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Autore: Frida Rush    13/12/2014    2 recensioni
Scritta per il drabble week end del gruppo facebook "We are JOHN locked".
AU primary school in cui Pitch si trasferisce e viene evitato da tutti per il suo carattere schivo e per i suoi vestiti neri, ma Jack lo farà sorridere dopo tanto tempo.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Jack Frost, Pitch
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Erano passati quasi dieci anni dal loro primo incontro alle scuole elementari sotto il grande albero del giardino scolastico. Avevano continuato a frequentarsi come veri amici, sostenendosi e confidandosi tra loro ed erano finiti persino alle superiori insieme, ma era al quarto anno, quando entrambi avevano compiuto diciotto anni che il loro rapporto ebbe una svolta decisiva e inaspettata. O quasi.
Si può dire che Pitch aveva avuto una buona influenza su Jack perchè era riuscito a calmare il suo amico iperattivo e fin troppo vivace inducendolo a diminuire di molto il numero degli scherzi che era solito giocare agli altri. Una volta arrivati alle superiori Pitch non era cambiato più di tanto. Era rimasto il solito ragazzo tranquillo e riflessivo mentre Jack era rimasto solare e vivace, ma almeno si era calmato.
Le cose iniziarono a cambiare quando Pitch si accorse che il suo amico stava iniziando ad acquistare una certa popolarità nella scuola. Era infatti diventato piuttosto alto, mai quanto il suo amico dai capelli neri però, snello e affascinante. Indossava sempre vestiti casual e il suo comportamento furbo, divertente e gentile allo stesso tempo lo rendevano un ragazzo piuttosto ambito soprattutto dalle ragazze. C’era Thiana*, per esempio, che aveva una palese cotta per lui e non si faceva problemi a mostrarlo, ma si comportava in maniera timida davanti a lui. Tuttavia Jack sembrava non accorgersi di tutte queste attenzioni da parte delle compagne o se le notava non mostrava mai interesse per nessuno.
A Pitch non dispiaceva affatto che il suo amico avesse trovato un po’ di compagnia, d’altronde lui non aveva mai sentito la necessità di avere amici o di vedere gente. Ogni tanto scambiava quattro chiacchiere con i compagni di corso, specialmente con quelli che avevano interessi in comune con lui, come la lettura o gli scacchi, ma per il resto Jack gli bastava e gli avanzava. Tuttavia la cosa stava diventando alquanto fastidiosa per Pitch, ma andiamo per gradi.
Capitò che una mattina il professore di chimica entrò in classe dicendo che avrebbe assegnato un lavoro in coppia e che quindi ognuno avrebbe dovuto avere un compagno con cui fare un esperimento a casa e la relativa relazione. Quando l’ora terminò e il prof ebbe spiegato in cosa consisteva l’esperimento (una semplice reazione tra composti chimici) tutti i ragazzi iniziarono ad organizzarsi tra loro per dividersi i compiti vari e, proprio mentre Jack stava per dirigersi verso il suo solito compagno, Black, ecco che si sentì battere sulla spalla e girandosi vide Jamie Bennet che gli sorrideva.
-Ciao Jamie! Hai bisogno di qualcosa?- domandò con innocenza il ragazzo con i capelli bianchi.
 -Sì, beh, mi chiedevo se ti andasse di fare coppia con me, per il progetto di chimica- gli domandò timidamente il bruno.
-Oh… mi dispiace, ma solitamente sto con Pitch e…-
-Ma non penso che si offenderà se per una volta lavori con qualcun altro, Jack- tentò di convincerlo Bennet, ma non si era accorto che Pitch li aveva accostati e tacque quando lo vide circondare con un braccio le spalle di Frost. Pitch lo fissava con uno sguardo di sfida.
-Scusa Bennet, ma dovresti saperlo che facciamo coppia fissa da anni, ormai!- il suo era un tono che non ammetteva repliche e l’altro non riuscì a sostenere il suo sguardo così abbassò gli occhi.
