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Autore: ClaireTheSnitch    15/12/2014    7 recensioni
Nel 1971, molte cose stanno cambiando alla Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts. Un gruppo conosciuto come i Malandrini muove i primi passi nel castello e diventa inconsapevolmente il punto di partenza di una leggenda.
Tuttavia, tra di loro, Sirius e Remus sono destinati a qualcosa di più grande.

L'evoluzione della wolfstar, dal 1971 al 1996. E' un progetto estremamente ambizioso, ma sono emozionatissima.
Buona lettura, e che la wolfstar sia con voi!
[Avvertimenti: il rating è in evoluzione, dal momento che la storia è ancora in corso.]
Genere: Avventura, Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: I Malandrini, James Potter, Lily Evans, Remus Lupin, Sirius Black | Coppie: James/Lily, Remus/Sirius
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica, Più contesti
Capitoli:
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- Cinque - 
Di testosterone e Pozioni
 

 
Anno 1974, febbraio (quarto anno)
 
Remus si svegliò col sole che pizzicava sotto le palpebre. Aveva le labbra così secche che respirare gli faceva male, e sentiva chiaramente una stretta fasciatura sopra il ginocchio.
Allungò la mano verso il comodino e lo tastò alla ricerca della brocca d’acqua che Madama Chips lasciava sempre accanto al letto. Ne bevve alcuni sorsi e collassò di nuovo sul cuscino.
Erano le sei del mattino e solo dieci minuti dopo Sirius, James e Peter fecero il loro ingresso in infermeria, sorridenti e assonnati.
-Buongiorno, signor Lupin. – esclamò James, scompigliandogli i capelli.
-Remus, ti abbiamo portato una frittella.- sussurrò Peter, allungandogli un pacchettino di stoffa.
-Grazie.- la posò sul comodino, -Non ho molta fame ora.
Remus guardò Sirius, che era rimasto in silenzio e si limitava a fissare il pavimento muovendo nervosamente i piedi; prima che potesse dire qualcosa, Madama Chips entrò di tutta fretta e si fermò immediatamente quando li vide.
-Tre visitatori! – scosse la testa ma non li cacciò via. –A voi ragazzi non piace più dormire?
-Ci sono così tante cose da fare al mattino! – la prese in giro James, con tono sognante.
-Ad esempio, il caro signor Lupin deve mandare giù tutto questo bicchiere di Pozione Rimpolpasangue. No, no, non si metta seduto o la legherò al letto.
Madama Chips tenne Remus fermo in posizione sdraiata e porse il bicchiere a Sirius, che era il più vicino al letto.
-Faccia lei, signor Black. Io devo dare un’occhiatina a queste ferite. – gli ordinò, sfoderando la bacchetta come se fosse una spada e alzando le lenzuola per scoprire la gamba di Remus.
Sirius si avvicinò all’amico reggendo la pozione tra le mani. Passò una mano dietro la nuca di Remus e lo sollevò lentamente, mentre lui si sporgeva per bere; quando ebbe finito, con un’espressione ancora disgustata, gli domandò: - Allora, Sirius, come mai sei così silenzioso oggi?
Sirius si schiarì la voce. –Niente. Ieri sera ero un po’ preoccupato.
James sospirò, visibilmente imbarazzato, e rivolse l’attenzione a Madama Chips, che con qualche colpo di bacchetta rimarginava i tagli rimasti sulla gamba di Remus, che nel frattempo fissava il bicchiere in mano a Sirius come se fosse la cosa più interessante della stanza.
-Preoccupato. – sbottò. –Preoccupato?
James cercava di toccare Sirius senza farsi vedere da Remus. Doveva avvertirlo. Forse Sirius non se n’era accorto, ma Remus aveva la radicata abitudine di squadrare chiunque dalla testa ai piedi e di sicuro aveva notato quel dettaglio.
Madama Chips sbuffò, sentendo guai nell’aria, e se ne andò borbottando qualcosa che somigliava fin troppo a “Drammi inutili”.
-Sirius, credo che dovresti sistemarti la camicia…- esordì James, titubante.
-E perché dovrebbe? – sibilò Remus, perfido. –Quel bellissimo succhiotto viola è un orgoglio, no? Lo indossi come una spilla, Sirius, non è vero?
Sirius avvampò e si alzò il collo della camicia più in fretta che poté. –Remus, questo non…
-Non dire che non c’entra. Eri preoccupato? Di solito vai in giro a pomiciare quando sei preoccupato?
-Andiamo, Remus, sono stati al massimo dieci minuti.
James intervenne prontamente. –Posso confermare, non è stato via molto con Susan.
-Dieci minuti. – ripeté Remus, freddamente. –Certo. Molto poco per i tuoi standard.
Sirius strinse i pugni. Remus lo stava provocando, glielo leggeva negli occhi, e per ragioni a lui sconosciute: era davvero così sbagliato lasciarsi baciare un po’, per dimenticare che era il plenilunio e che sarebbe potuto accadere il peggio a uno dei suoi migliori amici?
Remus capiva queste cose. Era il primo a scusarsi per la sua condizione, anche se non ne aveva bisogno, ed era il primo a protestare quando passavano troppo tempo in infermeria con lui.
Eppure adesso aveva i lineamenti duri, offesi, e fissava il collo di Sirius con aria disgustata.
-Moony…
-Stai zitto.
-Che ti prende? Non è la prima volta che vado in giro con un succhiotto. Non è che la vita degli altri semplicemente si ferma quando c’è la luna piena, smettila di pensare che il mondo giri attorno a te!
James gemette, disperato. –No, Remus, Sirius non intendeva dire questo.
-Invece sì! – rincarò Sirius, -Stiamo tutta la notte alzati a preoccuparci e a pensare che stavolta forse ti ferirai a morte, poi io esco dieci minuti per distrarmi e tu hai questa specie di attacco isterico.
-Delle volte penso che tu faccia finta, Sirius.
-Delle volte penso che tu sia un idiota, Moony. Torna pure sotto le coperte a pensare a quanto io sia brutto e cattivo. Mi hai stancato.
Se ne andò dall’infermeria in fretta e furia, lasciando James e Peter sgomenti e Remus ancora più furioso.
 
