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Autore: kishal    06/11/2008    6 recensioni
Le chiamavano le Terre Emerse. Due immani blocchi di terra, poco distanti l’uno dall’altro, uniti da un malandato ponte magico. Le Terre Emerse dall’Inferno doveva essere il suo nome per intero. Ed Inferno portarono sulla Terra quando, quel maledetto giorno, da essa si sollevarono, andando a cozzare con il cielo. Una sfida a chi vive Lassù, forse? Già. Una dichiarazione di guerra vera e propria. Ed a farla era stata lei, la regina dei dannati, la lady oscura cresciuta nel silenzio e nell’ignoranza di tutti, allevata da infime creature, e con nel sangue il Male puro.
Genere: Romantico, Dark, Guerra | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Lily Luna Potter, Scorpius Malfoy
Note: Alternate Universe (AU) | Avvertimenti: nessuno
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The Dark Lady

 

 

Hogwarts

Adorava l’acqua. Era il suo elemento, la sua forza… tutto ciò che lo rappresentava.

Per questo, non appena ne aveva l’occasione, vi entrava in contatto con tutto il suo essere... come in quell’esatto momento.

Era immerso nella vasca colma di essenze profumate e schiume idratanti da almeno un’ora, completamente rilassato dal dolce sonno della sera prima e dalla chiara luce del mattino che filtrava attraverso le grandi finestre ad arco acuto, quando la porta del suo bagno personale si aprì lentamente con un cigolio, e una creatura dai cespugliosi cappelli rossastri fece il suo ingresso.

Inutile dire che scoppiò letteralmente a ridere.

Lily, al momento impegnata a strizzarsi gli occhi – che non volevano saperne di abituarsi al chiarore mattutino – sorrise a sua volta, arrossendo lievemente. “Ridi sempre quando mi vedi la mattina!” Commentò con la voce ancora impastata dal sonno.

“Che ci posso fare, è dura abituarsi!” Replicò, continuando a ridacchiare, mentre lei gli faceva la lingua e andava allo specchio, controllando lo stato in cui era.

“Dici che sono davvero così terribile?” Chiese, portandosi le due mani davanti al viso e sforzandosi di spingere indietro il batuffolo nodoso che le ricopriva la testa, causando un nuovo scoppio di risa da parte dell’amico. “Non c’è niente da fare, la testa l’ho proprio ereditata da papà!”

“Suvvia, non essere così tragica!”

“Quanto sei simpatico! Non riesco a capire cosa abbia contro papà, è un grande!

“Bah, è un Potter, tanto basta!”

“Ma anche io lo sono!” Disse, prendendo il solito spazzolino rosa che usava sempre quando andava da lui, e iniziando a lavarsi i denti.

“Tu sei Lily Luna… e basta.” Sbottò il biondo, alzandosi e avvolgendosi con l’asciugamano, mentre lei si copriva gli occhi con la mano libera per non correre il rischio di vederne il riflesso nudo allo specchio. Scorpious, a cui ovviamente non era sfuggito il gesto, ridacchiando si era avvicinato alle sue spalle, togliendole la mano dal viso.

“Che hai da coprirti, se fino a un paio d’anni fa ti facevi ancora il bagno in quella vasca in mia compagnia?” Le sussurrò maliziosamente all’orecchio. Lei portò gli occhi al cielo, per poi chinarsi a sputare il dentifricio e risciacquarsi la bocca con l’acqua.

“Quante storie, eravamo solo due nanerottoli!” Esclamò in risposta, mentre si asciugava e si voltava a fissarlo con il suo sorriso semplice e luminoso, e quello sguardo – antico e innocente al contempo – che sapeva rapire l’amico.

“Io non sono mai stato un nanerottolo!”

“Oh, scusami! Allora io ero una povera bimba indifesa, e tu invece un gran pervertito che approfittava della mia ingenuità, così va meglio?

Decisamente!” Ammiccò, soddisfatto.

“E, tanto per precisare, io sarò sempre Lily Luna Potter. Potter, capito? Non puoi alienare questa mia essenza!”

“Non mi piacciono i Potter!” Storse il naso lui, mettendosi al suo fianco e asciugandosi i lunghi cappelli biondi con un colpo di bacchetta.

Ma io ti piaccio!”

“Indi per cui non puoi essere una Potter!”

Ma quanto sei filosofo oggi, eh?”