-Mh… sì Pitch, hai ragione, scusa!- e se ne andò per cercare un altro compagno con cui lavorare.
Dopo qualche secondo passato in silenzio e con ancora il braccio dell’amico attorno alle spalle, Jack fece una risatina guardando la sua faccia.
-Pitch, lo sai che fai paura quando fai così? Sembri un lupo che tenta di difendere il suo cucciolo-
-Oh Jack, non dire sciocchezze. So di fare paura e uso questa piccola abilità per evitare che tu ti allontani da me- disse il ragazzo con un ghigno sul viso facendolo ridere di più.
-E per quale motivo, per Giove, dovrei allontanarmi da te?- domandò quello e rimase sorpreso vedendo che Pitch lo guardava perplesso.
-Ma come? Non hai notato che ultimamente tutti cercano la tua compagnia?- gli fece notare Black e lui scosse la testa.
-Bah, veramente non mi sono accorto di nulla-
In quel momento i ragazzi iniziarono a prendere posto perché il professore stava per arrivare in classe, così i due si separarono, ma il più alto continuò il discorso.
-Sei davvero incorreggibile- lo prese in giro ma Jack sembrò non cogliere la provocazione tanto che gli rivolse un’occhiata seria.
-Oh andiamo, tanto cosa vuoi che me ne importi? Per me non fa alcuna differenza che loro mi vogliano o no-
-Che vuoi dire?- Pitch si diresse verso il suo banco e inizi a sedersi ma fece in tempo a notare che il suo amico lo guardava sempre serio.
-Lo sai cosa voglio dire, lo sai benissimo!-
In quel momento il cuore di Pitch smise di battere e lui sgranò gli occhi proprio mentre il professore entrava in classe. Poi riprese a battere a velocità raddoppiata e dovette fare un grande sforzo per riacquistare il controllo di se stesso.
C’è da dire che erano anni che tra loro c’era una sorta di tensione composta di parole non dette e che venivano compensate da sguardi intensi, sospiri e battiti accelerati. Precisamente sei anni, cioè da quando in un giorno di pioggia erano stati costretti ad abbracciarsi e a fissarsi nel pullman stracolmo che li portava verso casa e nonostante quell’episodio fosse rimasto impresso fin troppo bene nelle loro menti, i due non ne avevano mai parlato negli anni a seguire. Tutte le cose che avrebbero voluto dirsi le esprimevano con piccoli gesti che agli altri potevano passare inosservati, ma per loro significavano molto. Tuttavia quelle parole di Jack, ‘’sai benissimo cosa voglio dire’’, avevano lasciato a Pitch un amaro in bocca che necessitava di essere scacciato. Sentiva che ci sarebbe dovuto essere dell’altro, spiegazioni e chiarimenti vari, ma non era quello il momento. Prese mentalmente nota di continuare la discussione non appena si fosse presentata l’occasione e soprattutto l’atmosfera giusta.
 
 
Nei giorni seguenti Jack sembrava molto schivo con Pitch, sembrava quasi che avesse capito che Black aveva qualcosa da dire ma cercasse di evitare in tutti i modi l’argomento. Il povero Pitch non sapeva più che pesci prendere. Moriva dalla voglia di parlare con Jack, ma il problema era che non sapeva nemmeno lui di cosa avrebbe voluto parlare, sapeva solo che doveva trovare un modo per stare da solo con lui, in tranquillità e, soprattutto, senza le solite ragazzette che gli giravano intorno. Quanto le trovava insopportabili, forse solo Thiana era la meno fastidiosa, perché era dolce e non era interessata a Jack solo per il suo aspetto fisico da ‘’belloccio della scuola’’, ma sembrava che si trovasse molto bene con lui tanto che la cotta che aveva era palese e durava da parecchio. Ma al ragazzo ovviamente la cosa non garbava molto, tanto che aveva iniziato a guardare la ragazza con sospetto e diffidenza, come se fosse una specie di minaccia. Era proprio per accertarsi che non stesse succedendo nulla che una settimana dopo, alla fine della giornata, Pitch seguì lei e Jack che andavano nel cortiletto dietro l’edificio. Si sentiva sporco nel compiere un simile gesto, perché chiaramente significava mancanza di fiducia nei confronti del suo amico, si sentiva una vera e propria spia, e la sensazione che la cosa gli provocava non era affatto piacevole. Ma non seppe spiegarsi il perché delle sue azioni, soprattutto quando vide Thiana e Jack parlare in modo intimo, lei con le guance appena imporporate e lui tranquillo ma affabile. Pitch non riuscì a cogliere l’argomento della loro discussione, per farlo avrebbe dovuto avvicinarsi e la cosa avrebbe comportato il rischio di essere scoperto, quindi si limitò ad osservarli mentre parlavano.
