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Autore: Schully    03/12/2014    2 recensioni
Capitoli in revisione.
Mi sono messa a pasticciare dopo un finale di metà stagione mooolto deludente... se vi piace sognare forse questa storia fa per voi... premetto che l'ho scritta e pubblicata... non le ho dato il tempo di riposare sono troppo arrabbiata se c'è qualcosa da aggiustare dite son tutta orecchi.
Genere: Angst, Drammatico, Erotico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Beth Greene, Carol Peletier, Daryl Dixon, Rick Grimes, Un po' tutti
Note: Lemon, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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La stanza finalmente è silenziosa, a parte, ovviamente, la strumentazione medica che continua a produrre il suo suono indisturbata. Beth dorme ancora sotto l’effetto del coma causato dai farmaci, che permetterà la guarigione del suo cervello. Per un attimo ho pensato che le urla di quei due potessero svegliarla, invece non è accaduto. Non so se ridere o se piangere. Daryl e Maggie sono diventati estremamente competitivi nel prendersi cura di Beth...
Ridacchio nervosamente al pensiero che ho dovuto letteralmente buttarli fuori dalla stanza, per costringerli ad andare a riposare, mangiare qualcosa, insomma darsi una ripulita. Sono abbastanza certa che Maggie mi ubbidirà mentre su Daryl ho i miei dubbi. Delle settantadue ore che ha prescritto il medico, ne sono passate circa sessanta e loro due, a fasi alterne, si saranno allontanati per non più di cinque. Sono esausti; avevano bisogno di riposo e io ho dovuto usare le maniere forti. Rick arriva alle mie spalle, silenzioso come un gatto:

«Sono appena tornato da una ricognizione dei dintorni. Se dobbiamo stare qui per un po’ è meglio rendere questo posto ancora più sicuro. L’agente Lerner era troppo disinvolta con la sicurezza esterna, troppi erranti lasciati liberi di vagare, e quindi abbiamo ripulito il seminterrato e il primo cortile, la recinzione è stata controllata e i cancelli ben chiusi. Tyreese si sta occupando dei corpi e io stavo andando da Carl quando ho incrociato Daryl sulle scale… che è successo? Sembrava piuttosto… ehm… come dire…»
«Di’ pure incazzato nero! L’ho cacciato, li ho cacciati tutti e due, lui e Maggie; sono distrutti, Rick, cercano di non darlo a vedere, ma io so come si sentono…»
«Lo so anch’io, cosa credi? È il senso di colpa dei sopravvissuti e non se ne libereranno tanto facilmente» mi risponde lui con il volto tirato in una smorfia, che è solo il ricordo del sorriso che una volta ci infondeva speranza.
 «Comunque in quelle condizioni non erano utili a nessuno, né a loro, né ha lei. Finiranno con l’ammalarsi, o peggio. Cosa pensi che accadrebbe se al suo risveglio Beth li trovasse in quelle condizioni? Come pensi che si sentirebbe? Stavo solo cercando di limitare i danni» dico facendo spallucce. Rick mi guarda con i suoi profondi occhi azzurri e so che mi ha capito; senza parlare allunga una mano e me la posa su una spalla, all’attaccatura del collo, poi afferra la mia nuca delicatamente ma con decisione.  So che sta cercando di infondermi sicurezza, i miei occhi si inumidiscono e non posso farci niente. Silenziosa annuisco e Rick mi fissa ancora per un paio di secondi prima di andarsene silenziosamente come è venuto.
 

∞∞∞∞∞∞∞∞∞∞
 

Non posso crederci! Non posso crederci, lei… Carol che da oggi ho deciso che chiamerò, perlomeno nei miei pensieri, “la stronza” mi ha cacciato dalla stanza di Beth, la mia Beth! Non posso crederci. Sono talmente incazzato che prendo a calci tutto quello che mi trovo sotto tiro: vecchi scatoloni vuoti, montagne di spazzatura.
Sono uscito dalla porta d’ingresso, la stessa porta che mi ha visto entrare quattro giorni fa con Beth esanime tra le braccia, mi siedo sui gradini rovistando nelle tasche del mio gilet e trovò quello che cerco; l’ultimo pacchetto di Morley bianche che ho rubato a Noah, il giorno in cui l'ho incontrato, il giorno in cui grazie a quel ragazzo storpio avevo saputo che Beth era viva.

La mia ragazzina, regina delle cause perse... la prova ero io, no? La causa più persa di tutte. Si era sacrificata perché Noah scappasse, due volte; lo storpio me l’aveva raccontato, il loro piano di fuga. Risultato: lui era vivo e vegeto e lei era in un letto d’ospedale in coma, come se la vita non facesse già abbastanza schifo, con gli zombie e tutto il resto.
Perfetto!

