Anime & Manga > Death Note
Segui la storia  |       
Autore: Swish_    07/12/2014    6 recensioni
Il protagonista in questa storia non è un assassino. Non è un mostro. Non è un quaderno né un Dio sovrannaturale annoiato. Il protagonista in questa storia è una lei, una ragazza normale e semplice che si ritroverà ad un faccia a faccia con la mente più geniale, cinica e calcolatrice dell'intero mondo.
Un caso investigativo avrà proprio lei come punto focale e a farle capire quanto quella situazione sia pericolosa per lei quanto per il resto del mondo, non sarà un'amica, un parente, o un ragazzo bello ricco e famoso. A farle fare la pazzia più grande della sua vita, a farla cambiare, a farla addirittura innamorare sarà un piccolo genio cresciuto nella solitudine di un ruolo ambito e irraggiungibile. Un ragazzo nelle cui mani sono passati i casi più difficili e irrisolvibili dell'intero globo, tra cui anche l'impossibile caso del Death Note, il quaderno della morte.
Ebbene sì, quel ragazzo sarà proprio L.
Lo stesso L che è riuscito a sopravvivere a Light. Lo stesso che è restato a guardare cosa poi gli sarebbe accaduto.
Come avrà fatto a sopravvivere?
E soprattutto come si comporterà di fronte ai nuovi problemi del caso, tra cui l'amore?
Genere: Azione, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: L, Mello, Near
Note: AU, Lime, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

- Come? -
- Si! - risposi subito con uno strillo.
Dopo essermi accertata che Sarah stesse dormendo tranquilla in camera sua, io e Mello ci eravamo accomodati in salotto, su un comodo divano dorato col rivestimento in stoffa.
- Ma... a proposito, tu mi avevi detto che avresti aspettato che ti raggiungessi nella tua stanza. Perchè non c'eri? - gli chiesi poi, fissandolo dritto negli occhi.
Lo vidi distogliere lo sguardo e portarlo al pavimento. Notai anche che non si era cambiato, aveva solo indossato un panciotto di pelle nero sopra i jeans chiari, molto probabilmente ancora umidi per la sera prima.
- In effetti ricordo di averti aspettata, ma poi ho come un vuoto. Non so cosa sia successo, so solo di essermi ritrovato qui sul tappeto in salotto poco prima del tuo arrivo. -
- Mh. - riuscii appena a rispondere, sovrappensiero.
Quindi non era entrato solo Alec in casa. Oppure si? E allora come...
- Ma dimmi... - riprese lui, aggrottando la fronte:
- ...Ti ha preso uno Spector e ti ha portato da Brustri. Ovviamente non sei riuscita a capire dove si stesse nascondendo, non è così? -
Annuii vivacemente:
- Già. -
- E poi ti ha riportata subito qui. Davvero strano... e perchè correre un rischio del genere? - si soffermò un attimo, portandosi le dita al mento con aria pensierosa:
- Mh... pensandoci bene, di sicuro sarà stata una bella mossa per intimorirti. Come per farti capire che lui ha molto più potere di quello che puoi pensare, e che avrebbe potuto riprenderti in qualsiasi momento, se solo avesse voluto. Cosa ti ha detto? -
Tornai a guardarlo scioccata, mentre che la voce di Bustri risuonava di nuovo nella mia testa... "Sarò pronto a lasciarti andare per non cercarti mai più, lo giuro sulla mia vita, ma in cambio..."
- Mi ha detto che sono sua figlia. - dire una frase del genere ad alta voce rievocò i brividi sul mio corpo, mente che Mello se ne restava immobile a fissarmi con un'intensità spaventosa. Mi stava analizzando, riuscivo a capirlo con chiarezza.
- ... che ha il Death Note nelle sue mani. - continuai quasi meccanicamente, come se non fosse davvero la mia voce a parlare.
- Me l'ha mostrato. Ha proposto di provarlo davanti ai miei occhi ma io ovviamente ho rifiutato. - dissi ancora prima di bloccarmi.
- E poi? - mi esortò ancora Mello, con calma e voce bassa.
- Niente. - gli risposi subito, distogliendo lo sguardo dal suo per dirigerlo altrove, verso la finestra che affacciava sul giardino, ora pieno di fiori sbocciati.
- Capisco. - rispose lui, improvvisamente distaccato.
- Comunque resta strano che ti abbia lasciata andare così in questo modo. Tornerà a cercarti. Lo sai questo vero? -
"Solo se io lo vorrò." pensai subito, poco prima che i pensieri prendessero un'altra piega.
"L morirà..."
L... ma chi era in realtà questo L? Allora esisteva davvero? E se... fosse stato come aveva sospettato Sarah?
No, Mello non poteva essere L, ormai era assodato. Quindi rimanevano Near e... Ryuzaki.
Al solo pensiero mi si contrasse lo stomaco. No, non poteva essere così... Ryuzaki non poteva essere L. Nemmeno Near. Sarah si sbagliava. In fondo, che senso avrebbe mentirmi su una cosa del genere?
Eppure il solo dubbio mi attanagliava le meningi.
- Sono già le otto del mattino... - sospirò Mello.
- Sarà meglio ritirarci nelle nostre stanze. Hai bisogno di riposare.
Annuii appena, e proprio mentre stavamo per raggiungere le scale dopo esserci rialzati, un fortissimo tonfo ci bloccò.
