmi per il ritardo: impegni vari (e la connessione volatilizzatasi per un paio di settimane) mi hanno tenuta lontana dal pc. ^^'''
Per dirla tutta, non mi decidevo neppure a pubblicare questo capitolo: non mi piace nemmeno un pò. O_o
[Vorrà dire che mi rifarò con il prossimo: e vi dico fin da ora che la "L" non sarà la L di Lawiet. ^_-]


Ringrazio chi ha commentato la J, ovvero: Soleya, KLMN, reidina, MellosBarOfChocolate, Elly_Mello, MiyuNamikaze e strana90.
Grazie a tutti ci vediamo alla L. <3




   
 
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