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Autore: Astrea9993    06/12/2014    1 recensioni
Non c'era altra spiegazione: ero finita all'interno della mia stessa fanfiction ed ora non sapevo come uscirne e, a dirla tutta, non sapevo neppure se volessi farlo!
C'era solo un piccolo problema: prima di essere trasportata all'interno del mondo di Harry Potter non avevo avuto il tempo di concludere la mia storia ed ora questa era fuori controllo ed io non sapevo più cosa mi riservasse il futuro...
Ero appena giunta ad Hogwarts, non era ancora trascorso il primo giorno ed io ero già quasi riuscita a rompermi l'osso del collo e a portare James Potter all'altro mondo assieme a me...
Se questi erano i presupposti qualcosa mi diceva che d'ora in poi le mie giornate sarebbero state piuttosto movimentate...
Genere: Commedia, Mistero, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Albus Severus Potter, Dominique Weasley, James Sirius Potter, Nuovo personaggio, Scorpius Malfoy
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
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Capitolo 10
 
Casa dolce casa
 
"Sei sicuro di sapere cosa stai facendo?" Domandai terrorizzata mentre mi rendevo conto che forse era ormai tardi per porre questa domanda.
"Vuoi o non vuoi arrivare in Italia?!" Replicò James
"Ci voglio arrivare viva, in Italia" dissi ancora spaventata mentre guardavo in basso, i tetti delle case che svanivano ad uno ad uno e le persone che apparivano piccole come tante minuscole formiche.
Sapevo che i Potter e le macchine volanti non andavano d'accordo e allora perché avevo deciso di salire su quella vecchia utilitaria che cigolava in modo raccapricciante?!
Avrei fatto meglio a raggiungere l'Italia a bordo del mio manico di scopa specie visto che il modo in cui l'auto sbandava mi faceva dubitare delle abilità di James come autista.
"rilassati, l'auto è invisibile, nessuno ci vedrà e noi non precipiteremo" cercò di rassicurarmi lui mentre era costretto ad una tremenda virata per evitare uno stormo di anatre che stava per andare a schiantarsi contro il nostro parabrezza. Che fossero dannati quegli stupidi uccelli!
"certo..." mormorai poco convita senza riuscire a trattenermi dal chiudere gli occhi ed emettere uno squittio spaventato
"andiamo Starlight! Non ti facevo così fifona!" mi canzonò James ridendo
"la mia non è fifa, è solo prudenza. Se avessi la patente sarei più tranquilla"
"mio zio Ron ha guidato la sua prima auto volante a soli dodici anni" mi ricordò James
"già, ed è finita molto bene: si è fatto avvistare dai Babbani, si è schiantato contro il Platano Picchiatore rompendo la propria bacchetta, è stato punito e ha ricevuto una strillettera" replicai ancora più spaventata di prima. Non volevo morire, ero giovane e mi attendeva ancora una vita ricca e piena, non potevo morire.
"ok, zio Ron forse non è l'esempio migliore..." convenne James "ma se ti tranquillizza potresti guidare tu..."
"non pensarci nemmeno James Sirius Potter! Se vuoi morire giovane posso guidare ma se ci tieni alla tua misera vita non osare cedermi il volante" mi affrettai a dire io, le immagini dei miei miseri tentativi di andare sugli autoscontri che mi attraversavano la mente ed il ricordo di come riuscivo immancabilmente ad incastrarmi in un angolo per poi divenire il bersaglio prediletto dagli altri giocatori.
"come vuoi, Angelo, nonno Arthur non mi perdonerebbe mai se distruggessi la sua auto"
Avrei voluto far notare a James che non vi era molto da distruggere dato che quest'auto era già di per se un rottame ma decisi di essere grata per quell'automobile che mi avrebbe riportata in Italia e per James che si era adoperato per aiutarmi senza fare domande.
"sei sicuro che nessuno si accorgerà della nostra assenza?" domandai invece
"ho chiesto a Fred di coprirmi" si limitò a dire lui
"ed io l'ho chiesto a Roxanne e Dominique" soggiunsi io
"quei tre assieme dovrebbero essere in grado di cavarsela" disse James ed io non potei che essere d'accordo, i suoi cugini ne sapevano una più del diavolo, mi dissi mentre osservavo il pallido sole ormai alto nel cielo.