Nel giro di pochi secondi l'intera casa fu invasa da agenti in nero. Non riuscii a capirci niente, soprattutto perchè non ne ebbi nemmeno il tempo. Uno dei tanti agenti prese subito la mira e con nostra grande sorpresa... sparò. Avrei voluto urlare, scappare, distruggere qualsiasi cosa in quel momento... ma non ebbi modo di fare neanche quello. Dopo pochi istanti caddi sulle mie ginocchia, mentre che con la coda dell'occhio vedevo Mello fare lo stesso. Sul suo viso una smorfia di dolore e rabbia.
Due agenti si mossero circospetti verso di noi infilandoci frettolosamente un auricolare all'orecchio.
- Beeene... - sentii subito dirmi con una forte nota di compiacimento nella voce. Il suo suono  suscitò subito in me una sensazione tra la meraviglia e... l'amore.
Sentii Mello al mio fianco dire qualcosa, forse un'ingiuria. Dopo quegli spari cominciai a sentirmi sempre più stanca, mano a mano che gli istanti passavano e lo stupore cresceva assieme alla confusione. Per l'ennesima volta non sapevo cosa se ne sarebbe fatto di me, completamente inerme.
- ...Il solito Mello. - rispose atono Ryuzaki dagli auricolari.
- Non c'è bisogno che vi agitiate, ho dimezzato la dose dei proiettili quindi dovreste sentirvi solo un po' debilitati. Giusto per accertarmi che non facciate qualche sciocchezza... come, ad esempio, elettrizzare un intero fiume. Vero Kanade? -
Vidi Mello sbattere un pugno  sul pavimento, contro il marmo chiaro. Se non fossi stata distratta avrei giurato di aver sentito provenire il suono di una risatina a stento repressa dal mio auricolare, prima che Ryuzaki ricominciasse:
- Si torna a casa, ragazzi. -
"Magari." avrei tanto voluto rispondergli.

 

Il ritorno al quartiere generale fu così confuso e veloce che quasi non me ne accorsi, considerando anche gli effetti del proiettile "sonnifero", se così si poteva definire davvero. Riuscii a sentirmi meglio e del tutto cosciente solo qualche ora dopo.
Ero di nuovo nella mia stanza. Fu come risvegliarsi dopo un lungo sonno, solo che quella volta era successo tutto per davvero.
Voltai lo sguardo verso la grande finestra a lato: le tonalità chiare dei raggi del sole che illuminavano la stanza mi dicevano che doveva essere all'incirca orario di pranzo o massimo primo pomeriggio. Le ante di vetro erano chiuse, così che i rumori delle movimentate strade di New York non fossero talmente insistenti da distrarmi completamente dai miei pensieri.
Man mano che i secondi scorrevano lenti e veloci al tempo stesso, i ricordi confusi nella mia testa ripresero colore: gli agenti in nero che ci afferravano fortemente per le braccia e ci trascinavano fuori dalla villa, le furiose urla di Sarah che si distinguevano sopra ogni altro rumore, il viso di Mello segnato dalla rabbia... fino a lì, in quella stanza, in quel momento. Ancora stentavo a crederci che tutto quel fottuto casino fosse capitato proprio ad una come me. Un attimo prima una furia distruttrice e minacciosa per chiunque, e un attimo dopo una ragazza incosciente finita per l'ennesima volta nelle mani di qualcun altro senza nemmeno averne avuto la minima intenzione. Era chiaro, dovevo imparare a farci l'abitudine a queste puttanate. Eppure non ci riuscivo. Ogni volta era sempre come la prima. Era stata davvero un'ironia della sorte che gli agenti di Ryuzaki ci avessero raggiunto solo poco tempo dopo il mio ritorno da Bustri. Cosa sarebbe successo se non fossi riuscita ad arrivare in tempo? Probabilmente vedendo la casa vuota avrei comunque tratto le giuste conclusioni e sarei tornata qui... Date le circostante, proprio quando avevo una minima possibilità di ritornare libera, dovevo invece accettare di essere ancora in gabbia. Dovevo scoprire a tutti i costi chi era questo L. Dovevo capire soprattutto se dietro quel nome, quella semplice lettera, si nascondeva Ryuzaki... e se anche non lo fosse stato, avrei mai potuto andarmene sapendo che la mia libertà sarebbe costata la vita di un altro essere umano? E ancor di più, un essere umano che a sua volta aveva salvato e avrebbe in futuro ancora potuto salvare chissà quante altre vite umane? Potevo davvero scappare via, sapendo che Bustri era mio padre, che aveva il Death Note, e che non si sarebbe mai fermato? Quello sì che era un bel guaio. Proprio non sapevo cosa fare. Più ci pensavo, fissando il vuoto nella stanza e ingarbugliandomi tra le lenzuola del letto, e più mi sentivo dietro le sbarre. Ritornai alla realtà vera e propria solo quando l'odore di bruciato non coprì l'intera stanza: lenzuola, compresi i miei vestiti, stavano andando a fuoco. Con un sussulto balzai subito giù dal materasso, mi strappai via i vestiti e li gettai tra le lenzuola. Le fiamme si stavano alzando, e proprio quando stavo per decidermi a fare qualcosa, l'allarme antincendio scattò e nella stanza cominciò a cadere una leggera ma intensa pioggerellina artificiale che spense il fuoco... Oh, il mio povero letto, completamente annerito e distrutto!
- Sto seriamente cominciando a pensare che tutte queste tue azioni siano dovute a un forte bisogno di attenzioni. -
La voce di Ryuzaki invase l'intera stanza. Voltai lo sguardo ovunque, mentre che recuperavo un asciugamano per coprirmi alla velocità della luce.
No, non c'era.