Sirius sbraitò la parola d’ordine alla Signora Grassa, che ruotò con un malcelato “piccolo ingrato capellone”, e si gettò su una poltrona della Sala Comune deciso a non presentarsi a lezione, quel giorno.
Voleva evitare gli sguardi di James, le domande quiete di Peter. Voleva evitare di accompagnarli in infermeria durante la pausa pranzo, solo per vedere Remus fissarlo ancora con quegli occhi di granito.
Sferrò un pugno all’imbottitura della poltrona e lanciò un urlo liberatorio.
Lo odiava per essersi comportato in quel modo. E odiava se stesso per avergli detto quelle cose orribili. Avrebbe voluto cancellare l’ultima mezz’ora, ma come sarebbe andata?
Non aveva nessuna intenzione di giustificare il suo succhiotto come avrebbe fatto con un genitore severo. Remus era suo amico e avrebbe dovuto semplicemente accettare il fatto che certe distrazioni gli fossero necessarie.
Non che avesse molta voglia di rivedere Susan, ad essere onesto. Sirius ne aveva avuto abbastanza di quei baci esagerati e famelici, e in quel momento aveva solo bisogno di pensare ad altro e di non vedere nessuno.
Appellò dal dormitorio tutti i libri che lui, James e Peter stavano usando per capire qualcosa di Animagi, e aprì il primo. Avevano provato molto, l’anno prima, purtroppo senza troppo successo: James era riuscito a trasformarsi le mani in zoccoli, Peter s’era fatto spuntare un nasino glabro e Sirius una coda nera.
Nonostante avessero continuato a tentare per molti mesi, non erano andati oltre quei miseri progressi, e avevano faticato altrettanto negli ultimi giorni per riuscire a farne ancora.
Quel giorno, Sirius Black saltò le lezioni per studiare su altri libri: la bravata gli valse tre giorni di punizione con Gazza, ma lui era pronto a giurare che il suo olfatto fosse incredibilmente migliorato.
E la sua coda era morbidissima.