"qualora ci scoprissero molto probabilmente zio Ron farebbe un colpo mentre zio George, allo scopo di irritare il fratello, non farebbe altro che fare commenti imbarazzanti ed insinuazioni per tutto il resto della vacanza ma, del resto, probabilmente questo lo farebbe ugualmente. Tutt'al più mio padre ti torchierebbe per capire cosa ti stia passando per la mente, il che non sarebbe male dato che anche io sarei curioso di sapere cosa stiamo cercando... Ora che ci perso forse, farci scoprire non sarebbe poi male..." 
"James!" esclamai io
"ok, ok non ci faremo scoprire ma potrei sapere perché stiamo andando in Italia?" chiese lui.
James si era fidato di me lasciando alle prime luci dell'alba casa propria al solo scopo di seguire una mia intuizione.
Glie lo dovevo, avrei dovuto dirgli la verità, ma come potevo dirgli che stavamo andando in Italia perché era da li che venivo? Che mi stavo per intrufolare all'interno della mia stessa casa per prendere i miei numerosi libri di Mitologia, libri specifici che, difficilmente, avrei trovato in una normale biblioteca o in una normale libreria.
Come potevo dirgli che io ero Melania Rossellini?!
"devo andare a casa di una mia amica per recuperare dei libri che non riuscirei mai a trovare a Londra" dissi dopo averci pensato un po' "credo di iniziare a comprendere cosa sia a pietrificare quei ragazzi ma la mia è un'ipotesi molto azzardata e prima di condividerla con qualcuno vorrei avere delle prove più consistenti" conclusi poi
"è assurdo come pensare che la bacchetta di sambuco esista davvero?!"
"forse è più assurdo dato che ho bisogno di consultare dei libri di mitologia Babbana"
"e per farlo devi andare in Italia"
"esatto Potter, so per certo che lei ha tutto ciò di cui ho bisogno"
"quindi dobbiamo andare in Italia da una tua amica appassionata di testi Babbani"
"lei non è appassionata di testi Babbani, lei è Babbana"
"dobbiamo andare in Italia dalla tua amica Babbana per prendere dei libri Babbani"
"Potter, la vuoi piantare di ripetere ciò che dico con questo tono dubbioso?!"
"trovo solo strano che la nipote di Malfoy abbia amici Babbani e sia appassionata di letteratura Babbana"
"Rossella è una ragazza intelligente e io e lei siamo... Molto unite" cercai di spiegare... certo io e lei eravamo molto vicine, quasi come fossimo la stessa persona...
"va bene" si arrese James "Sei sicura che la tua intuizione sia esatta?"
"se avessi trovato quelle informazioni in un altro libro non vi avrei dato molto peso ma le ho trovate nel testo che era aperto dinanzi a Clarissa, sulla stessa pagina che era aperta davanti a lei e, prima di essere pietrificate Hermione e Penelope Light avevano scoperto la verità sul Basilisco" spiegai io
"credi che l'aggressore sia così folle da svelarci così facilmente i suoi piani?!"
"James, tutto ciò che sta facendo è folle e questo non sarebbe poi nulla di molto più strano di quanto non abbia già fatto" gli feci notare, poi, improvvisamente, mi resi conto che stavamo scendendo in picchiata...
Osservai l'acqua, i ponti e poi vidi le cupole, la piazza affollata da centinaia e centinai di persone e l'auto che scendeva sempre di più...
"qui non c'è spazio a sufficienza per parcheggiare" si lamentò James
"James!" esclamai io terrorizzata
"andiamo Melanie, rilassati un po'"
"James!"
"che cosa c'è?!"
"siamo a Venezia e questa è piazza San Marco"
"e allora?!"
"a Venezia non possono circolare le automobili e tu non puoi parcheggiare una fottutissima macchina volente al centro di piazza San Marco!" sbottai, l'ira che iniziava a sostituirsi al panico
"e io dove dovrei parcheggiare?"
"a Padova forse?! dove ti avevo chiesto di portarmi fin dall'inizio?!"
"se non lo avessi notato quest'auto non ha il navigatore satellitare e io mi sono semplicemente perso ma comunque, se non erro, Padova non è poi molto distante da Venezia quindi, a questo punto, potremmo semplicemente parcheggiare, fare un giro dato che ho sempre desiderato visitare Venezia, e poi smaterializzarci in tutta calma dalla tua amica"
"quante volte devo ripeterti che questa non è né una gita di piace né un appuntamento?!"
"questo mi era divenuto chiaro già dopo la terza volta che me lo hai detto, dolcezza, ma già che siamo qui potresti accontentarmi..."
"d'accordo" mi arresi alla fine sospirando sonoramente "ma dopo prometti di fare ciò che ti chiederò senza porre inutili domande"
 
