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Autore: Schully    09/12/2014    3 recensioni
Capitoli in revisione.
Mi sono messa a pasticciare dopo un finale di metà stagione mooolto deludente... se vi piace sognare forse questa storia fa per voi... premetto che l'ho scritta e pubblicata... non le ho dato il tempo di riposare sono troppo arrabbiata se c'è qualcosa da aggiustare dite son tutta orecchi.
Genere: Angst, Drammatico, Erotico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Beth Greene, Carol Peletier, Daryl Dixon, Rick Grimes, Un po' tutti
Note: Lemon, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Il limbo dei ricordi... parte prima
 
 
Da quando quell’ago mi ha punto è passato un po’ di tempo, non sono del tutto consapevole di quanto, ma so che le lancette dell’orologio si sono mosse in avanti. Inizialmente rimettere insieme i pezzi è stata dura però credo di aver fatto un buon lavoro, tutto sommato. Mi chiamo Beth Green, ho circa vent’anni, almeno credo… Sono nata il 30 novembre... il mio compleanno è già passato? Non lo so.
Vado nuovamente nel panico.  

Concentrati su quello che sai, mi dico. Ricomincio da capo, mi chiamo Beth Green, ho circa vent’anni, sono nata il 30 novembre, mio padre, mia madre e mio fratello maggiore sono morti, non so ancora bene come e non sono del tutto certa di volerlo sapere, la nebbia non si è dissipata del tutto. So che è successo qualcosa di brutto, qualcosa di così terribile che ha cambiato tutti noi, me compresa, e che ha lasciato una traccia indelebile nel mondo.
Me lo sento nelle ossa! Qualsiasi cosa sia quella che ci ha devastato, io e Maggie le siamo sopravvissute. Sul fatto che mia sorella potesse sopravvivere a qualsiasi cosa non avevo dubbi, ma sul fatto che potessi sopravvivere io? Ah ah, questa sì che è una gran sorpresa.
Ho sentito la voce di Maggie più volte accanto a me, l’ho sentita fare discorsi strani, molto strani, a cui non ho saputo dare un senso e poco fa, almeno credo che sia poco fa, perché la mia percezione del tempo è difettosa, l’ho sentita farmi una carezza, prima che fosse cacciata dall’altra voce. Ci sono varie voci che mi fanno visita, le sento intorno a me e credo che per distinguerle darò a ognuna un soprannome. Per esempio questa voce, quella che ha cacciato mia sorella in malo modo, ho deciso che la chiamerò “il coraggioso”, non chiedetemi perché! M’infonde quel non so che e ogni volta che la sento i battiti del mio cuore aumentano d’intensità, almeno io credo sia così.
I bip che sento intorno a me non confermano mai la mia ipotesi.  Lui, Maggie e quella che ho soprannominato “la mamma”, per il tono materno che assume con tutti, sono quelli che trovo accanto a me più spesso durante i miei brevi periodi di lucidità. Non che io riesca a mostrarlo: nonostante i miei sforzi, il mio corpo resta inerme. Credo sia colpa dei sedativi che continuano a iniettarmi. Spero che alla lunga servano a qualcosa perché, ora come ora, mi fanno sentire come una medusa in balia della corrente.

Gli altri che mi fanno visita sono “il capo”, “il furbetto”, “il tranquillo” e “il ragazzino”, non sempre in quest’ordine. I soprannomi mi sono venuti istintivamente. Bene, Beth, prendi nota, potrebbe tornarti utile. Vorrei poter dar loro un volto e un nome oltre che una voce. Anche se oltre alle loro voci non conosco nulla di loro, so dentro di me che sono brave persone, che mi vogliono bene; lo percepisco dal tono preoccupato che usano quando parlano di me. Devo riuscire a tornare, devo combattere.
La voce del dottore dice a qualcuno accanto a me di iniettarmi nella flebo un’altra dose di un farmaco di cui non afferro il nome e aggiunge che il mio corpo ha bisogno di una dose di sedativi maggiore. L'altro risponde che il farmaco è finito ma c’è l’equivalente che tenevano di scorta e il dottore risponde con:
«Procedi.» Sento nuovamente l’umore freddo che percorre le mie vene, ma questa volta l’annebbiamento non arriva, anzi, sento caldo, dannatamente caldo. Troppo caldo, oddio, il mio corpo brucia… Vado a fuoco, brucio, aiuto. Mi sento scossa da spasmi sempre più intensi, la gola è gonfia, non riesco a respirare… soffoco. Le ultime parole che sento sono:
«Codice blu. Portate un carrello.» E il bip del monitor che si fa continuo…
 