La prima boccata di nicotina è salutare per la mia mente agitata e stanca; mi riporta al presente, non riesco a star seduto, sono troppo nervoso, mi alzo e comincio a camminare avanti e indietro come un felino in gabbia. Tyreese è distante da me perché sta bruciando dei cadaveri vicino al lato sud del cortile, Sasha lo sta aiutando e so che mi hanno visto, ma credo che dal mio comportamento trasparisca la voglia di essere lasciato in pace, infatti così fanno. Sarò grato loro in eterno per questo. Ora come ora potrei esplodere, tanta è la rabbia che provo, e la cosa che irrita di più è che non so nemmeno io per cosa essere arrabbiato.
Ci sono così tante cose che mi fanno perdere la ragione… La prima è Beth, piccola coraggiosa Beth, che vuole vedere sempre il buono in noi: cosa cazzo voleva fare con quelle forbici per unghie? Stupida, insensibile piccola ingrata, come si era permessa di buttare via la sua vita così? Se voleva salvare Noah, ne avremmo potuto parlare e avremmo trovato un modo. Era stata stupida ad aver agito senza pensare, insensibile perché non aveva pensato a me, a cosa ne sarebbe stato di me se le fosse capitato qualcosa e ingrata perché, nonostante tutti gli sforzi fatti per salvarla, si era buttata tra le braccia del nemico quasi come una pecora al macello.

Dio, sono così arrabbiato che ti conviene stare in coma ancora per un po’, ragazzina, perché se ti avessi qui tra le mani ora, penso che con le stesse ti strozzerei. Poi “la stronza” mi ha sbattuto fuori, questo è il secondo motivo dell’incazzatura. Dovresti sapere, Carol, quello che provo per lei. Dici sempre che mi conosci alla perfezione, sai che ho fallito due volte, non l’ho protetta, quindi perché mi hai fatto questo, “stronza”? Devo starle accanto, sempre.
Se non lo faccio capitano catastrofi. La sigaretta è arrivata fino al filtro, me ne accorgo perché esalando l’ultima voluta di fumo, mi scotta un po’ le dita. L’afferro tra l’indice e il pollice e la lancio lontano, poi ne accendo un’altra. Nonostante la stanchezza, sia fisica, sia mentale, non riesco a smettere di muovermi; sembro un’anima in pena.
Vorrei restare, vorrei andarmene.

Non c’è soluzione, sono in trappola.

Devo tornare nella tua stanza. “La stronza” potrà sbraitare quanto vorrà, ma fino a che non ti sveglierai, starò al tuo fianco. La mia coscienza, che ultimamente per farsi sentire ha preso a parlarmi con la tua voce, mi dice:

«Sai benissimo perché Carol ti ha cacciato»
«No! Non è vero» tento di ribattere ma è una battaglia persa in partenza, infatti la voce di Beth continua inesorabile:
«Sai benissimo che ha ragione. Guardati, non ti reggi in piedi; io che sono in coma ho un aspetto migliore del tuo. Sai benissimo che Carol ha ragione, quindi smettila di chiamarla “la stronza” perché sai benissimo che non lo è; e che parla solo per il tuo bene.» Non posso di certo litigare con me stesso e con il mio subconscio che ha dei modi molto subdoli per farmi reagire. Usare la voce di Beth... Sono diventato uno smidollato, Merle mi riderebbe in faccia ma lui non è più qui, quindi…
È stato confortante parlare con lei ancora una volta, anche se è stato solo nella mia mente; credo che per una volta le darò ascolto, almeno sul cercare di riposarmi un po’. Sul fatto che smetterò di chiamare Carol “la stronza” non lo so… ci devo pensare; una piccola vendetta potrò almeno prendermela?
 