- Non sprecare il tuo tempo a cercarmi, ti sto parlando da un microfono. -
Non ebbi il tempo di tirare un sospiro di sollievo che lui, quasi come se mi leggesse nella  mente, continuò:
- ...Ma hai fatto bene a coprirti, perchè ti vedo. -
- E che cazzo! - borbottai furente.
Nella rabbia scaraventai un pugno contro il muro alle mie spalle, dove si formò una crepasottile.
- Vorresti smetterla di distruggere il mio quartiere? Tra te e Mello fra un po' bisognerà ristrutturarlo d'accapo! -
- Il TUO quartiere, Ryuzaki? Io pensavo fosse di L! -
La pausa di silenzio che seguì alterò cento volte di più i miei nervi. Perchè esitava? Perchè, diavolo? Perchè solo con me?
Non era lui L. No. Non poteva essere lui!
- E' anche mio. Quindi, la prossima volta che desideri le attenzioni di qualcuno, faresti bene a chiamarlo... - si fermò un attimo, prima di aggiungere:
- ... invece di fuggire. -
Aggrottai le sopracciglia, sorpresa dal suo tono, mentre che concentravo al massimo la mia vista nell'intento di individuare anche solo una telecamera. Fingendomi indifferente, cominciai a camminare lentamente per la stanza.
- Perchè non sei venuto qui di persona, Ryuzaki? Prima lo facevi. -
- Ho ritenuto meglio così. -
Mi fermai per qualche secondo, prima di riprendere a camminare continuando l'ispezione. Dove diavolo erano quelle fottute telecam... oh si! In alto, in uno spigolo tra due muri, c'era un buco, e sapevo per certo che non era vuoto. Mi posizionai di fronte e la guardai intensamente:
- Devo parlarti. . dissi poi, incrociando le braccia in petto.
- Potrai dire tutto a Near. -
Scossi la testa, decisa:
- No. O con te, o con nessuno. - Lo sentii sospirare fortemente, prima di rispondermi:
- Di che si tratta? Spero qualcosa che abbia a che fare col caso. -
L'ultima sua frase non mi piacque per niente. Strinsi ancora di più le braccia incrociate, drizzando la schiena e affondando le unghie sottili nella carne:
- Ho visto Bustri. E' abbastanza "nel caso" per te? -
Seguì di nuovo un lungo silenzio. Stava riflettendo chissà quante ipotesi.
- Bene. - riprese poi.
- Ti farò sapere. Nel frattempo, ti consiglio di farti una doccia. -
"E a te una buona dose di Prozac." pensai nervosamente, mentre che alzavo gli occhi al cielo e mi dirigevo verso il bagno, sbattendomi la porta alle spalle.
Dopo un'ora ero di nuovo lì, pulita e rivestita con abiti comodi e semplici: leggins neri, canotta rossa e giacca grigia, con un paio di scarpe da passeggio. Mi preoccupai a malapena di asciugare i miei lunghi e fastidiosi capelli, ricordando che uno Spector non poteva mai ammalarsi, nemmeno della malattia più contagiosa. Con un pizzico di sfacciataggine mi rivestii in camera, ben cosciente di essere perennemente osservata. In fondo, ragionandoci, chi mi assicurava che non ci fossero altre telecamente in bagno? Effettivamente tra il lavandino e lo specchio c'erano altri buchi sospetti, come quelli in camera. Cercai di rassegnarmi semplicemente a quell'idea e smisi definitivamente di cercare telecamere e buchi sospetti. Quando ormai avevo finito tutto quello che avevo da fare, rimasi per qualche attimo perplessa: cosa avrei dovuto fare adesso?
Subito il rossiccio della chioma di Mello mi tornò in mente. Che fine aveva fatto? Non ne avevo saputo più nulla! Attraversai l'intero appartamento con passo veloce, raggiungendo l'ormai familiare anta grigia dell'ascensore. Premetti con altrettanta fretta il pulsante per richiamarlo, e solo dopo qualche minuto capii che non aveva funzionato. Aggrottando la fronte ripetei il gesto contro il pulsante: niente. Non funzionava! Restai per qualche secondo a ragionare, prima di capire cosa fosse successo, e all'istante sentii di nuovo la rabbia fare i suoi effetti:
- Ryuzaaaaakiii! - urlai furibonda, sbattendo un piede a terra e correndo a velocità supersonica di nuovo nella mia camera, dritto verso la telecamera che avevo individuato.
- Ryuzaki!! - urlai di nuovo.
- Che c'è? - lo sentii sbottare.
- Perchè il mio ascensore non funziona!? - sbraitai.
- Mhhh... Che dispiacere. Sarà guasto. -
- Non fare il figlio di puttana con me, pseudo-investigatore dei miei stivali! -
- Non capisc... -
- Credi davvero che sia così stupida? Eh!? A chi la vuoi dare a bere!? Mi hai rinchiusa qui dentro come un criminale! Questo è rapimento! Ma lo sai che anche questo è contro la legge?! -
- Tendi sempre al drammatico... - gli sentii rispondere incurante.
- Dov'è Mello? Che ne avete fatto? -
- Non parlarmi in questo modo, Kanade! Io non sono Bustri! - scattò all'improvviso.
Arretrai di un passo per la sorpresa:
- Io... Non lo so. -
- Cosa... Non sai cosa? -
- Non lo so più chi è davvero il buono e chi il cattivo... in tutta questa merda! Entrambi non fate altro che trattarmi allo stesso modo! Come se fossi... un pacco postale! Sempre rinchiusa in quattro mura! - sentii il battito del mio cuore accelerare, il sangue divenire più caldo, quasi bollente. Non volevo perdere ancora il controllo, così tentai di attenuare i nervi nel mio solito modo: sospirare ad occhi chiusi.