 

 
***



Anno 1974, marzo
 
Remus e Sirius avevano semplicemente lasciato cadere l’argomento della loro ultima lite e, con gran sollievo di James e Peter, avevano seppellito l’ascia di guerra. Era molto più facile, ora, parlarsi durante le pause serali, e soprattutto James poteva ricominciare a blaterare di Lily Evans ogni volta che voleva.
-Continua a frequentare quel malato di Mocciosus, vi rendete conto? – disse, per quella che doveva essere la decimillesima volta. – Siate onesti con me. Secondo voi c’è qualcosa tra loro?
Sirius seppellì il viso in un cuscino. Erano tutti radunati sul letto di James e innumerevoli carte di Cioccorane e Zuccotti di Zucca erano sparse sul piumone.
-James, non c’è niente che lo farebbe supporre. – commentò Remus, placido. Voltò un’altra pagina del libro Babbano che stava leggendo e continuò: -Se fosse così, non ci sarebbe nessun problema a mostrarsi e a dirlo in giro, nessuno dei due è già impegnato.
-Logico. – concordò Peter. –Sono solo amici. Quando Lily stava con quel Battitore di Corvonero, un paio di mesi fa, si sbaciucchiavano dietro ogni statua.
James emise un lamento e scartò un’altra Cioccorana, ficcandosela in bocca con furia per compensare il suo cuore infranto. –Non riuscirò mai a conquistarla.
-Sei pietoso, James. – borbottò Sirius, la voce ovattata dal cuscino. –Smetti di passarti la mano tra i capelli e vedrai che le starai più simpatico.
-Lei vorrebbe che smettessimo con gli scherzi a Mocciosus.
-Fuori questione. – sentenziò Sirius, ricordando con un sorriso compiaciuto i capelli di Mocciosus, coperti di Puzzalinfa proprio mentre esponeva la sua relazione di Pozioni di fronte a Lumacorno.
-Anche per me. Come può non vedere che è un tale idiota.
-Forse, e dico forse, Lily vede in lui qualcosa in più. Noi non conosciamo Mocciosus. – Remus, poi, vedendo le facce disgustate degli amici, si affrettò ad aggiungere: -Insomma, James, potresti almeno evitare di abbassargli i pantaloni proprio mentre stai chiedendo a Lily di uscire.
-Già, piccolo James. Non è carino mostrare le mutande di un altro alla ragazza che dovrebbe vedere le tue. – Detto questo, Sirius scoppiò a ridere e lanciò una gelatina verso James.
Remus sospirò e voltò un’altra pagina.
-Ehi, Moony, quello è il libro che ti ha prestato Sirius? – domandò Peter, occhieggiando la copertina.
-Già. – confermò Sirius, orgoglioso. –Gli ho detto di iniziare con The Tell-tale heart, di Edgar Allan Poe. (*)
James inghiottì il resto delle gelatine. –Che roba è?
-Un racconto horror. Che voi non mi state facendo apprezzare.
-Scusi tanto, signor Moony. Vuole del tè, magari? Una copertina sulle gambe?
-Io non sono noioso!
Sirius ridacchiò. –Oh, no. Certo che no.
Prese tra le mani la testa di Remus e ficcò il naso tra i suoi capelli, sentenziando: -L’odore è proprio quello. Libri, polvere, noia.
-Sirius!
James scoppiò a ridere. –Oh, accidenti, mi sa che sei riuscito ad offendere Moony.
L’altro, per tutta risposta, chiuse il libro di scatto e incrociò le braccia. –Non mi sto offendendo. Vorrei riuscire a leggere in pace senza che questo animale mi annusi come se fossi un osso.
-Un ottimo osso. – aggiunse Sirius, scompigliandogli i capelli.
-A proposito di animali! – sbottò Peter. –Dobbiamo trovare una sera in cui siamo tutti liberi, per poterci esercitare ancora un po’.
James s’immobilizzò sul posto, gli occhiali in una mano e l’altra intenta a pulirli con un fazzoletto.
Sirius emise un gemito disperato, come un cane lasciato solo.
Remus lasciò cadere il libro di racconti sul pavimento. –Animali? Esercitarvi? State ancora sperando di riuscire in quella cosa assurda e illegale?
-Oh, no. – mormorò Peter, cercando qualche riparo dagli sguardi assassini di James e Sirius.
-Quella cosa illegale da cui io vi avevo indiscutibilmente – parole di Sirius Black, qui – distolto? Quella cosa illegale che mi avete promesso di non continuare?
-Andiamo, Remus. – tergiversò Sirius, tentando un sorriso. –Non è illegale finché non ci riusciamo. Gli Animagi devono tutti essere registrati, certo, ma nessuno di noi lo è ancora.
-NON FARE RETORICA CON ME, IDIOTA! SIETE PAZZI!
-Ah, Moony, ti prego, niente sbalzi di testosterone proprio ora. – lo implorò James, a metà tra il colpevole e il divertito.
Sirius colse la palla al balzo. -Già, James ha ragione, potrebbe crescerti la barba tutto d’un colpo e allora…
-NON E’ IL MOMENTO DI FARE BATTUTE, D’ACCORDO?
-Hmm.
James giocherellò con un buco nel pigiama. –Come vuoi. Continua pure a gridarci addosso. È eccitante.
Remus avvampò. –DOVREI UCCIDERVI TUTTI. PICCHIARVI.
-Moony… - sussurrò Peter, tremulo, toccandogli una spalla. –Noi vogliamo farlo per te.
Remus sbuffò, sentendosi terribilmente sfortunato ad avere come amici gli studenti più brillanti di Hogwarts. Avrebbe tanto voluto puntare la bacchetta su tutti e tre e Obliviarli per bene, ma sapeva che non aveva nessuna possibilità di batterli, anche se la sua natura di licantropo presupponeva una certa forza fisica che agli altri mancava.
-Ho bisogno di stare da solo. – sbottò, alzandosi dal letto. –Vado alla torre di Astronomia.
-No, Remus. – lo supplicò James. –Gazza sta ancora cercando i responsabili dell’incidente con i quadri dell’ultimo piano. Sta pattugliando come non mai.
-Be’, ma i responsabili siete voi.
Sirius roteò gli occhi. – Non ti è ancora chiara l’idea di innocenza fino a prova contraria, vero?
-Quello che mi è chiaro, Sirius Black, è che non voglio più sentire il tuo odore di cane bagnato finché non mi sarà passata la voglia di ucciderti con le mie stesse mani!- sbottò, e detto questo si chiuse la porta del bagno alle spalle, con un gran rumore di serrature cigolanti.
 


