Storie originali > Fantasy
Segui la storia  |       
Autore: Dicembre    02/11/2008    5 recensioni
Nyven è uno schiavo, nato in catene non ha mai vissuto una vita diversa, per lui un padrone vale l'altro. Quando viene venduto al Crocevia, non può immaginare chi sia il suo nuovo padrone, nè chi viva alla sua corte. Si accorge però subito che il luogo dov'è stato portato è completamente diverso da tutto ciò che ha visto e da tutto ciò che ha vissuto. Irìyas l'ha acquistato per i suoi capelli, cremisi ed indomabili, che hanno una proprietà indispensabile di cui neanche un mago della sua potenza può fare a meno. Specialmente quando il mago si ritrova ad affrontare il Fuoco Eterno, scagliatogli contro da un suo vecchio amico e si ritrova legato ad una promessa fatta ad un drago per cui farebbe di tutto. Nyven è intrappolato in quest'intreccio di tradimento e di fedeltà e ne rimane inevitabilmente affascinato. Ma c’è un fondo cremisi, un’anima dedita al fuoco nel ragazzo, che nessuno sa spiegare , ma che tutti temono. E’ innata, sconosciuta ed indomabile.
Il mago però non può lasciarlo libero, e Nyven non conosce cosa giace nel suo animo. La matassa è stata srotolata troppo tempo prima perché ora si possa tornare indietro. Il Re, il cavaliere e amico del mago, il traditore… Tutti vogliono qualcosa, mentre il Regno rischia di ardere in eterno.
Genere: Romantico, Fantasy, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Questa storia è tra le Storie Scelte del sito.
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Ciao a tutti. I problemi con il computer rimangono e io sono nella fase "disperazione" per vari motivi. Uno di questi è che io, l'html, non lo so oggettivamente usare, quindi per fare questa pagina ci ho messo (non è un assurdità) 50 minuti netti. Prima usavo front page, due click ed il gioco era fatto. Ora non so far niente. Quindi devo procurarmi un nuovo editor, altrimenti rischio di posticipare sempre la pubblicazione dei capitoli perchè devo avere mezzo pomeriggio per caricarli online ._. Non si può mica... Avete idea di un editor gratis che posso utilizzare? Magari scaricabile da internet, facile e "userfriendly"? Mamma mia, potrei anche imparare i 4 comandi dell'html, davvero...
Comunque sia, ecco che riesco a postare il nuovo capitolo. Mi scuso se la formattazione non è delle migliori (l'impegno, vi assicuro, c'è stato). Rin grazio tantissimo tutti per i commenti. Lo sapete che vi adoro, e che mi aiutate tantissimo ad andare avanti. Nella mia mente Cremisi è finita, ma scriverla, comunque, richiede impegno e fatica. Leggere quel che scrivete mi dà molta forza. Grazie. Trovo l'editor e riprendo a rispondere ad personam. Promesso. Ora devo andarmi a preparare qualcosa per il pranzo... Un bacio grande. Grazie ancora.
per ultimo, sìsì, non temete ormai la famosa "matassa" (come quale matassa? quella della trama XD) si sta srotolando. Ho finito oggi il capitolo 30 (sono un po' più avanti rispetto alla pubblicazione) e ormai è (quasi) finito il tempo dei misteri ^_^ Bacibaci (quanto ciancio!)

Capitolo Ventisei

 

 

Il sole era sorto da poco. I suoi raggi bianchi illuminavano le finestre della taverna dove Sideas si trovava e dove sorseggiava un infuso di ortiche e cannella. Non si era ancora svegliato nessuno. Persino l’oste aveva gli occhi assonnati e passava lentamente lo straccio sul bancone. Il cavaliere guardava fuori dalla finestra, con gli occhi di chi sta guardando tutt’altro. Adiisia era un mondo lontano, una terra di confine. Il Re non avrebbe mai potuto assoggettarla a sé.