∞∞∞∞∞∞∞∞∞∞
 

Beth mi guarda con la sua faccia da schiaffi. La coda le si è sciolta e ciocche color dell’oro le incorniciano il viso, ha le guance arrossate dall’alcool, gli occhi lucidi ed è bella come non mai. Siamo in questa capanna a bere liquore clandestino già da un paio d’ore e la mia mente sta cominciando a fare voli strani, su quanto mi piacerebbe assaggiare le sue labbra. Sono così rosse e sembrano così morbide, invitanti. Cristo, Dixon, datti una regolata. È poco più che una ragazzina e tu sei un fottuto pervertito, continuo a ripetermi. Hai vent’anni più di lei, rilassati. Ma i miei occhi non possono fare a meno di dardeggiare sulle sue labbra da quando le stesse hanno pronunciato quella cazzo di frase:
«Facciamo un gioco? Lo conosci il gioco del 'non ho mai'?»
«No!» Rispondo e intanto penso che ce l’avrei io un giochino da fare con te, cara la mia Beth. Sarò inesperto ma sono pur sempre un uomo, e che cazzo! O meglio, ora come ora, mi sento come un fottuto adolescente e ho gli ormoni talmente incazzati che credo che se un errante mi mordesse adesso, non sarebbe lui ad ammazzare me ma io a resuscitare lui. Eccola qui, la cura al morbo del secolo: “Gli ormoni incazzati di Daryl Dixon”. Oddio, sto messo proprio male, penso trangugiando l’ultimo sorso di liquore.  Mi alzo e guardandola le rispondo:
«Beth, adesso non ho proprio voglia di giocare.» Ecco, bravo, scappa, fai marcia indietro. Mi alzo e faccio per allontanarmi ma la piccola e ostinata Green mi segue; io arretro e lei mi barcolla di fronte per via dell’alcool. La capanna è così piccola che le mie possibilità di fuga sono limitate e sembra quasi che stiamo giocando ad acchiapparella al rallentatore. Gli occhi di Beth brillano di una luce maliziosa:
«Dai, Signor Dixon, hai paura di un giochino innocente? Proposto da una ragazzina come me?» Mi guarda con un sorriso strafottente.
Non le rispondo ma mi limito a fissarla fino a che le mie gambe non sbattono contro il divano semidistrutto, e lei, ghignando soddisfatta, mi dice:
«Sei in trappola!» Non mi dà il tempo di fare nulla che mi si butta addosso facendoci cadere entrambi sul divano, io sotto lei sopra, ops. Una molla del divano si pianta nelle mie scapole, ma gli occhi di Beth sprofondano nei miei ammaliandomi, non facendomi sentire più nessun dolore... Così non va bene, no, decisamente, non va bene! Beth continua a ridere e a cercare di farmi il solletico, cazzo, ci sta pure riuscendo, ha trovato il posto segreto; quello con cui mi torturava Merle quando eravamo bambini. Tra una risata e l’altra riesco a bloccarle le mani dietro la schiena ma ora che non ha più sostegno, il suo petto si abbatte sul mio e la sua bocca è sempre più vicina. L’ultima risata le aleggia sulle labbra:
«Daryl...» Istintivamente lascio le sue mani, conscio della situazione piuttosto imbarazzante; sento la morbidezza del suo seno attraverso la stoffa della mia camicia sgualcita, ed è dannatamente eccitante. Contrariamente a quanto avevo sperato e pensato, Beth non si sposta dalla sua posizione, anzi, si limita a posare le sue mani ai lati della mia testa, continuando a guardarmi fisso con quei suoi occhi azzurri che sanno infondermi speranza:
«Daryl...» mi chiama ancora, si avvicina di più…
«Beth...» ancora di più… sento il suo fiato dolce che mi solletica la pelle, così è troppo, mi stai tentando dannatamente e lo sai! “Al diavolo tutto, io ti bacio, ragazzina, magari mi tirerai uno schiaffo, magari sarà sbagliato, ma non m’importa.”
«Daryl…» dice chiudendo gli occhi e li chiudo anch’io…
«Daryl... Daryl… svegliati! Daryl...» qualcuno mi scuote violentemente.
Apro gli occhi di scatto. Cazzo, era solo un sogno, un bel sogno. Non era andata davvero così, magari se fosse successo a quel modo le cose sarebbero diverse ora.
La piccola spaccaculi dorme ancora appoggiata al mio petto; la sposto delicatamente sul letto e mi alzo scoprendo che la testa mi pulsa dolorosamente. Rick e Carol sono di fronte a me e hanno l’aria di chi deve dare una brutta notizia ma non sa come farlo:
«Avanti, sputate il rospo, che è successo questa volta?» Alterno il mio sguardo dall'uno all’altra, e alla fine è Rick a rispondermi:
«Le hanno dato un sedativo diverso dal solito e le ha causato una reazione allergica... Le sue condizioni si sono aggravate.»
 
Continua…
 
   
 
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