 
***


 
Qualche giorno dopo, in preda ad un ripasso di Pozioni per un compito particolarmente difficile, Madama Pince si trovò costretta a fronteggiare un sovraffollamento della biblioteca che mai aveva visto nella sua pluridecennale carriera.
Corvonero e Grifondoro, che condividevano le ore di Pozioni al quarto anno,  avevano letteralmente inondato i tavoli di appunti, libri, pergamene stropicciate e innumerevoli piume imbevute d’inchiostro che talvolta scrivevano da sole. In mezzo a tutto quel caos, tuttavia, Madama Pince manteneva il suo consueto occhio vigile: aveva già punito parecchi studenti sorpresi con panini e cibo di varie sorti – dieci, trenta, cinquanta punti in meno! – e sequestrato diversi libri che erano stati insozzati da appunti o sottolineature. Il suo lavoro era una vocazione.
Remus Lupin era chino su un lungo rotolo di pergamena che arrivava fino al pavimento e cercava di isolarsi, nonostante il suo tavolo fosse insolitamente pieno; aveva scritto quel saggio ad ottobre, e sapeva benissimo che gli sarebbe tornato utile alla fine di quel trimestre. Queste piccole accortezze, invece, sembravano sfuggire totalmente alle menti di James e Sirius, che si appollaiavano ogni santo pomeriggio in biblioteca soltanto perché ci andava anche Remus, ma passavano il tempo a scribacchiare svogliatamente e a passargli bigliettini di tutti i tipi.
 
