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Autore: Ribes    13/12/2014    11 recensioni
Highschool!AU | Jasico | Percabeth | Caleo | Reyper | Frazel | Blind!Nico | Deaf!Jason | Amputeed!Calipso.
La squadra di nuoto della Half Blood High School, composta da Percy, Piper, Hazel, Nico, e il Capitano Annabeth, è a pochi passi dallo sfidare la celebre Jupiter High School in un torneo. Ma quando la squadra comincia a "fraternizzare" con il nemico, gli amici improvvisamente cominciano a perdersi, e liti interne a spezzare il team. Ce la faranno i nostri eroi a farcela tanto con la gara quanto con altri problemi?
Dal tredicesimo capitolo:
"Ogni cosa divenne nera. Sentì un grido, ma era debole, e molto lontano. Era la forte pioggia scrosciante che le rimbombava nelle orecchie e cancellava ogni altra cosa. Aveva freddo, e non riusciva più a sentire Nico e Percy discutere.
Qualcosa non andava.
I suoi occhi si aprirono di scatto, ed era seduta sul marciapiede avvolta in una coperta arancio brillante. Percy era vicino a lei, teso e sveglio, mentre la pioggia gli bagnava le guance. O erano lacrime, quelle?
E dov’era Nico?"

Di questa fanfiction mi appartiene solo la trasposizione in italiano.
Genere: Commedia, Romantico, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash | Personaggi: Jason Grace, Nico di Angelo, Percy/Annabeth, Quasi tutti, Reyna
Note: AU, Traduzione | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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hand to hold.
 

 
 


