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Autore: Serpentina    09/12/2014    7 recensioni
Dopo quattro anni Faith Irving e Franz Weil hanno preso strade diverse, professionalmente. Il loro amore, al contrario, è più solido che mai, tanto che, sulla scia degli amici che hanno già messo su famiglia, o ci stanno provando, decidono di compiere un grande passo: sperimentare la convivenza. I due piccioncini sono convinti che l'esperienza rafforzerà ulteriormente il rapporto, che, invece, verrà messo a dura prova da un "terremoto" che rischierà di farlo naufragare definitivamente.
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'United Kingdom of Faith'
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Tanti auguri a Faith, tanti auguri a Faith, tanti auguri cara doc... tanti auguri a Faith! *stecca*

Credo abbiate già capito qual è il tema principale del capitolo, quindi vi lascio alla lettura... dopo i soliti ringraziamenti ai lettori silenziosi e a Bijouttina, Calliope Austen, DarkViolet92 ed elev, che con le loro recensioni mi spronano a scrivere e, facendomi sapere cosa pensano della storia e dei personaggi, mi aiutano a migliorare (nei limiti delle mie possibilità). Grazie di cuore! <3

Compleanno con delitto

Le donne chiedono l’impossibile: bisogna dimenticare la loro età, ma ricordare sempre il loro compleanno.

(Karl Farkas)

Connie, lette poche righe, fu tentata di fracassare il portatile con una testata: possibile che non riuscisse a venirne fuori? Eppure le aveva provate tutte: pilates, tecniche di rilassamento orientale, tisane, bagni caldi, cromoterapia, aromaterapia... tutto inutile. Il blocco perdurava da settimane: era stata folgorata dalla trama di un nuovo libro, ma il maledetto non voleva farsi scrivere! Aveva in testa la storia completa - il vecchietto diabolico che beffa i parenti avidi, due o tre omicidi in seno alla famiglia, Cassie che indaga e scopre il colpevole, magari rischiando la vita, giusto per aggiungere un po' di azione, oppure si prende una cotta per l'assassino, giusto per aggiungere un tocco piccante - perché non riusciva a metterla nero su bianco?

Le parve di sentire sua madre (pure lei scrittrice, di libri per bambini): “L'arte necessita di motivazione, Cornelia”. Rabbrividendo per il suo nome di battesimo, ne convenne: aveva cominciato a buttar giù i primi germi di scrittura alle medie - per evadere da una realtà che la mortificava - e aveva proseguito al liceo - quando il principale impegno consisteva nell'antagonizzare Keith e Vyvyan durante le riunioni del Consiglio degli Studenti - prima, e nel corso della pausa di riflessione in California, poi. Per scrivere decentemente aveva bisogno di concentrazione e determinazione, comprese dopo una breve riflessione, per concentrarsi aveva bisogno di rilassarsi, e per rilassarsi aveva bisogno di...

–Kyle, sei libero adesso? Vorrei tanto togliermi lo sfizio di farlo con te nel letto mio e di Keith!

Il suono del campanello le parve una melodia salvifica. Controllò il proprio aspetto nello specchio accanto alla porta e accolse con un sorriso a trentadue denti il suo cavalier servente dagli addominali d'acciaio.

Kyle non perse tempo: la baciò con veemenza, chiuse la porta con un calcio e quasi le strappò di dosso la striminzita sottoveste cremisi (abbinata alle autoreggenti) che aveva indossato al posto della tuta d'ordinanza.

La Bishop non protestò, sebbene fosse contrariata: se Keith era eccessivamente delicato e la trattava come una statuetta di porcellana, Kyle aveva il difetto di essere a tratti animalesco; la privava del gusto della seduzione, qualcosa per lei fondamentale in un rapporto, occasionale o fisso che fosse. Una vocina interiore le fece notare che forse, la mancanza di entusiasmo indicava che l'eccitazione del proibito stava scemando, lasciando il posto alla meccanicità. Per il proprio piacere mise a tacere quella vocetta fastidiosa e decise di godersi quelle labbra esigenti, quel tocco rude e l'irruenza del suo personale “uomo delle caverne”. Sapeva che un giorno si sarebbe stufata definitivamente di lui e sarebbe tornata dal suo amato, ma non era quello il giorno.

Il trillo del campanello echeggiò nuovamente per la casa, con tempismo perfetto: Kyle stava rivestendosi, e Connie - tornata coi piedi per terra dopo essersi librata nel paradiso del piacere - si stava assicurando che non lasciasse tracce del suo passaggio. Gli intimò di tacere (–Fingi di non esistere, puoi?), corse ad aprire e, con un misto di sorpresa e curiosità, fece accomodare Abigail e Bridget, quest'ultima visibilmente compiaciuta.

–Scusa il disturbo, Connie, ma sei l'unica che può aiutarci.

–Oh, nessun disturbo!- mentì, intimorita dallo sguardo penetrante di Bridget. Le sembrava di venire passata sotto i raggi X. –Anzi. Ero qui, tutta sola, a cercare disperatamente di superare il dannato blocco dello scrittore...

–Sola? A scrivere?- domandò Abigail, storcendo il naso alla vista della vestaglietta striminzita che lasciava poco o nulla delle curve di Connie all'immaginazione.

–Se vuoi, possiamo ripassare. Sei, ehm, con... Keith?

La giovane donna dovette rendersi conto dell'imbarazzo che aleggiava, infatti sbuffò –Chiariamo alcuni punti. Primo: siamo tra donne, non è niente che non abbiate in dotazione pure voi, perciò non scandalizzatevi. Secondo: in televisione si vede di peggio. Terzo: posso ancora permettermi di accogliere il mio fidanzato vestita da casalinga sexy, invece che da casalinga e basta. Avete altre domande, o l'interrogatorio è finito?