Non ti fa male la schiena a star sempre chino?
- J. P.
 
Guarda verso di noi ogni tanto, potremmo aver dubbi sulla nostra effettiva concretezza ontologica.
- S. B.
 
Non pensavo conoscessi la parola “ontologica”.
- R. L.
 
Questo qui sei tu.
- J. P.
Poco sotto, il disegno semovente di un Remus stilizzato che sbatteva violentemente la testa sul tavolo fino a perderla completamente.
 
No, James, questo qui è Remus.
- S. B.
Il disegno di James era stato modificato con l’aggiunta di due enormi baffi e degli occhialetti a mezzaluna simili a quelli del professor Silente.
 
Remus alzò la testa dai libri, perplesso, e guardò i due amici che sghignazzavano tra loro. Aveva soltanto un paragrafo da rileggere: perché non potevano aspettare per altri cinque minuti e poi salire con lui nella Sala Comune, dove avrebbero potuto fargli tutte le battutine che volevano?
Sbuffò impercettibilmente, pensando a quello che James, Sirius e Peter combinavano di sera, quando lui studiava lontano dal dormitorio. Era quasi sicuro di aver visto una coda scura spuntare dal didietro di Sirius, ma non poteva esserne certo – era sempre così buio quando si metteva a letto.
Sottolineò una frase che gli sembrava importante ma che non aveva realmente letto, e si frugò le tasche alla ricerca di qualcosa da sgranocchiare. Sentì il familiare sfrigolio della confezione delle Cioccorane e, soddisfatto, prese a scartarne una, mentre la bocca gli si riempiva d’acquolina.
-SIGNOR LUPIN, CHE COSA STA FACENDO?
Remus rimase a bocca semiaperta, con la Cioccorana per metà morsa in mano, e fissò Madama Pince che si avvicinava a lui con la velocità di un fantasma. Sembrava non avesse le gambe.
-Merlino, mi dispiace! Mi sono dimenticato…
-Non chiedere scusa a Merlino, chiedi scusa a me e a queste povere pagine! – sibilò, sfilandogli da sotto le mani il libro che stava usando per approfondire. –Fuori di qui, se non vuoi che tolga punti alla tua Casa. Fuori con quella cioccolata!
James e Sirius fissavano la scena basiti. Non era mai accaduto che Remus dimenticasse una regola, e ora invece Madama Pince lo sgridava come una matricola del primo anno che credeva di farla franca.
Remus si alzò in fretta e uscì quasi correndo, rosso in viso e così pieno di vergogna che non riuscì neppure a chiudere la borsa, e un intero calamaio pieno d’inchiostro si rovesciò sul pavimento, inondando delle belle scarpe nere e lucide.
Remus sollevò il viso, terrorizzato.
Lily Evans lo fissò di rimando, i capelli rossi legati in una treccia. –Ehi, Remus! Reparo. – Con un colpo di bacchetta, il calamaio tornò integro. –Che succede?
Poi vide James e Sirius raggiungerli, e le scappò una smorfia infastidita.
-Finalmente anche tu scappi da Potter? – domandò, acida.
-No, in realtà Madama Pince mi ha cacciato. – Remus si grattò la testa, palesemente in imbarazzo. –Sai, cioccolata. La odia.
Lily scoppiò a ridere. –Il ripasso di Pozioni ti dà alla testa?
 
James diede una gomitata a Sirius e scandì, impercettibilmente: Ma da quanto tempo si parlano?
Sirius gli sussurrò: -Sono due secchioni. Da sempre, credo. Passano le pause a discutere di Pozioni e robaccia varia.
James deglutì pesantemente e fissò Lily con lo sguardo che chiunque avrebbe dedicato ad una gigantesca torta multipiano.
 
