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Autore: Abigail_Cherry    15/12/2014    2 recensioni
Leo è un diciottene. Quest'anno ha la maturità e questo dovrebbe essere il suo maggiore pensiero. Ma è innamorato. Innamorato di Mia, una ragazza bellissima, gentile e con un sorriso meraviglioso. Ma ha un piccolo difetto. Si rifiuta di parlare. La sua voce non viene udita da nessuno da circa due anni. Riuscirà Leo a conquistare la fiducia della ragazza e a farla confidare con lui? Vi ho intrigato? Spero di si.
Genere: Fluff, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Scolastico
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Capitolo 5:

Quel minuscolo raggio di sole

 

<< Leo. >> mi chiama qualcuno. << Leo, svegliati. >>.

Lentamente, apro gli occhi. La sagoma della dottoressa Montali mi si presenta davanti agli occhi. << Come ti senti? >> insiste.

Sono ancora scombussolato da tutto ciò che è successo. Ma... cos'è successo? Stavo parlando con Luce e poi... poi non ricordo. Per essere un ragazzo diciottenne, dimentico un po' troppo spesso gli avvenimenti dei miei ultimi giorni. << Stanco. >> riesco a sussurrare dopo una lunghissima pausa di silenzio. << Cos'è successo? >>.

<< Niente di grave, in realtà. >> risponde la dottoressa. << O meglio, è successa una cosa molto grave, ma tu starai bene tra qualche giorno. >> la donna respirò, stanca << Durante il tuo primo intervento, delle schegge di vetro si sono infiltrate nel tuo torace. I medici pensavano di averle tolte tutte ma... gliene è sfuggita una. E quella, in un giorno, è salita fino al cuore, e l'ha graffiato. Per fortuna siamo riusciti ad operarlo quasi subito e non ci sono state ripercussioni sulla tua salute. Sarai di nuovo in grado di correre e giocare con i tuoi compagni. >> fece una pausa << Se stai pensando a che fine hanno fatto quei medici incompetenti che ti hanno operato, avranno a che fare con un'aula di tribunale molto presto, se i tuoi genitori facessero causa all'ospedale. E, probabilmente, verranno licenziati. >>.

<< Capisco. >> rispondo. Vorrei dire che mi dispiace ma... non è così. Se la scheggia di vetro mi avesse perforato il cuore, a quest'ora potrei essere bello che morto. << Luce? >> chiesi.

<< Oh, vuoi dire la tua amica finta-sorella? >> la dottoressa fece una risatina. << È in sala d'attesa. Non possiamo farla entrare a meno che i tuoi genitori non le diano un permesso speciale. Sono le regole, mi dispiace. >>.

<< E i miei genitori? >>.

<< Dovrebbero essere qui a momenti. >>.

<< Certo. Dottoressa, mi potrebbe fare un favore? >>.

<< Certo, chiedi pure. >>.

<< Potrebbe andare da Luce a riferirgli che sto bene? So che probabilmente sarà in ansia per me, in questo momento. >>.

<< Certo, Leo. Vado subito da lei. Oh! Guarda! Sono arrivati i tuoi genitori. Vado a parlargli un attimo. Poi vi lascio soli e vado dalla tua amica, va bene? >>.

<< Grazie, dottoressa. >> rispondo, e mentre lei si allontana, accomodo bene la testa sul cuscino. Osservando il dialogo tra la dottoressa ed i miei genitori. Vedo mia madre singhiozzare, ma sorridere quando la dottoressa le comunica che non era niente di grave e che sto bene. Poi papà abbraccia la mamma, e la dottoressa si allontana.

I miei genitori entrano nella mia stanza, e scopro che sono accompagnati dalla mia sorellina. << Eo! >> urla lei correndo verso il mio letto. Avendo appena due anni, non sa pronunciare bene le parole, quindi Leo l'ha sempre e solo pronunciato “Eo”.

<< Eo fatto mae baccio! >> esclama con aria triste.

<< Si, ma non pensare che non riesca ancora a batterti nella lotta, Eli! >> le faccio, sforzandomi di sembrare più energico possibile. Elisa sembra apprezzare e ride di gusto alla linguaccia che le faccio dopo.

<< Leo. >> mi chiama mia madre. Ed io sposto lo sguardo su di lei, che corre ad abbracciarmi felice. << Ti voglio bene. >> mi sussurra, ed io la stringo più forte, con l'unico braccio sano che mi è rimasto.

Mio padre prende in braccio Elisa, che lo assillava tirandogli i pantaloni, e la sistema seduta sul mio letto. << Siamo così sollevati che tu stia bene. >> mi dice papà, e mi da una pacca sulla spalla sana.

<< Eo, mi fai eiccotteo? >> mi chiede Eli allargando le braccia per creare delle ali con l'immaginazione. È un gioco che facciamo sempre a casa: io la sollevo in aria e corro in giro per darle la sensazione di volare. È ancora uno dei miei passatempi preferiti, giocare con Eli.

Mi sforzo di mettermi dritto ma appena mi muovo sento una fitta al petto. << Non posso ancora, Eli. >> le dico, sinceramente dispiaciuto, mentre le accarezzo la piccola testolina bionda. << Non sono ancora guarito. Appena torno a casa ci giochiamo tutto il giorno, va bene? >>.

Eli annuisce, un po' triste. Poi però prende la mia mano, ancora sulla sua testa, la porta davanti al viso e ne bacia il palmo. << I baci guaiscono bua. >> mi dice. Poi sorride.

In quel sorriso, non vedo solo mia sorella, la mia Eli. Ma vedo anche tutto ciò che c'è di buono al mondo. Vedo la purezza, l'innocenza, la felicità e la speranza. Ecco, Eli è quel piccolo raggio di sole che mi regala speranza. La speranza che mi fa capire che qualsiasi cosa mi possa capitare, passerà. Lei è il mio raggio di sole. Ed è mio.

Le accarezzo la guancia ancora pensieroso, finché non è ora di lasciarci. Lei tira fuori dalla sua borsettina rossa, comprata al mercatino dell'usato, uno specchietto rosa e me lo mette in mano.

<< Mami me l'ha compato, Eo. Ma voglio daro a te. >> disse, sforzandosi davvero tanto per dire la “gl”.

<< Grazie, streghetta. >> le rispondo con un sorriso. Lei mi risponde battendo le mani felice. Poi se ne va, tenendo per mano mamma. << Ciao, Eo! >>.

Rimango solo nella stanza a pensare a quel piccolo raggio di sole appena nato. Bellissimo. E non vorrei che nessuno lo spegnesse mai.

   
 
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