 
Si sentiva al caldo, comoda, e perfettamente a suo agio. Le palpebre di Annabeth si socchiusero solo vagamente, e attraverso un battito di ciglia la prima cosa che vide fu il dolce volto addormentato di Percy. La ragazza si lasciò sfuggire un felice e soddisfatto sospiro e poi lo abbracciò, scompigliando la sua zazzera di capelli neri.
« Buongiorno, » bofonchiò allegramente Percy.
Annabeth si sedette, e il ragazzo si lasciò cadere sul suo grembo.
« Come sono arrivata a casa? » sbadigliò lei guardando lungo la stanza.
« Ho guidato la tua macchina fino a qui, ti ci ho portato io, » disse Percy.
« E come hai fatto a convincere i miei genitori a lasciarti dormire nel mio letto? » disse Annabeth.
« Uhhh, mi sono solo più o meno intrufolato attraverso la finestra dopo che hanno pensato me ne fossi andato, » disse Percy.
Annabeth rise e si sdraiò nuovamente, facendo correre una mano tra i capelli del proprio ragazzo.
« Che cosa faccio? » sospirò.
« Mmm… un po’ a sinistra, » borbottò Percy mezzo addormentato.
« Percy! » rise Annabeth, spingendolo via. « Seriamente, non so cosa dovrei fare con Nico. »
« Cosa fare con lui? » disse Percy irritato, spaparanzandosi sul ventre di lei.
« Gli ho fatto abbandonare la squadra di nuoto! Non mi frega nemmeno più del torneo. Non posso semplicemente lasciarlo smettere di nuotare perché l’ho spinto troppo oltre. Si comporta come se lo stesse facendo solo per il profilo extracurricolare ma so che ama nuotare ed è molto bravo a farlo. »
« Io sono un bravo nuotatore, » borbottò Percy.
« Certo che lo sei, » rise Annabeth, « ma non stiamo parlando di te adesso, ho bisogno che mi aiuti a trovare un modo per farcela con Nico. »
« Non so quale sia il tuo problema! Ha voluto mollare, quindi lascialo mollare, » scattò Percy mentre afferrava le coperte e si voltava.
« Non posso, perché è nostro amico. Gli amici non rinunciano agli amici, e io ho fatto casino quindi non lascerò semplicemente che le cose finiscano così. Qual è il tuo problema? » scattò di rimando Annabeth.
Percy si avvolse le coperte intorno così che solo la sua faccia ne spuntasse fuori.
« Forse non mi piace Nico! » disse.
« … Che? » disse Annabeth debolmente. « Da quando? »
Percy lanciò via le coperte e si alzò per guardarla negli occhi. « Da quando sei così ossessionata con lui! Sono consapevole che hai sempre fatto così da quando siamo bambini ma- Non gli piaci nemmeno più! Perché ti importa ancora di lui? »
« Percy… sei geloso? »
« Cosa!? No! B-be’, non esattamente… forse se la smettessi di parlare di lui tutto il tempo! Tutto quello a cui pensi in questi giorni è il torneo e rendere Nico parte della squadra! »
Annabeth sorrise mentre le sfuggiva una piccola risata. « Non è quel che pensi, Percy, » disse sporgendosi per abbracciarlo.
Lui si sciolse nella sua stretta e pose un braccio attorno alla vita di lei. « Lo so… E’ solo che dopo che abbiamo cominciato a stare insieme pensavo avresti posto più attenzione su di me. Non su di Nico, » sbuffò.
« Io ti dò un sacco d’attenzione! »
« No-o! Sei sempre lì o a studiare o a nuotare o occupata con qualche strano piano di cui non mi parli! » schioccò Percy. « Io sono una diva. Ho bisogno di essere amato ad ogni ora, » terminò drammaticamente, mentre rotolava via dal suo grembo e cadeva sulla schiena con una mano sulla fronte.
Annabeth rise mentre rotolava sopra di lui.
« Lo sai che ti amo, vero? » disse schioccandogli un bacio sulla guancia.
« Be’, potresti mostrarlo un po’ di più, » sbuffò ancora lui con un sorriso. « Ad ogni modo, dovresti davvero piantarla con le pianificazioni inquietanti. Non volevo dir nulla perché pensavo avresti voluto rompere con me ma… sono solo preoccupato che tu possa essere reclutata da operazioni segrete o chissà cosa, » disse in tono serio.
« Non ti preoccupare, ho chiuso con quella roba. Ora cosa devo fare con Nico? » disse Annabeth.
« Perché non ti scusi e basta? » disse Percy.
« Huh? »
« Sai, la cosa che le persone fanno quando sbagliano. Ma non che tu ne sappia qualcosa, » rise lui.
« Lo farei, ma non credo mi parlerà mai di nuovo, » sospirò lei.
« Puoi provare. Pensavo avessi detto che gli amici non rinunciano agli amici, » scherzò Percy.
Annabeth gli mordicchiò giocosamente l’orecchio e rotolò sulla schiena. « Solo se vieni con me. Non penso di poterlo affrontare da sola. »
« Sembra una buona idea. L’ho più o meno ignorato da… immagino di dovermi scusare pure io. »
« Mi domando quando abbiamo smesso di essere tutti amici, » disse con calma Annabeth.
« Mmm, probabilmente intorno al periodo in cui è finito in mezzo a quell’incidente, » disse Percy.
« Intendi quello che gli ha tolto la vista? »
« Già. »
« Che è successo? Ho sentito che è stato un incidente d’auto ma non ricordo, » disse Annabeth.
« Come, non ti ricordi? Eravamo lì. »
« Cosa!? » disse Annabeth.
« Sì. E’ stato nel nostro ultimo giorno di campo. Tuo padre era in ritardo per venirci a prendere e dato che i miei genitori erano fuori città, eravamo veramente in ritardo. Quindi quando è arrivata la macchina di Nico per caricarlo lui si è offerto di prendere anche noi. »
« E poi che è successo? Quando c’è stato lo scontro? »
« Davvero non ricordi? »
« No! Non riesco a crederci, » disse Annabeth.
« Ti è venuta un’amnesia o cosa? E’ più che strano. »
« N-non saprei… ma vai avanti! Che cosa è successo?  »
« Giusto, comunque, dato che vivo dall’altra parte della città, dovevamo fare un lungo giro perché c’era una specie di incendio vicino a casa mia. »
« E? »
« E quando la macchina ha svoltato nella mia via un’altra auto si è schiantata lateralmente contro quella di Nico. »
« … Cosa? » disse con calma Annabeth.
Percy riprese a parlare, ma tutti i ricordi repressi di quel giorno iniziarono a inondarla. 