Remus fece spallucce. –Direi di sì, Lily. Sono nervosissimo.
-Lo stesso vale per me, sono esausta. – concordò, sorridendo in un modo che fece tremare le ginocchia di James. –Facciamo una cosa, allora. Io e te, domani, passeggiatina a Hogsmeade. Ci stai?
Sbattendo le palpebre in modo chiaramente idiota, Remus esalò: -Ma… intendi… cioè, come amici, giusto?
Lei rise, e scoccò un’occhiata di sfida a James. –Be’, Remus, si parte sempre solo come amici, no?
Entrò in biblioteca con i libri stretti al petto e un sorriso furbo che non accennava a sbiadire.
 


 
***
 


-Sarà meglio per te che non la baci. – sibilò James, prendendo Remus a braccetto e scortandolo verso la Sala Grande per la colazione.
-Rilassati, non succederà. – gli ripeté lui, per l’ennesima volta. –Ora, per favore, lasciami un po’ in pace. L’appuntamento è oggi pomeriggio.
-Ha! Vedi? Lo chiami appuntamento.
-Abbiamo fissato una data e un luogo per incontrarci. Come altro dovrei chiamarlo?
James rimase interdetto. –Io… insomma… Be’, è un’uscita senza impegno tra amici che resteranno tali.
Remus sbuffò e roteò gli occhi.
Sirius si fiondò su una sedia e si servì di uova al tegamino. –Allora, Moony, cosa indosserai alla tua Uscita Senza Impegno Tra Amici Che Resteranno Tali?
-Qualcosa di… amichevole?
-Niente che ti faccia sembrare sexy. – intervenne James.
-Allora dovrò dire addio al vestitino rosso, temo.
Sirius e Peter scoppiarono a ridere, mentre James forzò un sorrisetto teso.
La testa rossa di Lily Evans fece capolino proprio in quel momento dalla porta d’ingresso della Sala Grande: la ragazza rideva con altre due amiche, una Grifondoro con un caschetto cortissimo e una Corvonero piuttosto alta che probabilmente giocava a Quidditch.
Quando Lily vide Remus, lo salutò allegramente con la mano e si sedette a far colazione lontano dai Malandrini e versandosi un’immensa tazza di latte bollente.
-Ha salutato solo te. – sentenziò James, quasi stesse comunicando una condanna a morte.
-Tu le parli soltanto per ridicoli soprannomi, James, o insultando Piton.
-Ah, così ora sei tu quello che ci sa fare con lei? – sbottò. –A quanto pare è così, dato che ha scelto di uscire con te!
-James, io non provo niente per Lily.
-Ma forse Lily prova qualcosa per te!
Sirius lasciò perdere le sue uova per intervenire. –James, non fare l’idiota che già sei. È ovvio che Remus non toccherà, bacerà o palpeggerà Lily Evans, e…
-Nessuno ha mai parlato di palpeggiare. – disse Remus, molto calmo.
-…e sicuramente non la farà innamorare, ben sapendo che tu ti butteresti dalla Torre di Astronomia in caso lo facesse. – continuò Sirius.
James strinse gli occhi e lo fissò, truce. –Non prima di aver spinto giù lui.
Con una risata sommessa, Remus tornò alla colazione e al pensiero del compito imminente; in men che non si dica, i Malandrini e gli altri studenti interessati erano nei sotterranei a disporsi di fronte ai loro calderoni, mentre Lumacorno si strofinava le braccia in preda ai brividi.
-Questo postaccio… i miei reumatismi, le mie povere ossa… - agitò la bacchetta in aria e spedì ad ogni studente un foglio con alcune domande. –Questo compito si svolge in due parti: la prima è teorica, e serve a valutare quanto effettivamente abbiate appreso finora. La seconda, alla quale potete partecipare solamente se la prima è stata superata, consiste nella preparazione di una Pozione Invecchiante che testeremo su un girino.
Una ragazza Corvonero alzò la mano. –Che succede se non superiamo la prima parte?
-Avrete una prova supplementare lunedì prossimo, ma spero che nessuno sia tanto crudele da farmi alzare presto per venire quaggiù.
Dopo poche altre spiegazioni, il silenzio calò sulle loro teste e l’aria si riempì degli scricchiolii delle piume, finché il professor Lumacorno non esclamò: -Giù le piume!
Raccolse tutti i compiti e, nel giro di un paio di minuti, una manciata di piume al suo servizio corresse ogni domanda.
-D’accordo, Flitwick, come hai fatto a prendere di nuovo T?
Jane Flitwick, una Grifondoro dall’aria esausta, crollò sulla sedia con aria affranta e strinse il compito tra i pugni. Si alzò e salutò Lumacorno. –A lunedì. Sono desolata.
James e Sirius avevano entrambi preso Eccezionale e, incredibilmente, avevano fatto proprio lo stesso errore sulla domanda numero tre; Peter se l’era cavata con un Accettabile e anche Remus, con una grande ‘A’ stampata sulle prime due domande, poté ritenersi fortunato. Pozioni non era mai stata la materia giusta per lui.
-Gli ingredienti che vi serviranno per la Pozione Invecchiante sono già accanto al calderone. Buon lavoro!
 