Sembrava che avessero finito, quando Pitch vide Jack avvicinare il viso a quello della ragazza e con quel semplice gesto gli sembrò che il mondo gli crollasse addosso. Prima di poter vedere come andava a finire la cosa, non che non lo avesse capito, si ritrasse e corse via.
Non si fermò per guardarsi alle spalle, né guardava dove stava andando, fece a zig zag tra le persone, il cuore gli sembrava che dovesse scoppiare nel petto da un momento all’altro. Non aveva mai provato una sensazione tanto dilaniante, delusione con un misto di rabbia e tristezza e la cosa strana era che non riusciva a capire perché si stesse sentendo così. Aveva solo visto il suo migliore amico che stava per baciare una ragazza e avrebbe dovuto essere felice per lui, se Jack era felice allora lo era anche Pitch, eppure… eppure non sapeva davvero dire perchè stesse così male, un bacio non era la fine del mondo.
Ignorando le gambe che iniziavano a fargli male per lo sforzo fisico notevole dovuto alla corsa, si ritrovò davanti al cancello di casa sua quindi non perse tempo e lo aprì precipitandosi dentro e lasciandolo spalancato. Entrò in casa e ricordò solo in quel momento che sarebbe stato solo tutto il giorno perché i suoi erano fuori per lavoro. Meglio così, aveva proprio bisogno di stare da solo per cercare di capire meglio la situazione. La prima cosa che ebbe voglia di fare quando entrò in camera sua fu spaccare qualcosa e fu così che si rese conto che la rabbia stava prendendo il sopravvento sulla delusione e la tristezza e si costrinse a calmarsi. Fece un respiro profondo poggiando la fronte contro il muro e ansimò faticando parecchio per contenere tutte quelle emozioni orribili che gli stavano stringendo il cuore in una morsa soffocante. Lasciò scivolare i palmi contro la parete e si tolse la maglia indossando solo una giacca nera per stare più comodo e fece ciò che avrebbe voluto fare da quando era scappato: si buttò sul letto, sopra le coperte perché ovviamente era fatto, così come la sua camera era dominata da un ordine quasi maniacale, e fissò il soffitto senza vederlo davvero, come faceva sempre quando c’era qualcosa che lo preoccupava. Perché la vista di Jack che baciava una ragazza lo aveva fatto arrabbiare in quel modo? L’unica spiegazione razionale era che fosse geloso del suo amico, ma che senso aveva? Rimase in quella posizione a fissare un punto indefinito del soffitto per un po’, quando una voce lo riportò alla realtà. Era la voce di Jack e proveniva da fuori della sua finestra. Pitch si mise il cuscino sulla faccia, premendone le estremità sulle orecchie per evitare di udire i suoi richiami, ma a quanto pare non servì a molto il suo tentativo.
-Pitch! Lo so che ci sei, la luce nella cucina è accesa. Muoviti, fammi salire!-
A quel punto capì di non avere scelta. Avrebbe dovuto parlare con l’ultima persona che voleva vedere in quel momento, ma ormai Jack si era accorto della sua presenza in casa perciò non aveva senso continuare a fingere. Abbottonandosi la giacca sull’addome scese per aprire la porta a Jack che lo aspettava sulla soglia tutto trafelato, come se fosse venuto di corsa.
