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Autore: Izayoi_1    02/12/2014    3 recensioni
Da Eva ci si aspetta molto ma quando le aspettative di chi la circonda non coincidono più con le sue lei vuole solo una cosa,un anno della sua vita per ritrovare se stessa e rinascere,prima di tornare ai doveri quotidiani. Vuole l'imprevisto e la novità e la cercherà nella city britannica,Londra.Sarà proprio qui che inizierà la sua nuova vita e quando il destino ci si mette ti fa incontrare due occhi color del ghiaccio che lasciano la mente senza pensieri o parole al solo guardarli,un incontro così inatteso per entrambi,una scintilla improvvisa tanto forte da lasciarli incantati.
Salve,questa storia è dedicata a Richard Armitage,mi immagino come sarebbe conoscerlo per caso e cercare di iniziare una storia tra diverse difficoltà.Leggete e saprete :)
Genere: Comico, Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Richard Armitage
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 3

 

A volte succedono cose strane,un incontro,

un sospiro,un alito di vento che suggerisce

nuove avventure della mente e del cuore.”

Alda Merini

 

 

Al diavolo il risparmio,è un mese che sono a Londra e ancora non ho preso un cappuccino come si deve da Starbucks ma continuo a farmi trivellare lo stomaco da quello scempio che serve Greggs. Basta,oggi dico NO al mal di stomaco e SI al baffo di schiuma che mi rimarrà sulle labbra e al diavolo se faccio tardi al corso!”. Si trovava immersa in quel pensiero,con l'espressione un po imbronciata mentre teneva d'occhio il cartello della stazione che stava scomparendo veloce e studiava attentamente la piccola cartina della metro dove Miriam,molto pazientemente,le aveva evidenziato la fermata di Earls Court,dato che era lì il pub dove Eva lavorava. Non c'era nulla da fare,per lei ogni metro,di ogni città del mondo era un mistero,dato che era la persona più incapace a capire come funzionasse quel mezzo infernale.

 

Entrò dentro Starbucks di corsa,ok che non le interessava far tardi al corso ma l'orario d'inizio della lezione era già passato da quindici minuti e lei ancora doveva ordinare.

Quanto sei ribelle Eva”,si prese in giro da sola ridendo di sé sotto i baffi. Ordinò il suo cappuccino a portar via e si accomodò in attesa che la sua ordinazione fosse pronta,quel giorno il locale era affollato e c'era molta fila. Senza accorgersene piombò nei suoi pensieri,stupita che fosse già trascorso un mese dal suo arrivo e notando come il tempo trascorresse troppo velocemente e immersa in quella riflessione si isolò del tutto.

 

Il mento era poggiato sul palmo della mano,un sorriso da bambina le sfiorava le labbra e gli occhi,lunghi capelli bruni le scendevano morbidamente sulla schiena e i grandi occhi a mandorla scuri erano immersi in qualche pensiero. L'espressione così assorta,così innocente,rivelava la sua giovane età,forse facendola anche dimostrare di meno. Il suo abbigliamento era casual e ricercato,jeans a sigaretta,stivaletto nero che le arrivava alla caviglia con un plateau altissimo,camicetta rosa pallido avvitata,con una grande collana di pietre bianche e un impermeabile rosso lasciato aperto. Ne era rimasto folgorato,nel verso senso della parola e fu grato a quell'improvvisa smania di caffeina che aveva quella mattina,dato che non era un assiduo frequentatore di Starbucks. I suoi lineamenti scuri che contrastavano con il chiarore della carnagione,il suo sorriso assorto,l'avevano catturato,facendogliela notare prima ancora di aprire la porta di vetro. Aveva fatto l'ordinazione non togliendole gli occhi da dosso,sapeva di doverla guardare almeno in maniera più discreta ma non ci riusciva;la sua testa gli imponeva più discrezione ma la sua volontà lo faceva rimanere lì incantato.

 

Improvvisamente,come richiamata alla realtà,il suo sguardo pensieroso tornò vigile e la prima cosa che i suoi occhi videro fu un uomo,di tutte le persone presenti nel locale il suo sguardo si fermò li. Per un lungo momento la mente di Eva fu sgombra da ogni pensiero,anche lui la guardava,serio in volto,non nascondeva di stare ad osservarla e ciò la mise in imbarazzo facendole abbassare un po gli occhi. Era bello come non aveva mai pensato di nessun'altra persona,affascinante nel suo essere un uomo maturo,senza i tratti da ragazzo (che a lei non erano mai piaciuti nei suoi coetanei),elegante e classico,pantaloni neri,camicia candida,maglione scuro che aderiva perfettamente alle spalle e una cravatta grigio antracite. Il viso aveva un accenno di barba,i capelli erano corti,pettinati accuratamente e spostati sulla sinistra,ed era alto,tanto alto che lei sarebbe sicuramente sparita se gli fosse stata vicina. La mente non le dava più segni di vita e immersa in quegli occhi color ghiaccio,così profondi,sentì il cuore batterle più forte nel petto. Ringraziò per quella sensazione che le fece riprendere fiato,sbattere le palpebre e slacciarsi da quel legame visivo che si era creato. “Datti un tono Eva” disse perentoria la sua vocina interiore ma si sentiva imbarazzata al pensiero di dover passare vicino a quell'uomo per prendere la sua ordinazione,per un momento pensò di lasciarla lì e andarsene ma così avrebbe fatto la figura della stupida per qualcosa che nemmeno lei sapeva cosa fosse.