Lui ridacchiò, chiudendosi la porta alle spalle. Ma il suo sorriso si spense immediatamente quando sentì qualcuno bussare alla porta. Il sangue gli si gelò nelle vene, e il bel colorito che le risate e il bagno caldo gli avevano donato sparì all’istante, lasciando spazio solo alla perfezione nivea della sua carnagione naturale.

Strinse le mani a pugno, fissando immobile la porta d’ingresso della sua stanza.

Odiava quando succedeva.

Odiava quando qualcuno lo portava via di botto dalla dimensione onirica in cui entrava quando stava solo con lei, per renderlo a quella realtà con cui da tempo tentava di tagliare tutti i ponti.

Si infilò una vestaglia, e poi andò ad aprire, già con in mente l’idea di chiudere la porta in faccia a colui la cui visita si fosse rivelata particolarmente sgradita.

Quando però si ritrovò davanti LEI, che lo fissava con gli occhi felini tutt’altro che amichevoli, non poté fare a meno di alzare le sopracciglia, scettico.

Non è che nutrisse particolare antipatia nei confronti di Rose Weasley, in fondo era anche una Slitheryn…. è che quella ragazza… aveva il potere di renderlo incerto. Non riusciva a capire cosa provasse nei suoi confronti. Lo confondeva con le sue mille qualità e i suoi mille difetti. E questo gli faceva letteralmente andare in tilt i nervi.

Non la trovava antipatica, ma di certo insopportabile sì.

“Allora?” Sbottò lei, acida come sempre.

Un sopracciglio di Scorpious saettò ancora più in alto, mentre le mani tintinnavano fameliche sul legno della porta, unico segno evidente della battaglia interiore che combatteva per non chiudergliela in faccia. “Che vuoi?”

“Complimenti per la perspicacia, platinato! Voglio mia cugina, che altro? Tu di certo non mi servi!

 

“Scusa Scorp, è così acida per colpa mia: non volevo dirle dov’era la tua stanza.” Disse una voce maschile molto familiare. Il biondo sospirò, appoggiandosi allo stipite e aspettando che Zabini fosse a portata di sguardo, per poi trafiggerlo coi suoi occhi di diamante.

“E, alla fine, cosa ti ha convinto?” Gli chiese aspro.

“Proprio nulla.” Fece spallucce lui, con negli occhi viola uno sguardo fra l’innocente e l’indifferente, che chiariva palesemente la sua totale estraneità all’evento.

“Mi so prendere da sola quello che voglio.” Ghignò la bellissima Weasley, ricordando implicitamente, senza che ce ne fosse bisogno, sia le sue incredibili capacità psichiche che la portavano ad essere un’ottima legilimens e occlumante, sia la sua innata strafottenza.

Gli occhi adamantini di Scorpious si fecero per un attimo più brillanti, mentre sul suo viso compariva un’espressione maliziosa, vagamente diabolica.

“Ma davvero? Allora immagino saprai esattamente dov’è Lily in questo momento… e cosa abbiamo fatto insieme questa notte…” Disse serpentino, inviando nella mente della compagna immagini inequivocabilmente pornografiche, che scatenarono la sua furiosa ira, bloccata dal portone di legno che le fu chiuso prontamente sul naso.

 

PORCO! SEI UN PORCO MALFOY, CAPITO?! PORCOOOO!” Gridò quella, rossa in viso, battendo con violenza i pugni nell’uscio, fino a che un’altezzosa voce alle sue spalle non la bloccò.

“Per essere la ragazza più intelligente della scuola, ti stai comportando davvero da stolta.” Disse Robert, fissandola severamente coi suoi occhi viola quando lei si fu girata a guardarlo.

“Per essere uno che suole farsi gli affari propri, risulti piuttosto ficcanaso. Vattene Zabini.”

“Oh, me ne andrò, mi trattiene qui solo la stima che ho di te; giusto il tempo di darti un consiglio, poi toglierò il disturbo, mia bellissima Weasley.

Non imbestialirti tanto quando vieni a sapere che tua cugina è in compagnia di Scorpius, sai bene quanto sono legati l’uno all’altra, tu non sei nessuno per porre freni al loro rapporto. La tua inimicizia con Scorp – se è di questo che si tratta - non ti deve portare a limitare la libertà di Lily.