–Finito.

–Bene. Allora, in cosa posso esservi utile?

–Come immagino saprai, il tredici Faith compie... beh, spegnerà una candelina in più- disse Abigail. –Ora, siccome ci ha dato carta bianca per organizzare i festeggiamenti, abbiamo pensato a qualcosa di originale...

–Io l'ho pensato, Ab, riconosci i miei meriti- precisò Bridget con sussiego. –Sempre stata accentratrice, anche al liceo. Ricordo...

–Glielo racconterai un'altra volta, adesso vai dritta al punto- la rimbeccò l'amica.

–Oh, sì. Giusto. Dunque... la mia mente geniale ha realizzato che le feste a tema sono simpatiche, ma superate. Serve qualcosa di fresco, che piaccia alla festeggiata, così mi sono chiesta: “Cosa le piace?”, e la risposta... ci ha condotte qui- Connie la esortò a proseguire. –Siccome il baby shower è di là da venire, e la sua vita non ruota intorno al moccioso, ho brillantemente pensato che Faith divora i libri, in particolare i gialli, perciò quale modo migliore per festeggiare di... un compleanno con delitto? Sulla falsariga delle cene, però senza attori: un intricato caso da risolvere, delle squadre, biglietti con enigmi vari le cui soluzioni sono indizi... uhm, in questo potrebbe darci una mano Adam...

–Se ho ben capito, vorreste che vi creassi una storia originale da usare per la serata- la interruppe Connie, accigliandosi quando le altre due annuirono. –Mi piacerebbe aiutarvi, ma, come ho detto, sono in pieno blocco creativo. Non riesco a produrre mezza sillaba decente, figurarsi un'intera storia! Adesso, se volete scusarmi....

Determinate a regalare alla loro amica una festa memorabile, le due non demorsero, insistendo con Connie sull'essenzialità del suo ruolo. La discussione, per colpa della cocciutaggine di entrambe le parti, proseguì finché Bridget, allenata a cogliere certi dettagli, non cinguettò –Ci aiuterai, tesorino, eccome se ci aiuterai... altrimenti Keith saprà che, quando non c'è, ricevi visite.

–Non è geloso al punto di impedirmi di avere una vita sociale- ridacchiò la bionda.

–Visite maschili- precisò Bridget, sconvolgendo Abigail e la padrona di casa, che sbiancò e boccheggiò, prima di recuperare autocontrollo sufficiente a replicare –Come ti permetti di insinuare...?

–Sai con chi stai parlando?- ribatté la “divorziata di professione”. –Ho avuto più uomini che borse - credimi, questo sì che è tutto dire! - riconosco i segni di una presenza maschile, e il fatto che lo tieni nascosto conferma che non si tratta di Keith.

Abigail strabuzzò gli occhi, scandalizzata: a giudicare dalla reazione della scrittrice, Bridget aveva fatto centro! Non riusciva a capacitarsene: seppur consapevole di peccare d'ingenuità, continuava a credere fermamente nel “per sempre felici e contenti”; secondo lei era avvilente che una coppia apparentemente solidissima celasse tante di quelle crepe da far supporre che si tenesse insieme per magia.

“Da quando i sentimenti hanno perso valore? Perché?”

–T-Tu... l-lui... oh, santo cielo!- esalò.

–Non osare giudicarmi!- sbraitò la Bishop, piccata. –Nessuno può!

–Nessuno lo sta facendo- le assicurò Bridget, scoccando un'occhiata raggelante all'amica, che a sua volta stava fissando Connie con evidente disapprovazione.

–Lei sì!

–Vuoi forse darmi torto?- sbottò Abigail. –Non solo tradisci Keith - che, poveretto, proprio non se lo merita - lo fai in casa vostra! Sei... sei... inqualificabile! Non aggiungo altro per non scadere nella volgarità.

–Oh, beh, certo, non sia mai che Mrs. Perfettina si sporchi la boccuccia!- ribatté l'altra, offesa.

–Mrs. Perfettina adesso ti cambia i connotati, stronzetta!

A contribuire all'imbarazzo di Connie provvide Kyle, il quale, attirato dal tono poco amichevole della discussione, la raggiunse (coperto soltanto dai pantaloni) per accertarsi che non scoppiasse una rissa.

–Tutto a posto, dolcezza?

Abigail e Bridget, colme di stupore, esalarono all'unisono –Kyle? Tu... lei... voi...

–Sì, anche lei ha subito il fascino della tartaruga magica. Qualcosa in contrario?- rispose lui senza scomporsi, neppure di fronte alla gelida furia di Connie che sibilò –Quale parte di “Fingi di non esistere” non ti è chiara?

–Ehi, non c'è niente di cui vergognarsi: nessuna resiste alla tartaruga magica.... esclusa Abby, ma lei non fa testo- l'interessata mugugnò un commento astioso. –Sarebbe venuto fuori, prima o poi, meglio che le prime a scoprirlo siano state loro: sono mie amiche, mi vogliono bene, non faranno nulla che possa mettere a repentaglio il mio posto sicuro. Vero?

Le due, messe alle strette dal vile ricatto morale, si scambiarono un'occhiata d'intesa e sospirarono in coro –Dipende dalla... disponibilità della tua “amica di letto”.

–Immagino di non avere altra scelta- asserì Connie a braccia conserte. –Avete vinto: cedo al ricatto. Sebbene non possiate provarlo, mettere la pulce nell'orecchio a Keith sarebbe sufficiente a rendermi la vita impossibile!

–Immagini bene- rispose Abigail, disposta a sorvolare sul tradimento, a patto che la scrittrice si dimostrasse utile. –Facci sapere per tempo cosa ci servirà, dobbiamo preparare la scena del crimine!

