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Autore: Madama Pigna    10/12/2014    2 recensioni
Appartenente alla serie "Tre figli di Laufey(e un mucchio di guai)"
Gli abitanti di Jotunheim attribuivano al loro Principe le più diverse caratteristiche.
Per alcuni era solo un modesto compromesso tra la scaltrezza e la forza bruta; per altri eccelleva in entrambe.
Certi lo consideravano solo un ragazzo viziato e ribelle che faceva il bello e il cattivo tempo, senza alcun rispetto per virtù sociali quali l'assoluta fedeltà al proprio padre e al proprio Re.
In molti controbattevano: l'unico Laufeyson rimasto era anche l'unica speranza per risorgere dalle ceneri della Grande Guerra, che era stata presto seguita da un regno di terrore che durava da molti anni.
Cosa ne pensava Byleistr?
Non amava mettersi in mostra, pur riconoscendo che a volte era necessario, data la sua posizione.
A suo parere, bastava essere una guida accorta e avere degli uomini pronti a tutto. Erano i soldati motivati quelli che facevano la differenza, e lui, da solo, non avrebbe mai concluso alcunché. L'ammirazione che era seguita dalle sue azioni individuali era solo qualcosa in più, nulla a cui il guerriero dava realmente importanza.
Il resto veniva da sé.
Genere: Angst, Azione, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Frigga, Laufey, Nuovo personaggio
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: Contenuti forti, Mpreg, Tematiche delicate
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Tre figli di Laufey(e un mucchio di guai)'
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Note autrice: 
E rieccoci qua.. stavolta con tempi di aggiornamento vagamente meno indecenti.. Comunque sia, vorrei chiedere (a coloro che hanno ancora voglia di seguirmi) una piccola cosuccia: per caso avete notato dei 'peggioramenti' nei capitoli? Tempi di attesa a parte, il mio stile è sempre lo stesso o vi pare che io stia facendo un passo indietro? Perché è già da un po' che ho questa impressione.. spero solo sia lo stress xP in ogni caso, al di là di questo, ringrazio infinitamente quelli che continuano a seguire questa piccola storia, nonostante i miei inciampi :)
Alla prossima! Spero che il capitolo vi piaccia.

Madama Pigna














Il giovane secondogenito si trovava proprio sopra la groppa dell’animale, cercando di reggersi a esso senza essere disarcionato. Sfortunatamente, come Helblindi avrebbe potuto testimoniare in seguito, non ci riuscì: lo Skepna si agitava abbastanza da metterlo in seria difficoltà.
 
Finché, tra una scrollata e l’altra, Byleistr non volò lontano dall’animale, casualmente verso il fratello, che si abbassò appena in tempo per evitare che letteralmente gli piombasse addosso.
E per fortuna. Ancora non si era reso conto delle sue.. condizioni.
 
Il più piccolo sentì la schiena urtare contro la corteccia ruvida di un albero. Gemette, per poi cadere subito dopo a faccia in giù, tra le radici della pianta.
 
Non riuscì nemmeno a pensare di aver fatto una delle sue stupidaggini più grosse. L’unica cosa che era in grado di sentire non era il suono dei suoi pensieri, ma il dolore della colonna vertebrale che lo immobilizzava.
 
La bestia scrollò le spalle grosse, un movimento simile a quello di un gatto che si prepara a balzare.
 
Ma Helblindi si mise in mezzo ai due. Il suo volto era divenuto di pietra.
- Non osare avvicinarti! -, disse duro, stringendo i pugni. Anche se un po’ spaventato lo era, ammettiamolo.
 
E lo Skepna, miracolosamente, si fermò.
 
 
 
 
 
 
 
Circa una decina di minuti dopo – durante i quali Byleistr non sapeva dire esattamente quanto fosse stato cosciente – il Principe aprì gli occhi leggermente, trovando la sua vista coperta da un manto di neve e dall’albero con cui si era scontrato. Lentamente posò i palmi a terra, facendo forza sui muscoli per alzarsi faticosamente. Ebbe un lieve giramento. Forse aveva sbattuto la testa.
Si stropicciò una mano sugli occhi, non ricordandosi subito dello Skepna contro cui lottava poco prima.
Udì una risata. La risata di suo fratello. Stupito, si voltò.
 
E quel che vide lo fece semplicemente ammutolire.
 
 
A qualche metro da lui, Helblindi stava accarezzando il musone dell’animale, con uno stranissimo sorriso.
Lo Skepna, per tutta risposta, ogni tanto gli leccava la mano, apparentemente senza alcuna intenzione di mangiargliela. Anzi, addirittura la sua lingua bavosa andò ad ‘accarezzare’ anche la faccia del primogenito. Che per fortuna non rimase indifferente a quel gesto di affetto.
- Bleah! Che schifo, Geri! -, esclamò, cercando di pulirsi la faccia.
 