- Dimmi solo dove sono Mello e Sarah, e che cosa hai intenzione di fare. - gli dissi poi, quasi in tono di resa.
La sua risposta non tardò ad arrivare:
- Sono nell'edificio. Mello al suo piano e Sarah in un nuovo appartamento. Sono nella tua stessa situazione, ma stanno bene. - lo sentii fermarsi appena un attimo, giusto il tempo di sospirare stancamente a sua volta.
- Ok, va bene. Aspettami lì. Arrivo. -
Quella fu un'altra sorpresa... aveva ceduto! Quasi ci avevo rinunciato a vederlo arrivare.
Sospirai di nuovo, voltando le spalle alla stanza e cominciando a dirigermi verso il salotto:
- E cos'altro dovrei fare, rinchiusa qui dentro? - 

 

Dolore. Desiderio. Vita. Erano proprio queste tre parole che lo avevano attanagliato sin dai suoi primi anni. Il dolore per il suo passato, il desiderio di un futuro nuovo, e la vita che sognava... Vivere. Lui adorava vivere. Adorava tutto ciò che lo facesse sentire vivo.
Quando aveva appena solo sei anni, era diventato già una presenza fissa all'interno dell'infemeria del suo istituto:
- Mihael, insomma! - esclamava ogni volta la signorina Johnsons, capo infermiera del prestigioso Wammy's House. 
Ricordava ancora il modo affettuoso con cui lo poggiava ai piedi del lettino e gli medicava le ginocchia sbucciate e i graffi sparsi sul viso.
- Possibile che ogni giorno ne abbiamo delle nuove? Così non guarirai mai tutte le ferite! Devi smetterla di fare a botte con i bambini più grandi, capito? Smettila! -
Non era la prima volta che si sentiva dire una frase del genere, anzi, ormai l'aveva presa come un'abitudine. Ogni volta si limitava ad annuire in silenzio, per poi tornare il giorno dopo.
I graffi e le ferite cominciarono a sparire solo quando la vera competizione con Near ebbe inizio, qualche tempo dopo. Si, era proprio quello che cercava: la lotta, la competizione, mettersi in discussione. Era proprio questo che gli dava la possibilità di sentirsi vivo, e non aveva mai avuto nessun problema a farlo. Era sicuro di se stesso, o almeno era questo che ostentava al mondo da sempre.
Tutto con Near ebbe inizio in un giorno qualunque, proprio mentre che Mello si dirigeva come ormai era diventato suo solito in inferneria con una grossa busta di ghiaccio che manteneva alta sulla fronte,e proprio in quel momento, qualcosa interruppe il suo solito tragitto. Una voce.
- Mihael. -
Mello si fermò all'istante, con aria perplessa. Guardò davanti a sè e poi alle sue spalle, lungo tutto il corridoio, ma non c'era anima viva. Capiva che la botta che aveva dato con la testa era stata forte,  ma mica fino al punto di immaginarsi le cose? In fondo aveva già nove anni e mezzo cavolo, era grande per gli amici immaginari!
Solo dopo qualche istante capì da dove era provenuto quel richiamo: la stanza che aveva appena superato; era l'unica con la porta aperta. Arretrò così di qualche passo per affacciarsi, ancora col ghiaccio che pian piano diventava acqua fredda premuta contro la sua fronte e tenuta stretta con una mano. Quello che vi trovò dentro era una vera e propria camera. Una di quelle che era stata assegnata ad ognuno di loro lì in quell'istituto, solo che quella in particolare era quasi del tutto spoglia: una grande finestra, un letto, un armadio... e un bambino accovacciato sulle mattonelle pallide e bianche, che aveva appena interrotto la costruzione di un'intera città in Lego ferma a metà lavoro solo per guardarlo dritto negli occhi, attraverso la sua lunga chioma bionda e scomposta.
- Che c'è? - gli rispose subito Mello con aria minacciosa, abbassando subito la busta col ghiaccio e nascondendola dietro la schiena dritta.
In verità non si sorprese molto a vederlo; Mello aveva già avuto modo di conoscere in precedenza Near. Lo aveva visto spesso accovacciato a terra proprio come in quel momento, da solo, in giro per l'istituto. Non era mai uscito fuori da quelle mura, nemmeno in giardino, la sua pelle sciupata e pallida ne dava la conferma. Inoltre aveva visto il suo nome primo fra tutti  nella classifica dei punteggi scolastici di fine quadrimestre... tranne ginnastica e autodifesa, ovviamente. Il primo era lui.
- Faresti bene a smetterla di perdere tempo in questo modo. Oggi hai preso una bella botta alla testa, potresti rimetterci la tua intelligenza. - disse l'altro atono, continuando a fissarlo immobile con quegli occhi spalancati.
- E tu non perdere tempo a sperarci. So chi sei, lo so che hai paura di me. Sono una bella minaccia, dopotutto. -
Near alzò appena di qualche millimetro un sopracciglio:
- Mihael, secondo in tutte le materie. Da me ti ha sempre separato un punto solo, prezzo che ti ritrovi a pagare ogni quadrimestre a causa del tuo comportamento. -
- Ah, allora avevo ragione. Non ti saresti informato di me se non fossi preoccupato. - disse ancora Mello con fierezza. Near scosse la testa:
- Non mi dispiaci, invece. Anzi mi diverti. Solo che sarebbe tutto ancora più noioso se tu divenissi stupido... Quindi volevo darti questo consiglio, anche se non ci conosciamo. -
- Non ti ringrazio. - rispose il bambino dai capelli rossi, con un broncio minaccioso bene in mostra.