 
***



James e Sirius uscirono dai sotterranei prima di Remus e Peter. Sirius aveva ottenuto una Pozione Invecchiante così potente che il suo girino era quasi un rospo in punto di morte, e anche James aveva passato brillantemente il compito, nonostante i suoi pensieri fossero orientati su ben altre preoccupazioni.
-Sirius, dobbiamo fare qualcosa. Per Lily e Remus, intendo.
-Non vorrai…
-Sì.
-James. Non credo che tuo padre voglia che tu usi così il suo regalo di Natale.
Lui fece spallucce. –Non è che sia proprio un regalo di Natale. È un’eredità, sarebbe stato mio comunque. Tarantallegra!
Alla parola d’ordine, la Signora Grassa roteò su se stessa e li lasciò entrare nella Sala Comune di Grifondoro, occupata dai ragazzi del quarto anno che avevano finito presto e che approfittavano della breve pausa prima delle altre lezioni.
-Andiamo a prenderlo. Dovrò averlo già con me prima che escano.
Sirius roteò gli occhi, esasperato dall’ossessione dell’amico; era certo che Remus non avrebbe mai combinato nulla con la Evans, ma c’era qualcosa di assopito nella sua mente che gli faceva comunque desiderare di dare un’occhiatina.
Allo scopo, James aveva deciso di usare lo straordinario regalo di Natale che aveva ricevuto da suo padre: un Mantello dell’Invisibilità a tutti gli effetti, dall’aspetto lucido e setoso, che non aveva ancora utilizzato per altri scopi se non quello di gironzolare per il castello a tarda notte.
Nel dormitorio, James lo provò un paio di volte per farsi ammirare da Sirius – che, a rigor di logica, non vedeva assolutamente niente da ammirare – e poi lo infilò nella tasca dell’uniforme con aria trionfante.
-Gli amici prima di tutto, no? – sussurrò James. –Controlliamo che anche per Remus sia così.
 







 

Buon pomeriggio a tutti, eccomi qui ad aggiornare puntuale!
Vi ringrazio per le recensioni  (risponderò più tardi, quando avrò finito di studiare biochimica) e vi svelo subito il mistero dell'asterisco.

*The Tell-tale heart, di Edgar Allan Poe.
Quasi tutti conosciamo questa storia - e se non sapete di cosa stia parlando, andatela a leggere, sicuramente c'è su internet! - ma la citazione è un tributo allo Shoebox Project di Jaida Jones e Rave, la più straordinaria fanfiction Remus/Sirius mai scritta a memoria d'uomo. Non scherzo.  
Credo non esista nessuna storia scritta da fan che abbia un'originalità così prorompente e allo stesso tempo una grande consapevolezza dell'opera e dei personaggi su cui si basa. E' talmente verosimile che tendo quasi a considerarla canon.


Ora, che ve ne pare del capitolo?
Nel prossimo, vedremo Remus alle prese con l'appuntamento e con la gelosia di James. 

Non mancate di lasciarmi una recensione, e buone feste a tutti!

Claire

(condoglianze sentite, invece, a quelli che come me stanno per addentrarsi nella selva oscura della sessione invernale)
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
   
 
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