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Autore: AlessiaDettaAlex    10/12/2014    5 recensioni
Che i trentaquattresimi Hunger Games abbiano inizio!
Alyss Knight si è offerta volontaria alla mietitura per proteggere Laree Amberdeen, la ragazza che ama. Ma, oltre a sopravvivere all'arena, ha un altro obiettivo importante da adempiere: nascondere alle telecamere di Capitol City la sua relazione omosessuale con la giovane Laree, che potrebbe costare loro la vita a causa delle ferree leggi di Panem a riguardo.
[Capitolo 1]
«No!» grido con rabbia, «non lei!» tremo di terrore e di fatica, quando la raggiungo davanti al palco. «Mi offro volontaria come tributo al suo posto!». Non posso credere di averlo fatto sul serio. Un brivido mi corre lungo la schiena, di paura ed eccitazione insieme, nella consapevolezza che sto per morire. Sto per morire per lei.
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[Capitolo 4]
"Noi tributi siamo solo questo: gli agnelli più belli, giovani e forti del gregge, strappati dai propri compagni per attendere al sacrificio da tributare a dèi oscuri. E il nostro sangue bagnerà l’altare dei potenti, tra grida di giubilo e l’eco lontana del lamento degli ultimi, che piangeranno per lunghi secoli i loro figli."
Genere: Avventura, Drammatico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: FemSlash | Personaggi: Altri, Nuovo personaggio, Tributi edizioni passate
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Violenza
Capitoli:
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Capitolo 2

Le pacche di un Pacificatore mi risvegliano dallo stato di trance in cui sono caduta per qualche secondo. Giusto. Il Palazzo di Giustizia. È lì che daremo l’ultimo saluto ai nostri cari. Con la coda dell’occhio guardo il piccolo Roy. Trema e si guarda intorno con occhi strabuzzati. No, lui non ha la minima opportunità di tornare indietro dall’arena. Non posso preoccuparmi di qualcuno che è spacciato in ogni caso. Non me lo posso permettere.
«Credo questo momento sarà molto veloce per te, ragazza fantasma» sghignazza il Pacificatore alle mie spalle, mentre che mi indica la porta di una stanza. Non rispondo, sono troppo impegnata a farmi prendere dal panico per quello che vedo davanti ai miei occhi: una stanza candida, immacolata, con al centro un piccolo divanetto a due posti. Mi sento lo stomaco sottosopra e la testa mi gira. Questa stanza è lo specchio perfetto della mia anima. Pulita quanto voglio, per ora, ma vuota. Mi sto accorgendo solo adesso di quanto può essere grave il passo che ho fatto quest’oggi. Di quale vuoto e che tipo di dolore sto per causare alla mia Laree. Mi blocco sulla soglia, ignorando gli ordini stizziti del mio accompagnatore.
«Che fai? Devi entrarci, ragazzina» mi attacca lui piantandomi la canna del fucile tra le scapole. Un lamento mi esce dalle labbra, ma obbedisco, mentre sento gli occhi inumidirsi per la prima volta da molti anni.
Io non piango mai. Odio farlo, il vecchio Sirius mi ha sempre intimato di essere forte, di affrontare la vita di petto. Non piansi quando ricevetti la frustata destinata a Laree in pieno viso, e non piansi il giorno in cui l’inverno mi costrinse immobile, infreddolita e ammalata dentro quel treno scassato, sferzata dovunque da dolori lancinanti. Il mio ultimo pianto fu, in effetti, quando mi accorsi che mia madre, morta qualche giorno prima, non mi avrebbe più abbracciata; quando mi resi conto che la sua mano esile non avrebbe più scompigliato i miei capelli, che i suoi baci sulla mia pancia gonfia d’aria non mi avrebbero più consolato dalla fame. Quella fu l’ultima volta che piansi, perché avevo ancora qualcosa da perdere. Ma da quando vivevo sola, all’ombra del vecchio Sirius che mi ordinava di non affezionarmi a nessuno e di rendere la mia faccia una maschera di ferro, io ero diventata più forte. Ecco però che di nuovo il mondo mi crolla addosso, come le travi della mia casa in fiamme. Perché avevo aperto il mio cuore a una ragazza.