 
 
*****
 
 

Ci trovavamo al centro di piazza San Marco.
Non era una meta molto originale ma non avevo voglia di perdere tempo in inutili giri turistici.
Eravamo arrivati in Italia da un paio d'ore e avevamo parcheggiato l'auto in un luogo non ben identificato, era una zona di campagna a giudicare dagli sterminati campi di pannocchie che ci circondavano. Io e James avevamo scelto quel luogo unicamente in virtù del fatto che era piuttosto isolato e avremmo potuto atterrare senza che nessun Babbano rischiasse di veder apparire improvvisamente un automobile dal nulla poi, senza fare troppo caso a dove ci trovassimo, ci eravamo smaterializzati.
Anzi, ora che ci pensavo meglio, speravo solo che, al nostro ritorno, fossimo in grado di ritrovare l'auto... Quanto sarebbe costato in biglietto aereo per Londra? Aspetta, ora che ci riflettevo meglio con me non avevo degli euro, avevo solo dei galeoni e qualche sterlina...
Scuotendo la testa allontanai dalla mente quelle preoccupazioni, me ne sarei preoccupata quando fosse giunto il momento di ritornare indietro, con questo pensiero nella mente puntai lo sguardo su James.
Dovevo ammettere che visitare Venezia con lui era piuttosto divertente James, infatti, trovandosi ad ammirare per la prima volta una città unica come Venezia si stupiva per quelle piccole cose che io davo ormai per scontate.
James non guardava alla città come un adulto che ne ammira l'arte e l'architettura ma sembrava piuttosto un bambino curioso che si trovava a scoprire qualcosa di nuovo e sorprendente.
"certo che i Babbani ci sanno davvero fare" commentò James dopo che gli spiegai di come quella città fosse sorta in un territorio fluvio-palustre.
Era stato divertente spiegargli come funzionasse il fenomeno dell'acqua alta, avvenimento che, a giudicare dalla sua espressione, doveva ritenere simile ad un secondo diluvio universale e che invece non era altro che un normale fenomeno che, tutt'al più, rendeva gli spostamenti più fastidiosi.
Era divertente pensare che mi ero ritrovata a ripetere a James che il nostro non era un appuntamento quando ora mi sembrava di essere più che altro la baby-Sitter di un bambino fin troppo cresciuto.
Da quando eravamo arrivati a Venezia, infatti, aveva importunato un povero gondoliere fino a quando questi, prendendo James in simpatia, non aveva deciso di farci fare un giro gratis e, alla fine, avevo dovuto placcare James che desiderava ad ogni costo ripagarlo in qualche modo, impedendogli di regalare dei galeoni ad un Babbano. A quanto pareva, per Potter, il trattato sulla segretezza era solo un optional.
Avevo rincorso Potter per tutto il giorno ed ora che ero riuscita a riprendere fiato per un attimo mi trovavo ad osservare James che, utilizzando uno dei panini che ci eravamo preparati alla tana, cercava di attirare dei piccioni alquanto diffidenti e che proprio non ne volevano sapere di farsi prendere in mano.
"Hai visto?! Ce l'ho fatta!" Esclamò James soddisfatto mentre mi mostrava il piccione coraggioso che vera tranquillamente posato sulle sue mani.
"Non ho mai detto che non ce l'avresti fatta, ho solo detto che non avresti dovuto farlo e che i piccioni portano malattie" risposi io pazientemente rivolta a quello che doveva essere un mago diciassettenne e che si comportava come un bambino troppo cresciuto. Un bambino troppo cresciuto e armato di bacchetta che prima aveva quasi affatturato un bambino tedesco perché rincorreva i piccioni spaventandoli...
"Ma sono così carini!" Esclamò James mentre un grosso esemplare di quegli animali 'carini' si posava sulla sua testa e iniziava ad ingaggiare una spietata lotta con un rivale per il possesso del panino. Speravo solo che non arrivassero anche i gabbiani.