 
×

Il cielo era scuro e nuvoloso, e l’aria sapeva di pioggia. Aveva quattordici anni, stava mostrando le perle che si era guadagnata negli anni al tassista, che stava annuendo educatamente mentre provava a concentrarsi sulla strada affollata. Quella parte della città era sempre piena di traffico, ma dato che c’era stato qualche tipo di incidente, veicoli d’emergenza e auto della polizia facevano su e giù per le strade, correndo uno dopo l’altro in direzioni opposte. Aveva finalmente cominciato a piovigginare, ma i banchi di nebbia da lontano sembravano solo diventare più grandi e si fondevano nelle nuvole della tempesta che impedivano al sole di uscire.
« Che sta succedendo? » sussurrò Percy.
« La casa di un amico di mio padre ha preso fuoco. E’ per questo che mi ha dovuto inviare un taxi, » disse Nico in modo smorto.
« E’ orribile, » disse Annabeth.
« Già… spero che lei stia bene, » disse Nico rivolto a se stesso.
« Chi? » disse Annabeth.
« La ragazza di nome Calipso che veniva spesso a casa mia. Non la vedo da quando siamo piccoli ma spero vada tutto bene. Era carina e aveva dei begli occhi, » disse Nico.
« Che, ti piace? » scherzò Percy dando una gomitata a Nico. Il volto di questo arrossì e lui guardò altrove.
« Allora ti piace! » trattenne il fiato Percy.
« No, niente affatto, stai zitto! Non la vedo da anni. »
La pioggia si fece più forte, e la vista dal vetro si trasformò in luci sfumate e pulsanti di colore rosso e blu. L’autista stava borbottando qualcosa su come quella avrebbe dovuto essere una strada facile.
« Va tutto bene? » chiese Annabeth.
« Puoi tenere la bocca chiusa per un dannato secondo, ragazzina? Non starei nemmeno guidando in questo casino se voi due non foste entrati nella mia macchina, » ringhiò lui.
Annabeth strofinò il vetro appannato per vederci, ma la pioggia stava battendo così forte che era più o meno impossibile.
« Okay, ci siamo quasi, » sospirò l’autista.
L’auto finalmente riprese a muoversi ed accelerare. L’inutile discussione di Percy e Nico le sembrava normale come la pioggia, e l’aria calda e soffocante le faceva venire sonno. La ragazza riuscì a sentirsi crollare contro la porta mentre i suoi occhi cominciavano a chiudersi, quando improvvisamente l’autista urlò e tutti loro furono scaraventati a sinistra.
Ogni cosa divenne nera.
Sentì un grido, ma era debole, e molto lontano. Era la forte pioggia scrosciante che le rimbombava nelle orecchie e cancellava ogni altra cosa. Aveva freddo, e non riusciva più a sentire Nico e Percy discutere.
Qualcosa non andava.
I suoi occhi si aprirono di scatto, ed era seduta sul marciapiede avvolta in una coperta arancio brillante. Percy era vicino a lei, teso e sveglio, mentre la pioggia gli bagnava le guance.
O erano lacrime, quelle?
E dov’era Nico?
« Nico? Percy, dov’è Nico? » disse Annabeth.
Lui le strinse rigidamente la mano indicandole una barella ondeggiante. Un braccio color olivastro sgocciolante di sangue era abbandonato ad un lato, mentre scompariva dentro l’ambulanza.
« Nico! » gridò Annabeth.
Saltò in piedi e corse avanti, ma degli uomini e delle donne in divisa formarono un muro e la spinsero indietro.
« Quello è mio amico! Lasciatemi passare! » gridò Annabeth.
Una mano fredda sulla spalla la fece indietreggiare.
« Apprezzo la tua preoccupazione, ma Nico è in buone mani, piccolina, » disse una voce pesante.
Annabeth si voltò bruscamente e alzò lo sguardo per vedere un bell’uomo con lunghi capelli nero corvino spinti da parte in una piccola fascia, in modo che stessero sulla sua spalla.
« C-chi sei tu? » disse lei facendo un passo indietro.
« Il mio nome è Ade, e sono il padre di Nico, » disse lui.
Percy stava dietro di lui, con la giacca di una divisa posata sulle spalle.
« Ora vieni con me. Porterò te e il tuo amico a casa, » disse Ade con calma.