La porta della stanza si spalanca di botto e una chioma castana mi travolge sul posto, mentre sono ancora intenta a riordinare le mie idee fissando di divanetto. Lei mi stringe, affonda il viso bagnato nella mia felpa, mi chiama, chiama il mio nome, più volte, e più volte ancora, come se stessi già andando via da lei, come se le stessi sfuggendo dalle braccia, come se stessi morendo tra le sue braccia. E io la stringo, fortissimo, e non riesco più a trattenere le lacrime. Sento i suoi capelli che si bagnano, l’odore di vaniglia del suo corpo che si mischia a quello asettico della stanza bianca. Ascolto i suoi singhiozzi, i miei, i nostri, che si confondono. E capisco di aver già deluso Sirius. Con lei sono tornata di nuovo debole, fragile, attaccabile. Non voglio staccarmi da quest’abbraccio. Non voglio dividere il corpo unico che siamo diventate. Così, le sussurro tra i capelli: «Tornerò, te lo prometto». Lei trema e stringe di più le braccia attorno al mio collo.
«Non dovevi farlo. Tu… sei…» ma non riesce a continuare, la voce si incrina e nuove lacrime rovinano i suoi bellissimi occhi scuri. Prendo un grosso respiro e continuo la frase per lei.
«Tu sei tutto quello che mi rimane, Laree. Non posso perdere anche te» trovo il coraggio di allontanarla da me quel tanto che basta per guardarla in faccia, per avere un’ultima immagine di lei da portare con me nell’arena. Per cui combattere e vincere. Il suo viso è bagnato, le guance arrossate e le palpebre stanche e gonfie. Non potevo immaginare che un giorno l’avrei vista così. Gli occhi tristi che affondano nei miei, distrutti, e urlano una sola domanda: perché?
La bacio. Le mie mani le accarezzano il viso mentre le nostre labbra aderiscono, inumidite dalle lacrime. È un attimo quando me la strappano di dosso a forza: la sua bocca, prima bramosa della mia, adesso grida il mio nome alla porta mentre si dibatte contro il Pacificatore che la trascina via.
«Tempo scaduto, bellezza». Già. Tempo scaduto. Forse è davvero finita qui la mia avventura insieme a lei. Mi accascio sul divano senza forze, mentre le mie mani vagano tra i capelli spettinati in cerca di un senso da dare a tutto questo. Il secondo dopo non sono più sola, perché Sirius è venuto da me.
«Ehi…» sussurra lui, fermo sulla soglia. Alzo lo sguardo: è in abiti da Pacificatore, col casco sotto braccio. La barba grigiastra e folta gli incornicia il mento mentre ciuffi di capelli dello stesso colore cadono ben ordinati sulle spalle. Perdo un battito: lui non dovrebbe venirmi a trovare, capirebbero immediatamente che è lui che mi ha coperto in tutti questi anni!
«Non preoccuparti per me. Ho detto al comandante che ti avrei personalmente scortata al treno, inventandomi una scusa plausibile» si giustifica lui, leggendomi l’ansia negli occhi. Un lieve sospiro si libera dalle mie labbra. E poi accade l’inaspettato: lui mi si avvicina, mi fa rialzare e mi abbraccia. Mai aveva avuto un gesto d’affetto nei miei confronti, sebbene sapessi che a me ci teneva. Mi accorgo all’improvviso e solo ora di quanto lui per me sia stato come un padre. Gli devo la vita, gli devo tutto.
«Lyss, il mio collega che è venuto a portar via Laree vi ha viste mentre vi baciavate. Vuole denunciarvi immediatamente a Basil, tu e lei siete in pericolo» il respiro mi si mozza, a sentire le sue parole sussurrate al mio orecchio.
«Sirius…»
«Interverrò io a calmare le acque, Lyss» mi interrompe lui, «ti giuro che non le accadrà niente finché vivo», e mi stringe più forte.
«Grazie» è l’unica cosa che riesco a dire prima di staccarmi dal lui. Mi sorride triste e poi si rimette l’elmetto.
«Andiamo adesso».
Il viaggio dalla stanza bianca al treno è questione di secondi, vista la vicinanza tra la stazione e il Palazzo di Giustizia nel mio Distretto. Quando le porte scorrevoli del vagone si chiudono tra me e Sirius, alzo lo sguardo verso i luoghi in cui ho vissuto. Scorgo il cantiere, dove lavora il padre di Laree. La piazza ancora gremita di gente e Pacificatori. Il deposito di hovercraft che troneggia sulla collina alle spalle del villaggio. Ferraglia di locomotive dismesse che mi sfreccia davanti quando passo di fronte al vecchio cantiere che avevo per casa. Il mio Distretto, dietro questo vetro, è veramente brutto: un agglomerato di metallo stridente. Eppure non c’è cosa che sacrificherei per riuscire a tornarci, per invecchiare qui insieme a mille ferrivecchi, tra le braccia di Laree.
«Alyss, cara, dobbiamo presentare a te e a Roy il vostro mentore!» è la voce tre toni sopra del normale di Julius a risvegliarmi dai miei pensieri. Mi volto e annuisco, ormai svuotata completamente di ogni sentimento.