Sideas si chiese se davvero il Re fosse così sprovveduto come appariva, oppure se il suo piano comprendesse qualcos’altro che lui ignorava. Se è vero che i draghi avrebbero potuto assoggettare le terre confinanti col Regno, era altrettanto vero che nessun drago ama la schiavitù. Appena avesse potuto si sarebbe ribellato, ardendo tutto il Regno, senza alcuna remora. Forse il Re conosceva più in dettaglio come Hago avesse fatto ad assoggettare Gyonnareth e non temeva quindi l’eventuale vendetta dei draghi…

Eppure, nonostante tutto, il regno stesso rischiava di sfaldarsi: quelle terre di confine, a Tangorn, probabilmente nei territori di Droà, per non parlare delle città dell’Ovest. Tutte le terre di confine avevano, a poco a poco, acquistato una loro autonomia a cui non avrebbero di certo rinunciato per il volere del Re.

Sideas sospirò. Era una situazione estremamente complicata. Dopo tutto, era anche impensabile che il regno si frammentasse in tante città stato, quando le reti commerciali erano così fitte che  nessuno avrebbe tratto un gran giovamento dalla propria dichiarazione d’indipendenza.

Forse il vero problema era il Re che ora sedeva al trono. Era un Re incapace, inconsapevole dei problemi che affrontavano le sue terre e fin troppo consapevole del suo potere.

Ed era un Re che regnava da troppo tempo.

“Sei diverso da come ti avevano descritto”

La voce di A’ece’nar interruppe il flusso di pensieri di Sideas. Il cavaliere non scostò gli occhi dal punto che stava fissando. Bevve un altro sorso del suo infuso, poi appoggiò la tazza sul tavolo e se ne versò ancora, dalla brocca bollente.

“E chi mi aveva descritto?”

“Le parole della gente. Sai…” A’ece’nar si strinse nelle spalle “ Ci sono persone che si conoscono prima che le si incontri”

Sideas annuì e non disse nulla.

“Abbiamo saputo che Beklar è scomparso. Temevamo il nuovo capitano delle guardie”

“Non lo temete più?”

“Ora il timore è diverso”

Sideas si girò, finalmente, per guardare il suo interlocutore negli occhi: “Perché parli al plurale? Di chi è questa volontà collettiva?”

A’ece’nar non rispose subito, sorrise: “E’ la volontà del consiglio, è la volontà che mi ha mandato qui…”

“Non dovresti parlare con me di queste cose”

Il ragazzo dai capelli blu annuì, a sua volta: “E’ vero, ma te l’ho detto. Sei diverso da come ti avevano descritto.” Prese fiato “Mio fratello m’ha insegnato a fidarmi dell’istinto. La gente della Città Nascosta sopravvive grazie al proprio istinto. Se non lo seguisse, le nostre navi cadrebbero giù dal mare, oltre i confini del mondo, e andrebbero perdute. Siamo abituati a basarci solo sull’istinto per capire la minima variazione delle correnti, per leggere le stelle e cosa ci stanno indicando…Se il nostro istinto ci abbandona, noi moriamo”

“Perché mi stai dicendo tutto questo?”

“C’è qualcosa in te che mi dice che Beklar ha cresciuto un buon figlio…”

“Sei giovane, devi stare attento”.

“Sono giovante, è vero, ma sono qui all’estremo nord del regno. Chi mi ha mandato s’è fidato di me”

Sideas annuì, capendo dove il ragazzo lo voleva portare.

A’ece’nar riprese a parlare: “Non mi hai ucciso, ieri, quando ti ho attaccato”

Sideas rise: “Non mi avrai scambiato per un pazzo sanguinario”

Il ragazzo dai capelli blu rise a sua volta: “No, ma avresti potuto farlo. Ti ho attaccato io, senza motivo, d’improvviso. Saresti stato più che giustificato”

“La Spada del Principi non si sporca mai del sangue di innocenti”

“Ma io sono un tuo nemico”

Sideas si girò verso il ragazzo, per ascoltare la sua spiegazione. A’ece’nar gli fece gesto con la mano per farlo avvicinare a sé: “Perché tu sai” gli bisbigliò all’orecchio “che tutta la Città Nascosta non vede l’ora di dichiararsi indipendente…” Rise divertito fra sé e sé. “Ma non lo farà. Non ora, comunque.”