–Togliamo il disturbo, non vogliamo sottrarre altro tempo al vostro... divertimento- celiò Bridget, prima di chiudersi la porta alle spalle. –Grazie ancora per l'aiuto!

***

Erin Campbell stringeva il pugno senza avere il coraggio di bussare. Dubitava di aver mai avuto tanta paura in vita sua, forse nemmeno quando le era stato affidato primo paziente.

“Il povero Willy Sanders, un grave PTSD. Il primo paziente non si scorda mai!”, pensò, prima di maledire chi aveva suggerito che fosse lei a fornire la consulenza psichiatrica per un candidato a uno studio clinico, visti lo stretto rapporto col medico che se ne stava occupando. “Visto il non-rapporto sarebbe più corretto. Merdaccia nera, non potevano mandare qualcun altro?”

Tempo un ultimo sbuffo autocommiseratorio e bussò alla porta.

–Avanti.

La voce cavernosa dell'uomo la riportò alla realtà; appellandosi a tutto il suo coraggio, si schiarì la voce, entrò nella stanza e disse –Ciao.

–Buongiorno... dottoressa Campbell.

Ferita, Erin ripeté –D-Dottoressa C-Campbell?

–E' il tuo titolo, se non erro- rispose lui. –O hai perso qualche rotella anche tu e l'hai dimenticato?

–Gradirei un po' di rispetto per la mia professione!- ringhiò lei, desiderando ardentemente strozzarlo.

–Guadagnatelo- sputò risentito Christopher, gettandole con noncuranza la cartella. –Ecco le informazioni sul paziente, fanne buon uso.

Erin, le cui doti non includevano i riflessi pronti, non riuscì a intercettarla prima che finisse sul pavimento, quindi fu costretta a raccogliere i fogli sparsi. Senza degnarlo di uno sguardo, li riordinò e, chiedendosi come avessero fatto a cadere così in basso, barrì –Sei fortunato che non ti avveleni con i barbiturici!

In cerca di conforto, si diresse dall'unica persona che poteva ragionevolmente odiare Chris quanto lei: Franz Weil.

Il patologo, ignaro del ciclone che stava per sconvolgergli la giornata, stava tranquillamente fissando in formalina un campione di intestino, prima di affettarlo nel microtomo. Quando un collega lo avvertì che “una psichiatra sull'orlo di una crisi di nervi” stava piantonando l'ingresso al laboratorio, capì immediatamente che doveva essere lì per lui.

“Grandioso”, pensò, scocciato, “Adesso mi tocca pure il ruolo di spalla su cui piangere. Scheiße!”

Sforzandosi di non lasciar trapelare il proprio malcontento, balbettò –Ehm... s-stai b-bene?

–Ora capisco perché non hai scelto una branca clinica: non sai porre le domande giuste- rispose lei, asciugandosi gli occhi, in assenza di alternative, col bordo del camice. –Prima regola del bravo medico: mai - sottolineo, mai - chiedere a una persona se sta bene; se è venuta da te, è ovvio che qualcosa non va.

–Beh... sì. Giusto. Avanti, spara: cosa è successo di tanto grave? Hai perso il DSM? Non è qui.

–Idiota!- latrò lei, colpendolo con la versione tascabile del suddetto testo. –Ho parlato con Chris, poco fa, per la prima volta da quando ci siamo lasciati.

–Da quando tu l'hai lasciato- precisò Weil, grattandosi il mento coperto da una corta peluria.

–Dettagli! E' stato comunque devastante!- controbatté Erin.

–Sarà pure un dettaglio, ma non di poco conto: prima lo molli, poi ci ripensi?

–Perlomeno io l'ho lasciato libero per un buon motivo, non come te, che hai abbandonato due persone in un colpo solo perché ti cagavi sotto alla prospettiva di diventare padre!

Comprese di aver colpito un nervo scoperto: Franz diventò livido, socchiuse gli occhi, si morse un labbro, infine disse –Non so tu, Campbell, ma io non ho il privilegio della colonna sonora che mi avvisa quando sto commettendo un errore. A parte gli stupidi, tutti sbagliamo per un buon motivo. Il problema è che quel motivo è buono solo per noi.

Erin, colpita dalla saggezza di quelle parole, sbuffò, buttandola sul ridere –Lezioni di vita dal dottor Weil: la ciliegina a completamento di una giornata da dimenticare!

–Piantala, non sopporto le regine del dramma- gnaulò lui, arricciando il naso. –Se hai qualcosa da dire, parla ora o taci per sempre.

–Non siamo a un matrimonio!- osservò Erin. –Anche se mi hai fatto ricordare di quello di Maggie: stiamo scommettendo su... praticamente tutto: periodo, location, abito, invitati... persino il meteo!

–Lo so. Quello scellerato di Jeff mi ha obbligato a puntare dieci sterline sul grosso, grasso matrimonio irlandese in estate- esalò, provando una punta di rammarico per quei soldi sprecati (forse Faith non aveva tutti i torti nel definirlo tirchio). –Onestamente ci spero, non soltanto per la soddisfazione di vincere: mi piacerebbe tornare nella verde Irlanda- il tono divenne improvvisamente nostalgico. –Avevamo pensato di trascorrerci parte delle ferie, io e Faith... ci andrà con qualcun altro.

–Ehm... ammetto che abbiamo - io, Meg, Diane, Eva, Jeff, Josh e Rajiv - spinto Faith verso, beh, Marcus, ma eravamo mossi dalle migliori intenzioni: tu le avevi voltato le spalle e lei aveva bisogno di sostegno, è dura affrontare una gravidanza da sola!- pigolò Erin.

