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Autore: miseichan    05/12/2014    1 recensioni
Lo spostamento di un singolo elettrone per un miliardesimo di centimetro, a un momento dato, potrebbe significare la differenza tra due avvenimenti molto diversi, come l'uccisione di un uomo un anno dopo, a causa di una valanga, o la sua salvezza.
Genere: Comico, Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Effetto Domino

 

 

ore 08.43
Jonathan Wright

 

“Voleva vedermi, rettore?”
Greg sorrise all’indirizzo del giovane appena entrato. 

“Wright, giusto?”
“Jonathan.”
“Jonathan.” annuì Greg, indicandogli la sedia libera “Accomodati.”
Il ragazzo si chiuse la porta alle spalle e prese posto a testa bassa. 
“Sembri teso, figliolo.”
“Oh.” sollevò lo sguardo e scosse impercettibilmente il capo “No, mi scusi. La colpa è del professor Morgan: aveva uno strano ghigno, mi ha inquietato parecchio.”
“Lo conosci,” concesse Greg “non bisogna dargli troppo credito.”
Jonathan accennò un sorriso che non riuscì a diventare completo. Incrociò le mani sulle gambe e si sporse nervosamente in avanti: 
“C’è qualcosa che non va, rettore?”
“Dobbiamo solo fare una chiacchierata, niente di più.”
Jonathan guardò lui, poi lanciò un’occhiata veloce a Matthew seduto al suo fianco e infine emise un lungo e sofferto sospiro.
“E’ per il latte corretto, non è vero?”
Greg si adombrò e fece per interromperlo ma Jonathan lo batté sul tempo. 
“Senta, doveva essere un banalissimo scherzo per Lucas. Aveva cominciato lui e la prima idea che ci è venuta in mente è stata di correggergli il latte con un po’ di vodka.” si sfiorò il contorno del pizzetto e continuò “L’unico errore è stato affidare il compito a Mike: l’idiota ha corretto il latte mentre era ancora nel distributore della mensa.” allargò le braccia con esasperazione “Come si fa? Dico, bisogna essere proprio bacati per fare una cosa del genere e riderne pure! Ha fatto ubriacare mezza mensa e...”
“Jonathan,” tentò inutilmente di intervenire Greg. 
“Non è stato intenzionale, rettore, glielo assicuro. E poi, alla fin fine, si saranno ubriacate sì e no...” contò velocemente sulle dita “...una trentina di persone, mi sa.” decise “E di quelle deve tener presente che una decina erano ancora brille dalla sera prima, quindi gli abbiamo solo fatto il favore di evitare i postumi ancora per un po’.”
Jonathan prese fiato e puntò un paio di occhi neri e mortificati in quelli del rettore. 
“E’ tanto grave?” chiese con un filo di voce “Ci saranno delle conseguenze?”
Greg fece una smorfia e guardò di sfuggita Matthew: aveva un’espressione che oscillava fra l’incredulità e il disappunto. C’era qualcos’altro, però.
Si concentrò di più sul fastidioso ospite e a stento si capacitò di ciò che vide: divertimento.
Matthew Lance stava nascondendo un sorriso decisamente divertito. 
“Non è per questo che è stato convocato, Jonathan.” 
“Ah, no?” domandò cauto il ragazzo.
“No.”
“Oh.” sospirò di sollievo Jonathan, poggiando finalmente la schiena alla sedia.
Greg inarcò un sopracciglio e aspettò che realizzasse ciò che aveva appena rivelato. 
“Oh.”
La schiena tornò a irrigidirsi. 
“Oddio.” sfiatò “Ritiro tutto.”
Jonathan spalancò gli occhi e cominciò a scuotere la testa: destra, sinistra, destra, sinistra.
“No, no, no.” cantilenò “Faccia conto che sia appena entrato, okay? Rettore, fino a questo momento non è stato detto alcunché. Io non ho parlato, lei non si è espresso. Niente.” fermò la testa e assunse un’aria seria e convinta “Assolutamente nulla.”
“Non è successo assolutamente nulla?” chiese rilassato Greg.
“Esattamente, vedo che siamo sulla stessa lunghezza d’onda.”
“Starete scherzando.” intervenne Matthew “Cos’è, una specie di lavaggio del cervello?”
Jonathan si girò verso di lui e ricominciò a scuotere la testa: destra, sinistra e ancora.
“Assolutamente nulla.” 
“Rettore Thompson,” provò Matthew.
Greg sbuffò e agitò una mano verso di lui: 
“Mi chiami Greg.”
“Rettore Thompson,” ripeté Matthew con tono glaciale “non ha intenzione di dire la sua?”
“Dobbiamo ancora iniziare questa conversazione, signor Lance.” fece spallucce Greg “Su cosa, esattamente, dovrei dire la mia?”
Jonathan chiuse gli occhi e ringraziò mentalmente tutti i suoi santi.
Matthew arretrò con la sedia e annuì una sola volta.
Greg pensò che quel gesto non aveva sicuramente nulla di amichevole. Si chiese se fosse il caso di rettificare qualcosa; poi lesse la gratitudine sul volto di Wright e decise che Matthew Lance poteva andare al diavolo. 
“Allora, Jonathan.” sorrise al ragazzo “Volevamo parlarti della sala informatica.”
“Oh.”
Greg sentì quell’oh e pensò che era l’oh di chi sa qualcosa. 
“Tu sei l’assistente del professor Morgan, giusto?”
“Certo.” si schiarì la voce il ragazzo “Da poco più di tre mesi: lo aiuto, sì.”