- Non mi aspettavo il contrario. - disse a sua volta Near, tornando a guardare la sua città di Lego senza aggiungere altro.
C'era qualcosa in quel bambino, che nonostante tutto interessava profondamente Mello. Un nuovo punto fisso... si, eccola di nuovo, l'aria di competizione.
- Dove sono le istruzioni? - chiese curioso, indicando i pezzi di Lego che ora Near stava di nuovo afferrando.
- Qual è il senso di giocarci con le istruzioni? - rispose tranquillamente l'altro bambino, osservando con accuratezza pezzo per pezzo prima di capire come assemblarli.
Okay, forse avrebbe fatto bene Mello ad impegnarsi, se voleva superarlo. Non era impossibile, ma doveva comunque lavorarci. L'aveva capito.
- E... dormi qui? -
- Si. - rispose di nuovo lui con un sospiro. Sembrava che stesse cominciando ad irritarsi.
Mello non sapeva che in realtà Near si fosse addirittura quasi pentito di averlo chiamato, in quel momento. A quell'età odiava le persone. Un po' tutte, però solo quando si avvicinavano a lui. Per Near dovevano essere tutti come delle stelle: belle, ma lontane anni luce.
- Ma qui ci sono solo uffici... -
- Ho chiesto io di spostarmi. Adesso ho da fare. -
Mello non se lo fece ripetere due volte. Restò giusto il tempo per un altra occhiata curiosa all'intera figura che aveva davanti: Near, la città di Lego costruita senza istruzioni, la stanza spoglia...
- Vedrai. - disse poi prima di andarsene, tornando a tamponarsi la fronte rigonfia e sporca di sangue con la busta di ghiaccio.
- Ti supererò. In tutto. Lo giuro. -
E quel giuramento non fu più capace di dimenticarlo. Riprese la sua direzione e corse con tutte le sue forze verso l'infermeria, già pensando a come parlarne con Matt. Il suo migliore amico da sempre.
Appena uscito da lì, con le sue bende nuove che stavolta avrebbe fatto attenzione a non maltrattare, ripassò di nuovo per quella stanza. Ora la porta era socchiusa, e sentiva delle voci provenire dall'interno. La sua curiosità era troppo forte, così si accovacciò per origliare.
- Cosa mi dice di Mihael, signore? - sentì chiedere dalla voce sottile e flebile di Near.
- Oh... beh. - la voce di chi gli stava rispondendo era profonda e adulta: il preside. Cosa ci faceva il preside in camera di Near? Perchè tutte quelle attenzioni solo per quello strano bambino biondo? Una nuova sensazione si impadronì del suo piccolo cuore: invidia.
- E' un ragazzo difficile da gestire, ma resta uno dei migliori nell'accademia... anche L lo ha detto. -
"L!" Si, proprio lui! Ne aveva sentito parlare... il genio in assoluto. Wow, persino L lo aveva notato, allora non era del tutto ignorato!
- L'ho visto per anni passare ogni mattina fuori dalla mia stanza, ogni giorno con ferite diverse. Dovreste fargli capire che è davvero stupido quando fa così, signore. - sentì dire da Near, con freddezza.
Al suono di quelle parole Mello per poco non spalancò la porta per poi catapultarsi sul bambino biondo. Come si permetteva? Lui, Mihael in persona, uno stupido!? A fermarlo in tempo fu la voce del preside:
- Non posso permetterti di dire una cosa del genere su quel ragazzo, Near... - il tono severo con cui aveva pronunciato quelle parole stupì a tal punto Mello da fermarlo.
- ...ha un comportamento particolare, è vero, ma ha i suoi perchè. -
- E quali sarebbero? - chiese ancora Near in tono scettico.
- Ha visto morire i suoi genitori, a cinque anni. E' il suo primo ricordo. Solo dopo è arrivato qui. -
All'istante staccò l'orecchio dal legno scuro della porta e la spalancò. Entrambi si voltarono a guardarlo:
- Non doveva dirglielo! - urlò furibondo.
- Mihael... - tentò di riprenderlo il preside.
- Tu! - urlò ancora, indicando con l'indice Near.
- Stai giocando sporco! Sei già primo in tutto per adesso, che bisogno hai di scoprire il mio passato? Fai bene a temermi, perchè ti batterò, Near! Ti batterò! Fosse l'ultima cosa che faccio! - urlò ancora, prima di scappare via. Corse lungo tutto il corridoio verso la sua camera al piano inferiore, dove sapeva che Matt lo stava aspettando, e sperando con tutto il suo cuore di non sbattere di nuovo la testa ferita contro qualcosa, a causa dei suoi occhi annebbiati dalle lacrime.
E ora era tornato lì, al presente... ed era successo. Sia lui che Near sapevano che quello che aveva urlato anni prima era accaduto davvero, proprio quando morì insieme a Takada. Ce l'aveva fatta, l'aveva superato. Aveva capito tutto prima di lui... ed era anche sopravvissuto. D'altro canto Matt non c'era più. Nessuno era rimasto, lì pronto a riparare i buchi della sua anima, e si ritrovava ancora una volta da solo a fare i conti con se stesso. Non erano molte le volte in cui si soffermava a ricordare il passato, ma senza capire il vero motivo,  quella volta era successo e basta, in quella giornata piovosa di New York, chiuso nella sua nuova gabbia di lusso.