Lei lo fissò un attimo in silenzio, e se rimase colpita da quelle parole non lo diede a vedere. Certo fu che ben presto quell’aria distaccata scomparve dal suo volto, lasciando il posto al solito cipiglio severo. “Non ho bisogno dei consigli di nessuno, sono perfettamente in grado di cavarmela da sola.”

Lui rise, avvicinandosi a lei e fissandola dall’alto del suo metro e novanta. “Peccherai di superbia, ma non posso darti torto, hai i mezzi per cavartela in qualsiasi situazione: bellezza, intelligenza, forza… non ti manca niente. Ma, l’esser sola di cui tu parli tanto, è ben altra cosa.

La solitudine è una bestia difficile da sopportare, ancor più per chi, come te, nasce super dotato. Da sola, tu non serviresti a niente… saresti inutile.

“Pensa piuttosto alla tua solitudine, Zabini: sei così anormale che nessuno riesce a starti attorno.” Sibilò lei, serrando a pugno la mano che, per il nervoso, aveva preso a tremarle dopo quel suo discorso. Anche se non l’avrebbe mai ammesso, le sue parole le erano arrivate fin nel profondo del suo spirito tormentato, perché lei sapeva che, ovunque andasse, era circondata solo da vuoto. La solitudine era stata prima un obbligo, imposta dagli altri, spaventati dalle sue incredibili capacità; poi una scelta, perché, così avezza a stare sola, quando finalmente il gruppo si era aperto a lei, non era riuscita a starci bene dentro. Teneva buoni rapporti solo con i suoi familiari, che sempre avevano tentato di aiutarla.

“Oh, la mia anormalità non è differente dalla tua! E poi, sarebbe per la mia stranezza che non stiamo più assieme, o per la tua?” Commentò, allungando una mano a toccarle la serica pelle dorata.

Erano stati assieme per un anno intero, quello appena passato. Poi, arrivata l’estate, le cose erano cambiate. All’inizio si erano visti, anche se raramente, perché lei adduceva come scusa i suoi grandi impegni lavorativi e scolastici. Poi, improvviso quanto atteso, il silenzio, che lui aveva rispettato con amarezza: sapeva che Rose ci teneva a lui, ma sapeva anche quanto quella ragazza fosse restia a credere nell’affetto altrui, avendo avuto intorno fin da piccola solo persone che l’adulavano per i geni che portava. Un po’ come Scorpius in effetti, se non fosse che almeno lui trovava in Lily la sua stella polare.

“Credevo fosse chiaro…

“Non hai chiarito niente, sei scomparsa e basta.”

“Appunto.”

Lui sorrise. “Sappi allora che io non ho nessuna intenzione di scomparire. Io ci sono. E non riuscirai a mandarmi via.” Disse, allontanandosi e dandole le spalle, per poi avviarsi con calma alla sua stanza. Aveva appena lanciato la corda… ed era ben sicuro che, dall’altra parte, non avrebbero tardato a prenderla.

 

Scorp, è venuto qualcuno?” Chiese la piccola Lily, uscendo dal bagno pronta per avviarsi  a fare la sua adorata colazione.

“Nessuno.” Replicò lui pacifico, finendo di chiudersi la camicia bianca.

Ma io ho sentito bussare!”

“Avrai sentito male.”

“Non penso proprio!” Si oppose, salendo sul letto e mettendosi a saltellare. “Se non me lo vuoi dire, significa che non era una visita gradita. E considerando che nessun Slyhterin che ti rispetti verrebbe a scocciarti a quest’ora del mattino rischiando di causare le tue ire, e che se si fosse trattato di Robert o dei miei fratelli me l’avresti detto, l’unica persona di cui si può trattare è Rose!”

Lui sbuffò con nonchalance, infilandosi la giacca: sapeva benissimo che l’avrebbe capito da sola, quello scricciolo lo conosceva anche meglio di se medesimo…

“Oh, ho indovinato! Siete come cane e gatto voi due, mai che andiate d’accordo! Deve essere perché vi assomigliate tanto!

“Lily... stiamo andando a fare colazione, non mi rovinare l’appetito…

Lei scese giù dal letto scoppiando a ridere e abbracciandolo di slancio. “Sei il solito ghiacciolino peloso!”

“….” Quell’epiteto gli mancava….

 

 

Londra

 

 

L’Ordine della Fenice si era appena riunito nell’ufficio segreto all’interno del Ministero della Magia.