"Il tuo concetto di 'bello' e 'carino' è piuttosto strano" conclusi io.
Ora Potter era anche senza pranzo. Sarebbe stato bello portarlo in un osteria Veneziana, in fin dei conti se c'era qualcosa in cui noi italiani eravamo maestri questo era l'arte e la cucina, poi però mi ricordai di non avere denaro...
Inoltre non avevamo tempo da perdere, avevo una missione da compiere, una missione che forse stavo deliberatamente evitando. Stavo per tornare a casa mia. E se qualcuno mi avesse vista? I miei genitori mi stavano cercando? Mi avrebbero riconosciuta?
Dovevo allontanare questi pensieri dalla mente, era inutile preoccuparsene ora, quando fosse giunto il momento avrei deciso il da farsi.
"James, metti giù quei cosi prima di prenderti qualche malattia contagiosa e andiamocene" dissi con decisione, fu in quell'istante che vidi un sorriso per nulla rassicurante farsi strada sul suo volto.
"James Potter!" Esclamai mentre, nello scorgere quelle braccia protese, indietreggiavo "non osare"
"Andiamo Starlight, paura dei germi di piccione?" Mi canzonò mentre davamo inizio ad uno strano inseguimento che si concludeva con io che inciampavo sui miei stessi piedi e cadevo a terra trascinando James con me
"Sei davvero un bambino" mi lamentai per poi zittirmi nell'incontrare gli occhi di James che era ricaduto pesantemente sopra di me.
Perché queste cose accadevano solo quando ci trovavamo in una piazza affollata?! Non poteva succedere che ne so, quando ci trovavamo in una stanza, magari magicamente chiusa ed insonorizzata?!
Per un momento restammo entrambi immobili, per un attimo pensai che mi avrebbe baciata, invece, seppur lentamente, James si allontanò da me con aria riluttante.
"Andiamo" disse poi sforzandosi di rivolgermi un sorriso
"Andiamo" convenni anche io, era arrivato il momento della verità, il momento in cui avrei trovato la risposta a molte domande, speravo solo di essere pronta ad accogliere quelle verità.
 
 
 
*****
 
 
 
Andare a Padova sembrava così semplice poi mi ero ricordata un piccolo dettaglio: dovevamo materializzarci, dovevamo eseguire una materializzazione congiunta, o meglio, io avrei dovuto eseguirla, c'era solo un piccolo problema: Melanie Artemis Starlight si sapeva materializzare, io non ero certa di saperlo fare o, per lo meno, non ci avevo mai provato e non avevo alcuna voglia di spaccarmi.
"Qual è il problema?" Mi domandò James mentre mi osservava perplesso, ci trovavamo in una stretta calle che pareva essere stata dimenticata da tutti ed io stavo prendendo disperatamente tempo...
"È da molto che non lo faccio" ammisi decisa a provare, per prima cosa, a materializzarmi da sola e a pochi metri di distanza: Non era il caso di spaccarci in due.
Respirai a fondo mentre ripensavo alle regole della materializzazione.
"Destinazione, determinazione e decisione" ripetei tra me e me come un mantra.
Fissai attentamente lo spazio vuoto alle spalle di James cercando di memorizzare il maggior numero di dettagli possibili e poi feci un bel respiro profondo. Nella materializzazione non c'era spazio per paure od esitazioni,  dovevo essere decisa e aver fiducia nelle mie capacità.
Velocemente ruotai su me stessa per poi svanire nel vuoto e ricomparire alle spalle di James.
Ce l'avevo fatta mi dissi mentre ringraziavo mentalmente il mio corpo che sembrava saper eseguire quasi istintivamente quelle manovre.
"Ora possiamo andare" stabilii prima di prendere James per mano e, assieme a lui, svanire nel nulla.
 