 
×
 
« Grazie per avermi portato a casa, » disse Nico.
« Be’, tu ci hai preparato la colazione, perciò è il minimo che possiamo fare, » disse Talia.
« Però stavo comunque sfruttando la vostra cucina- »
« Niente affatto! Piuttosto chiamiamola una mattina in compagnia, e promettimi che usciremo insieme qualche altra volta, okay? Tua sorella ha il mio numero, perciò la prossima volta che ti sbronzi a una festa possiamo rifarlo, » rise lei.
« Sarà così, » rise Nico. « In realtà, probabilmente lei è dentro, ti va di conoscerla? »
« Posso? »
« Certo, probabilmente vorrà ringraziarti per esserti presa cura di me la scorsa notte, » disse Nico.
« Dolce! Jason, vieni anche tu? » disse Talia voltandosi al sedile posteriore dell’auto.
« S-sto bene così. Aspetterò in macchina e basta, » disse Jason.
Sua sorella potrebbe essere venuta alla festa e può essere che mi riconosca. Non c’è storia che io esca, pensò.
« Sicuro? Sono certo che amerebbe conoscerti, » disse Nico voltandosi.
I suoi capelli nero corvino erano tirati da una parte e cadevano in onde mosse attorno al collo, e quando Jason lo guardò in quegli occhi scuri il suo cuore perse un battito.
« Sicuro, » disse debolmente.
« Mettiti comodo, fratellino, » cinguettò Talia mentre tirava fuori le chiavi.
I due uscirono dall’auto e si avviarono di fronte alla porta d’ingresso. Dopo aver bussato una volta, essa si aprì.
« Nico! » esclamò Hazel.
« Scusa se non ti ho chiamato. Ho perso il mio telefono la scorsa notte. Comunque, questa è Talia! E’ davvero simpatica e ho passato la notte a casa sua. »
Hazel si voltò verso la ragazza con orrore.
I ragazzi di solito tornano a casa con chiunque stiano fottendo…
Le parole di Travis le echeggiavano nella testa mentre guardava questa… tizia di nome Talia dal basso verso l’alto.
Aveva capelli neri corti e mossi e indossava qualche tipo di T-shirt di una band sconosciuta, che le ricordava qualcosa che Nico avrebbe potuto ascoltare. Stava anche portando alti stivali da motociclista, e un paio di jeans strappati tenuti su da un fermaglio gigante.
« Oh mio Dio… sei così… punk rock, » praticamente singhiozzò Hazel.
Suo fratello andava a letto con qualche tipo di ribelle sconosciuta.
« Grazie! » disse allegramente Talia prendendolo come un complimento.
«Sei punk rock? » rise Nico.
« Ci provo, » disse Talia compiaciuta.
Oh, no, sì comportano già come una coppia, pensò Hazel. « Nico, perché?! » urlò mentre si voltava e correva al piano di sopra, in camera sua.
« … Sta bene? » disse Talia presa in contropiede.
« Eh, davvero non lo so, ma non lasciare che la cosa ti impensierisca, » disse Nico.
« Nico! »
Il ragazzo si voltò, in direzione della voce familiare.
« Annabeth? Che ci fai q- »
Non ebbe nemmeno la possibilità di finire. « Nico, mi dispiace così tanto! » urlò Annabeth stringendolo in un abbraccio.
« Che? Perché ti dispiace? Che succede? » balbettò lui.
Percy finalmente corse verso il prato, e i suoi occhi caddero su Talia.
« Non ti ho mai visto prima. Mi chiamo Percy, » disse tendendo la mano.
« Talia, » disse lei stringendogliela, ma balzando in fretta indietro a causa di una piccola scossa.
« Ow, » disse Percy.
« Colpa mia. Ho indossato dei vestiti tirati fuori dall’asciugatrice questa mattina, » disse Talia.
« Oh, nessun problema, » disse Percy.
« Quindi, che ha la vostra amica? » disse Talia lanciando un’occhiata di traverso ad Annabeth.
« Ehh, ha avuto una specie di litigata con lui e non poteva aspettare di scusarsi, » disse Percy. « A proposito di questo, credo che dovrei dirgli anche io qualcosa, se ci puoi dare un minuto. »
« Oh, andate avanti. Non fatevi problemi, » sorrise Talia.
 
×
 
« Cosa? Certo che non sono arrabbiato con te per l’incidente. Non è colpa tua se tuo papà era in ritardo per venirti a prendere, »  rise Nico.
« Davvero? Allora quand’è che abbiamo smesso di essere amici? » disse Annabeth.
« Nico! Ti devo parlare, » disse Percy spuntando alle sue spalle.
« U-uh, parliamo dopo allenamento di oggi, okay? » disse Nico.
« Mi stai dicendo che verrai? » disse Annabeth.
« Sì, perché non dovrei? » disse Nico.
Cosa? Nico non cambierebbe idea così facilmente… qualcosa non va, qui, pensò Annabeth.
« Nico… senti, uh, mi dispiace di essere stato più o meno un idiota e averti ignorato recentemente, » bofonchiò Percy.
« Davvero? Pensavo ti fossi semplicemente dimenticato della mia esistenza, » disse sarcasticamente Nico.
« Non insistere, » borbottò Percy, ma stava sorridendo; diede un pugno alla spalla del ragazzo.
« Che sta succedendo? E perché la porta è aperta? » sbadigliò Frank uscendo da casa Di Angelo.
« Frank? Che ci fai a casa mia? » disse Nico alzando il tono della voce.
« Oh, vivo dall’altra parte della città perciò sono tipo crollato sul tuo divano dopo la festa di ieri notte. Se ti va bene, » disse Frank cautamente.
« L’importante è che tu sia stato sul divano, » disse Nico con decisione.
« Non ti preoccupare, è così, » rise Frank. « Comunque, che ora è? »
« Sono tipo le otto di mattina, » canticchiò Talia.
« Tu chi sei? » disse Frank.
« Mi chiamo Talia. Mica brutti quei boxer. »
« Frank, e, uh, grazie, » arrossì all’improvviso Frank, realizzando di stare indossando solo quelli, una canottiera e una coperta legata attorno alle spalle.
« Oh, cazzo, la scuola comincia tra tipo sette minuti, » disse Percy.
« Oh mio Dio, dobbiamo partire immediatamente, » disse Annabeth.
« Puoi portarmi con te? D-dopo metto dei pantaloni, » disse Frank avvolgendo la coperta attorno alle gambe come una gonna.
« Non ti lascerei entrare in macchina senza, » rise Percy.
« Certo. Vai a prendere Hazel mentre faccio partire la macchina, » disse Annabeth guizzando verso la macchina.
Frank annuì e scomparve nella casa.
« Be’, ora andrò a letto, così- » cominciò Nico.
« Oh, no, niente affatto. Annabeth non mi lascia saltare scuola quindi devi soffrire con me. A parte questo, il tuo bastone da cammino è ancora nel suo bagagliaio, » rise Percy.
« E’ così bello dormire per chi è immerso nel dopo sbornia, » rise Talia.
« Nico, ti sei ubriacato!? Diamine! » rise Percy.
« E’ così, ora mettimi giù! » urlò Nico, ma stava sorridendo e c’era una risata nascosta nella sua voce.
« Non lo posso fare. Comunque è stato carino incontrarti, » si rivolse Percy a Talia mentre cominciava ad allontanarsi.
« Anche per me, » disse lei prima di correre verso la propria auto.
 