–La strada per l'inferno è lastricata di buone intenzioni- asserì Franz. –Tranquilla, non me la prendo: sono stato io a posare la prima pietra, l'ho capito grazie a un pugno in faccia e uno morale.

–Sì, ho saputo del tuo... incontro ravvicinato con le nocche del mio orsacchiottone. Cioè, di Christopher.

–Incontro ravvicinato? Mi ha messo k.o.! All'inizio ero incazzato nero con lui, poi, pian piano, ho compreso che il suo è stato un atto di coraggio: serve fegato per affrontare gli amici. Spero di avere altrettanto coraggio per rispedire da dove è venuto un certo gonfia-tette di mia conoscenza....

–Lo stesso che dovresti avere per chiarirti con Chris- chiocciò Erin. –Ti manca, e so che anche tu gli manchi. Lo conosco bene: lo trattiene solamente la vergogna per averti quasi rotto il naso.

–Cosa trattiene te, invece?- le chiese Weil, fremente di curiosità, acuita dalla reazione di difesa della psichiatra, che arretrò, sgranò gli occhi e si coprì il petto con le braccia.

–Ehm... niente.

–Spiacente, non mi freghi. Mio fratello, non so se l'hai conosciuto- la Campbell fece segno di no –Peccato, è un tipo simpatico. Comunque dice sempre che esistono due tipi di “niente”: maschile e femminile. Il tuo è decisamente femminile: il vero significato è “gran casino di cui non mi va di parlare”.

–Prometti di non rivelarlo ad anima viva, men che mai a Chris- mormorò Erin. –Ho violato regole etiche, deontologiche, forse addirittura la legge. L'ho lasciato perché non riesco più a guardarlo negli occhi senza sentirmi una persona orribile. Sono una persona orribile!

–Oh, andiamo, mica sei una criminale! Cos'hai fatto di tanto terribile? Spese folli con la sua carta di credito?

–Ho nascosto i risultati dello spermiogramma- confessò lei, arrossendo.

Sbigottito, Franz rimase a bocca aperta per circa un minuto, prima di balbettare –T-Tu... t-tu.. h-hai... C-Chris...

–Immaginavo non te l'avesse detto, è stato quasi umiliante per lui. Visto che ogni tentativo di concepire andava a vuoto, ho insistito per affrontare il problema nel modo che avremmo suggerito a un paziente qualunque... solo che non ero preparata al responso- piagnucolò. –Non ero preparata a scoprire da un esame di laboratorio che sono io il problema, quella difettosa. Ho visionato i risultati al suo posto, nascosto il cartaceo e cancellato la mail. L'ho lasciato libero di cercare chi può realizzare il suo desiderio di paternità, dato che io non posso.

–E' una follia! Invece di parlargliene, trovare insieme una soluzione alternativa... vi amate, cazzo, è assurdo che stiate lontani!

–Il vero amore, a volte, è quello che sacrifica se stesso. Se vedrò Chris felice, lo sarò di conseguenza.

–Non sono un esperto in materia di sentimenti, ma credo di non sbagliare prevedendo infelicità per tutti e due, se non rimedi subito alla cazzata che hai fatto. Oltretutto è incredibile che lui non abbia sospettato nulla!

–Gli ho detto che i valori erano bassi, e poi l'ho mollato, anche se avesse avuto il tempo di sospettare... sai com'è Chris: si fida incondizionatamente.

“Ehm... sì, effettivamente sei davvero imperdonabile, ma hai la fortuna di confessarti con l'ultima persona al mondo che potrebbe permettersi di giudicarti.”

–Onestamente? Meriteresti un viaggio di sola andata per l'Antartide a suon di calci nelle chiappe- rispose Franz. –Ma non spetta a me darteli. Permettimi, però, di darti un consiglio: comportati da adulta e fatti punire da chi ne ha il diritto. Sai com'è fatto: perdona tutti, incondizionatamente... soprattutto chi crede di non meritarlo.

***

Soltanto il profondo affetto che lo legava ai cugini aveva indotto Adam a portare con sè i loro figli nella doverosa sessione di shopping natalizio, conclusa con successo.

Sventolando trionfante la busta contenente pacchi e pacchetti, chiese –Che ne pensate? Keith mi ha aiutato a scegliere bene?

–Keith no, io sì!- gorgheggiò Kaori con sussiego.

–Ma se hai preso solamente cose per te! Secondo me potevi farteli da solo i regali, zio- replicò Aidan James, fiero delle sgangherate decorazioni di forme diverse che aveva prodotto lavorando la pasta di sale con le sue mani; non aveva tralasciato nessuno: una per il papà, una per ciascun nonno, una per ciascuno zio e per i padrini. Nonostante l'aspetto a dir poco obbrobrioso, nessuno aveva avuto cuore di rifiutarsi di appenderle al proprio albero di Natale. –A me mi piacciono di più i regali non del negozio.

–“A me mi” è scorretto, AJ. Si dice “mi” o “a me”, non entrambi- sospirò stancamente Adam, infastidito dai persistenti errori grammaticali del nipotino. A giudicare dal sorrisetto furbesco e dalle lodi che tessevano di lui le maestre, probabilmente lo faceva apposta per irritarlo. “Razza di piccola peste... degno figlio di suo padre!”

–Levami una curiosità, amico... si arrotonda bene facendo il baby-sitter?- scherzò Keith, batté il cinque con i bambini ridacchianti, poi aggiunse –Oh, su, non mettere il broncio: te la sei cercata, hai tediato me e queste creature innocenti- alla vista dell'espressione malandrina di Kaori, Adam stralunò gli occhi –Per raggiungere i tuoi loschi scopi, alias scovare il regalo perfetto per la tua rossa... e non mi riferisco a Momo. Ti abbuono gli insulti solamente perché sono troppo buono: la nostra lentigginosa amica merita un dono che la ricompensi delle pene che sta patendo per colpa tua.