 
Lentamente, con le sopracciglia pericolosamente aggrottate, il fratello maggiore camminò verso di loro.
- Geri? Ha anche un nome ora, questa stupida bestia?! -.
 
 
L’atteggiamento dello Skepna cambiò all’istante. Si scostò dal mago, mettendosi di fronte allo Jotun.
Un ringhio. Gli occhi rossi scintillavano di rabbia con la luce riflessa della neve.
 
 
La mano di Byleistr si armò di pugnale. Bravo, vieni qui, maledetto bestione!, pensò.
- NO! Geri, stai fermo! Non gli dare retta… - disse Helblindi, ponendosi in mezzo ai due. Il mago accarezzò il muso dello Skepna. Cosa ci trovasse, poi, considerando che quelli non erano animali esattamente belli a vedersi, Byleistr proprio non lo capiva. - …Mio fratello ha un brutto carattere. E’ molto scorbutico, soprattutto con gli estranei – continuò. Il più giovane lo guardò come se fosse un cretino.
Stava parlando di lui come si parla di un bambino!
 
In ogni caso l’animale si calmò.
- Visto? Non erano necessarie le tue maniere forti -, disse Helblindi, con tono di rimprovero. Poi, senza rendersi conto di star rigirando il coltello nella piaga, aggiunse sarcastico: - Sai una cosa, voi due vi somigliate molto! Avete proprio un bel caratterino docile -. E mentre lo diceva continuava ad accarezzare Geri.
 
Byleistr, che alla prima affermazione gli si era irrigidita la mascella, alla seconda ringhiò.
Gettò la daga per terra, in mezzo alla neve e, colto da un’ira improvvisa, diede di spalle al fratello e se ne andò, furioso, già immaginando le battute di scherno che avrebbe ricevuto tornando a Utgarda.
 


Strinse i pugni. Questa non era la peggiore delle umiliazioni subite.
Eppure bruciava, bruciava molto.
Anche le sue lacrime solitarie sembravano ardere come fuoco sulle sue guance, chissà come mai.

 
Perché non riusciva mai a farne una, almeno una giusta?
 
 
 
 
 
*****************************
 
 
 
 
 
- Non. Ti. Muovere -, mormorò. L’animale non li aveva ancora notati.
Ancora per poco, se conosceva bene quel tipo di creature.
 


 
Thìalfi, ignaro di quella presenza, cercò di alzarsi faticosamente facendo leva sul ginocchio.
Si appoggiò a un albero, in piedi su una gamba sola. Poi gemette, facendo una smorfia.
Forse non lo aveva nemmeno sentito.
 

Fu allora che lo Skepna, che forse si stava già allontanando, voltò la testa.
Anche da quella distanza Byleistr sentì uno sbuffo minaccioso, presto seguito da una condensa nebbiosa dalle narici. Gli occhietti aggressivi puntarono subito i due, rimanendo a fissarli per alcuni secondi.
 
Poi la bestia emise un terribile ringhio, quasi un ruggito, scoprendo tutte le zanne.
Si girò. Poi caricò verso di loro, correndo con le sue tozze ma forti quattro zampe.
 
A quel punto anche Thìalfi, più pallido del ghiaccio, si era accorto di lui. Ed era immobilizzato dalla paura.
La bestia si avvicinava sempre più velocemente, tagliando metro dopo metro, con quella sua andatura mostruosa e nonostante questo al tempo stesso scattante.
Pochi secondi e avrebbe preso Thialfì.
 
Tre secondi. Il nano non si muoveva.
Due. Il nano aveva smesso di respirare.
Uno. Il nano pensò di stare per morire.
 
 
 
Byleistr fece invece quella che sarebbe poi diventata un’abitudine: gli salvò la vita.
 
Il Principe corse verso Thìalfi, spingendolo via appena in tempo. – Attento! -.
I due rotolarono in mezzo alla neve, separandosi.
L’animale non li aveva presi per un soffio. Così, per inerzia, aveva continuato a procedere, abbastanza velocemente, anzi forse troppo, tanto da non riuscire a non scansare un abete. Si udì un tonfo sordo, come di qualcosa di grosso che sbatte con qualcosa di ancora più grosso, poi un altro verso animalesco.
Lo Skepna aveva sbattuto il testone contro l’albero, che aveva riversato tutta la sua neve su di lui, scuotendo forte i rami. Nel frattempo il Principe aveva aiutato Thìalfi a rialzarsi.
 
- Stai bene? -, chiese, sinceramente preoccupato.
L’altro Jotun si fermò a guardarlo con sincera incredulità.
- Sì, sto bene.. credo -, rispose. Caviglia a parte, ovviamente.
Byleistr diede un’occhiata alle sue spalle. - Allontaniamoci da qui. Ho paura che quell’animale non mollerà tanto facilmente -, disse.
- Ma in non posso cammina.. Ehi! Che stai facendo?! -.
- Ti salvo la pelle -, rispose il Principe.
 