"Si può sapere perché,  tra tutti i posti, proprio qui?" Domandò James non appena fummo riapparsi
"Ci troviamo alla stazione dei treni di Padova e questo bagno di norma è sempre fuori uso quindi ho pensato che qui nessuno ci avrebbe visti" spiegai pazientemente mentre scrutano le pareti del cubicolo domandandomi se la via fosse libera o se qualcuno si sarebbe accorto che stavamo uscendo dal bagno senza mai esservi entrati
"Io volevo sapere solo perché hai scelto proprio il bagno delle donne" si lamentò James affranto
"Forse perché quello degli uomini non l'ho mai visto?!" Replicai io ovvia
"Uscire da qui è imbarazzante!"
"Mentre girare con un piccione sopra la testa non lo è?" Domandai divertita per poi arrendermi nello scorgere quell'espressione da cane bastonato
"Va bene" mi decisi alla fine "stai fermo" Intimai poi mentre con rapidi movimenti gli aprivo il giaccone, sbottonavo  i primi  bottoni della sua camicia e gli spettinavo i capelli
"Cosa stai facendo?" Domandò lui confuso mentre io mi apprestavo a fare altrettanto con i miei abiti
"In caso di necessità la versione ufficiale è che ci stavamo dando da fare in bagno, ora è meno imbarazzante?!"
"Chi farebbe certe cose nel bagno di una stazione?!"
"Più persone di quando immagini" risposi domandandomi se davvero James fosse così ingenuo o se stesse fingendo ma poi, dopo aver incontrato il suo sguardo, dedussi che fosse sincero.
"Nelle stazioni Babbane gira gente piuttosto strana" soggiunsi quindi mentre uscivo dal cubicolo
"Starlight, dato che ti ho portata fin qui che ne diresti, per ringraziarmi, di uscire con me?"
"Scordatelo Potter, tutto questo non cambia nulla"
"Lo immaginavo" concluse James sorridendo mentre uscivamo dalla stazione e ci immettevamo nel traffico della città "ma dovevo almeno provarci"
 
 
 