–Perché fai soffrire Nicky, zio? E' così simpatica!- lo sgridò Kaori.

–Non è vero, è Keith che dice stupidaggini! Chiudi il becco, Keith!

–Chiudi il becco? E' questo il ringraziamento per averti evitato una pessima figura con la tua rossa preferita? Ancora, non mi riferisco a Momo. Quando si tratta di demolire il buon gusto di noi maschietti, il gentil sesso perde tutta la proverbiale gentilezza! Pagherei per una fidanzata pragmatica - o spoetizzante, a seconda dei punti dei vista - quanto la tua.

–Pagheresti perché Connie ti dicesse in anticipo cosa desidera per Natale, privandoti dell'imbarazzo della scelta? Sul serio? Trascorrere un pomeriggio intero a scervellarsi per una donna non è poi tanto male!- abbaiò Adam, quindi, preoccupato per il palese terrore dei piccoli, si affrettò a smentirlo. –Non dategli retta, è fidanzato con un limone- Aidan e Kaori lo fissarono con educata perplessità. –La sua ragazza è un concentrato di acidità, ma non sono tutte così. Un giorno, quando sarete grandi, incontrerete la vostra persona speciale, che apprezzerà qualsiasi premura semplicemente perché viene da voi, che ama.

Kaori gli rise in faccia e disse che le sembrava di sentire sua madre (il che, dal suo punto di vista, non era certo un complimento), Aidan, invece, aggrottò la fronte in un'espressione d'intensa concentrazione, infine commentò –Non c'ho capito niente, ma mi è piaciuto l'insieme. Molto... come si dice.... poetico!

Keith scoppiò a ridere sguaiatamente, divertito dalla risposta di un marmocchio che andava ancora all'asilo, eppure era capace di rispondere a tono a un adulto.

–Voi- li indicò –Potete venire a lavorare per me quando volete! Dio solo sa se non ci sono fin troppe teste di ca... ppero nell'editoria!

–Cos'è un cappero?- chiese Aidan.

–Credo sia... il frutto di una pianta- rispose lo zio. –Si usa in cucina, dà sapore ai piatti. Ora muoviamoci, dobbiamo riportare Kaori da sua madre, sai quanto la zia Abby tenga alla puntualità.

A conferma dell'affermazione di Adam, Abigail li stava aspettando sul pianerottolo, tradendo la tensione attraverso un ritmico movimento oscillatorio del polso adorno di un luccicante orologio-gioiello. Adam e Aidan furono felici di sfuggire ai suoi rimproveri per i dieci minuti di ritardo propinandole la scusa che la cena era ormai pronta, e si affrettarono a casa. Brian, con un entusiasmo falso come una moneta da tre sterline, al vederli balzò in piedi, stritolò il figlio in un abbraccio soffocante, cianciò futilità sulla cena, poi, cercando di apparire il più naturale possibile, si schiarì la voce e sganciò la bomba.

–Ha telefonato tua nonna, poco fa: ha ultimato l'albero, domani, dopo la scuola, puoi andare a vederlo. Contento?

–Issimo!

–Ne sono lieto. Ehm, ecco... sempre a proposito del Natale... quest'anno avremo con noi un ospite speciale.

–L'hai notato, AJ? Fa rima!- osservò Adam, fulminato sul posto da un'occhiataccia del cugino.

Contrariamente all'atteso, Aidan non chiese di chi si trattava, bensì –Perché?

–C-Come sarebbe a dire, perché?

–Perché questo ospite vuole passare il Natale con noi? Perché viene a un pranzo solo per la famiglia? Perché è speciale? Perché me lo dici solo adesso? Perché...

–Ehi, ehi, ehi! Piano! Frena!- lo fermò Brian, travolto da quel fiume in piena. –Il tuo vecchio non riesce a rispondere a più di una domanda per volta. Io e i tuoi nonni non eravamo entusiasti, però questa... persona... ha insistito tanto che alla fine abbiamo acconsentito. Desidera conoscerti, passare del tempo con te, ci ha praticamente pregati di aggiungere un posto a tavola, anche se non è di famiglia. Ha promesso di portarti un regalo, sai?

Nonostante la maturità, Aidan era comunque un bambino di cinque anni; la menzione di un regalo tutto per lui bastò a tacitare qualunque pensiero diffidente.

–Se il dono è... come si dice... adeguato, mi sta bene che viene questo tizio- dichiarò.

–Che venga questo tizio, AJ, in questi casi si usa il congiuntivo. Comunque il tizio, in realtà, è... una tizia- lo corresse il padre, preparandosi a sganciare la seconda bomba, la peggiore.

Il pargolo cominciò a saltellare felice, battendo le mani, e trillò –E' Tess? Evvai!

–Ehm... no, AJ, non è Tess.

–Uhm... una donna non di famiglia che non è Tess... hai una fidanzata, papà? Mi fai conoscere la tua fidanzata?

Coloratosi di una tonalità di rosso simile a quella del vino, Brian, tormentandosi le mani, rispose –Non è la mia fidanzata, AJ. E' tua madre.

***

Il tredici sera, contrariamente ai pronostici, non piovve: l'aria era gelida, ma il cielo terso, e un'allegra combriccola poté darsi alla pazza gioia senza pensieri.

–La soluzione è... atropina!- ruggì Faith, sommersa dagli applausi quando Connie, che reggeva le fila del gioco, confermò che era esatta, quindi la loro squadra, l'unica interamente al femminile, guadagnava due punti.

–Dai, ragazze, adesso conosciamo l'arma del delitto, aumentiamo il nostro vantaggio!- le spronò Abigail.