Non mancava nessuno. Perfino i due nuovi membri, Blaise Zabini e Draco Malfoy, non avevano saltato, come di loro consueto, quella riunione.

L’argomento, d’altronde, li interessava personalmente: nella lettera che Hermione Granger (in Weasley) aveva mandato loro si parlava espressamente dell’intenzione di adoperare i loro figli per una qualche particolare missione.

“Di cosa si tratta?” Chiese Blaise, inquieto.

Fu Hermione in persona a rispondergli, dall’altro lato della tavola rotonda, con tono aspro. “Spero almeno tu abbia letto il resoconto del nostro ultimo incontro, a cui, guarda caso, sei stato assente.”

“Avevo impegni urgenti che mi trattenevano all’estero.”

“Non dire sciocchezze! Tu e il tuo amico saltate di norma ogni singolo incontro! Vi pare forse che qui ci si riunisca per giocare?!

Fu Draco a replicare, serpentino come al solito. “Granger, visto che a quanto pare non hai ben chiara la situazione, te la spiego io: siamo entrati in questa società di maniaci suicidi solo per…

“MANIACI SUICIDI?! MA COME TI PERMETTI?!” Gridò quella, saltando in piedi. Harry e Ron, al suo fianco, la spinsero a sedersi, invitandola a non lasciarsi trascinare dalle sue provocazioni, mentre Draco continuava imperterrito la sua orazione.

…solo per il bene dei nostri figli. Se in loro non si fossero rivelati due Arcangeli, non saremo qui. Perciò, se le missioni che preparate non hanno niente a che vedere con loro, non ci riguardano.

Ci fu un attimo di silenzio, poi la donna riprese la parola, fredda più che mai. “Benissimo, siete stati chiari. Vedremo allora di rivedere in merito a ciò la vostra posizione nell’associazione.

Come dicevo prima, se avete letto il resoconto dell’ultimo incontro saprete di certo qual è la situazione in cui il nostro Regno si trova.”

“Sappiamo delle Terre Emerse.” Ammise Blaise, mentre il biondo al suo fianco assentiva con il capo.

“Perfetto. L’altra sera Harry è venuto da me parlandomi di un’altra novità.

La Dark Lady che domina quei territori è entrata in contatto con Ginny Weasley, attraverso visioni e sogni altamente realistici.”

Un chiacchiericcio sconvolto riempì la stanza a quella rivelazione. Fred Weasley si alzò in piedi, furioso, mentre i fratelli tentavano di calmarlo. La signora e il signor Weasley, spaventati dalla notizia, si tennero per mano. Minerva McGranitt fissò i suoi occhi cerulei su quelli di Harry Potter, ritrovandovi quello sguardo perso e avvilito che pensava fosse morto con la sconfitta di Voldemort e risanato dal matrimonio con Ginevra.

“Sono simili a quelle che tu avevi di Tom Riddle, Harry?” Chiese Ron, che già temeva di perdere un altro dei suoi familiari.

“Da come ne parla parrebbe di sì.”

“Sarebbe una conferma che la ragazza è legata a lui?” Chiese Hestia Jones, rimasta in silenzio fino ad allora.

“Non è possibile, altrimenti i nostri bei tatuaggi avrebbero ripreso forma nei nostri bracci.” Disse Draco, sollevandosi la camicia – imitato dal suo amico – e mostrando la pelle candida. “Invece, non ci sono.”

 

“Non ho finito qui. C’è un altro fatto, piuttosto grave, che devo presentare all’assemblea. Ginny riferisce che la Dark Lady ha l’aspetto di sua figlia, Lily Luna.

In base a queste informazioni, il mio ragionamento si è diretto prettamente verso un indirizzo: l’incontro intimo che Ginevra ha avuto con Tom Riddle al suo primo anno tramite il suo diario.

Ho pensato che, magari, Voldemort, in un modo o nell’altro, fosse riuscito a mettere in salvo un frammento di esso, ove, ricordiamo, anche Harry scrisse. E che tramite esso fosse riuscito a catturare una parte della loro anima, usata poi per costruire una sorta di horcrux vivente, lasciato maturare fino ad ora nelle Dimore Infernali.

“Oh mio Dio!” Esclamò Molly, portandosi le mani alle labbra.

No… non ci credo…” Scosse la testa Charlie, affranto.