L'intero appartamento era stato risistemato; solo la grande crepa sottile che aveva fatto lui stesso ore prima era rimasta lungo la larga vetrata del salone, in bella vista. Era quasi certo che fosse stata una mossa ben calcolata da L, per essere sicuro che non dimenticasse mai quello che era successo. Per non dimenticare mai chi era il vero capo lì dentro, primo fra tutti. Era proprio questo che lo faceva imbestialire, non solo la sensazione di non essere il primo, ma addirittura di non essere nemmeno libero. Sapeva che non era di sicuro un bel pensiero, ma spesso pensava che quando L era ancora come morto tutto fosse più bello. Ed ogni volta che arrivava a pensarlo, l'immagine di Sofia lo arrestava subito dopo. Se non fosse stato per L, Mello non avrebbe mai conosciuto Sofia, e non si sarebbe mai più innamorato... dopo Matt. Odiava ammetterlo, ma per questo sarebbe stato capace di ringraziare L in eterno, nonostante anche Sofia lo ritenesse un secondo... Lui lo preferiva lo stesso alla vita che faceva prima.
E così, seduto comodamente sul nuovo divano nero in pelle con una  tavoletta di cioccolato bianco in mano, fermo a fissare il paesaggio che c'era oltre quella stessa crepa, non gli rimaneva che aspettare. Aspettare che le circostanze prendessero la loro strada... e che quella sua  e di Sofia, si ritrovassero ancora una volta.

 

284. Erano 284 tutti gli oggetti presenti nel salone. Compresi mobili e quadri. Non sembravano così tanti, e di certo mai avrei pensato di ritrovarmi a contarli, pur di ammazzare il tempo. Eppure avevo già osservato con assoluta attenzione e scrupolosità il paesaggio attraverso le alte vetrate, lungo le strade americane, contando il numero dei colori che riuscivo a riconoscere (756, tra tonalità e sfumature diverse).
Niente. Ancora niente. Assolutamente NIENTE! Quanto tempo sarà passato? Un'ora? Due? L'unica cosa di cui avevo perso il conto. Che ironia. Con fare annoiato avanzai verso il divano e mi ci lasciai cadere con grazia.
Chissà Sarah come si trovava nel suo appartamento. In quel momento avrei tanto voluto starle vicino, dirle che era tutto apposto, che L non era come Bustri e che stavamo comunque al sicuro... anche se i suoi metodi un po' psicopatici potevano infondere una certa paura, per chi non avesse avuto ancora modo di conoscerlo... quindi tutto sommato anche se Sarah fosse rimasta scettica sarebbe stato del tutto normale. Scommettevo tutto l'oro del mondo che Ryuzaki non si fosse mostrato a Sarah come fece con me la prima volta. Non sapevo dire il vero motivo per cui ne fossi così sicura, lo sapevo e basta... In realtà non sapevo nemmeno se se ne stava occupando lui oppure... oh no, speriamo proprio di no!
Già mi stavo immaginando Sarah imprecare contro Near... Povero Near, cosa gli aspettava. Dovevo ricordarmi di chiederglielo a Ryuzaki non appena mi avrebbe dato l'onore della sua presenza. Quanto ero annoiata e nervosa al tempo stesso, in quel momento... ricordo ancora il modo in cui osservavo la stanza a testa in giù, con le gambe poggiate sullo schienale del divano, pur di distrarmi. Avevo cambiato abitudini  da quando ero diventata uno Spector, persino quelle quotidiane, e lo notavo solo adesso. Quando ero in casa non mi mettevo mai le scarpe, se non quasi fuori la porta prima di uscire. Adoravo camminare a piedi nudi per la casa... e pensare di farlo anche dopo averci camminato con le scarpe, era disgustoso. Amavo l'igiene, ecco un'altra cosa che però almeno in parte era rimasta. E soprattutto, quando non avevo niente da fare mi rannicchiavo sulla prima superficie morbida che trovavo e mi appisolavo fino a quando non avrei avuto qualcosa da fare... amavo dormire. Abitudine completamente cancellata. Ora ogni volta che dormivo era perchè o ero svenuta, o qualcuno mi aveva rapito, o avevo avuto un flashback... Dopo tutte quelle esperienze, tutto il piacere di dormire che provavo prima era del tutto sparito, e per sempre. Contando anche che come Spector se solo avessi voluto, avrei potuto non sentirne più il bisogno per il resto della mia lunga e infinita vita... cosa me ne importava? Ah, già. Un altro bel problema... l'immortalità. Che diavolo ne avrei fatto!? Ancora non ci avevo davvero pensato, ma... cazzo, io, immortale! Ma dove diavolo si può imparare a gestire una vita del genere? Tra qualche anno già mi ci vedevo... sarei diventata uno pseudo- vampiro, tipo la versione femminile di Edward Cullen che tutti trovavano strano... e poi mi sarebbe toccato innamorarmi di uno sfigato, la versione femminile di Bella, con la differenza che io non avrei mai  potuto renderlo figo e affascinante, perchè mai avrei potuto trasformarlo in uno Spector. Bella fregatura. Meglio rimanere sola... E che vita noiosa! Che me ne sarei fatta dell'immortalità, di tutto questo dannato tempo? Forse ero destinata ad una vita triste, ridotta ad incontri occasionali di sesso con chiunque pur di passare il tempo facendo qualcosa di interessante, tanto non potevo ammalarmi nemmeno di malattie sessualmente trasmissibili o roba del genere... Al posto mio Sarah all'idea avrebbe fatto i salti di gioia. Una pazza stralunata, ecco chi mi ritrovavo come migliore amica... ma forse era proprio quello che la rendeva perfetta ai miei occhi.