–Godetevela finché potete, femminucce, tanto rimonteremo!- le schernì Demon, con l'unico risultato di accrescere la loro determinazione.

–Demon caro- lo rimbeccò Bridget –Non illuderti di offenderci: noi siamo femminucce!

–Risparmiate la competitività per la gara- li richiamò all'ordine Connie. –Il “Giallo Mimato” richiederà tutti i vostri neuroni. Ogni componente di ciascuna squadra mimerà il titolo di un romanzo giallo famoso, e gli altri dovranno indovinare. Tutto chiaro? Cominciamo!

Un'ora, molte birre e diversi colpi di scena dopo, giunsero al pareggio: disponevano dei dati della vittima - un'arzilla signora avanti negli anni con la passione del volontariato - gli alibi dei sospettati - piuttosto deboli, come si conveniva a un giallo intricato - le analisi di laboratorio, e adesso anche l'arma del delitto... mancavano soltanto movente e colpevole.

Alla fine, nonostante gli sforzi, la squadra di Demon, Jeff, Josh e Rajiv vinse, battendole sul tempo.

–Il colpevole è Curtis: ha ucciso la madre per impedirle di modificare il testamento, usando l'atropina sottratta di nascosto dalla farmacia della moglie!- esclamò Jeff, pavoneggiandosi.

–Sapeva che sua madre l'assumeva per il disturbo oculare di cui soffriva, quindi sarebbe stato logico pensare a una distrazione.

–Il medico legale, però, ha notato il foro lasciato dall'ago e l'ha fregato.

Abbattuta dalla sconfitta, Abigail sussurrò malevola alle amiche –Ma che carini, completano uno le frasi dell'altro... come i Chipmunks!

L'arrivo della magnifica torta - inutile dirlo, creazione di Melanie - interruppe sul nascere la conversazione (o meglio, il torrente di rimproveri che le avrebbero riversato addosso Faith, Bridget e Maggie).

–Esprimi un desiderio, festeggiata!- urlò Rajiv, dopo essersi sgolato insieme agli altri in una versione stonata di “Tanti auguri”.

–Un bel soffio cazzuto, troietta! Spegni tutte le candeline in un colpo solo!- gridò Diane con la consueta “raffinatezza”.

La Irving obbedì ( non le costò molto sforzo: le candeline erano due), dopodiché, placati gli applausi e le esclamazioni di giubilo, mentre Melanie tagliava le fette, fu lieta di rispettare un'altra tradizione, richiesta a gran voce dalla platea: il famigerato discorso.

–Vi chiedo scusa in anticipo per il mare di stronzate che ascolterete. Spero per voi che siate abbastanza sbronzi da dimenticarle entro domani. Innanzitutto grazie per essere venuti - vi vieto nel modo più assoluto di fare battute sul doppio senso... Bridget! Sei incorreggibile! - un compleanno è solamente l'addio a un pezzo di giovinezza che sparisce per sempre, se non hai amici pazzi con cui festeggiarlo. Grazie per aver reso fantastico questo giorno, in barba alla superstizione sul venerdì tredici - di nuovo: niente battutine, per favore. Bridget! Ancora tu! - vi chiedo di fare un applauso a Melanie, che ha preparato la torta, e a Connie, che ha perso tanto del suo prezioso tempo ad architettare il divertentissimo intrattenimento della serata.

–E' stato un piacere, tesoro- cinguettò la scrittrice. –Meritano un applauso anche Abby e Bridget: è stata loro l'idea di coinvolgermi.

–Beh, sì- celiò Abigail, rivolgendo a Connie e Kyle un'occhiata penetrante –Ma tu ti sei prestata, dimostrandoti tanto disponibile!

A Kyle, sconvolto dalla faccia tosta di Mrs. Cartridge, andò di traverso un sorso di birra e per poco non soffocò.

–Allora, F, come ci si sente all'ingresso della trentina?- chiese Andrew Dixon, che li aveva compiuti tre mesi prima.

–Non si svela l'età di una signora, Drew!- lo rimbeccò sua moglie Evangeline.

–Faith non è una signora- rispose lui, immediatamente aggredito dalla piccola folla di erinni inferocite, alias la componente femminile degli invitati. –Non intendevo... oh, insomma! Quello che intendevo è semplicemente che Faith è single, quindi signorina, perciò smettetela di darmi addosso!

–Riformulo la domanda- si offrì Jeff. –Come ti senti con un anno in più sulle spalle, cara mia?

–Uhm... una cariatide?- esclamò lei, per poi scoppiare a ridere. –Oddio, non lo so! Per certi versi sento che nulla è cambiato, per altri una nuova Faith ha soppiantato quella vecchia. Per quanto mi riguarda, può restare dov'è, non mi manca, nemmeno un po'- accarezzò distrattamente il ventre gravido, non abbastanza sporgente da attirare troppo l'attenzione. Le dimensioni ridotte della pancia, non classificabile come pancione, l'avevano preoccupata, ma la dottoressa Meigs aveva dissipato le sue angosce: seppure ai limiti minimi, erano compatibili con l'età gestazionale - cinque mesi - così come le dimensioni del feto.

Durante i minuti successivi gli unici rumori udibili furono il tintinnio delle forchette sui piattini e i versi di apprezzamento per il delizioso dolce.

–Mmm... superlativo- mormorò appagato Jack Wilkinson. –Ti sei superata, Mel. Peccato che Marcus non sia qui.

–Era impegnato- spiegò Faith, stupendosi della nota annoiata nella propria voce. L'ex che aveva da poco ripreso a frequentare - e che l'aveva accompagnata all'ecografia e alla prima lezione del corso pre-parto - aveva preferito il suo lavoro a lei: avrebbe dovuto essere arrabbiata, furiosa, indignata, non annoiata. –Ma ha promesso di passare a farmi gli auguri di persona non appena si libererà. Sapete come sono le fanatiche della chirurgia estetica...