Difatti aveva appena sollevato il nato, portandoselo sopra la spalla come un sacco, per poi iniziare a correre. Strinse i denti. La bruciatura faceva male. Ma doveva ignorare quel dolore. Come sempre.
 
 
Thìalfi, sebbene quasi a testa in giù, cercò di alzare la testa, cercando lo Skepna con lo sguardo.
Vedeva passare gli alberi accanto a sé, per poi rimpicciolirsi sempre più velocemente.
Sbarrò gli occhi.
- Ci sta raggiungendo! -, urlò.
 
 
L’enorme bestia, con la sua andatura pesante, era estremamente veloce per la sua stazza.
 
In fondo era pur vero che Byleistr aveva dei limiti.
E ne era ben consapevole.
 
In condizioni normali avrebbe anche potuto seminarlo ma.. ma era ferito, era stanco, e aveva un nano sulle spalle. Per quanto si sforzasse, davvero, non riusciva ad andare più veloce.
 
 
 
Quando l’animale fu sul punto di raggiungerli, il Gigante si fermò all’improvviso, per poi scostarsi.
Il trucco ripetuto funzionò solo in parte: Thìalfi era stato gettato su un mucchio di neve un istante prima, per cui era semi incolume. Byleistr non si spostò abbastanza velocemente e una delle lunghe escrescenze dello Skepna – la destra -, lo atterrò, dandogli un colpo al fianco allo stomaco che gli mozzò il fiato.
 
 
 
Byleistr restò lì, per alcuni secondi (alcuni secondi di troppo, pensava lui) immobilizzato.
Una parte di lui si chiese se non fosse troppo debole per fare quel genere di cose.
 
Cercò di ignorare quella vocina, alzandosi da terra.
Mise una mano sul torace. Sperò solo di non avere qualche costola rotta.
Aggrottò le ciglia abbassando gli occhi. La sua mano era sporca di sangue.
Fece finta di non vederla.
Guardò in direzione del bestione e di Thìalfi. Il piccolo Gigante dai capelli bianchi aveva cercato di scappare dalla bestia, ma inutilmente. Era appena caduto per terra alla base di un albero, fissando con terrore l’animale. Pensando, probabilmente, di stare per diventare la sua cena.
 
 
 
 
- FERMO! -, urlò il Principe rivolto allo Skepna. Poi, non seppe bene il perché, aggiunse qualcos’altro.
– TE LO ORDINO! -.
 
La bestia ruotò il corto collo, voltando la grossa testona verso di lui. Fissandolo per pochi istanti.
Bastò anche meno perché balzasse verso di lui, quasi investendolo in pieno.
Byleistr arretrò di un passo appena. Non avrebbe potuto retrocedere oltre comunque, visto che la sua schiena andò a sbattere contro la corteccia di un albero.
 
..Dannazione, pensò. Se anche avesse voluto muoversi di un metro, le zanne prominenti dello Skepna lo avrebbero ucciso subito. Decise tuttavia di mantenere la calma.
 
Quelle dannate bestie fiutavano molto bene la paura.
Anche se forse in quel caso quell’esemplare in particolare sarebbe stato distratto dal sangue.
Che cosa incoraggiante.
 
Con cautela, appoggiò le braccia al tronco, senza dar cenno di voler attaccare, fissando negli occhi color fuoco l’animale. Un animale che lo guardava con rabbia, quasi non fosse Thìalfi il suo obiettivo originale..
 
 
Ma in effetti quello Skepna aveva un’aria.. familiare. Molto familiare, stranamente.
 
Era.. era lo stesso che aveva incontrato mesi fa.
Poco prima che Helblindi scoprisse la sua gravidanza.
 
 
Forse rendersene conto aiutò a fissarlo negli occhi senza cedere.
Rosso contro rosso, sebbene con sfumature assai diverse.
I due si fissarono a lungo, in quella vera e propria battaglia di sguardi.
Immobili, ma pronti a scattare se fosse stato necessario.
La ferita non era grave, ma continuava a sanguinare.
 
 
Alla fine, Geri sbuffò, voltandosi.
 
Si allontanò dal luogo nevoso, quasi avesse perso la voglia o l’appetito per attaccarlo.
 
 
Byleistr era allibito. Di sicuro non se lo aspettava.
Ma aveva la sensazione che non sarebbe stato il suo ultimo incontro con quello Skepna.
 
 
 
 
 
Tuttavia dopo poco non ci pensò più.
Erano arrivati alcuni ‘amici’ ribelli di Thìalfi. Non tutti esattamente nani gracili come lui.
Probabilmente, aver salvato la vita al piccoletto aveva significato salvare la vita a se stesso.
Nascosti agli occhi di tutti, quei Giganti di Ghiaccio avevano visto tutto.
  
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