 
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E poi era giunto il momento della verità.
Forse, inconsciamente, avevo cercato di rimandare quel momento, sapevo che quei libri erano indispensabili eppure, il pensiero di tornare a casa mi spaventava.
Mi ero dibattuta così tanto per fuggire da Melania Rossellini eppure ora, il destino beffardo, mi riportava li, in quel luogo che mi ero disperatamente lasciata alle spalle.
Con il cuore che batteva a mille avevo ripercorso le strade familiari della mia infanzia, ero passata dinanzi al Bo presso il quale, per un periodo, aveva insegnato mio padre, ero passata dinanzi all'immenso albero di Natale e poi, alla fine, ci eravamo ritrovati in Piazza dei Signori.
Una strana paura mi attanagliava il petto mentre scrutavo la pianta rettangolare della piazza dominata dalla Torre dell'Orologio.
Mentre scrutavo il magnifico orologio che, oltre a mostrare lo scorrere del tempo indicava il giorno, il mese, il corso del sole nei dodici mesi dello zodiaco, gli aspetti della luna col sole e il crescere e scemare della luna, non potevo fare a meno di sentire i brividi percorrermi la schiena.
Avevo una brutta, bruttissima sensazione.
Con lentezza mi avviai verso l'abitazione che si affacciava sui portici e che presentava ancora delle decorazioni di foggia medioevale.
Poi, proprio quando avevo quasi raggiunto il portone d'ingresso, ecco apparire la signora Zanin...
Per un momento rimasi impietrita: era da mesi che ero scomparsa da casa, cosa avrebbe detto la mia vicina di casa nello scorgermi?!
Rimasi ferma senza sapere cosa fare per poi, dopo quell'iniziale momento di paura, apprestarmi a salutare la donna che di sicuro mi aveva vista e che, in caso di necessità, avrei sempre potuto obliviare.
Fu forse in quell'istante che il presentimento iniziale iniziò lentamente a tramutarsi in  orrore perché, la mia vicina di mezza età, mi passò accanto guardandomi stranita, come se non mi avesse mai vista prima, per poi rispondere timidamente al mio saluto.
Sentivo lo guardo perplesso di James puntato sulla schiena, probabilmente si doveva star domandando chi fosse quella donna e come mai io conoscessi anche la lingua Italiana ma, in quell'istante, tutto questo veniva in secondo piano perché, in quell'istante in cui la paura iniziava ad attanagliarmi il cuore, non avevo potuto far altro che estrarre la bacchetta ed aprire rapidamente il portone di ingresso per poi iniziare a correre su per le scale desiderando raggiungere quel secondo portone di legno massiccio per poi trovarmi in quelle stanze familiari decorate con mobili d'antiquariato.
Non capivo neppure io perché ma ora sentivo la necessità di rivedere quella casa, assicurarmi che andasse tutto bene per potermi poi lasciare definitivamente alle spalle Melania.
"Melanie!" mi richiamò James mentre si lanciava al mio inseguimento, probabilmente domandandosi per quale ragione stessi invadendo senza alcun ritegno la casa della mia fantomatica amica Rossella ma, neanche questo, mi importava.
Poi ero arrivata all'ultima rampa di scale, quel tragitto non mi era mai parso così lungo, mi dissi mentre mi apprestavo a salire l'ultimo gradino, il portene in legno scuro a pochi metri di distanza da me e poi, proprio quando stavo per raggiungerlo mi ero ritrovata di nuovo ai piedi della scala.
Mi guardai attorno stupita per poi riprendere a correre con la stessa foga e ritrovarmi, nuovamente, punto a capo.
Salii quelle scale una, due, tre, quattro volte mentre lacrime di frustrazione mi rigavano il volto, sentivo la voce di James chiamarmi ma nella mia inutile ostinazione avevo perseverato ignorandolo.
Poi era subentrata la rassegnazione.
Tremante di rabbia, paura e frustrazione tornai all'esterno.
"Melanie!" esclamò James mentre mi stringeva a se in un abbraccio "avrei voluto seguirti ma qualcosa, una specie di barriera, mi ha impedito di entrare" mormorò mentre mi stringeva saldamente a se "ora va tutto bene" sussurrò evitando di pormi domande.
Avrei voluto con tutte le mie forze che fosse vero ma, mentre da sotto la spalla di James, scorgevo una vecchia bicicletta che giaceva distrutta accanto al portone di ingresso, non potevo fare a meno di chiedermi dove fossero i miei genitori e che cosa fosse loro accaduto.
Cos'era accaduto alla mia famiglia mentre io fuggivo dalla realtà?!
Mille domande mi attraversavano la mente eppure, nonostante tutto, non potevo fare a meno di pensare al fatto che quella bicicletta, che mi provocava istintivamente un moto di terrore, fino a pochi istanti prima non c'era.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Angolo dell'autrice
Salve a tutti! Ecco il nuovo capitolo. Forse è un po' più corto degli altri ma ho ritenuto fosse necessario concluderlo in questa maniera.
Ringrazio Music_My_Life che ha aggiunto la storia alle preferite e  Ariel_Jackson11 che l'ha aggiunta alle seguite.
Grazie a tutti.
Astrea
  
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