-Pitch…-
-Jack-
-Posso entrare? Ho bisogno di parlarti-
Senza dire una parola il più alto si scostò quel tanto che bastava a farlo passare e poi richiuse la porta.
Come erano soliti fare, andarono nella stanza di Pitch e mentre questo si sedette sulla sua sedia, Jack si accomodò sul letto.
Si fissarono a lungo negli occhi, percependo quella tensione che li seguiva da anni che si acuiva, così fu Pitch a rompere il silenzio che si stava ormai facendo imbarazzante.
-Allora? Perché sei venuto?- domandò. Il suo tono risultò più duro di quanto avrebbe voluto.
-Io… veramente non lo so di preciso, ma credo di doverti delle spiegazioni- tentò di iniziare Frost.
-Sì, forse sarebbe il caso- Pitch si rese conto solo dopo, che lo aveva detto a voce alta e non lo aveva solo pensato. Che gli era saltato in testa? E poi cosa voleva dire? Non aveva senso. Si accorse che Jack lo stava fissando perplesso.
-Stamattina a scuola… beh Thiana mi ha chiesto di vederci alla fine delle lezioni perché aveva delle cose da dirmi-
Pitch sentì la rabbia montargli dentro ma si contenne e si sistemò sulla sedia facendogli cenno di andare avanti.
-Mi sembrava che fosse una cosa piuttosto urgente così le ho detto che mi andava bene incontrarla nel cortile dietro le aule e abbiamo parlato. Mi ha detto chiaramente che le piaccio e così le ho…-
-Dato un bacio!- lo interruppe Pitch. Jack, colto impreparato, lo guardò negli occhi.
-Prego?- domandò e vide che il suo amico si stava innervosendo. Lo conosceva troppo bene per non accorgersene.
-Jack, lo so che vi siete messi insieme, vi ho visti mentre vi baciavate prima- in fin dei conti, non aveva senso lasciarlo continuare, preferì dire la verità e risparmiarsi il racconto che sicuramente lo avrebbe ferito.
-Ma come…?-ovviamente Frost era spaesato e non riusciva a capire.
-Sì, passavo di lì perché cercavo un compagno di corso e vi ho visti… non ho voluto interrompervi ma so che vi siete baciati, o meglio, che tu l’hai baciata. Jack, non c’è problema, non capisco perché hai voluto mettermi al corrente che hai una ragazza, per me va bene. D’altronde chi sono io per impedirtelo?- Pitch fece tutto questo discorso con il cuore che si frantumava man mano che andava avanti, così accennò un dolce sorriso che però risultò chiaramente falso e tirato.
Ci fu un altro momento di silenzio durante il quale Jack cercò di elaborare il tutto mentre l’altro cercava di assimilare la notizia, quando ad un certo punto il più basso scoppiò in una fragorosa risata.
Sul momento Black non comprese il perché di quell’improvviso attacco di ilarità e si sentì quasi offeso dalla cosa, o almeno fino a quando Jack non iniziò a parlare.
-Oh Pitch, mio caro stupido Pitch… non hai capito assolutamente niente se mi dici questo!- Jack si alzò e gli andò vicino. Pitch lo fissò.
-Aspetta, che?-
-Se ti fossi fermato un po’ più a lungo a guardare avresti visto che le ho dato un semplice bacio sulla guancia. Mi dispiaceva vederla così abbattuta dopo aver ricevuto il mio rifiuto, così…-
-No un momento, che stai dicendo? Rifiuto? Voi non… non state insieme?- iniziò a sentire il cuore più leggero e i suoi occhi si illuminarono quando vide che Jack stava ridacchiando.
-No Pitch, non stiamo insieme. Sei intelligente, ma certi dettagli e segnali non riesci proprio a coglierli, vero?- Frost si allontanò da lui e si rimise di nuovo accanto al letto allargando le braccia –Davvero non ti sei accorto di nulla?- ora era quasi incredulo.