 

Prese un respiro e si diresse verso il bancone,più si faceva avanti e più l'altezza di lui la sovrastava ma nell'andargli incontro notò come le sue pupille si dilatassero e gli occhi seguissero ogni suo passo.

 

Avvenne tutto molto velocemente,si ritrovarono vicini,l'uno affianco all'altra,il profumo di lui era intenso,sapeva di muschio e per un attimo chiuse gli occhi assaporando quella fragranza. L'uomo le fece un sorriso tirato e imbarazzato,Eva improvvisamente si sentì divorare dall'imbarazzo,abbassò di scatto la testa,prese il suo cappuccino e a passo svelto andò via.

 

Si ritrovò ad avere il respiro trattenuto,il cuore che gli martellava nel petto nel vedere quell'impermeabile rosso che ora si trovava fuori dal locale. La barista lo invitò a prendere la sua ordinazione e far posto alle altre persone ma quando andò a prendere il suo caffè il bicchiere con il suo nome,che si trovava li fino a poco prima,era sparito,lasciandone uno con su scritto “Eva”. Inconsciamente capì subito che la ragazza che ora si trovava fuori il bar aveva erroneamente preso la sua ordinazione e prima ancora che se ne rendesse conto si stava già dirigendo fuori Starbucks da lei.

 

Aveva respirato a pieni polmoni una volta all'aria aperta,il fresco del leggero vento che le accarezzava il viso l'aiutò a riprendersi. “Devo essere impazzita” disse sottovoce toccandosi la fronte. Il cuore però batteva forte nel petto,si sentiva le guance in fiamme e gli occhi color ghiaccio di quell'estraneo erano ancora fissi nella sua mente che la guardavano. Tirò fuori dalla tasca il cellulare e sbarrò gli occhi,notando che i semplici quindici minuti di ritardo erano diventati quasi un'ora. Odiava fare tardi,le metteva l'ansia e doveva sbrigarsi. Fermò un taxi che attendeva che il semaforo diventasse verde e gli disse l'indirizzo,bianca in volto. Proprio mentre la macchina partì vide l'uomo di poco prima uscire dal bar,i loro sguardi si legarono di nuovo,facendo voltare Eva verso il vetro del cofano,mentre lei si allontanava di corsa. Rimase con gli occhi verso di lui fino a che l'auto non svoltò verso destra,facendola tornare al suo posto con la testa bassa. Un misto di sollievo,perché era una gran fifona e aveva paura degli estranei che la fissavano in quel modo ma anche delusione,perché se avesse aspettato una frazione di secondi in più sarebbe potuta stare a guardare quell'uomo che l'aveva così turbata.

 

Aveva notato che mentre prendeva il cellulare dalla tasca le erano caduti dei fogliettini di carta ma non appena uscì dal locale lei era salita su di un taxi,si erano guardati per l'ultima volta e non appena la macchina aveva svoltato a destra,sparendo dalla sua visuale,una nota di dispiacere si era impossessato di lui,una nota che non sapeva da dove e il perché si facesse sentire. Si chinò a raccogliere ciò che alla ragazza era caduto dalla tasca: tre bigliettini di alcuni locali e una piccola mappa della metro. Le spalle gli si abbassarono mestamente e le labbra gli si incresparono per la disapprovazione. “Potevi sbrigarti di più Richard,invece di rimanere imbambolato,si rimproverò mentalmente. Ora l'unica cosa che aveva erano dei bigliettini,una mappa della metro e il suo nome “Eva”,lo pronunciò attentamente,a bassa voce,sorridendo leggermente per ogni lettera di quel nome che gli usciva dalla bocca.

 

 

 

ANGOLETTO DELLO SCRITTORE

Salve a tutti,la mia breve fuga londinese è terminata e quella città già mi manca terribilmente,anche perché mi sono mangiata i gomiti pensando che una settimana prima anche io mi trovavo a Leicester Square :(

Tornando a noi,Eva e Richard si sono visti per la prima volta,più che visti,si sono studiati senza staccarsi mai gli occhi di dosso,posso immaginare che possa sembrare una cosa scontata ma non lo è,parlo per esperienza personale,è qualcosa che nemmeno te sai da dove viene ma appena vedi quella determinata persona non gli togli gli occhi da dosso,sentendo come qualcosa che vi lega...una bella sensazione e non così banale direi. Un AVVERTIMENTO la storia è ambientata un anno prima che Richard abbia il ruolo di Thorin.

Detto questo vi saluto miei cari,ringrazio chi ha letto la storia e chi l'ha recensita,fatelo ancora lo adoro :) un grazie speciale va a 12thDeepStar :)

A presto 

   
 
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