“Come, se posso chiedere?”
“Preparo le slides per le lezioni, controllo i computer...”
“Sei tu a chiudere la sala alle nove di sera?” lo interruppe Greg.
Jonathan pietrificò. 
“Sì. Il più delle volte me ne occupo io.” deglutì “Controllo che sia vuota, faccio un giro veloce per assicurarmi che sia tutto spento e poi...”
“Hai dato le chiavi a qualcuno, Jonathan?” domandò a bruciapelo Matthew.
Greg avrebbe voluto saper ringhiare. 
“Sono io a fare le domande, signor Lance.”
“Mi è sembrato la stesse prendendo troppo per le lunghe, rettore Thompson.”
“La pregherei di non interagire più con i miei studenti.”
“E’ mio dovere...”
“Non si azzardi a rifarlo.”
Jonathan si alzò in piedi, guardò entrambi e crollò di nuovo sulla sedia.
“Daniel.” 
“Prego?” chiese gentilmente Greg.
“Ho dato le chiavi a Daniel.”
“Non mi ringrazi.” ironizzò Matthew.
“Stia zitto.” borbottò nella sua direzione Greg “Daniel chi, Jonathan?”
“Daniel Brown.” sospirò prendendosi il volto fra le mani “Secondo anno, ha presente? Riccioli d’oro, occhioni da cucciolo e aria spaurita?”
Gemette e prese a fissare il soffitto: “Tutta apparenza, mi creda.”
“Daniel Brown.” ripeté Greg. 
“Già.”
“Gli hai dato le tue chiavi.”
“Già.”
Greg cominciò a chiedersi se per caso non ci fosse davvero qualcosa di interessante lì, sul soffitto. Resistette alla tentazione di alzare lo sguardo per controllare.
“Come mai? Doveva fare una ricerca, ultimare un progetto...”
“Oh, buon Dio.” mugugnò Matthew “Lo ha corrotto, no? Che razza di domande fa?”
“Lo ignori, Jonathan. Faccia come me.”
“Rettore Thompson...”
Greg lo ignorò.
“Jonathan?”
Jonathan puntò lo sguardo in quello del rettore e avvicinò la sedia alla sua scrivania. 
“Mi ha corrotto, rettore,” sussurrò “ma non voglio dare soddisfazione a quello.” aggiunse, indicando con un breve gesto del capo Matthew.
“Ti capisco.” mormorò in risposta Greg.
“La smettereste di bisbigliare, di grazia?”
Matthew avvicinò la sedia a sua volta. 
“Il Mono.” disse Jonathan.
“Cos’è?”
“Quel locale in centro che fa musica dal vivo.” spigò il ragazzo “E’ grandioso, mi creda. Ci si esibiscono le band emergenti, si beve ottima birra e c’è sempre buona compagnia.”
“Non ci sono mai stato.” si stupì Greg. 
“Cosa c’entra ora il Mono?!” sbottò Matthew. 
“Sabato la mia band si è esibita lì.”
L’altro ieri, pensò Greg, guarda un po’ che coincidenza.
“Hai una band?” chiese invece. 
“Suono la chitarra.”
“Non ne avevo idea,” ridacchiò “siete bravi?”
“Mi piace pensare di sì, rettore.” sorrise Jonathan “Facciamo le prove ogni mercoledì nel terzo scantinato, quello sotto l’ala destra.”
“Non ho mai sentito lamentele.”
“Abbiamo insonorizzato il tutto, ovviamente.”
“Più che giusto.” annuì Greg; vide con la coda dell’occhio Matthew aprire bocca e lo bloccò sul nascere battendolo sul tempo “Come si collega la tua esibizione alle chiavi?”
“Non è facile entrare al Mono.”
“Ah.”
“Bisogna avere fortuna, popolarità o, in ultimo, una raccomandazione.”
“Daniel, immagino.”
“Un amico di Daniel.”
Greg arricciò le labbra e poggiò la guancia destra sul palmo della mano. 
“Quindi, ricapitolando: Daniel viene da te e ti chiede le chiavi.”
“Già.”
“Tu rifiuti, dicendo che è contro le regole e che non avresti mai potuto tradire la fiducia del professor Morgan.”
“Questo non lo ha detto.” fece Matthew.
“Deve avere problemi all’udito, signor Lance, io l’ho sentito.”
“Già.” approvò Jonathan.
“Poi,” continuò Greg “una cosa tira l’altra e Daniel tira in ballo un suo amico del Mono. Tu sei un ragazzo di buon cuore e, per la tua band, accetti di prestare momentaneamente le chiavi al giovane Daniel.”
Jonathan deglutì e si limitò ad annuire. 
“Molto bene.”
“Rettore...”
“Com’è andata, poi, l’esibizione?”
“Siamo piaciuti tantissimo.” rispose raggiante Jonathan “Ci hanno chiamati per fare un’altra serata il prossimo fine settimana.”
“Splendido!” sorrise Greg, alzandosi in piedi e porgendogli la mano.
Jonathan lo imitò e provò il forte desiderio di baciargliela, quella mano; o di abbracciarlo. 
“Puoi andare.” mormorò Greg “Solo, saresti così gentile da rintracciare Daniel e farlo venire qui?”
“Ovviamente.” annuì Jonathan “Certamente! Io... vado subito a cercarlo!”
Quasi tirò via la porta dai cardini. 
“Arrivederci, rettore, e grazie di tutto!” scappò via senza guardarsi indietro.
Greg aprì la finestra prima di tornare al suo posto. 
“La faccenda del latte non le interessa?” si sentì chiedere. 
“Un po’ di vodka,” fece spallucce “che sarà mai?”
“Non posso credere che...”
“Lei è qui per quei risultati, signor Lance.” 
“Lo so, ma...”
“Faccia un piacere a entrambi e si interessi solo di quelli.”
Matthew rivide l’espressione di Jonathan Wright mentre pronunciava il nome Daniel e pensò che non sarebbe stato per niente facile. 

 

 

 

 

 

 

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