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Autore: lapoetastra    20/12/2014    2 recensioni
La storia di Paul, un boia, e di Jennifer, una carcerata condannata alla pena di morte, i cui destini si incroceranno inevitabilmente.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
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Di colpo non vedo più niente. 
Percy ha abbassato il cappuccio nero davanti ai miei occhi, ma anche adesso riesco a percepire i suoi singhiozzi disperati a stento trattenuti.
Io invece non piango, anche se avrei tutte le ragioni di farlo.

È come se improvvisamente non avessi più paura o timore.
Forse perchè so che ormai è troppo tardi per provare a cambiare il mio destino.
Forse perchè ho perso le speranze già molto tempo fa.
Rimango ferma, ed il respiro affannoso torna a regolarizzarsi.
Attendo che arrivi la fine.



Non ce la faccio.
Non riesco a dare il via all'esecuzione.
Non posso tirare quella leva.
Tutto ciò non è giusto, lo sappiamo entrambi.
Piango, mi sfogo, perchè prima non volevo che lei mi vedesse e si spaventasse ancora di più.
Le devo almeno questo, non essendo riuscito a salvarla.
L'ora è scoccata, è passata, ed io non posso più rimandare l'inevitabile.
Se solo avessi potuto fare qualcosa!
Mi viene voglia di urlare, e mi mordo la lingua a sangue per non farlo.
Stringo la mano sulla leva.
Mi preparo a tirarla.
Uno...

Due...

Drinn.. drinn.. drinn..

Il telefono mi fa sobbalzare.
Corro a rispondere con una strana e forte speranza che mi sta inspiegabilmente nascendo nel cuore.
< Pronto? >, dico, e mi stupisco di come la mia voce sia fioca e tremula.
E' il giudice.
Mi parla.
Sorrido. 
     


Che cosa sta succedendo?
Perchè non accade nulla?
Chi è che ha chiamato?
Domande.
Tante domande che affollano la mia mente, che però ormai non dovrebbe più essere in grado di pensare.
Improvvisamente il mondo torna a colori.
Qualcuno mi ha tolto il cappuccio dalla testa.
Vedo Percy di fronte a me, sta ancora piangendo, ma sembra diverso.
C'è un'espressione sul suo viso che non gli avevo mai visto prima.
Felicità?
Sollievo, forse?
Ma perchè?
Mi si avvicina, mi scioglie le cinghie ed il mio sangue torna a circolare nelle vene, infiammato dalla speranza.
Mi fa alzare e mi prende tra le braccia, facendomi volare come se non avessi peso, come se fossi una bambina.
< Il colpevole si è costituito! Ha spiegato tutto al giudice appena adesso, quindi sei libera! > mi grida quasi direttamente nelle orecchie.
E io rido, e rido, contenta, incredula.
E poi piango, e mi stringo contro Percy, che mi restituisce l'abbraccio con dolcezza e passione.
Lo bacio, lui bacia me, e insieme torniamo a vivere.




Sono passati dieci anni da allora.
Mi sono sposata con John, un uomo fantastico da cui ho avuto due bellissimi bambini.
Una femmina, di nome Clarice, ed un maschio, di nome Percy.
Sono contenta della mia vita e della famiglia che ho costruito.
Eppure non c'è giorno che io non pensi al fatto che se Percy il boia non avesse aspettato un attimo prima di dare il via alla mia esecuzione, io non sarei qui, adesso.
Per questo lo ringrazio ogni momento e vado tutte le settimane a portare fiori freschi sulla sua tomba.
Quando ho saputo che è morto di edema cerebrale, un anno fa, ho pianto come fosse un amico di vecchia data.
Perchè in fondo lo era, ed anche qualcosa di più.

È stato il primo uomo che io abbia mai amato davvero, e l'unico che mi abbia fatto sentire viva.
Ma non c'è giorno che io non pensi anche a tutte le persone innocenti che sono state condannate a morte ingiustamente, e che non si sono più potute godere il mondo al di fuori di quella cella.
   
 
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