∞∞∞∞∞∞∞∞∞∞
 

Judith piange, ha fame ma fortunatamente l’avevo previsto e il biberon con il latte è quasi pronto. Sono diventato proprio un bravo fratello maggiore e riesco quasi sempre a prevedere i suoi bisogni; se la mamma fosse viva credo che sarebbe fiera di me. Controllo la temperatura del latte facendo cadere un paio di gocce sul polso, come mi ha insegnato Carol. Judith sbraita, ha proprio fame:
«Arrivo, piccola, ecco qua! La pappa…» dico enfaticamente.  La mia sorellina si attacca al biberon e comincia a succhiare avidamente. Mi è mancata moltissimo, non mi stancherei mai di guardarla e poi più cresce, più somiglia alla mamma e mi sembra quasi di averla ancora vicino. Papà è appena rientrato da un giro d’ispezione; è stanco, non solo fisicamente. Lo vedo, anche se so che non me ne parlerà perché mi ritiene ancora immaturo e forse ha ragione. È andato a trovare Beth. So che è preoccupato, lo siamo tutti, lo sono anch’io. Mi manca. So che per lei sono solo un ragazzino, qualcuno a cui badare, ma è l’unica amica oltre a Daryl che ho. L’unica che non mi tratta come un “bamboccio”, l’unica che mi rispetta; ricordo ancora come, un giorno, alla prigione, un topo idrofobo era saltato fuori dall’armadio delle scope e Beth con un urlo si era nascosta dietro le mie spalle, affondando il viso nella mia schiena:
«Che schifo!! Odio i topi, Carl, fa' qualcosa ti prego!» Mi ero sentito così forte allora, così “uomo”; lei si era affidata a me perché la proteggessi. Certo, il nemico era un misero ratto rabbioso, ma per me era come se avessi sconfitto Ercole. Solo con uno sguardo era capace di farmi sentire come se fossi un eroe. Il mio primo amore, così l’avrebbe chiamato la mamma, e credo che avrebbe avuto ragione; quel giorno il contatto del suo corpo contro il mio mi aveva fatto arrossire fino alla radice dei capelli. Michonne che se ne era accorta mi aveva preso in giro per una settimana intera. Che vergogna! Come mi ero offeso! Mi sembra tutto così stupido ora e non so che pagherei per riavere la serenità che avevamo alla prigione, comprese le prese in giro; da quando abbiamo perso il nostro rifugio tutto è andato di merda.
Vorrei far resuscitare il Governatore per ucciderlo di nuovo.


Che rabbia! È tutta colpa sua!

Ci siamo dovuti dividere; per settimane io e papà non abbiamo saputo niente di Judith e degli altri. È stato terribile non sapere, crederla morta, e ora capisco come deve essersi sentito Daryl, quando Beth è stata rapita. Papà si è addormentato come un sasso; è proprio sfinito. Un inserviente dell’ospedale passa a salutare. Judith ha conquistato tutti. In fondo al corridoio vedo Daryl arrancare verso l’alloggio che gli hanno assegnato. Sembra invecchiato di dieci anni in un colpo solo, non l’ho mai visto così, ha gli occhi spiritati e il passo stanco.
Vorrei potergli essere d’aiuto ma sono solo un bambino: come posso levare il peso che si porta sul cuore? Daryl si avvicina e mi posa una mano sul capo, in una carezza leggera. Judith allunga le manine paffute verso il suo viso e appena lo tocca comincia a emettere dei gorgoglii soddisfatti con la bocca e a smaniare per andare tra le sue braccia. Le piace proprio Daryl. Hanno instaurato un rapporto speciale. D’altronde l’ha soprannominata “spaccaculi” e un motivo ci sarà, no? Un risolino divertito mi scappa e mi guadagno un’occhiataccia dall’arciere, tsk! Gli adulti... Goditi le piccole cose, dico io. Judith è inarrestabile; vuole proprio andare in braccio a Daryl e non ho modo di calmarla. Faccio un ultimo tentativo:

«Lascialo stare, Judith, fai la brava, non vedi che Daryl è stanco?» La cullo tra le braccia. Dopo mangiato, di solito, tempo una mezzora e si addormenta, ma Daryl fa spallucce e allunga le braccia per prendere mia sorella.
Sembra quasi ne abbia bisogno.

«La piccola spaccaculi non mi disturba mai» dice con un sorriso mesto. Judith appena si trova tra le sue braccia appoggia il capino sulla sua spalla e con una manina si mette ad arrotolare i capelli ormai lunghi di Daryl su un dito. Daryl la lascia fare nonostante, con i suoi ditini, gli stia letteralmente strappando delle ciocche di capelli, che a furia di essere arrotolati si sono annodati. Judith sbadiglia perché è l’ora della nanna. Sto per riprenderla ma l’arciere mi anticipa e si sdraia sul letto, tenendola tra le braccia:
«Tranquillo, sono ancora in grado di farla addormentare» mi dice e, non so perché, ma mi sento di troppo. Credo che ora Daryl abbia bisogno di mia sorella. Nel suo piccolo sa già rendersi utile; mai soprannome fu più azzeccato. Mi allontano silenzioso. Andrò a prendere una boccata d’aria.

È passata poco più di un’ora e dormono tutti della grossa. Il volto di Daryl è finalmente rilassato, Judith tiene ancora la sua manina ancorata ai suoi capelli e sembra quasi lo voglia trattenere… Che pensiero stupido. È troppo piccola per capire… Un sorriso mi si stampa sul viso: 

“Mia sorella la piccola spaccaculi!”
 
Continua….
   
 
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