Sideas annuì: “Lo so bene. E penso lo sappia anche il Re”

“Il Re dunque non è la tua mente, i tuoi occhi e la tua mano?”

“Il mio Re è tutto questo, sì…” era un terreno troppo fragile. A’ece’nar non doveva sapere né con chi stava Sideas, né doveva capire il suo pensiero. Lasciargli intuire di essere contro il Re sarebbe stato sicuramente controproducente. La voce non doveva diffondersi, la sua facciata doveva rimanere integra ed immacolata. Di contro però, sarebbe stato controproducente anche non lasciare nessuno spiragli aperto ad A’ece’nar. Il ragazzo si fidava. Per qualche motivo, il ragazzo gli indicava una direzione da prendere. Sideas non aveva assolutamente intenzione di chiudergli la porta.

Il cavaliere vide una figura muoversi rapidamente, all’esterno della locanda. Sorrise: Irìyas aveva trovato Nyven. Sarebbero dovuti tornare a casa di lì a poco.

I pensieri di Sideas furono di nuovo interrotti da A’ece’nar.

“Prendi questa” gli disse porgendogli un frammento di quello che, a prima vista, pareva vetro “ E fanne buon uso”. Poi si alzò, per andarsene “ Se davvero non mi sono sbagliato, userai quella pietra nel migliore dei modi. Se invece il mio giudizio è stato fuorviato dalla tua astuzia, allora quella pietra ti sarà inutile”

Sideas la sollevò, per farla brillare al sole: “E’ un Frammento d’Acqua”

A’ece’nar annuì.

“I Lavici, nel fondo delle nostre terre, forgiano pietre rosse, le generano dal fuoco e le plasmano con la loro arte. Sono conosciute come Frammenti di Fuoco, oppure semplicemente Pietre Laviche.” Sideas si girò per guardare negli occhi il ragazzo dai capelli blu “Sotto i mari i loro fratelli crescono e plasmano Frammenti d’Acqua, con egual cura ed egual arte. Gli uomini le conoscono anche come Acquee. Perché mi doni questo piccolo frammento?”

“E’ la chiave d’entrata, o quella d’uscita. Di più, lo sai, non ti dirò”

Sideas riguardò quel Frammento d’Acqua, sapendo che non avrebbe, in quel momento, ottenuto alcuna risposta.

E, se mai l’avrebbe ottenuta, non sarebbe stato in quei giorni e sotto quel cielo.

Annuì. Sideas era un uomo che sapeva pazientare.

Il ragazzino che gli era apparso e lo aveva attaccato il giorno prima - A’ece’nar ge Tiada-na Yssal-na – non era in realtà l’ingenuo ed infantile attaccabrighe che poteva sembrare.

Sideas strinse il Frammento d’Acqua fra le dita. Con quella pietra in suo possesso – una pietra di cui non conosceva né l’utilizzo, né tantomeno il perché fosse finita fra le sue mani – Sideas ebbe chiara ed evidente la dipartita della sua strada da quella di Irìyas.

Le loro strade erano sempre state diverse, ma pur sempre parallele. Forse lontane, forse nascoste agli occhi dell’altro. Lì, però, in quel momento, in un’Adiisia che ritornava al lavoro e dove lui si versava una tisana, col più quotidiano dei gesti, gli fu chiaro che i destini suoi e del suo mago erano stati intrecciati ma mai amalgamati. Lui non sarebbe mai andato ad Est, la sua destinazione sarebbe stata la Città Nascosta, probabilmente. Se fosse sopravvissuto all’arrivo di Gyonnareth.

Finì la seconda tazza di infuso, assaporando il retrogusto di cannella che gli pizzicava leggermente la lingua.

In fondo, anche lui, voleva scrivere la sua storia con le proprie mani.