×

Jason era sdraiato nel retro della macchina con il broncio fisso sul volto.
Non c’è niente di sbagliato nel pensare che un ragazzo sia bello. Le ragazze si chiamano carine a vicenda tutto il tempo. E’ normale, no?, pensò.
Ma una piccola parte di lui ancora rifiutava la cosa, così il biondo si sporse avanti e raggiunse la radio.
« Percy! Mettimi giù! » La risata di Nico echeggiò nell’auto, e Jason fece scattare la testa al suo suono.
Un ragazzo stava letteralmente trasportando Nico tra le braccia, e stavano ridendo come qualche tipo di coppia sposata che avanza lungo la navata. Jason si irrigidì e fece partire la radio. Strisciò fino al sedile davanti e osservò i due scomparire in una macchina, mentre Talia improvvisamente spuntava al sedile dell’autista e faceva partire il motore.
« Chi era quel tipo con Nico? » chiese distrattamente Jason.
« Non ne so niente, in realtà, a parte il suo nome, Percy. Penso sia il ragazzo di Nico o qualcosa di simile. »
Il cuore di Jason gli affondò nello stomaco.
« L-la pensi così? » buttò fuori, cercando di mantenere la voce regolare.
« Eh, immagino. Voglio dire, quale altro ragazzo prenderebbe in braccio uno del suo stesso sesso in quel modo? A me sembra da gay, » rise Talia uscendo dal vialetto.
Jason afferrò la propria t-shirt e si schiarì la gola.
« Penso che formino una bella coppia insieme. Tu cosa ne dici? » disse Talia.
Non mi interessa. Voglio dire, non mi piacciono nemmeno i ragazzi, o lui, per quel che importa…
Giusto?



 
 
SONO IN RITARDISSIMO TIPO. HO BISOGNO DEL VOSTRO PERDONO PERCHE' SARANNO TRE MESI CHE NON AGGIORNO.
Me ne sono completamente dimenticata çwç
E devo dire che leggendo BOO ho completamente messo da parte la Jasico in favore di un'altra bellissima ship che merita da morire, ma che soprattutto è canon. E perciò merita la mia devozione, perché GAY CANON! *arcobaleni*
Non vi spoilero altro (nel caso vogliate aspettare l'edizione italiana). Però ecco, pensando a questa coppia ho del tutto trascurato questa Jasico. Fino a che non mi è capitato di riprenderla in mano... e Jason e Nico qui sono così belli che non potevo non andare avanti.
Jason che cerca di ignorare i suoi sentimenti è l'amore. E Hazel che pensa Talia e Nico stiano assieme, HAHAHAHAHA WRONG PERSON MY DEAR.
Che altro dire? Spero non mi lincerete per questo deplorevole ritardo ma poserete gli occhi su un Percy pentito, su accenni Percico, su Hazel gelosa, su Jason confuso, e sull'apparizione di Ade nel flashback dell'incidente - adesso sappiamo come è andata.
Spero di tradurre il prossimo capitolo più velocemente con l'avvicinarsi di Natale :/
Saluti a tutti! :3
 
   
 
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