Stare senza di lei mi fa male tutt'ora.
- Perchè sei a testa in giù? - la voce curiosa di Ryuzaki interruppe ancora una volta le mie fantasticherìe.
Fino a qualche giorno prima sarei scattata all'istante e sarei arrossita violentemente per la vergogna, ma invece tutto ciò non accadde. In fin dei conti quella stessa persona mi aveva vista nuda (più volte), e anche se non fosse stato lui... era tutta l'intera faccenda un'enorme stranezza: tutto il grattacielo brulicava di pazzi e tic nervosi, tra L Mello Near e Ryuzaki, quindi cosa ne restava della normalità? Tanto valeva fare anche io quello che mi passasse per la testa e smettere di fregarmene degli altri.
- Ti aspetto. - dissi quindi di tutta risposta, restandomene tranquilla al mio posto sottosopra.
- Mi piace vedere che il sangue che arriva al cervello non mi dà più fastidio come quando ero un'innocua, inutile umana. - continuo con tono incurante.
- Bene... Mh, mi fa piacere. -
- Che cosa vuoi Ryuzaki? -
- Beh, sei stata tu a chiedermi di venire da te, o sbaglio? -
- Sì, ma poi tu hai detto di no ed io ci avevo quasi rinunciato. Come mai hai cambiato idea? -
- In verità non volevo che distruggessi ancora una volta l'appartamento per la rabbia. Sai, i soldi non mancano... ma sarebbe meglio tenerli per qualcosa di più utile per il futuro, non trovi? -
- Mh... - risposi a mia volta, scettica.
Con un sonoro sospiro lo sentii sedersi sul divano al mio fianco, portandosi una gamba al petto e circondandola con un braccio.
- Allora... Parlami di quello che è successo dopo essertene scappata via da qui. Voglio sapere tutto. -
- Come sei gentile a chiedermi se ne ho voglia... - gli risposi con pungente sarcasmo.
- Kanade, non c'è molto temp... - alzò la mano per afferrarmi un braccio, ma nell'istante esatto in cui mi toccò prese una scossa e con un gemito di dolore la allontanò. Sorrisi in silenzio, ma di gusto: ero padrona del mio potere.... almeno per il momento.
- Fossi in te sarei più gentile, Ryuzaki... Potrei essere imprevedibile. - dissi ancora, con tono compiaciuto.
Non riuscivo a vederlo in quella posizione, ma sapevo perfettamente che lui stava cominciando a capire il mio gioco. Sorrisi di nuovo.
- Guarda che se non me lo dici tu andrò da Mello. - gli sentii dire in tono serio e scettico.
- Ed io verrò con te. - risposi semplicemente con un'alzata di spalle.
- Non puoi. -
- Ah si? - all'istante misi di nuovo giù le gambe e ritornai a sedermi in modo normale. Avvicinai di qualche centimetro la mia faccia alla sua, prima di parlare:
- Davvero credi di essere più veloce di uno Spector? A meno che tu non voglia usare il teletrasporto, sarai costretto a sottostare ai tempi di un normale... - mi avvicinai ancora.
- ... lento... - e ancora.
-  ... ascensore. - mi fermai, ad un paio di centimetri dal suo viso.
Lo guardai dritto negli occhi e capii che dentro di sè in quel momento era profondamente combattuto, mentre che il viso rimaneva immutato.
- Ecco perchè non volevo venire. - borbottò poi, voltandosi.
Restai a guardarlo giusto per qualche altro secondo, prima di reagire:
- Okay! - sospirai, mettendomi a sedere proprio come era suo solito: gambe al petto.
Sapeva che lo stavo prendendo in giro, me ne accorsi perchè i suoi occhi si stavano improvvisamente illuminando, mentre lo facevo. La cosa un po' gli piaceva, anche se non l'avrebbe mai ammesso.
- Ti dirò tutto. - continuai, alzando le spalle in segno di resa.
Ovviamente sapeva anche che stavo fingendo. Era solo una momentanea tregua.
Fu così che mi decisi a cominciare il lungo discorso, e gli dissi tutto... o quasi. In quel primo momento pensai che il bacio di Mello non era importante che lo sapesse, così come l'ultimatum di Brustri contro L. Non me la sentii di dirglielo.
Alla fine del racconto se ne restò così immobile, fissandomi con sguardo perso ed occhi schiusi. Inarcai le sopracciglia con aria curiosa:
- Allora? -
- ... Allora avrei dovuto trovarti prima. E, per la cronaca, tutto questo non sarebbe successo se tu e Mello non foste fuggiti. Qui Bustri non ha alcun modo di entrare. - sembrava vagamente irritato... ovviamente a suo modo. Col tempo stavo imparando a leggere il suo strano linguaggio.
- Tu non mi dai mai ascolto. - borbottai stavolta io.
- Ah, perchè tu qualche volta ne hai dato a me? - mi chiese, inarcando un sopracciglio.
Lo fulminai con lo sguardo, ancora accovacciata in stile Ryuzaki sul divano di fronte a lui:
- Va bene, abbiamo sbagliato entrambi... Ma se fossi rimasta qui, non avrei mai avuto modo di scoprire i miei veri poteri! Quindi in fondo non abbiamo fatto poi così male. -
Lo vidi scuotere la testa con impazienza, prima di parlare:
- Tu... non hai la minima idea, di quello che mi hai provocato. -
A quelle parole rimasi congelata:
- In... In che senso? -
- Lo sai che... - si bloccò, prima di riprovarci.