–Che sfiga: lavorare il venerdì sera! Povero Marcus!- gnaulò Abigail, in un tono che insinuava senza ombra di dubbio quanto più probabile ritenesse che il chirurgo fosse occupato in attività di tutt'altro genere.

–Il lavoro è lavoro. Il medico, poi, deve eliminare la parola “festa” dal vocabolario: purtroppo le malattie non vanno in vacanza- ribatté la festeggiata in un tono che non lasciava spazio a repliche. –Ora basta parlare degli assenti, è il mio momento. Dove sono i regali?

Al termine della baldoria fece ritorno a casa. Tra uno sbadiglio e l'altro salì in ascensore fino al terzo piano, estrasse la chiave dalla borsa - destreggiandosi tra le buste - la infilò nella serratura e la girò lentamente per ridurre il rumore al minimo. Non poteva saperlo, ma quegli sforzi erano vani: i signori Irving erano già svegli, come apprese nel momento in cui sua madre la salutò con la mano.

–Ma che caz...

–Modera il linguaggio, signorina!- la redarguì Rose.

–Scusa tanto se mi è partita un'imprecazione: entro e ti trovo alzata ad aspettarmi, manco avessi dieci anni!

–A dieci anni eri più matura- soffiò Mrs. Irving. –Ti sei divertita, almeno?

–Molto- rispose Faith, annuendo, quindi le mostrò i regali. –Ho racimolato un bel bottino, tutto sommato.

–Consideralo un compenso per la sfiga di essere nata sotto Natale: ricevi un solo regalo, ma vale per due- asserì Rose mentre riponeva un paio di orecchini che già pensava di rubare alla figlia.

–Papo dorme?

–Macché!- sbottò la madre. –E' di là in cucina con... beh, qualcuno venuto a farti gli auguri di persona. Ha insistito per restare, faceva così tenerezza... non potevamo cacciarlo!

–Teoricamente sì: è casa vostra. Ok, vado a sottrarlo alle grinfie di papà incacchiato.

***

–Grazie dell'ospitalità. Mi dispiace di essere piombato qui a un'ora indecente, ma...

–Tranquillo- sbadigliò il dottor Irving, asciugandosi i baffi bagnati dall'orrido succo di kiwi preparato da sua moglie in barba alle lagnanze degli assaggiatori (cavie). La donna, convinta che la salubrità della bevanda bastasse a migliorarne il sapore, lo propinava a familiari e malcapitati ospiti; quella notte non fece eccezione: aveva osato offrirlo come alternativa a caffè (l'ora era troppo tarda) e tè (troppo scontato: non erano la parodia di una famiglia inglese, loro!). –Ci sono cose che non si posso rimandare, per tutto il resto... c'è il sabato! Ronferò come un ghiro domattina.

–Sicuro valga la pena di aspettare? Potrebbe essersi fermata a dormire fuori...

–Ne dubito- lo contraddisse l'uomo più anziano. –Faith condivide, anche se non lo manifesta, metà del patrimonio genetico con mia moglie. Ora, ti pare che la figlia di Führer Rose dormirebbe fuori casa senza il suo cuscino, il suo pigiama, le sue pantofole, il suo spazzolino da denti? Accetta a stento di farsi prestare una penna, figurarsi oggetti tanto intimi!

I due si scambiarono un'occhiata complice prima di ridacchiare dell'attenzione quasi ossessiva per l'igiene di Rose e Faith.

La lupa in fabula apparve poco dopo, arricciò le labbra e sbuffò –Vengo a liberare il prigioniero. L'hai trattato bene?

–Benissimo- rispose quello, sollevando la tazza nella sua direzione.

Se gli sguardi avessero potuto uccidere, Weil sarebbe morto stecchito.

Calò un silenzio di tomba. Al dottor Irving, fanatico di western, l'atmosfera ricordò quella che precedeva i duelli, quando i contendenti, chiusi in una muta concentrazione, si fronteggiavano - muscoli tesi e mano sulla fondina - pronti a scatenare l'inferno al segnale convenuto.

–Tu?- esalò lei, puntandogli contro un indice accusatore. –Non è possibile! Sei un'allucinazione! Un incubo! Un alieno mutante!

–Perdi colpi, meine liebe: non ne hai azzeccata una! Sono reale quanto te. Oh, quasi dimenticavo: buon compleanno.

Adirata, Faith si rivolse al padre, strattonandolo mentre ululava –Iscariota d'un Giuda! Dopo quello che questo maledetto mi ha fatto te ne stai beatamente a bere con lui come vecchi amici! Dovresti farlo sbranare dai cani!

–I cani avevano già mangiato, Tartarughina- replicò il dottor Irving, desiderando - come nei saloon era affisso il cartello “Non sparate sul pianista” - avere appeso al collo il cartello “Non strapazzate il papà”. –Scherzo, naturalmente. Non credere che non mi sia passato di mente, ma - e tua madre concorda - credo che voi due abbiate bisogno di un confronto. Non violento, possibilmente. Franz ti ha teso una mano, dovresti dargli...

–Una seconda occasione? Col cazzo!- latrò Faith.

–Veramente volevo dire “ascolto”, poi se vuoi anche dargli un'altra possibilità, fatti tuoi- obiettò suo padre.

La sicumera medica prevalse sul buon senso di Franz, che si azzardò a pronunciare una frase talmente inopportuna da fargli meritare il Nobel per la stupidità.

–Ti suggerisco di non arrabbiarti: i rialzi pressori sono dannosi per il feto.

“No. Non ci credo. Non può averlo detto davvero. Ippocrate e Paracelso, datemi la pazienza!”