“Non ci credo tanto neanche io.” Ammise subito la giovane signora Weasley, riportando l’attenzione su di se. “Se anche così fosse, non si spiegherebbe come la ragazza abbia proprio le forme di Lily, e non di qualsiasi altro dei figli di Harry.. o, che so, un volto nuovo ancora. La genetica ha mille facce, è difficile replicarne una esattamente.

Anzi, è totalmente impossibile.”

“Stavo per affermare lo stesso.” Ammise Blaise, che fino ad allora aveva attentamente ascoltato il discorso. “Direi che si debba vertere su un altro campo d’indagine, che non punti solo a Ginevra, ma anche alla stessa Lily.”

“Esatto Blaise.” Affermò con enfasi Hermione, che da sempre aveva apprezzato il fino intelletto di quel serpeverde un po’ fuori dai canoni.

Cosa intendete? Dubito che la piccola Lily abbia avuto a che fare con la magia oscura…” Osservò Hestia, dubbiosa.

“Non deve averlo per forza fatto per sua cosciente volontà.” Suggerì in quel momento Kingsley Shacklebolt, fissando negli occhi gli unici due che, nella sala, pareva avessero capito cosa stesse succedendo. “Harry, dov’è nata Lily?”

“Al San Mungo, come tutti i miei figli…” Rispose lui, confuso. Un attimo dopo i suoi occhi si spalancarono, allibiti. “Credete forse che….”

“Informati subito su chi ha seguito il parto di Ginevra. Dobbiamo trovare i nomi di tutti coloro che erano presenti, dall’ostetrica all’infermiere. Qualcuno di loro ha utilizzato la Magia Nera per maledire l’anima di tua figlia. Concluse Hermione.

Quelle parole piombarono addosso ad Harry come lava incandescente. Il pensiero di perdere ancora una volta la famiglia per mano del Male lo devastò, spingendolo ad alzarsi dalla sedia per uscire dalla sala. Ma le parole di conforto pronunciate dall’ultima persona da cui avrebbe mai immaginato di riceverle lo bloccarono ancor prima che Ronald, prontamente alzatosi per andargli incontro, potesse farlo.

 

“Proteggeremo tua figlia Potter. Neanche Satana in persona riuscirà a torcerle un solo capello.

 

Tutti rimasero ammutoliti, voltandosi a fissare Draco Malfoy, che, serio più che mai, indirizzava il suo sguardo gelato su quello che un tempo era stato il suo peggior nemico.

“Per quanto mi dolga ammetterlo, ho un debito con te, un debito di vita. E ai Malfoy non piace essere in debito con nessuno.

Per cui, ascolta cos’ho in mente.

Tempo fa acquistai una villa… un’enorme tenuta nel cuore della Sardegna, nel Mediterraneo. E’ un’isola magica, ma come ben sapete non vi esiste un vero e proprio stato, e le creature che vi abitano cooperano insieme per il benessere comune, tanto che il Male, perlomeno quello più estremo, non vi è radicato. Nemmeno i Mangiamorte, ai tempi di Voldemort, riuscirono ad entrarci.

La mia dimora sarebbe un luogo sicuro per tua figlia che, oltre l’aiuto degli abitanti del posto, la cui ospitalità è universale, avrebbe pure l’aiuto degli Arcangeli. D’altronde, dubito fortemente che Scorpius sarebbe disposto a lasciarla sola… e così pure Robert e Rose.”

“Sono perfettamente d’accordo. Andrò io stesso ad avvisare i ragazzi a scuola, appena usciti da qui. Assentì Blaise. “E, mentre lei è là al sicuro, noi ci impegneremo nella ricerca di colui che ha fatto sorgere la Dark Lady.

Per quanto riguarda il malessere di tua moglie, chiederò a Robert di darle un’occhiata: dovrebbe essere in grado di guarirla. Lui, in fondo, è Raffaele, l’angelo della guarigione.

 

Hermione sorrise, assentendo, i lineamenti resi più dolci da quella piacevole e inaspettata collaborazione. “Piano perfetto, tutti d’accordo, non è vero?” Chiese, domanda retorica. “Che si dia il via all’operazione-salvataggio allora!”

 

“Forse Silente aveva ragione, è un buon diavolo dopotutto.” Commentò Ronald, a due passi dall’amico.

“Già. Silente aveva sempre ragione.” Sorrise Harry, abbandonando la sala ben più rasserenato di prima.

   
 
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