Il Distretto 6 ha un unico vincitore da mettere a disposizione come mentore per i tributi. È raro vederne, nei distretti che non siano l’1, il 2 o il 4. Noi siamo più fortunati di molti altri, che nei distretti più abbandonati non hanno neanche un vincitore e devono accettare nel ruolo di mentore il personale sgangherato proveniente da Capitol City. Per lo più sono istruttori ignoranti ma profumatamente pagati. Grazie al cielo Layla Fross è una vera e propria reduce degli Hunger Games, e sa cosa significano molto meglio di quei fantocci colorati che inviano negli altri distretti. Li ha vinti a soli quindici anni, cinque anni fa. È poco più grande di me, quindi, e ho intenzione di farmi aiutare a vincere ad ogni costo.
Mi siedo sulla poltroncina accanto a Roy, di fronte a Julius e al nostro mentore. Il mondo di fuori, intanto, sfreccia velocemente. Saremo a Capitol City al massimo entro sei ore. E pensare che i treni a levitazione magnetica che ogni anno portano i tributi al macello in tempi record li abbiamo inventati proprio noi al 6 almeno un secolo fa.
«Salve mocciosi. Sono Layla Fross e sarò il vostro mentore per le prossime settimane, un mese al massimo se riuscirete a sopravvivere qualche giorno in più nell’arena» dice secca squadrandomi. «Mettiamo subito in chiaro una cosa: quando siete con me non voglio piagnistei o sentire che chiamate la mamma per farvi consolare» e stavolta lancia un’occhiata al piccolo Roy, che per tutta risposta trattiene un singhiozzo.
«Andata» intervengo subito io. Lei annuisce e torna a scrutarmi gli occhi di ghiaccio.
«Benissimo. Volete che vi alleni insieme o separatamente?»
«Insieme!» fa Roy.
«Separatamente» replico io. Non ho alcuna intenzione di lasciarmi indebolire da un tredicenne senza speranza. Però non ho il coraggio di guardarlo. Layla ride.
«Ho capito, vi terrò separati. Le tue intenzioni sono chiare come il sole, mocciosa» mi dice con un mezzo sorriso la mia mentore. Non mi piace il modo in cui mi guarda, mi analizza e soprattutto mi chiama mocciosa. Ho solo due anni meno di lei, in un’altra vita avremmo potuto benissimo essere amiche! Avremmo addirittura frequentato la stessa scuola, se io ci fossi andata.
«Tu, piccoletto, adesso vieni con me, ci facciamo quattro chiacchiere. Aspettaci qui, Knight» sussulto a sentirmi chiamare col mio cognome. Li guardo allontanarsi: abbiamo poco tempo, sicuramente vorrà conoscerci meglio singolarmente e capire che strategia farci usare. Dopo toccherà a me. E a quel punto lei sceglierà chi salvare. Dovrò essere io, per forza.
«Alyss»                
Mi giro verso il mio accompagnatore, rimasto in silenzio per tutto il tempo. «Chi era la ragazza per cui ti sei offerta volontaria?» mi chiede. No, la cosa più preziosa che ho al mondo non deve arrivare a quelle sporche orecchie capitoline.
«Era… un’amica» rispondo evasiva. Lui sembra confuso.
«Ma credevo che nessuno sapesse della tua esistenza nel Distretto… lei sì?»
«Sì» mi volto verso il finestrino, «era l’unica»
«Oh, ma che gesto nobile da parte tua!» cinguetta Julius, e io devo lottare con me stessa per non stampargli un pugno in faccia. «Beh, ti lascio alle tue riflessioni, vado a tenermi aggiornato sulla giacca con le paillettes che ho ordinato direttamente dal Distretto 8!».
Un sospiro di sollievo lascia le mie labbra quando lo vedo finalmente uscire dal vagone.
Dopo un tempo che mi sembra infinito Layla fa finalmente la sua comparsa, ma al suo fianco Roy non c’è.
«Bene, Knight» comincia lei sedendosi stancamente sul divanetto di fronte a me, «sei una volontaria e sei una ragazza che non dovrebbe esistere. Gli occhi di Capitol City saranno tutti su di te, azzarderei. Hai già delle buone carte da giocarti con gli sponsor»
«Aiutami a vincere» taglio corto. Lei mi scruta seria per qualche secondo, come per capire qualcosa di me che le sfugge. Poi la sento tirare un leggero sospiro.
«Sai, conosco molto bene gli Amberdeen» e a quel cognome, sono tutt’orecchi. Conosce la famiglia di lei. «Sono molto amici dei miei genitori, e da piccola mi capitava spesso di giocare con Laree. Non ti sei mai chiesta perché non soffrissero la fame, sebbene fossero degli umili operai di cantiere?» prende una ciliegia dalla ciotola sul tavolino in mogano e la infila in bocca, come per darmi il tempo di soppesare quello che sta per dirmi. «Da cinque anni a questa parte, io dono una parte della mia vincita alla sua famiglia, col benestare dei miei».