 

 

 

“Vengo con te” fu una risposta ovvia, quella che Nyven diede ad Irìyas, nascosto fra le sue braccia. Nonostante tutto, però, entrambi aspettarono di udirla, prima di crederci.

La pelle di Nyven era calda, la Maledizione bruciava intessendosi con lei.

“Non sai chi è stato?” di nuovo Nyven scosse la testa

“Ma so che qualcosa è cambiato” aggiunse il ragazzo “I miei inseguitori… La Bianca… Sono stato io ad ucciderli”

“La Bianca è morta per mano di Gyofinnan”

Nyven obiettò: “La Bianca è morta perché mi ha portato via da casa tua”

Irìyas, in fondo al suo animo, sapeva che cosa intendeva il ragazzo. Gyofinnan aveva arso il corpo ormai vecchio della Bianca, ma tutto era stato generato dal gesto folle di portargli via Nyven.

“Non dovrei portarti con me. Forse la Bianca aveva visto giusto. Forse davvero, sei da allontanare…”

Nyven guardò Irìyas negli occhi, cercando di capire se il suo padrone stesse parlando sul serio oppure no. Bastò uno sguardo per capirlo. Sorrise, sollevato.

“Forse hai ragione” ammise “E’ da quando mi hai accolto nella tua casa che tutto è cambiato. Prima ero solo un ragazzino che cercava di sopravvivere a Droà. Ora non so più neanche chi sono…” alzò il braccio sinistro, guardando il suo tatuaggio “E sono stato maledetto, da qualcuno così potente da essere in grado di farlo senza che ne abbia memoria”

“C’è una parte oscura nella tua vita che tu non ricordi, ma che sta venendo in superficie. “ E ciononostante, voglio che torni a casa con me. Avrebbe voluto concludere Irìyas, ma si trattenne. In fondo, non era necessario che Nyven lo sapesse e non era necessario neanche ammetterselo ad alta voce.

“Non temi la mia Maledizione?”

Irìyas annuì: “Sarei uno sciocco e un ingenuo se ti dicessi che no, non la temo” sorrise fra sé e sé.

“Chiunque ti dica che non la teme mente. Una persona maledetta è una persona pericolosa”

“Eppure mi permetti di venire con te?” Nyven guardò Irìyas negli occhi, cercando di non tremare e di non temere le parole del mago. Sarebbero tornati a casa insieme, perché aveva così paura?
”Stai tremando”

“Perché ho paura” disse il ragazzo con sincerità.

“Di cosa?”

“Di molte cose. Ho sempre avuto paura di mole cose. Ora, però, ho anche paura di me stesso”

“Ti voglio a casa con me. Forse importerà sapere chi ti ha maledetto, forse no. Ma voglio che tu venga con me…” ripeté, sorprendendosi di quante volte avrebbe potuto ripetere quella frase.

Che cosa volesse di Nyven, non gli era ancora del tutto chiaro. Oltre i suoi capelli, voleva i suoi segreti. Voleva capire chi o che cosa fosse quel ragazzo. E voleva il ragazzo per sé. La sua possessività non gli permetteva di mentire a se stesso.

Gli porse delle vesti più consone per il clima di Adiisia, poi il mago lasciò la stanza, per uscire e permettere che il freddo clima del nord gli riordinasse i pensieri.

Vide Sideas uscire dalla locanda sottostante e sollevare lo sguardo verso di lui. Si fissarono, consapevoli di quello che avrebbero dovuto fare.

“Hago sta arrivando” disse Irìyas ad alta voce “Io devo fermarlo. Tutto il resto è di secondaria importanza”

Si girò lo stesso verso la stanza e verso il ragazzo con tatuato sulla pelle il simbolo di perdizione. Le sue dita furono percorse da un fremito, strinse con le mani la balaustra e non si mosse.

Il passato lo avrebbe inevitabilmente attirato a sé.

  
Leggi le 5 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Fantasy / Vai alla pagina dell'autore: Dicembre