-Di cosa avrei dovuto accorgermi, Jack?-
A quel punto l’incredulità lasciò spazio allo sconvolgimento. Poi Jack si riprese e sospirò.
-Lo sai benissimo… cosa voglio dire…-
In quel moment tutto fu chiaro ad entrambi. La gelosia di Pitch era dovuta al puro e semplice fatto che avrebbe voluto essere al posto di quella ragazza e Jack non aveva mai accolto le proposte degli altri per il semplice fatto che non vedeva altri che Pitch. Erano stati davvero così ciechi da non accorgersene per tutti quegli anni?
Pitch aveva spalancato gli occhi e aveva serrato le labbra per lo stupore e per l’illuminazione che aveva avuto. Certo, l’amore era un sentimento così chiaro e semplice, erano loro stessi che lo complicavano.
-E so che anche tu…- disse Jack, come in conclusione ad un discorso che, però, non era stato fatto a voce, ma solo dalle loro menti.
Pitch si alzò in piedi e, lentamente, lo raggiunse. Si guardarono a lungo negli occhi, il più alto ancora un po’ sconvolto e il più basso con un sorriso che aleggiava sul volto, quasi genuino e scherzoso, come sempre.
Pitch si abbassò quel tanto che bastava per posare dolcemente le labbra sulle sue che si incastrarono come i pezzi complementari di un puzzle. I loro respiri si mescolarono e Jack si aggrappò con le mani alla sua schiena mentre l’altro lo spingeva sul letto, arrampicandovisi letteralmente sopra, continuando a baciarlo e ad accarezzargli i capelli bianchi. Oh, come li amava, erano così soffici e piacevoli al tatto…
Si staccarono soltanto perché il fiato nei polmoni iniziava a mancare e si guardarono negli occhi con l’aria di due persone che erano state separate e che si erano ritrovate dopo anni e, forse, un po’ era così. Si sorrisero e Jack si stese sul letto, trascinando l’amico con sè.
-Pitch, credo di aver aspettato questo momento per anni e ora che sta succedendo quasi non mi sembra vero- confessò Jack.
-Da quanto tempo, esattamente?- domandò l’altro.
-Sei anni, più o meno…- e il ragazzo con i capelli neri sorrise.
-Strano, anche io-
Ripresero a baciarsi con dolcezza, stesi sul letto e dimenticando il mondo esterno, soprattutto quando Jack fece scorrere le mani tra i capelli di Pitch, gli accarezzò la nuca e scese sul petto inserendole nella scollatura della giacca aperta, accarezzando la pelle nuda. Osservò il suo fisico: il petto magro ma ampio, così come le spalle larghe, quasi atletiche, l’addome piatto e senza un filo di grasso. Perfetto.
Pitch trasalì appena.
-Hai le mani gelide…-
Frost non lo udì e gli aprì la giacca facendola calare lentamente sulle braccia e passando ad accarezzargli dolcemente la schiena. Sentiva il bisogno di toccarlo, di annusarlo e di stringerlo, sentiva un forte bisogno di contatto fisico con lui e Pitch non aveva certo intenzione di farsi sfuggire il suo piccolo tesoro.
 
 
Il giorno dopo, a scuola, lo trascorsero praticamente senza lasciarsi un secondo, stando sempre vicini e notando che i loro compagni di corso iniziavano ad intuire la situazione e ridacchiando tra loro quando vedevano gli sguardi delle ragazze che avevano puntato Frost, diventare cupi e tristi vedendolo impegnato con il ragazzo con i capelli neri. Entrambi si sentivano soddisfatti, rilassati e in pace l’uno con l’altro.
 
 
 
 
*Thiana: essendo la versione inglese di Dentolina Toothiana ho leggermente modificato il nome in Thiana, spero che la trovata vi piaccia!
 
 
Eccoci qui al capitolo conclusivo di questa mini long ^^ ringrazio come sempre chiunque sia passato e soprattutto chiunque abbia avuto la pazienza di arrivare a leggere fino a qui, spero che le mie storie siano di vostro gradimento!
Alla prossima
Frida 
  
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