Sono senza parole. Chi avrebbe mai detto che sarei stata accompagnata ai Giochi dalla persona che mantiene dignitosa la vita di Laree e dei suoi?
«Comunque io e lei non siamo amiche» ricomincia Layla, come per mettere le mani avanti, «o meglio, è lei che non mi può proprio vedere… le sono sempre stata antipatica, vuoi per il mio caratteraccio freddo e scontroso, vuoi per il mio egoismo imperante» scatta in una sonora risata, piegando la testa indietro. Poi si ferma di botto, mi incatena col suo sguardo e avvicina il suo viso al mio, alzandosi appena dal divanetto. «Ma sai, nessun puro di cuore vince gli Hunger Games» le sue ultime sillabe sono un sussurro che mi fa rabbrividire.
«Io sono disposta a tutto per tornare da lei» mi lascio sfuggire in un soffio. Layla si rimette comoda a sedere e appoggia la guancia sul palmo della mano sinistra.
«Cosa rappresenta per te Laree?»
Una parte di me si rifiuta di aprirsi fino a questo punto con lei, e mi dice di mentire, proprio come ho fatto con Julius poco fa. Eppure sento che se decido di affidare la mia vita nelle sue mani, tra noi non devono esserci segreti.
«Lei… è la mia ragazza» mormoro. Lo sguardo di Layla, da malizioso si fa improvvisamente serio; raddrizza la schiena e inchioda le mani sui braccioli.
«Allora ficcati in testa questa prima, importantissima regola: mai, per nessuna ragione al mondo, neanche in punto di morte, lasciati sfuggire davanti alle telecamere che tu e Laree avete una relazione. È chiaro, Knight?»
Io annuisco, capendo immediatamente cosa cerca di dirmi. Se Capitol City vedesse pubblicamente ignorata la sua legge sulle relazioni omosessuali nei distretti, ucciderebbero seduta stante Laree e procurerebbero una morte lenta e dolorosa a me nell’arena. Sicuro al duecento percento. E non posso permettere che accada. Layla mi sorride, probabilmente per farmi sciogliere i muscoli, visto che a questa sua minaccia mi sono irrigidita eccessivamente.
«Hai delle possibilità, Knight. Innanzitutto la tua situazione particolare, che possiamo sfruttare per farti pubblicità; poi sei nella fascia massima d’età, questo significa che sarai più grande di molti altri tributi nell’arena… a meno quest’anno la sorte non voglia far estrarre tutti diciottenni. E da ultimo, non meno importante, tu hai un motivo per sporcarti le mani. Sei disposta a perdere la tua innocenza pur di tornare da lei. E questo è fondamentale per uno che aspira alla vittoria. Ho deciso che ti terrò in vita»
«E cosa farai con Roy?» le parole sono uscite dalla bocca senza passare per il cervello. Mi mordo la lingua: non dovrei mostrare interesse per quel bambino. Il suo sguardo si incupisce.
«Lo convincerò a buttarsi nel bagno di sangue alla Cornucopia» mi si gelano le ossa. Ma in fondo, c’è solo un vincitore giusto? E lei ha scelto me. Sì, ha scelto me. Dovrei gioire per questo. Tanto morirà comunque, lui. Meglio subito, meglio rapidamente nel bagno di sangue. Giusto?
«Alyss, Layla, di là c’è un buffet coi fiocchi! Venite a mangiare, stanno anche trasmettendo in diretta la mietitura dell’8!» pigola Julius scostando appena la porta scorrevole. Mi rendo conto di avere lo stomaco che mi brontola. E credo sia arrivato il momento di mettere su qualche chilo. Io e la mia mentore ci scambiamo un’ultima occhiata d’intesa prima di alzarci entrambe e dirigerci nel vagone ristorante.
 

Note di me.
Ebbene sì, ecco fresco fresco anche il secondo capitolo.
E poi boh, una mentore progetta la morte di uno dei suoi tributi. Troppo crudele? Ah, ma Layla non ha certo vinto perché era buona. Mi piace questo personaggio. Mai quanto la mia Alyss, ma ci va vicino.
Voi che ne pensate di questo capitolo?
Fatemi sapere, che se mi arriva un pomodoro in faccia mentre domani sarò a studiare in biblioteca almeno saprò il perché.
Ho bisogno delle vostre adorabili/crudeli recensioni <3 perché le recensioni sono il pane quotidiano di uno scrittore <3
A presto, gentaglia!
Alex
   
 
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