- Lo hai capito molto bene... cosa sta succedendo fra noi due. Così come avrai capito che io non posso... non sono fatto per queste cose. Non sono cresciuto in questo modo... -
- Ciò non significa che tu non possa amare, Ryuzaki. - sibilai irritata.
- Tutti al mondo riescono ad amare qualcuno. Perchè tu non puoi? -
Restammo a guardarci in silenzio per qualche secondo, prima di capire che i miei occhi si stavano bagnando un'altra volta. Feci del mio meglio per non piangere, così da lasciarli umidi.
- Beh... non hai avuto problemi subito dopo di me, a farti amare da qualcun altro. - disse freddamente Ryuzaki, continuando a fissarmi dritto negli occhi.
- Se ti riferisci a Mello... Beh, c'è da dire che anche lui è un detective, proprio come te, e non si è  mai comportato come tu hai fatto con me. Oh, insomma Ryuzaki, diciamocelo! - esplosi ad un certo punto, rialzandomi dal divano con un largo gesto delle braccia per poi tornare a guardarlo dritto negli occhi:
- Lui ha saputo dimostrarmi molto, molto di più di quello che hai saputo fare tu! Ti sono corsa dietro sin dalla prima volta che ti ho visto! - continuai, terribilmente seria.
- E in alcuni momenti pensavo anche che... la cosa fosse davvero ricambiata. Ma allora perchè dopo aver fatto un passo avanti, tu ne fai cento indietro? Io non ho mai dato a Mello le attenzioni e... l'amore che ho dato a te, in questi pochi giorni che ci conosciamo. Non gli ho dato nemmeno la metà, di tutto questo. E' stato lui il primo, sin da subito. E' stato lui ad avere il coraggio di mettersi in discussione così come ho fatto io con te... e l'unico che non ci riesce qui sei TU! - dissi ancora, indicandolo.
- E sai qual è la cosa più assurda? E' che io l'ho respinto. Sì, vuoi saperlo? Io ho respinto Mello, perchè... - mi bloccai ancora una volta, stavolta per più tempo. Le parole erano lente ad uscire, eppure sentivo il bisogno allarmante di buttarle fuori il più presto possibile:
- ... perchè amo te, prima di tutti gli altri. -
A quelle parole Ryuzaki spalancò ancora di più gli occhi, e lasciò cadere via la mano del dito che era intento a mordicchiare mentre che mi ascoltava.
Aspettai qualche istante, sperando forse in una sua risposta che però come potevo immaginare non arrivò; così tornai a parlare io, ormai completamente esasperata dalla sua freddezza:
- Ma possibile che non ti faccia niente? Direi quasi che davvero non ti interesso per niente... ma allora perchè il bacio? Perchè stavi per andare a letto con me, per poi rifiutarmi... se davvero non ti interesso? Dimmelo, perchè io non lo capisco... Anzi, sai che ti dico? Tu vuoi fare l'uomo di ghiaccio, non è così? Ma non puoi negare di essere un umano, con dei sentimenti umani... quindi... - mi avvicinai a lui, e lentamente poggiai la mia mano sul suo polso, per fargli capire che se volevo lui non correva alcun pericolo di scossa. Mai come in quel momento mi riuscì così bene comandare i miei poteri, e non sapevo nemmeno come. Forse era ancora una volta merito di Ryuzaki...
Fermai il mio viso ad un palmo dal suo, per poi sussurrargli:
- Io e Mello... ci siamo baciati. Lui mi ha baciata, sotto la pioggia, e ti dirò... non è stato per niente male. Avrebbe potuto essere il bacio più bello di tutta la mia vita, e credimi, ne ho fatta di esperienza... ma non lo è stato, perchè ho baciato te per primo. -
All'istante Ryuzaki si rialzò anche lui dal divano, immobile davanti a me, in silenzio. Lo guardai per qualche minuto, prima di continuare:
- Cosa provi a sapere che lui l'ha fatto, e di sua iniziativa? Non ti fa niente sapere che anche lui mi ha stretta tra le sue braccia? Non provi nien... - non mi lasciò finire la frase, che subito mi afferrò il viso con entrambe le mani e con un movimento un po' goffo mi tirò a sè per baciarmi con inaspettata e violenta passione.


ANGOLO AUTRICE
SONO.
RESUSCITATA.

Già.
Okaaaayyy. Se durante questa storia ho chiesto in precedenza delle scuse per non essermi fatta viva per tipo un mese... adesso che ne sono passati (... quanti ne sono passati? Tre? Quattro?) .... Oddio ho perso persino il conto! A questo punto non mi resta che implorare miserabilmente pietà. Credo.
PIETA'!!!!
.... Mi dispiace infinitamente, so bene che ormai a quest'ora ci avrete perso le speranze, e so bene che ci sono molte probabilità che le poche persone che stavano realmente tenendo a cuore la mia storia ho rischiato seriamente di perderle, probabilmente ne ho perso qualcuna... ma spero in qualche superstite! xD
Durante questa lunga pausa ne ho passate davvero di tutti colori, e in tutta sincerità ne sto ancora passando delle belle (più brutte che belle, ma vabbè...). La differenza? Finalmente ho un computer relativamente (molto relativamente) nuovo che mi lascia la possibilità di scrivere appena posso. Giuro di continuare da adesso fino alla fine, promesso. Dovranno ammazzarmi! xD
No davvero, farò del mio meglio.

   
 
Leggi le 6 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Death Note / Vai alla pagina dell'autore: Swish_