–Con che faccia ti permetti di darmi consigli? Fanculo il feto! Fanculo tu! Fanculo l'universo! Ne ho abbastanza!- tuonò, per poi uscire di scena teatralmente, sbattendo la porta.

Rose si accasciò su una sedia e sospirò –Prima che me lo rinfacci, caro: i difetti li ha ereditati da me!- si girò verso Franz con le mani sui fianchi. –Beh? Che aspetti, la resurrezione di Merlino? Sbrigati!

***

Seduta a osservare la gente che passava sotto la finestra della camera da letto, Faith decise di farsi del male riascoltando la voce inespressiva di Marcus.

Una volta a casa, infatti, aveva scoperto che si era fatto vivo... con un misero messaggio in segreteria, col quale la avvisava che si sarebbero visti l'indomani perché troppo stanco.

“Troppo stanco? Oh, certo, registrare un messaggio in segreteria è una fatica immane! Meriterebbe d'ingerire candeggina, il bidonatore! Troppo stanco! Tsk! Quando capitai di turno la vigilia del mio compleanno, Franz mi portò una cioccolata calda con panna e un maxi cornetto con una candelina sopra... all'alba, perché il buon compleanno si vede dal mattino! Il principino Marcus, invece, è il migliore solo di cognome! Che si fotta!”

Pervasa da una rabbia bruciante, si avviò alla porta con passo strascicato, incapace di sopportare più a lungo l'insistente suoneria del campanello, che il suo patologo del cuore aveva preferito al trillo tradizionale.

–Non ti arrendi mai, eh?

–Diciamo che sono tenace.

–Sei una cozza, ecco cosa sei!

–Una cozza? Mi stai dando del mollusco?- ringhiò Franz, offeso.

–No, intendo che ti attacchi come la cozza allo scoglio- gli spiegò, spazientita; ci mancava solo che urtasse la sua sensibilità! –Cosa vuoi?

–Parlare.

–Di cosa? Del fatto che hai voltato le spalle alle tue responsabilità, a me? Oppure di come te la sei spassata alle mie spalle con chissà quante sgualdrine, mentre io sono costretta a portarmi appresso nostro figlio ovunque vada? Sì so anche questo, non credere di non dovermi qualche spiegazione. Quanto al tornare in casa mia - hai sentito bene, mia, non più nostra - arrivi tardi, non ho bisogno di te. Non abbiamo bisogno di te- sibilò Faith. –Ricordi cosa dissi? Che prima o poi saresti tornato da me strisciando, e sarei stata felicissima di chiuderti la porta in faccia. Non strisci, ma sono comunque felice di sbatterti in faccia la porta!

Il fragore assordò temporaneamente Franz, che scosse la testa e riprese a premere sul campanello con rinnovata determinazione. Quando era sul punto di cedere, insonnolito e col dito parestesico, udì la maniglia abbassarsi, e vide il volto di Faith fare capolino.

–Entra, prima che ci denuncino per schiamazzi- sbuffò, alzando gli occhi al cielo. –Beh, vuoi mettere radici là? Spicciati, potrei cambiare idea!

Note dell'autrice:

Che dite, Faith ha fatto bene a lasciar entrare in casa Franz? Non saprei... al posto suo lo avrei fatto soffrire ancora, ma non è detto che la nostra doc non gliela faccia pagare ugualmente. ;-)

Spero abbiate adorato Bridget in versione bastarda manipolatrice quanto me: Abby è una principessina viziata, ma B... lei sì che sa tirar fuori le unghie! Miao!

Forse, col pericolo imminente che Keith lo scopra, Connie troncherà definitivamente con Kyle, anche se la vedo dura: la tartaruga magica ha il suo innegabile fascino! Chi si offre volontaria per consolare Kyluccio? *si arma di bastone per tenere a bada la folla*

Se il dialogo tra Franz ed Erin vi ha commosse almeno un po', mi sentirò realizzata: in genere tralascio le parti che non fanno ridere perché non le sento nelle mie corde, e temo di scrivere boiate; stavolta, però, ho deciso di sperimentare. A voi lettori l'ardua sentenza: resto sul comico, oppure posso osare qualche altra parte più introspettiva/triste?

Concludo con qualche informazione di servizio: lo spermiogramma è un vero esame medico, in genere si consiglia alle coppie che vogliono procreare; tra i criteri per essere inclusi nei protocolli di sperimentazione c'è anche non essere affetti da patologie neuropsichiatriche, per questo Chris ha chiesto un consulto. Il DSM (attualmente alla quinta riedizione)è la bibbia delle malattie mentali (in particolare psichiatriche). Non c'è psichiatra al mondo che giri senza, praticamente fanno diagnosi leggendola là sopra. PTSD è l'acronimo inglese del Disturbo da Stress Post Traumatico (magistralmente esemplificato nel film “Taxi driver”) e sì, i campioni istologici si posso esaminare a fresco (lo so, sembra che si parli di pesce appena pescato) oppure dopo fissazione in formalina. Sembra noioso, forse lo è, ma provate a immaginare Franz superfigo col camice che armeggia con provette e vetrini... diventa più interessante, no? ;-)

La battuta sul cognome di Marcus, Best, è orrenda, ma l'italiano non consente il gioco di parole.

Purtroppo, quasi sicuramente questo sarà l'ultimo capitolo prima delle vacanze natalizie, forse addirittura l'ultimo dell'anno, perciò, con mooolto anticipo: auguri. Rilassatevi, divertitevi e abbuffatevi di buon cibo in allegria. :-*

Serpentina

Ps: grazie al mio papà per avermi dato l'idea della festa con delitto. Love u, dad! ^_^

 

 

 

 

 

 

 

 

 

   
 
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